presente di trarne la massima utilità per la causa che difendeva, sia in un conflitto fra capitale e lavoro, sia in un processo giudiziario o in una questione giurisdizionale fra unioni operaie. Tresca teneva in nessun conto la coerenza formale. Correva dove la massa si batteva, e nella mischia non era mai fra gli ultimi. "Alla massa - egli scrisse in una polemica - ho dato sempre il mio lavoro, la mia capacità, la mia fede, sia a Lawrence, sia a Paterson che a Little Falls ed al Mesaba Range; quando la massa, era guidata dall'IW.W., come a Columet, Mich., quando a guidarla era la Western Federation of Miners, o quando la guidava, in Pennsylvania, la United Mine Workers of America". Nel 1919 i lanifici di Lawrence, Mass. sono in isciopero e sono in isciopero anche i setifici di Paterson, dove quattro unioni dil·igono la lotta. Tresca scrive: "Avevo nell'animo un solo vivo, pungente, lancinante, bruciante desiderio: quello di recarmi a Paterson per combattere". Ma si incontra a Passaic con Adolph Lessig il quale gli fa comprendere che è "troppo radicale", troppo odiato dai padroni e dalle autorità cittadine. Anche a Lawrence voleva andare, la massa chiedeva di lui a piena voce, ma non potette andarvi perchè anche colà i padroni e le autorità l'odiavano. L'odiavano i nemici della classe operaia perchè a questla classe egli diede sempre con devozione tutte le sue energie. Era naturale che tanta attività data con disinteresse, lealtà e coraggio alla causa del lavoro da Carlo Tresca gli creassero una fama ed una popolarità che urtavano maledettamente la suscittibilità dei "compagni" ed affini. I giornali di Tresca erano diffusi ed apprezzati, le conferenze di Tresca avevano sempre dei pubblici numerosi. Perciò sovente gli invidiosi ricorrevano a mezzi deplorevoli per danneggiare la reputazione ed il lavoro di Carlo Tresca. Nel 1920 la Federazione Socialista Italiana ammonì le sezioni di non servirsi di Tresca rper conferenze di propaganda e agitazioni operaie. Tresca commentò la scomunica dichiarando che non aveva mai chiesto aiuto alle sezioni socialiste. "Ve ne sono state, egli scrisse, che hanno chiesto la mia opera di propagandista. Verissimo. Ed è vero pure che non l'ho negata. Ma non ho, in nessuna maniera, nè per iscritto nè colla parola, cercato di far credere a chi questa mia opera chiedeva che io sono ... quello che non sono". E rpoi continuò con un senso di sconforto, ma non di rinuncia: "A quale scopo la scomunica? per rendermi plil difficile la mia attività? non bastano forse a serrarmi i fianchi I nemici che mi odiano e incalzano? Non vedete? Non mi riesce piil di muovermi. Ho fatto un giro lo scorso dicembre. Il rpericolo era sempre imminente: i compagni sempre all'erta. Ero spiato, seguito, tenuto d'occhio. E il giro si chiuse tragicamente a Beaver Falls. Un uomo fu ucciso davanti ai miei occhi dalla sbirraglia che invase la casa chiedendo felinamente: dove sta Tresca? Il nemico incalza. Sono con le spalle al muro. Nelle organizzazioni economiche mi si sbarra il passo. Tresca? Troppo radicale. Troppo perseguitato dalla polizia. Durante gli scioperi dei camerieri, delle sartine, dei calzolai, dei tessitori mi sentii ripetere da chi dirigeva le masse: "no, non puoi parlare; scusaci, ma tu sei la bestia nera dei padroni e degli agenti di polizia". E la folla, la folla che conosce ed apprezza lo spirito mio di devozione, voleva. Sono con le spalle el muro, vedete? I compagni vogliono ancora l'opera mia, ardentemente; ma non c'è modo di vincere il cerchio di ferro del nemico implacato ed implacabile. Ole Hanson, l'ex sindaco di Seattle ha scritto un libro sul bolscevismo. In New York viene raccomandato in molte librerie con cartelloni sui quali è riprodotto il sottoscritto nell'atto di parlare agli scioperanti di Paterson con la dicitura: ecco una minaccia per l'America. Sono con le spalle al muro. E non già perchè fo la politica ambigua come voi villanamente affermate, ma perchè mi mantengo ancora fermo e deciso, al di qua del fosso, contro il nemico, cercando in lui e solo in lui il bersaglio sicuro ai miei strali ed alle mie passioni. Ed è ,perciò che sono ... una minaccia per l'America. Una minaccia per lor signori. Ma voi cosa volete? Volete spingermi a fare confessioni di fede che potrebbero cacciarmi sotto le forche caudine delle leggi conosciute coi nomi di 'criminal anarchy' e 'criminal syndacalism,' con relativi 10 anni di galera?" Carlo Tresca era un polemista/ ,aggressivo virulento e persuasivo, ma quasi sempre le sue polemiche non erano che attacchi personali per ragioni di pubblica moralità dai quali esulava ogni contrasto ideologico. L'ultima delle sue ma:ggiori fatiche è stata la ventennale lotta contro il dilagare del fascismo nelle comunità italiane degli Stati Uniti. E può dirsi con ragione che con la morte di Tresca l'antifascismo sovversivo ha rperduto il suo leader piil rappresentativo, attivo ed audace. Negli ultimi anni Tresca aveva ceduto molto a quei maestri di saggezza che sono gli anni e le esperienze della vita. Aveva partecipato a numerosi cruenti conflitti e n'era uscito illeso. Si riteneva immune e non pensava alla morte che l'attendeva in agguato. Egli visse la sua vita nella massima pienezza. Non era certo della farina che si fanno ostie; ebbe vizi e virtù comuni agli esseri umani. Ma quando fini la sua giornata, lasciò una vasta eredità d'affetti e una pagina lodevole nella storia e del divenire sociale. g. CONTROCORRENTE - Gtugno 1964 7
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