L'assassinio di Carlo Tresca è il Caso Matteotti dell'America, ha scritto il New Republic. No. E' qualche cosa dippiù: E' il fallimento completo della Giustizia, che non ha neanche il coraggio inscenare una burla giudiziaria come il ,processo di Chieti. Ma i delitti politici a lungo andare si pagano. Ed è trememlo il prezzo della vendetta delle masse •tradite quando insorgono. Constatiamo intanto, che siamo entrati in piena politica del terrore. • • • Carlo Tresca appartiene a quella generazione nata alla fine della prima decade dopo l'Unità dell'Italra con Roma capitale. L'atmosfera della vita nazionale era ancora satura di leggende eroiche e di spirito anticlericale e garibaldino, mentre cominciavano ad affermarsi le idee socialiste dell'internazionale operaia e della lotta di classe. La prima giovinezza di Carlo - fanciullo forte, irrequieto ed avido di sapere - fu permeata dalle nuove idee politiche e sociali ed egli senti ben presto che aveva una missione da compiere. Aveva terminato i suoi studi, che si fermarono alla licenza tecnica, ma completò la sua istruzione con la lettura e la meditazione di libri che tratl!avano la questione sociale e i problemi politici dal punto di vista che più lo sodisfaceva. Giovanissimo ancora si gettò con l'abnegazione d'un neofita nella lotta per la redenzione economica e morale dei lavoratori. Creò assieme ad altri amici di idee affini una sezione socialista nella sua Sulmona e cominciò ad organizzare i contadini in lega di resistem,a. Poco dopo fu nominato segretario della sezione locale dei fuochisti e macchinisti del Sindacato Nazionale Ferrovieri Italiani. In quel tempo, poco meno che ventenne, si rivelò la vocazione di Tresca per il giornalismo. La sua più grande gioia fu quando ,potè fondare un giornale, che chiamò Il Germe - una pubblicazione di formato minuscolo che divenne nelle sue mani un'arma potente. Erano quelli i tempi delle lotte contro le consorterie e le camorre. Carlo fece il suo dovere con fermezza. Sotto i colpi del Germe, che usava come una clava, caddero diversi amministratori comunali e si frantumarono diverse false reputazioni; le camorre abbruzzesi vennero sconquassate. Queste attività rivoluzionarie fruttarono al giovane ribelle una bestiale sentenza del tribunale di Sulmona, che lo condannò a dodici mesi di reclusione, sei mesi di segregazione cellulare e mme lire di multa. Nel 1904 Tresca lasciò l'Italia e venne In America. Poco dopo che era a Philadelphia gli fu affidata la direzione del Proletario. In una delle tante polemiche Tresca ricordò la sua andata al Proletario cosi: "Non chiesi nulla alla commissione esecutiva della Federazione Socialista Italiana d'America, editrice del giornale. Che cosa dovevo chiedere? I morti non danno nulla. Ma io ridiedi la vita al Proletario. Lo diCarlo Tresca ressi per qualche tempo senza percepire nulla; poi ebbi quattro dollari la settimana; poi otto, ed infine dodici. Per galvanizzare le masse che vi erano atJtorno sfiduciate, mi buttai a capo ,fitto in una lotl!a pericolosissima contro le camorre consolari d'America, lotta che mi costò tre mesi di prigione. Il deficit enorme spari. Allora mi dimisi. Nel 1906 ero in prigione ,a scontare tre mesi ottenuti per la lotta combattuta dalle colonne del Proletario. Uscito dal carcere, pubblicai La Plebe, un settimanale di battaglia, prima in Philadelphia e poi in Pittsburgh, dove affrontati audacemente senza esitanza una criminosa associazione di malviventi, di preti ed agenti consolari, che spadroneggiava su tutto e su tutti. Mi guadagnai qualche anno di galera. Mi si tentò di uccidere sulla pubblica strada, in pieno giorno, e sul viso ,porto i segni di questa aggressione patita dai sicari della chiesa e della monarchia". • • • La vera personalità di Carlo Tresca si sviluppò in America, conservando, anzi accentuando, !'irruente forza originaria in tutte le lotte alle quali partecipò. Si disse socialista, sindacalista, anarchico, ma in realtà dopo che si dimise dal partito socialista e dalla direzione del Proletario non fu membro tesserato di alcun partito; non fu organizzatore regolare di alcuna organizzazione e fu anarchico organizzatore a modo suo. In realtà, egli non fu che un Free Lance del lavoro, di tutte le battaglie e movimenti di avanguardia - fu un individualista, che dava molto fastidio per la sua esuberante attività e per il modo spregiudicato col quale affrontava e risolveva delle situazioni scabrose, tenendo sempre 6 CONTROCORRENTE - Gtugno 1964
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