Controcorrente - anno XX - n. 42 - mag.-giu. 1964

IL PARADISOCHIAMATORUSSIA E' possibile istituire un paragone tra il modo di vivere del lavoratore italiano e del suo collega sovietico? Fino a qualche tempo fà, a questo interrogativo bisognava dare una risposta negativa: trqppo poco se ne sapeva della "vita di tutti i giorni" quale si svolgeva nel ",pianeta Russia". Ma oggi l'Unione Sovietica non è più un "pianeta" misterioso. Molti viaggiatori e molte delegazioni di lavoratori occidentali ,sono potuti andare molto più a fondo, nella conoscenza della realtà comunista sovietica, di quanto non comportassero i programmi dell'lnturist. Disponiamo, in altre parole, di tutti i dati necessari per mettere a confronto i due modi di vita, quell<:1del lavoratore italiano e quello del lavoratore sovietico. E' possibile tirare le somme. Il quadr<>-<liciamolo subito - è tutt'altro che confortante per coloro che ancora si fanno vittime volontarie della propaganda comunista. Prendiamo, allo scopo di istituire un confronto quanto ,più possibile vicino alla realtà, due "tipi" di lavoratori. Chiamiamo col classico nome di Rossi il "tipo" medio del lavoratore italiano e col nome di Ivan il "tipo" dell'operaio sovietico. Facciamoli parlare. Avvertiamo il lettore che quanto essi ci diranno è tratto da documenti inoppugnabili e mai smentiti, quali il classico studio sull'attuale economia russa di Gregory Grossman, i noti volumi dei giornalisti Ronchey e Boffa (iscritto al PCI) e il recentissimo libro di Norberto Valentini, relativo alle esperienze compiute in URSS da un gruppo di comunisti carpigiani. E' evidente che gli operai Rossi e Ivan appartengono a due "tipi" sociologici omogenei e quindi ,perfettamente paragonabili tra loro. Sono entrambi operai di una grande fabbrica, vivono entrambi in una grande città industriale (Milano il ,primo e Mosca il secondo), adoperano le stesse macchine secondo la stessa tecnologia. Nella nostra ipotesi, hanno entrambi una famiglia di quattro persone e anche le loro mogli lavorano come operaie. Riassumiamo dunque le loro rispettive esperienze giornaliere, raggruppandole secondo quattro grandi temi caratteristici del modo di vivere moderno: il lavoro, i prezzi e i salari, la casa e il tempo libero. L'operaio italiano Rossi, elemento dotato di una buona qualifica (potrebbe essere un tornitore specializzato dell'industria metalmeccanica o un tipografo linotipista, ecc.) ha una giornata di lavoro di otto ore, che spesso viene prolungata oltre questo termine mediante la ,pratica delle ore "straordinarie". Va in fabbrica a bordo della sua utilitaria o di una motoretta. II ritmo delle sue prestazioni d'opera è indubbiamente duro e defatigante, anche se l'ambiente che lo circonda è mediamente moderno e razionale. Due sono i suoi ,principali nemici nel corso della giornata produttiva. Il primo è rappresentato dai cosidetti "capi intermedi" e dai sorveglianti, che gli impongono continui "tagli" dei tempi e una disciplina spesso assai dura. II secondo è costituito dalla "alienazione". Rossi fa tutti i giorni lo stesso lavoro, ma è completamente estraniato dagli scopi ultimi di esso. II lavoro non lo soddisfa: non ha nè responsabilità umane nè sufficienti conoscenze generali per inserirsi compiutamente nel processo ,produttivo generale. II lavoro, dunque, lo stanca molto, saprattutto in senso psicologico, e sbocca da ultimo in ciò che i moderni sociologi Chiamano "la tristezza operaia". Veniamo all'operaio sovietico. L'orario me'dio di lavoro di Ivan è di sette ore. In compenso va in fabbrica su mezzi di trasporto collettivi, il che implica un più lungo tempo di trasferimento. L'ambiente di lavoro è meno razionalizzato di quello medio italiano. Oapi "intermedi", sorveglianti e cronometristi ci sono anche in Russia, ma forse meno duri che da noi. Anche tempi e ritmi di lavoro sono, in Unione Sovietica, più lenti che nelle fabbriche capitalistiche italiane. La fatica fisica e psicologica dell'operaio sovietico è dunque senz'altro minore di quena che sopporta il lavoratore italiano. Di eguale per i due "tipi" c'è invece sia la "alienazione" sia la "tristezza operaia". Lo •ha notato anche Vittorio Foa, uno dei sindacalisti della CGIL più vicini alle tesi e agli ideali comunisti, che ha recentemente scritto che i moderni processi ,produttivi sono tali da provocare l'estraneazione dei lavoratori sia in un ambiente capitalistico sia in una fabbrica di proprietà "colletti-va". LA BUSTA-PAGA PER I SOVIETICI E' indubbiamente questo il settore ove le differenze tra Rossi e Ivan sono maggiori ed ove l'esperienm sovietica si dimostra maggiormente fallimentare. Ci sembra inutile tediare il lettore con la pubblicazione delle tabelle salariali degli operai italiani. Ogni lavoratore, del resto, conosce perfettamente sia l'ammontare della sua busta paga sia il costo della vita. Il lavoratore sa ,bene che, oggi in Italia, la sua è spesso una vita di difficoltà e di rinunce. Sa che gli aumenti salariali conquistati in questi ultimi tempi sono stati in gran parte assorbiti dalla spirale dei ,prezzi crescenti. Sa inoltre che l'aumento della sua produttività è stato in questi ultimi anni estremamente maggiore dell'aumento delle paghe. Ma ecco quanto gua:dagna e quanto spende IJ)er vivere un lavoratore sovietico. SI tratta di dati che testimoniano di una condizione estremamente precaria, assai vicina alla miseria. L'operaio comune di Mosca guadagna dagli 80 ai 90 rubli al mese, equivalenti a una somma oscillante tra le 56.000 e le 8 CONTROCORRENTE - Giugno 1964

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