Controcorrente - anno XX - n. 41 - mar.-apr. 1964

APRIL 1964 Luisa Michel

UnoRivoluziodniepopolo-18Marz1o871 La Comune di Parigi - proclamata il 18 marzo 1871- rimane sempre il primo tentativo di rivoluzione popolare a carattere schiettamente sociale. Mentre oggi si assiste alle più curiose falsificazioni dell'idea e del concetto di rivoluzione, e si continua disinvoltamente a chiamare tale una allegra marcia di conquista incoraggiata, riconosciuta e premiata da tutti i beneficiari dei vecchi privilegi riconsacrati come si continua a parlare in suo nome laddove, come in Russia, più essa non esiste - rammemorare quel che fu quarant'anni fa ai primordi della propaganda socialista ed ai primi esperimenti di organizzazione operaia, si osava sperare da un moto di popolo non è certamente inutile. E senza rifare la storia del generoso ed eroico movimento che immolò oltre 50 mila vite umane all'insaziabile ferocia dei vincitori tante volte fatta basterà a noi riprodurre un documento - uno dei tanti -di quelle giornate di ardori e di ansie per dimostrare che ciò che intendono per rivoluzione uomini disposti a tutti i sacrifizi per servirne la caus!l, è ben diverso da ciò che intendono quegli altri per i quali rivoluzione e arraffamento del potere è tutt'uno. Sono bvani di un manifesto lanciato in quel maggio 1871 dal Municipio del 18.o Dipartimento ai rivoluzionari di Montmatre, quando l'armata controrivoluzionaria di Versaglia già minacciava l'offensiva contro la grande città ribelle. La proclamazione della Camw,e fu splendi,la. ll'on era la festa del patere, ma la ceri111011ia del &acrificio: si sentiva che gli eleui erario votati alla m.orte. ll pomeriggio del 28 mar::a, sotto un sale 111ag11ifìca che ricordava l'alba del 18, il 7 ger,ninale, anno 79 della repul,blica, il popolo di Parigi che aveva eletto la propria Comune, inaugurò la sua entrata 11el pala;:;o di cittti. LUISA llilCHEL Rileggiamole e meditiamole queste belle parole. Esse traducevano voti sinceri poichè la gran parte di chi le dettò fu ad esse fedele fino alla morte ed al martirio. "Grandi e belle cose si sono fatte dal 18 marzo in quà: la nostra opera però non è finita: altre e più grandi bisogna farne, e si compiranno perchè noi proseguiamo il nostro cammino senza tregua, senza timore nel presente e nell'avvenire. Ma per questo bisogna conservare lutto il coraggio, tutta l'energia che abbiamo avuto fino ad oggi; e ciò che più importa, bisogna prepararci a nuove abnegazioni, a tutti i pericoli, a tutti i sacrifici: quanto più saremo pronti a dare, tanto meno ci costerà il sacrificio. "La salvezza è a questo patto. e la condotta vostra prova che l'avete capito. Una guerra senza esempio nella storia dei popoli ci è mossa: essa ci onora e svergogna i nemici nostri. Voi lo sapete, tutto ciò che è verità, giustizia o libertà senza che abbiamo incontrato sulla loro via, armati fino ai denti gli intriganti, gli ambiziosi, gli usurpatori, che hanno interesse a soffocare le nostre legittime aspirazioni. "Oggi, o cittadini, voi avete davanti a voi due programmi. "Il primo quello dei realisti di Versaglia condotti dalla reazione legittimista e dominali da generali capaci di colpi di stato e degli agenti bonapartisti; tre partiti che si sbranerebbero da sè stessi dopo la vittoria e si disputerebbero la Tulleries. "Questo programma è la schiavitù perpetua, è l'affogamento dell'intelligenza e della giustizia, è ril lavoro mercenario; è il collare di miseria posto al vostro collo; è la minaccia ad ogni ,passo; vi si domanda il vostro sangue, quello delle vostre donne e dei vostri fanciulli; vi si domandano le vostre teste come se esse potessero turare i fori che essi fanno ne' vostri petti, come se le nostre teste cadute potessero far vinascere le nostre teste cadute, potessero far risuscitare quelli che essi vi hanno ucciso. AI MORTI DEL 1871 A TUTII QUELLI CHE VITIJME DELL'INGIUSTIZIA SOCIALE, PRESERO LE ARMI CONTRO UN MONDO MAL FATTO E FORMARONO SOTIO LA BANDIERA DELLA COMUNE, LA GR.A'NDE FEDERAZIONE DEI DOLORI. GIULIO VALLES "Questo