di respìngere come inammìssìbìle una realtà mostruosa che ripugna alla nostra coscienza e dignità, se non sapessimo che l'ingegner Wiesenthal è tutt'altro che un visionario. Qualche tempo fa l'ingegnere ebreo ebbe occasione di incontrare un ex-compagno di prigionia che si era dedicato subito dopo la fine della guerra all'industri'a del gioiello, raggiungendo in breve ricchezza e prosperità. "Se tu avessi ripreso la tua antica attività edilizia - gli disse l'ex-internato - oggi saresti milionaiio". "Tu sei religioso come lo sono io - gli rispose Wiesenthal - e come me credi nella vita ultraterrena. Quando nell'aldilà incontreremo i milioni di nostri correligionari che sono morti nei campi nazisti, ed essi ci chiederanno che cosa abbiamo fatto in questo tempo, tu potrai rispondere che sei diventato gioielliere, qualche altro che si è dedicato al contrabbando del caffè o delle sigarette, o che ha costruito case. Quanto a me, potrò dire loro: "lo non vi ho dimenticati". Finora l'ingegner Wiesenthal ha portato alla sbarra ottocentocinquanta criminali di guerra nazisti, ed ha contribuito in modo rolevante alla identificazione e alla cattura di Eichmann. Il "Centro di Documentazione Ebraica", di Vienna, da lui diretto, ha sede in un modesto appartamento di due stanze nella Zelink1agasse; tutto il personale è costituito da un segretario; d'altra parte le esigue entrate su cui l'igegnere può contare, quattrocento dollari che gli sono versati mensilmente dagli ebrei austriaci, non gli consentirebbero un'organizzazione su più vasta scala. Nel suo ufficio, corredato di un enorme archivio nel quale sono custoditi i dossiers dei funzionari nazisti, WiesentJhal svolge in tutta segretezza un accurato lavoro di indagine e di controllo sulle notizie che tutta una rete di collaboratori e di informatori privati spesso anonimi, provvede a fargli ,giungere quotidianamente. Altre informazioni gli pervengono dagli investigatori dei crimini di guerra nazisti che operano in Israele, con i quali è in continuo contatto. Trascorrono talora degli anni prima che il coscienzioso direttore del Centro di Documentazione Ebraica riesca a mettere insieme tutte le tessere di un mosaico, che raggiunga cioè la prova risolutiva per la identificazione di uno dei tanto ex-funzionari della Gestapo che si celano sotto falso nome un po' dovunque. Egli trasmette allora tutto l'incartamento alla procura di Stato tedesca o austriaca, perchè sia ostruito un regolare processo. Simon Wlesenthal è nato a Lemberg in Polonia, cinquantacinque anni fa. Laureatosi in ingegneria e in architettura, esercitò ,per dodici anni la sua professione nella città natale con competenza ed abilità, conquistandosi prestigio e benessere. Nel 1939, l'invasione tedesca della Polonia significò per lui, come per milioni di suoi connazionali, la fine di una vita serena e costruttiva e l'Jnizio di un orribile incubo, di una serie di prove atroci, che inducevano chi doveva subirle, ad auspicare la morte come una liberazione. Dapprima, a Lcm• berg arrivarono i Russi, e il padre di Wiesenthal, proprietario di una fabbrica di laterizi, fu accusato di essere un capitalista e deportJat'O in uno dei tanti campi di concentramento stalinisti dell'Unione Sovietica, dove morì. Quando nel 1941 la città fu occupata dai tedeschi, l'ingegnere ebreo e sua moglie Cyla furono arrestati e condannati al lavoro coatto nell'officina ferroviaria annessa alla stazione di Lemberg. Quando il direttore dell'officina venne a conoscenza dei titoli accademici di cui Wiesenthal era in possesso -questi li aveva taciuti ben sapendo che gli intellettuali ebrei erano subito liquidati - lo assegnò agli uffici ferroviari, dove l'ingegnere acquisl in breve una vasta esperienza tecnica specifica. Entrato in contatto col movimento dandestino polacco, egli cominciò a fornire ai patrioti preziose indicazioni sui punti nevralgici della rete ferroviaria dove le cariche di esplosivo e gli atti di sabotaggio avrebbero potuto arrecare i maggiori danni. I partigiani polacchi, dal canto loro, fornirono al Wiesenthal f,aJsi documenti dei quali si servì sua moglie per raggiungere a Varsavia i capi del movimento di liberazione. All'assassinio di Heydrich a Lidice, i nazisti reagirono con una ondata di feroci repressioni in tutta l'Europa Orientale. Nell'agosto del 1942, l'ingegnere assistette impotente e terrorizzato all'atroce spettacolo dei vagoni ,piombati su cui migliaia di suoi concittadini furono avviati ai campi della morte nazisti. Egli ignorava ancora che tra quelle sventurate donne rinchiuse nei carri merci, che dmploravano inutilmente un sorso d'acqua durante la sosta di tre lunghi giorni nella stazione sotto il sole dardeggiante d'agosto, vi era anche sua madre. Non !'avrebbe riveduta mai più. Nell'ottobre del 1943 Wiesenthal riuscì a fuggire e a trovare asilo presso un gruppo di combattenti clandestini nella stessa Lemberg. Ma la sua libertà non durò a lungo: pochi me'si dopo il suo nascondiglio fu scopeiito dalla Gestapo e l'ingegnere, con altri tre compagni, fu arrestato. Per timore di rivelare sotto la tortura le notizie di cui era a conoscenza sul movimento di liberazione polacco, e convinto che ormai per lui fosse comunque finita, Wiesenthal si recise le vene dei polsi. Soccorso in tempo e trasportato in ospedale, tentò prima di ingerire del veleno, quindi di impiccarsi; ma fu sottratto entrambe le volte alla morte da'i suoi carcerieri. Il suo calvario da un campo di concentramento all'altro, fino all'inferno di Mauthausen, si concluse nella primavera del 1945, con l'arrivo delle truppe americane. "Ero uno delle poche migliaia di ebrei sopravvissuti alla strage in tutta Europa - ricorda l'ingegnere Wiesenthal -. Ero convinto che mia moglie fosse morta. Alcuni prigionieri provenienti da Varsavia mi avevano riferito che la casa in cui Cyla si nascondeva, era stata fatta saltare dalla Gestapo, e che nessuno degli occupanti era scampato alla morte. Solo parecchi mesi 14 CONTROCORRENTE - Giugno 1964
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==