contingenze speciali deprimono il mercato del loro prodotti. Per di più la più grande parte dei paesi sottosviluppati basa la propria economia su un prodotto unico; un sistema che è almeno in parte retaggio degli ordinamenti coloniali e feudali da cui soltanto recentemente sono usciti politicamente, ma che ancora pesa sulla loro vita economica. In fatti i dominatori coloniali avevano poco interesse a sviluppare nei paesi soggetti attività autonome, anzi per essi era una garanzia di stretto controllo l'avviare l'economia di ogni colonia su un solo prodotto, quello che apportava il maggior utile alla madre patria, senza considerare quali risultassero i finali effetti sulla popolazione indigena, mentre alle industrie e commerci della madre patria veniva riservato il mercato di tutti gli altri prodotti necessari agli indigeni. Perciò un lieve ribasso sul mercato internazionale del cacao, o del caffè o del cotone, dello zucchero, degli olii vegetali, del rame, dello stagno e molti altri prodotti grezzi significa rovina per milioni di individui. Per contro le nazioni fornitrici di prodotti Industriali godono economie molto più elastiche, differenziate, con possibilità di pianificazione indipendente da fattori climatici ma condizionata da valutazioni economiche. Negli ultimi quindici anni i prodotti greggi e specialmente agricoli hanno avuto tendenza al ribasso sul mercato mondiale, mentre il costo dei prodotti manufatti è sempre stato in aumento. Per ovviare alla loro debolezza economica, resa tragica dal loro esplosivo aumento di popolazione, le nazioni economicamente meno evolute debbono ceroare di differenziare i propri prodotti, di manifatturarli almeno in parte, di dirigere l'attività del propri cittadini a nuove culture, di accrescere la produttività individuale con modernizzazioni. Tutto ciò esige investimenti di capitali Ingenti, che possono essere forniti soltanto o da investimenti stranieri, il che suona Insoffribile a chi ha lottato per cacciare lontani padroni, o da una più favorevole bilancia commerciale: essenzialmente da più favorevoli prezzi per l prodotti primi offerti dalle più giovani nazioni, e, più ancora, da prezzi stabili per tali prodotti. Naturalmente l'interesse delle nazioni più avanzate industrialmente è proprio J'oppo5to: di rnlorizzare sempre più i prodotti altamente manufatti, e di giocare sulla concorrenza e sulla debolezza dei paesi in sviluppo per ottenere i materiali greggi alle condizioni più favorevoli. In questo gioco la Russia, spinta da fattori economici validi per i regimi comunisti come per quelli capitalisti, non può che comportarsi press'a poco come gli Stati Uniti o l'Inghilterra. Perciò la presente conferenza di Ginevra quasi di certo segnerà la divisione del mondo in due campi, spostando I termini del conflitto che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni. Quasi certamente nel prossimo futuro il conflitto fra regimi soclal-comunistici e quelli capitalistici verrà attenuato, almeno in un certo grado, mentre invece si accentuerà la divergenza fra i paesi meno sviluppati, essenzialmente cli colore, e le nazioni pii.I progredite tecnicamente. In questa atmosfera, sarebbe di fondamentale importanza che le nazioni pii.I sviluppate affrontassero questo nuovo problema con uno spirito di fratellanza e di sincera comprensione. Non si tratterà di continuare aiuti finanziari che, se accordati a regimi incapaci di sostenersi sull'appoggio popolare sono alla fine controproducenti, se distribuiti come elemosine a gente costretta all'ozio servono a corrompere gli spiriti, e se usati per costruire scuole ed ospedali senza che queste nuove ostituzioni siano accompagnate da riforme sociali risultano solamente in un rapido aumento In popolazioni sempre più miserabili e nella formazione di classi Intellettuali il cui òmplego fruttifero diventa impossibile In ambienti socialmente arretrati. SI tratterà invece di creare un ordine internazionale In cui fratellanza, mutua comprensione dei bisogni più profondi di tutta l'umanità serva a attutire gli interessi più Immediati ed egoistici di gruppi particolari. Su questa via, le dichiarazioni di Johnson e di Fulbrlght possono indicare una speranza. Davide Jona ---- Unarivoluzionedi popolo-18 ·Marzo1871 <Continuazione della 2.a pagina) "Questo programma è la rivendicazione dei diritti delZ't«nno, è il popolo padrone dei suoi destini; è la giustizia ed il diritto di vivere lavora,uk>; è lo scettro dei tiranni spezzato sotto il martello dell'operaio, è l'arnese legale del capitale, è l'intelligenza che punisce l'astuzia e la furberia, è l'eg11aglianza dopo la nascita e la morte. "E diciamolo, cittadini, ogni uomo che al giorno d'oggi non ha una opinione non è uomo; tutti gli Indifferenti che non prenderanno parte alla lotta non potranno godere In pace i benefici sociali che noi loro prepariamo senza arrosslse d!nnazi al loro figli. "Non è più un 1830 nè un 48; è l'Insurrezione di un gran popolo che vuol vivere libero o morire". E' un programma di rivoluzione. Un programma di libertà e di emancipazione che non si esaurisce nel limiti di una dittatura, ma alle energie vive del popolo richiede lo sforzo volenteroso e cosciente che produce e realizza. E' onore del rivoluzionari del 1871 aver compreso, attraverso incertezze ed errori funesti, queste grandi verità rivoluzionarie. CONTROCORRENTE - Aprile 1964 5
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