programma è jj popolo allo stato di bestia da soma, che non lavora che per una massa di sfruttatori e di parassiti, per ingrassare teste coronate, ministri, senatori, marescialli, arcivescovi, gesuiti. "E' Giacomo Bonhomme, al quale si vendono i suoi arnesi fino alle panche del suo tugurio, dal corsetto della sua massaia fino alla biancheria dei suoi bambini per pagare le pesanti imposte che nutrono il re e la nobiltà, Il prete e il gendarme. "L'altro programma, cittadini, è quello per il quale voi avete fatto tre rivoluzioni, quello per il quale voi combattete oggi, è quello della Comune, il vostro, infine. <Continua a pagina 5)

RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Milk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTE ls publisllodbl•monthly. M•II •cldms: 157 Mllk SL, Bost.on,Aldl"' Fellcanl, Editor and PubllslM..r Office ~ publl•lon 157 'Mllk Stmt, Boston9, Mm. Stcx>nd-class nall prlvli<9'S authorlzed •t Bost.on,Mass. S.bsalpllon $3 a ,..,, Voi. 20-No. 5 (New Series ~41) BOSTON, MASS. March-Aprll, 1964 Panorama Americano UNO SPIRAGLIO, FORSE Nelle ultime settimane alcuni fatti nuovi sono avvenuti sulla scena politica americana. Possibilmente una nuova era nei rapporti internazionali è stata aperta da tre importanti dichiarazioni di personaggi in posizione di importlanza fondamentale: il presidente Johnson, ed i senatori Fulbrlght e Mansfield. Dei tre, il più esplicito fu il senatore Fulbright, un intelligente conservatore, che, in politica estera, più che in quella interna, ha saputo più di una volta rivolgere ai suoi connazionali una parola di saviezza, purtroppo non sempre ascoltata. Fulbright ha pronunciato una critica acutissima dei principi fondamentali che ispirano la politica estera degli Stati Uniti. Egli dichiarò che essi, dominando il mod-o di pensare dei suoi dirigenti da quasi vent'anni. sono ridotti a miti, isteriliti da preconcetti i quali, se pure furono validi un tempo oramai lontano, il che molto sovente noi rigettammo, sono oramai inciampi formidabili ad un realistico giudizio della situazione. Egli ha criticato il sistema che, iniziato da Byrnes e da Acheson, ha 4rovato il suo più rigido esponente in Dulles; esso fu il sistema che condusse l'America a costruirsi un sistema di alleanze diretto a neutralizzare da prima la minaccia di pressione militare russa nell'Europa immediatamente alla fine della seconda guerra mondiale, a contenerne poi l'espansione e a tentarne la riduzione con distinto insuccesso. Se il timore di una minaccia militare russa verso territori devastati. sconvolti da fame. rovine, sopraffatti dai problemi immensi della ricostruzione, avent avuto una ragione di esistere nell'immediato dopoguerra, esso però aveva diretto la Politica americana su un binario morto, quello che non ammetteva altra ragione per i successi degli elementi di sinistra che i complotti sovversivi di Mosca. i tradimenti dei progressivi illusi, senza nemmeno voler scorgere che, alla base dell'inquietudine mondiale stava la necessità di superare un sistema politico e sociale Inammissibile. Fu questo spirito che fortificò il periodo infausto di McCarthy, che produsse la rigida dottrina di Dulles, la quale divise il mondo fra uomini ispirati da Dio e uomini ispirati dal diavolo, e rigettò la morale possibilità di una posizione neutrale nel conflitto di due concetti costruttivi della società umana. Fulbrigh t ha esscnzialmen te messo in questione la sanità del perseguimento di una politica che non riconosce quali sono i bisogni essenziali di una gran parte dell'umanità, di togiiersi cioè dai ceppi di sistemi feudali o coloniali forgiati per proteggere i privilegi di minoranze e la miseria delle grandi masse, ha accennato ai fatali pericoli di una politica che si allea ad ogni dittatore reazionario pur di distruggere ogni movimento che richiede una rapida evoluzione sociale, non fosse altro che per fornire i piani e i mezzi collettivi per la modernizzazione della produzione, e che infine ingigantisce la minaccia di ogni regime non conforme ai più cauti piani dello State Department, fino a provocare nel paese una atmosfera di isteria che proibisce ogni ragionevole compromesso. In simile vena il presidente Johnson, parlando alla Conferenza delle Unioni (.