Controcorrente - anno XXI - n. 43 - lug.-ago. 1964

da repubblicani, democratici, preti o semplici affaristi o "gangsters", i quali usano le unioni per tornaconto personale, e quando conviene a loro hanno la sfacciataggine di chiamare le loro unioni "sindacati liberi" ed i dirigenti "sindacalisti". Per chi conosce il movimento operaio da circa 60 anni, qu•ando nacque il Sindacalismo rivoluzionario propagandato da Fernand Pellottier, e dell'I.W.W.. sotto la guida di Vincent St. John e di Bill Haywood, sa benissimo che non si è mai confuso l'Unionismo puro e semplice di Gompers, D'Aragona ed altri riformisti col Sindacalismo vero e proprio o con l'Unionismo Industriale dell'Industriai Workers of the World e dei movimenti simili del Canada, del Sud America e dell'Australia. Gompers e gli altri miravano soltanto ad una equa giornata di lavoro per una buona giornata di paga o viceversa. Noi abbiamo sempre mirato, e miriamo più olw di loro, lottando tutti i giorni, mirando aUa completa abolizione del sistema del salario, col relativo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che sono la fonte della miseria dei più. Non è questo quel che vuole Rolland? Siamo sicuri che questo era ciò che voleva il compagno Alberto Meschi, il quale, ne siam certi, non si sentirebbe degradato se lo si chiamasse compagno da un sindacalista che non 5i è detto mai anarchico, come noi non ci sentiremmo promossi di grado o all'opposto se qualcuno d chiamasse anarchici. Con questa osservazione non credo di aver offeso o degradato la suscettibilità di H. R. o di altri anarchici con i quali ho sempre avuto dei legami di sincera amicizia e cameraderia, anche se Rolland considera ciò una bestemmia. GIUSEPPE MANGANO Le cose di Cuba A proposito delle "cose di Cuba" con una lettera riportata in altra parte della rivista, entra in scena un altro brontolone, che niente di meno, riscaldatosi a freddo, ha voluto impartire una lezione di correttezza a di etica alla direzione di "Controcorrente", e gratificare Brand e il Muratore di falso e di odio per il socialismo e per 'ÌI comunismo. Questa "Lanterna Riesina" chiunque egli sia, dà l'impressione che è rimasto a corto di olio per alimentare la fiammella della sua "Lanterna" e cosi, privo di luce, e costretto e camminare a tastoni è venuto fuori dall'oscurità strillando che: "Una pubblicazione come "Controcorrente" non dovrebbe a mio avviso dare posto a tutti coloro che criticano senza aver visto con i propri occhi e senza aver parlato con i cubani per sapere i benefici che godono oggigiorno dopo la rivoluzione di Castro, e che non ebbero dal gangster Batista". Cosi sentenziando la "Lanterna Riesina" avrebbe dovuto, prima di domandare la parola dimostrarci quando è andato e quando è tornato da Cuba, e con quali cubani ha parlato lui. Domandiamo troppo? Al contrario le sue informazioni, valgono quelle del Muratore e d·egli altri. Tanto serve a stabilire che agli urli, non si può controbattere con i fatti. Pertanto, questa prima frecciata non ha colpito il bersaglio, e rimane chiarito, senza il bisogno delle "Lanterne" di Castro ... che le nostre informazioni in generale, e quelle delle altre lanterne. . . sono alla pari. "Sia il Brand che il Muratore asserisce la "Lanterna Riesina" - sono falsi informatori, o si fanno guidare dall'odio che sentono per il socialismo e per il comunismo". La "Lanterna Riesina" di Castro, rilegga tbene e senza preconcetti la mie note precedenti sul soggetto, e se vuole essere sincero, dovrà ammettere che il sottoscritto protesta non per quello che si è fatto di bene, secondo come dice lui, ma per quello che si è fatto e si continua a fare di male. Si aggiorni questo St. Tommaso a metà e non confonda la libertà di critica con l'odio per il socialismo e il comunismo. Una cosa è la Cuba di Castro, e un'altra cosa il socialismo. Una cosa è parlare di Cuba, e un'altra cosa a viverci. Una cosa è ragionare, e ben altra cosa è imbrattare la carta e insultare la gente, che molto poco in tema di principi tengono da farsi insegnare dalla "Lanterna Riesina" di Castro. Giova purtroppo ricordare a chi avesse dimenticato o volesse far finta di dimenticare, che quando anni fa alzavamo la nostra voce di rampogna e di protesta e di dissenzione da tutto quello che stava avvenendo in Russia, dominata da Stalin, venivamo accusati di disfattismo, di agenti del capitalismo, di tra!1itori ecc. ecc. La storia, quella recente, ci ha dato ragione. Ora sono sta ti i fedelissimi, gli esaltatori, i sostenitori più arrabbiati che hanno liquidato baffone e la sua politica ultra zarista, come un appestato alla maniera che non crediamo necessario riepilogare. La stessa cosa potrebbe ripetersi nel futuro in altri luoghi, ove la libertà dello individuo è alla mercè di un uomo o di pochi uomini che fanno e disfanno a loro piacimento. Noi non siamo contro il popolo di Cuba, come non siamo contro altri popoli, e tanto non dovrebbe essere oltre ripetuto per quelli che sanno e vogliono intendere, Siamo stati, siamo e saremo, lo ripetiamo per l'ennesima volta, contro TUTII i regimi retti a forma dittatoriale, nessuno escluso, ove l'espressione e la volontà del popolo non è tenuta in nessun conto, ed i diritti delle genti sono calpe20 CONTROCORRENTE - Agosto 1964

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