le emozìoni dell'elettorato; naturaùnente ogni accusa di debole"aa di fronte alla minaccia comunista, di esitazione nel mantenimento di impegni ed alleanze, anche 5e pernicìose come quella con Chiang-Kaischek, anche se infamanti, come quella con i regimi fascisti iberici, anche se evidentemente invise a chi porta la pena e l'aggravio di governi impopolari, come in grandi aree dell'Asia e dell'America Latina, sarà un'arma preziosa nelle mani dei demagoghi sfrenati. In questo senso, le nuove chiacificazioni sono un appello all'equilibrio di giudizio della cittadinanza, sono una sfida alle intemperanze distruttive, e indicano un senso di responsabilità che chiede l'appoggio popolare per diventare lo spirito movente di una nuova amministrazione. .. .. . Con ciò non possiamo che applaudire al coraggio e alla perspicacia di coloro che cercano di deviare l'opinione pubblica da preconcetti inazionali, e di rimettere tutto il programma di politica estera americana al passo coi tempi. Vorremmo però poter essere altrettanto ottimisti considerando quanto avviene in pratica. Proprid in questi giorni il governo del Brasile, la più grande nazione del Sud America, che copre un impero con immense risorse naturali il quale attende soltanto una riforma sociale per divenire uno dei più ricchi paesi della terra, è stiato sconvolto da una rivoluzione militare che ha cacciato di presidente costituzionalmente accettato. E' per noi estremamente difficile dare un giudizio dell'opera e del programma di Goulart, il presidente estromesso: può darsi molto bene che elementi di estrema sinistra lo dominassero, o che la crisi economica in cui il Brasile è piombato fosse dovuta alla incapacità e alle imprudenze del presidente come al terrore paralizzante la piccolissima classe media e la più potente oligarchia tradizionale del paese di fronte ad un programma di massiccie riforme sostenuto Goulart. E' però un fatto che da decenni il Brasile si dibatte fra le necessità di rompere un sistema sociale che permette a qualcosa come l'otto per cento della popolazione di possedere oltre i tre quarti delle totali risorse economiche nazionali, mentre la più nera miseria affligge una popolazione ogni giorno crescente, e l'opposizione testarda di una minoranza che non si accorge neppure che si sta scavando la propria tomba. E' un fatto che ogni piano di riforma proposto da vari presidenti, alcuno dei quali si senti il dovere di rinunciare drammaticamente alla carica, e perfino alla vita, come avvenne per Vargas, è stato arenato da un miope potere legislativo, costituito da un parlamento che, attraverso ad una legge elettorale retrograda, è scelto dal voto di meno della metà dei cittadini che potrebbero esprimere il proprio parere nella formulazione della politica nazionale. Che i gruppi conservatori brasiliani mettessero in gioco ogni loro riserva per defenestrare colui che, come programma immediato, proponeva una riforma agraria radicale per trasferire dalle loro mani ìl controllo di aree ìmmense era una cosa più che naturale; ma assai meno attendibile fu la posizione del governo degli Stati Uniti, che, attraverso le dichiarazioni del sottosegretario Mann, proprio in carica della esecuzione dei piani della Alleanza per il Progresso, ha rovesciato pochi giorni prima del colpo di mano brasiliano la posizione politica nord-americana, rigettando il principio che l'Alleanza proprio fosse diretta al vero progresso sociale dell'America Latina, e rigidamente opposta ai colpi dei mili tari e dei conservatori. Con ciò il governo americano è ritornato al deprecato principio di concedere ogni aiuto a chiunque, anche ai più pericolosi reazionari, purchè essi si asservissero al vecchio concetto di una alleanza diretta a contenere il comunismo, anche quando il con1unismo non finisse di diventare l'unica speranza delle grandi masse asservite. Ed il successo facile della reazione militare è ragionevolmente attribuito all'appoggio, per lo meno morale, dato da Washington, confermato dal precipitoso riconoscimento e dall'applauso concesso al nuovo regime. La stridente contraddizione fra le più illuminate direttive espresse in discorsi e il pratico appoggio ad un governo, di origine evidentemente sovversiva di destra, di legalità senza dubbio contestabile, giustifica l'accusa di ipocrisia e di duplicità della politica americana. * " • In questo stesso tempo la Conferenza generale per Scambi e Sviluppo, promossa dalla organizzazione delle Nazioni Unite, si è riunita a Ginevra. Questa conferenza, richiesta con insistenza dalle nazioni sottosviluppate, patrocinata ed appoggiata dal voto della Russia, intesa evidentemente a una mossa di propaganda, è destinata molto probabilmente a significare un punto cruciale nelle relazioni internazionali: può darsi benissimo che la Russia stessa finisca di doversi schierare contro il fronte delle nuove nazioni. La complessità degli argomenti in discussione, la estrema tecnicità loro, la difficoltà di esprimere in termini facilmente accessibili al pubblico problemi economici molto intricati servono a distrarre l'attenzione mondiale da questa riunione. Eppure, in termini molto schematici, il problema fondamentale che la conferenza deve affrontare sta nei mezzi di fornire alle nazioni nuove, appena uscite dal dominio coloniale, la capacità finanziaria che è richiesta non soltanto dai loro piani di sviluppo industriale moderno, ma perfino dalla esplosione della loro popolazione. In essenza i nuovi paesi sono produttori di materie prime fondamentali, essenzialmente agricole o minerarie, offerte ai paesi industriali in un ambiente di feroce concorrenza, molto spesso cedute a condizioni molto svantaggiose, perchè il produttore non ha mezzi per impedirne il deperimento, molto sovente neppure la capacità di immagazzinare prodotti legati a cicli naturali, stagionali. Perfino la inesperienza mercantile di questi paesi, la urgenza di procacciarsi valute pregiate in CONTROCORRENTE - Aprile 1964
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