Controcorrente - anno XX - n. 42 - mag.-giu. 1964

. GENTE 52 - Pagina di Diario New York, N. Y., 15 Luglio 1914 La grande metropoli è febbricitante di attività. L'elemento liberale e sovversivo è impegnato nell'agitazione contro JO'hn D. Rockefeller, per il massacro avvenuto il 29 dello scorso Aprile a Ludlow, nel Colorado. Un fattaccio simile non si dimentica. Gioverà riesumare i particolari di quel massacro e delle cause che lo provocarono. L'intero Stato del Colorado era stato la scena di una intensa agitazione operaia fin dai tprincipi del secolo. La pazienza degli schiavi era esaurita. Le condizioni a cui erano sottoposti i minatori erano incredibili. Episodi di violen~ erano avvenuti di tempo m tempo con risultati sanguinosi. I lavoratori del sotrosuolo erano spesso il bersaglio di violenze criminali delle guardie assoldate dai padroni per soffocare le loro richieste. Agli inizi del 1914 la lotta fra minatori e padroni si era intensiflcaba. I minatori sono in sciopero da oltre un anno, determinati a vincere. Le condizioni alle quali li assoggettano i padroni sono inumane. Non è possibile vivere con un salario di $1.65 al giorno per una giornata di lavoro di dodici ore. La United Mine Workers of America aveva deciso di andare in fondo. I padroni delle miniere, abituati a far genuflettere i lavoratori quando questi reclamassero dei diritti, questa volba avevano trovato determinazione e resistenza insolite. Diverse centinaia di uomini sono trincerati nelle montagne e nei boschi, •armati di fucili e mitragliatrici, decisi a non deporre le armi se non a vittoria ottenuta. I padroni di fronte a questà resistenza, ricorrono come sempre al terrore. La grande lotta ha il suo epilogo nel massacro di Ludlow. Gli scioperanti sono sfrattati dalle loro case. Le case da essi abitate sono di pro- ,prietà della Colorado Fuel and Iron Company, compagnia sussidiaria della Standard Oil, controllata da Rockefeller. In seguito allo sfratto i minatori hanno improvvisato, nelle vicinanze delle miniere, una colonia con tende per riparare le loro famiglie dalla neve e dalle intemperie. Ques~a improvvisata comunità è circondata dalla milizia armata fino ai denti. Ognuno sa che i corpi della milizia sono composti da un'accoz~glia di rifiuti umani e di delinquenti. Essi sono sempre ,pronti ad usare ogni genere di violen~ contro la gente del lavoro. Le donne risentono la presenza della milizia e prevedono che qualche cosa di sinistro sta per succedere. Per tranquillizzarsi esse fanno scavare delle buche profonde sotto le tende onde proteggere i loro bambini durante la notte. Il 29 Aprile i bravi della milizia danno l'assalto alla improvvisata colonia. Servendosi di petrolio e di altro materiale incendiario danno fuoco alle tende. Il pretesto per questo atto di rappresaglia contro le famiglie dei minatori è che "un fuggitivo della giustizia" è li nascosto. Numerose donne e molti bambini muoiono in quell'inferno, arsi dalle fiamme e soffocati dal fumo. Chiunque tenti opera di salvataggio è fucilato ... Molti minatori sono uccisi nella ,batbaglia che segue questa rappresaglia ·inaudita. La signora Maria Petrucci, una superstite dell'indimenticabile carneficina, si salvò dalle fiamme ma perse tre bambini. Comparsa davanti alla Commissione Federale per le Relazioni Industriali, la -Petrucci ricostrulv,a così la storia del massacro: Dopo che i minatori scioperanti furono per rappresaglia sfrattati dalle case di proprietà della Compagnia, essi flttarono una spede di spianata e vi eressero degli attendamenti nei quali condussero le loro famiglie. Le tende ospitavano dalle 600 alle 700 persone. Direttamente alle spalle della tenda abitata da me, mio marito ed i nostri figli, ve n'era un'altra più grande che aveva il pavimento di legno sotto il quale vi era uno spazio vuoto della larghez~ della tenda stessa e che serviva da "celiar". Questa tenda era adibita ad ospedale di maternità. Ai primi colpi di mitragliatrice tirati dalla milizia, la tenda della mia famiglia fu la prima a prendere fuoco. Annottava. Spaventata, mio primo pensiero fu quello di portare in salvo i miei figli. Messomi il più piccolo fra le braccia, prendendo per una mano il secondo e facendomi seguire dal più grandicello fuggii dalla tenda e mi diressi verso il "celiar". Mentre percorrevo il breve spazio fra i due luoghi, i soldati, che erano ad una trentina di "yards" di distanza, tirarono fucilate contro di me e le mie creature. Nessuna però mi colpi. Nel "celiar", profondo sei piedi e la cui porta era aper!Ja, troV'B.i altre tre donne e otto bambini. Furono due di queste donne e tutti gli otto innocenti, più i miei che trovarono la morte nella "fossa nera" come da allora in poi chiamiamo Il "celiar". 11 più piccolo dei miei figli era lattante avendo appena sei mesi; il secondo, che era una bambina, aveva due anni e mezzo ed Il terzo, maschio come il primo, ne aveva quattro. Erano ;passati una diecina di minuti da quando mi trovavo nel "celiar", ~he anche la tenda che lo 50vrastava prendeva fuoco. Siccome giungeva fino a noi il rumore delle fucilate che i soldati incessantemente tiravano, cosl avemmo paura di uscire dal nascondiglio. Ma anche se avessimo voluto uscir fuori non lo avremmo potuto perchè la portJa del "celiar•, non so come e da chi, era stata chiusa. Intianto il pavimento in legno che direttamente ci sovrastava incominciava a bruciare ed il fumo aveva già invaso il "celiar". ua respirazione divenne difficoltosissima. Una donna prese delle coperte e le mise addosso a si!/ ed ai suoi due figli per tener lontano il fumo. La pregai di darmene qualcuna per i miei bambini, ma ella rispose che non ne avev,a più. Intanto il fumo divenne più soffocante ed in pochi minuti cessarono le grida ed i pianti; eravamo rimasti tutti CONTROCORRENTE- Giugno 1964 11

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