diretta rivolta contro gruppi privilegiati locali. * * * Per queste ragioni, la evoluzione del partito repubblicano verso posizioni retrive è molto preoccupante: La logica delle cose conduce alla conclusione che esso non potrà riuscire a arrestare la marcia dell'umanità verso nuove forme di convivenza sociale. Però nessuno può diminuire il peso del1' America in ogni campo, militare, sociale, VIRGILIO politico nel mondo. Una decisa svolta a destra dell'amministrazione degli Stati Uniti, alla fine, potrà essere sostenuta tanto all'interno che all'estero solamente da un rafforzamento degli ordinamenti autoritari e fascisti, anche se l'eS'J)Onente della nuova politica del partito repubblicano, onestamente, può illudersi di difendere le libertà individuali. Davide Jona GOZZOLI Un telegramma da Pistoia in data 24 agosto, ci porta la triste notizia che il compagno Virgilio Gozzoli cessava di vivere in quell'ospedale alle ore 1: 15 a.m. di quel giorno. Nonostante la triste notizia fosse attesa, purtuttavia ne siamo rimasti scossi. Il nome di Virgilio Gozzoli non è nuovo per i compagni d'America. Siamo certi ohe molti compagni che lo conoscevano saranno addolorati per la sua fine, crune lo siamo noi. La sua opera di propaganda non sarà facilmente dimenticata. Egli è stato attivo in Italia, in Francia, nel Belgio, in Spagna, 'in America... In America fu, per un lungo periodo di tempo, connesso con IL MARTELLO, diretto da Carlo Tresca. Sulle attività di Gozzoli v'è molto da dire. La sua vita è stata tutta una sequela di operosità. Vogliamo sperare che qualcuno che è stato vicino a lui nelle sue peregrinazioni, si impegni di ricordare la sua vita di lavoro al servizio della propaganda. Ne IL MARTELLO del 17 ottobre 1938 abbiamo trovato un profilo di Gozzoli, scritto da Carlo Tresca. Lo riproduciamo, certi di far piacere ai nostri lettori, e per ricordare degnamente il compagno che ci ha improvvisamente lasciati: Virgilio Gozzoli, è, ora, carne della nostra carne: vive con noi, lotta e spera spalla a spalla con tutti noi, compagni lettori de "Il Martello". Non è un nuovo venuto: è un veterano. Ha 52 anni e li porta bene malgrado le tempeste che si sono rovesciate sulJe sue spalle da 30 e più anni che milita nel campo libertario. Si è fatto da sè. In Italia si fece subito notare sia come giornalista agile, incisivo e battagliero; sia come drammaturgo. Al momento in cui il fascismo l'obbligò a prendere le vie dello esilio le porte del teatro gli si erano aperte in tutta l'Italia. Ebbe successi lusinghieri. La critica teatrale dovette largamente occuparsi di questo auto-didatta che1 pur avendo f,atto solo la seconda elementare, era riuscito a creare opere di incontestabile valore, come Il Mattaccio (poema drammatico in 4 atti); I due macigni (poema tragico in 3 atti e un prologo); Vanni Fucci (tragedia trecentesca in 3 atti); Mara (melodramma in 2 atti); La moglie senz'anello (commedia brillantissima e di satira elettorale in 4 atti) e tanti altri lavori di secondaria e svariata importanza. In Francia continuò a produrre per le scene scrivendo Il Cancro e Il Ritorno, bozzetti in un atto e rafflguran ti scene del terrore fascista. In Italia, appena dopo la guerra, fondò a Pistoia, ove è nato, Iconoclasta, giornale prima, rivista poi, aperta a tutte le tendenze dell'anarchismo, eclettica, come, secondo lui, deve essere la società libertaria. Fece per anni larga, efficace messe di idee raccogliendo, attorno alla sua rivista, legioni di lettori. Quando la bestia trionfante del fascismo si accampò in Italia la sede di Iconoclasta fu invasa e incendiata dagli squadristi di Dumini discesi a Pistoia appositamente da Firenze. Gozzoli resistette flnchè gli fu umanamente possibile. Sorpreso di notte in casa propria, strappato alle braccia della moglie e della figliuola, fu condotto alla sede del fascio e chiuso in una stanzetta dove una dozzina di carni• 'Cie nere gli si fecero addosso come belve e poco mancò che non lo finissero a colpi di nervo di bue. Guarito dalle ferite gli si impedl di ri• prendere il lavoro di aggiustatore attrezzista alle officine di San Giorgio. Si cercava, cosl, di farlo capitolare per fame. La sua fuga dall'Italia fu delle più drammatiche. A piedi, solo, braccato dalle guardie della polizia fascista, dovette attraversare le montagne di Bardonecchia a Modane. Quando giunse In Francia aveva ancora le mani nere e gonfie, le braccia piene di lividure: nell'ultimo assalto dai fascisti sulla sua persona riusci a scamparla coprendosi la testa con le mani mentre i fascisti pestavano furibondi. In Francia, nelle ansie e nelle Incertezze dell'esilio, riprese il suo apostolato. Dopo breve sosta nelle miniere dell'Est della CONTROCORRENTE - Agosto 1964 5
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