motivo polemico, questo non sarà mai sufficiente a smentire i fatti. Ha ben detto, Silone, che "nessun fine neanche il più nobile e sacrosanto, ha mai giustificato qualsiasi mezzo. Tra mezzi e fini deve esserci un minimo di affinità. Un mezzo infame finisce col divorare il proprio fine". F. Taccino ha replicato alla mia precedente nota con una lettera a me diretta, pubblicata in questo numero in "Tribuna Libera"" il cui contenuto fa a cazzotti con la logica, non aggiunge e non toglie nulla alla mia chiarificazione precedente, ma testardamente dimostra di avere difficoltà a capire quello che ho detto. Si lamenta perchè è stato permesso al sottoscritto di dire diversamente da R. T. circa le "cose di Cuba", e finge di non accorgersi che dal suo sorgere, "Controcorrente", lha tenuto e tiene le sue colonne aperte più di ogni altro giornale nostro, a tutti coloro che hanno qualche cosa da dire. Ed è proprio per questa voluta e tanto desiderata libertà di espressione, che R. Taccino e gli altri, che pur usando un non tropp0 differente linguaggio, ma battendo lo stesso tasto, hanno trovato lo spazio per l:lire quello che hanno detto e non sono stati cestinati, ben sapendo in partenza che "Controcorrente" non è la loro abitazione. Così la sola colpa dell'editore sarebbe quella di lasciare agli altri la libertà di espressione in omaggio ai sani e basilari principii della idea libertaria, come non è permesso in molti altri giornali sedicenti tali, e principalmente in quelli che si pubblicano nei paesi retti a regime dittatoriale, compresi in prima linea Spagna, Russia, Cina, Cuba ecc. ecc. Taccino vorrebbe che così non fosse, e nel caso in parola, "l'Editore" avrebbe dovuto mettere uno dei due alla porta. Ed è proprio qui che casca l'asino ammantato di rosso-scarlatto, e ci si rompe le ginocchia. Circa la favola del giudeo e dell'italiano che dopo aver parlato per più ore nessuno dei 1due aveva compreso un "H", calza a pennello proprio per quelli che come Taccino dimostrano di aver fatto sciupare ranno e sapone. Saporosa l'ultima girata. Dice F. T .... "A riguardo come io la considero, la cosa è questa, senza girare a lungo. Se il governo di Washington era amico di Castro, come era con Battista, allora Castro era un nemico dei lavoratori. Ma è al contrario". Secondo lui, tutto sommato ... quelli che sono ·amici di Washington, sono nemici dei lavoratori. C'è però da scommettere che T. oltre a trovarsi a vivere in questo paese da lunga data, ne avrà legittimata la residenza come tutti gli altri. Qui non si è mai preteso da Castro di fare l'Anarchia. Si denunciano le sue mosse dittatoriali incontrollate. Si domanda e si protesta solo di non ammazzare i libertari e i sindacalisti, di rispettare la vita e la libertà di quelli ohe non si uniformano e non rinunciano alle loro idee. In quanto agli anarchici, specie in tema di libertà e di azione, essi non hanno bisogno della mia difesa, e tanto meno hanno bisogno di prendere lezioni da Castro. Hanno sempre e ovunque fatto la loro parte, dato il loro contributo, compreso Cuba. Quello che non adotteranno e sosterranno mai è la dittatura, che è la negazione dei più elementari diritti di ema':'cipazione_, di libertà e di giustizia econorruca e sociale. In quanto a fessaggine, è evidente che R. Taccino, ne ha da vendere. A che pro continuare? E come fermarsi, chiudere gli occhi, tacere e lasciar passare inosservate le smargiassate esibizionistiche del cittadino ~i Detroit e di quelli che gli fanno coro m sordina, quando si ha la granitica sfa~ciataggine di fare la differenza tra le dittature ... e di affermare che per fare( l'anarchia bisogna prima imporre e far subire la dittatura comunista, che fa comodo addolcire col nome di "dittatura del proletariato, per distinguerla da quella militarecapitalista" come se l'una fosse meno ripugnante dell'altra? Questo traballante modo di ragionare sta alla pari di quello che i preti ci dicon_oda secoli. Soffrite in questa terra e poi? ... andrete a godere in paradiso. Così i seminaristi di Mosca. Levatevi il cappello alla dittatura. Dateci una mano; ubbidite, accettate sottomettetevi senza fiatare al nostro c~edo che è quello di Mosca ... o di Pechino? ... non osate discutere quello che facciamo noi, non ci criticate, rilegate in soffitta il vostro bagaglio ideale, diteci che gli unici che hanno ragione e che fanno gli interessi di tutti siamo noi, uniformatevi alle nostre volontà, non borbottate lamentele non fate i brontoloni perchè i nostri capi hanno sempre fatto e disfatto senza interpellarvi, privatevi della libertà di riunione, di associazione, di pensiero e di stampa perchè questa la amministrano e la co~trollano e ne fanno uso esclusivo i dittatori, senza il vostro consenso, rimettetevi alla volontà e alle decisioni dei pochi eletti, perchè essi sanno tutto, sono onnipotenti, non sbagliano mai. A voi è permesso solo di ubbidire, approvare, credere, tacere e applaudire. ~hi osa f,are diversamente, ci sarà la galera, 11confino, il plotone di esecuzione. E cosi che arriveremo all'anarchia ... Esempio. Dalla rivoluzione di ottobre 1917, sono passali 47 lunghi anni, ne J:!Otranno passare altri 47, e il raccolto rimarrà figlio della semina. E perch~ è stato _e rimane scientificamente e praticamente dimostrato che quando si seminano rape ... non crescono viole. Il Muratore 28 CONTROCORRENTE - Aprile 1964
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