Controcorrente - anno XXI - n. 43 - lug.-ago. 1964

Finestra aperta Noiguardiandielledittaturceomuniste? Chi ha deciso per tutti gli anarchici che noi abbiamo il dovere di difendere le rivoluzioni, anche quando queste cadono sotto il controllo dei dittatori comunisti? Su che principio anarchico si può basare tale difesa della dittatura comunista? Chi può giustificare e provare fra ,gli anarchici, che una rivoluzione ratta abortire e che è caduta nelle mani di dittatori comunisti e poi sfruttata per il loro beneficio, vale il nostro sacrificio e si può chiamare ancora rivoluzione sociale? Che ne ricava il movimento anarchico da tale aborto rivoluzionario, che ci guadagna la libertà? Tale aberrazione certi anarchici italiani ce la presentano nei loro scritti, citando 1ma risoluzione votata a un Convegno Emiliano-Romagnolo tenuto a Bologna il 14 di novembre 1919. Dice parte della risoluzione citata: "Ma qualora la rivoluzione... prenda una piega... più o meno autoritaria e dittatoriale, gli anarchici. .. saranno ugualmente impegnati a difendere a tutti i costi la rivoluzione stessa, qualunque ne sia l'indirizzo . .. " Si sogna? E' questo veramente un prodotto manifatturato in una fabbrica anarchica? Con che materiale? Non puzza un tantino di autoritarismo? Guardate che sono io che ha sottolineato quel tesoro di: "qualunque ne sia l'indirizzo". Ma non lo trovo divertente affatto. Piega ... più o meno autoritaria e totalitaria? Ma abbiamo buon stomaco, nevvero, compagni emiliani-romagnoli? Un ,piccolo o un grosso rospo non faceva nessuna differenza a quei cari compagni. Erano disposti ad ingoiare anche un poco di dittatura e digerirla... anarchicamente e per buona misura difenderla a tutti i costi (e con che pelle?) anche se la rivoluzione veniva strangolata, schiacciata, liquidata dall'esercito rosso sotto il carnefice Trotzky e la polizia manovrata da Lenin e compagnia. "Difenderla qualunque ne sia l'indirizzo?" Chi aveva dato a quei buoni compagni emiliani-romagnoli il diritto di parlare per tutti gli anarchici d'Italia - e magari del mondo - e promettere enormità simile? S'è mai commessa una tale leggerezza nel nostro movimento? Comprometterlo coi dittatori ingaggiandolo come se noi tutti fossimo degli angeli custodi di un governo che ·già si era manifestato dittatoriale, sotto il ,pretesto di difenderlo dai altri dittatori borghesi? E peggio ancora ingaggiare il futuro del nostro movimento, "qualunque ne sia l'indirizzo" che questo governo prenderà? Se io non sapessi che i compagni emiliani-romagnoli odiano il buon vino, io sospetterei perfino che quando presero una posizione simile ne avevano bevuto qualche bicchiere di troppo. A me non importa chi confezionò questa risoluzione, fosse stato anche il padreterno dell'anarchia, ma più grande mostruosità non la potevano concepire individui che sicuramente in quel momento si credevano motivati dalla filosofia anarchica. Potevano dire, noi anarchici emiliani e romagnoli, dopo averne bevuto qualche fiasco e sentendoci piuttosto allegri, ci sentiamo di buttar via la nostra vita e perciò ci impegniamo a difendere a tutti i costi - almeno fin che possiamo tenerci in piedi - quel fantasma che noi crediamo essere la rivoluzione, anche se incarnato perfin in un governo autoritario e dittatoriale ... E sta ,bene, era affar loro, e noi non potevamo impedii,gli di morire per una rivoluzione che diggià aveva incominciato a puzzare di marcio marxista. Se in quel momento di cuor leggero e di testa piena di spirito essi consideravano la loro vita di cosi poco valore da essere volonterosi di sprecarla in difesa di un governo dittatoriale, a noi importa un fico. Ma ingaggiare la vita di tutti, anche la mia che sono ... astemio; avere la leggerezza di offrire questa nostra vita in sacrificio anche senza interpellarci - non abbiamo il diritto di qualificarlo un tantino incosciente da parte loro? Da quando in quà un convegno regionale si assume l'autorità di prendere decisioni di una tale gravità sulla vita degli anarchici di tutta una nazione? ... Dormite sonni tranquHli, dittatori fascicomunisti, che vi son gli anarchici a vigilare acchè non vi occorra alcun ,guaio! Voi, cari compagni, mi scuserete se calco un po' duro su questo punto. Ma non scherzo, come sembrerebbe. Calco perchè voglio che voi ed altri compagni realizzino l'enormità di passare simili mostruosità in nome dell'anarchia. L'anarchismo non è un partito autoritario. Anche se avete una federazione è tuttavia nell'altro che una associazione di individualità autonome, o non è un'associazione anarchica. Quando si prendono delle decisioni in cui la vita dei singoli membri è messa in rischio, non può essere che una decisione individuale, non collettiva. Gli anarchici si sacrificano se vogliono sacrificarsi; nessuno glielo può imporre, giacchè l'indivduo non riconosce nessuna autorità al disopra di se quando è questione della sua vita. Nè al governo, nè alla società e nemmeno all'associazione riconosce il diritto di sacrificarlo senza il suo consenso. Ma dopo che ,ho fatto risaltare il pericolo di simili decisioni in un Convegno limitato, io voglio trovare una scusa per quei compagni. Essi non potevano rendersi conto della gravità di una tale decisione, perchè il viso inumano ed assassino della dittatura 16 CONTROCORRENTE - Agosto 1964

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