\FL-CIOl dei lavoratori delle costruzioni ha manifestato la necessità di considerare quali sono i bisogni degli altri popoli, prima di lasciarci indurre a rigide posizioni dottrinarie o ~ ricorrere a .manifestazioni di forza, fatalmente dirette a un confronto di violenza, da cui nessun sistema non può uscire che debilitiato, in mezzo alla ecatombe di quasi tutta. l'umanità e alla rovina delle risorse penosamente raccolte nei secoli. Sono queste manifestazioni che noi non possiamo che applaudire; che anzi avevamo atteso da tanto tempo, che oramai eravamo indotti a ritenerle impossibili, al di là di ogni speranza. Esse anzi vengono in un momento di speciale significato. La prossima apertura della campagna presidenziale, come ogni altra precedente, darà via libera' alle più acerbe critiche. e sopratutto alle critiche che sollevano più facilmente

le emozìoni dell'elettorato; naturaùnente ogni accusa di debole"aa di fronte alla minaccia comunista, di esitazione nel mantenimento di impegni ed alleanze, anche 5e pernicìose come quella con Chiang-Kaischek, anche se infamanti, come quella con i regimi fascisti iberici, anche se evidentemente invise a chi porta la pena e l'aggravio di governi impopolari, come in grandi aree dell'Asia e dell'America Latina, sarà un'arma preziosa nelle mani dei demagoghi sfrenati. In questo senso, le nuove chiacificazioni sono un appello all'equilibrio di giudizio della cittadinanza, sono una sfida alle intemperanze distruttive, e indicano un senso di responsabilità che chiede l'appoggio popolare per diventare lo spirito movente di una nuova amministrazione. .. .. . Con ciò non possiamo che applaudire al coraggio e alla perspicacia di coloro che cercano di deviare l'opinione pubblica da preconcetti inazionali, e di rimettere tutto il programma di politica estera americana al passo coi tempi. Vorremmo però poter essere altrettanto ottimisti considerando quanto avviene in pratica. Proprid in questi giorni il governo del Brasile, la più grande nazione del Sud America, che copre un impero con immense risorse naturali il quale attende soltanto una riforma sociale per divenire uno dei più ricchi paesi della terra, è stiato sconvolto da una rivoluzione militare che ha cacciato di presidente costituzionalmente accettato. E' per noi estremamente difficile dare un giudizio dell'opera e del programma di Goulart, il presidente estromesso: può darsi molto bene che elementi di estrema sinistra lo dominassero, o che la crisi economica in cui il Brasile è piombato fosse dovuta alla incapacità e alle imprudenze del presidente come al terrore paralizzante la piccolissima classe media e la più potente oligarchia tradizionale del paese di fronte ad un programma di massiccie riforme sostenuto Goulart. E' però un fatto che da decenni il Brasile si dibatte fra le necessità di rompere un sistema sociale che permette a qualcosa come l'otto per cento della popolazione di possedere oltre i tre quarti delle totali risorse economiche nazionali, mentre la più nera miseria affligge una popolazione ogni giorno crescente, e l'opposizione testarda di una minoranza che non si accorge neppure che si sta scavando la propria tomba. E' un fatto che ogni piano di riforma proposto da vari presidenti, alcuno dei quali si senti il dovere di rinunciare drammaticamente alla carica, e perfino alla vita, come avvenne per Vargas, è stato arenato da un miope potere legislativo, costituito da un parlamento che, attraverso ad una legge elettorale retrograda, è scelto dal voto di meno della metà dei cittadini che potrebbero esprimere il proprio parere nella formulazione della politica nazionale. Che i gruppi conservatori brasiliani mettessero in gioco ogni loro riserva per defenestrare colui che, come programma immediato, proponeva una riforma agraria radicale per trasferire dalle loro mani ìl controllo di aree ìmmense era una cosa più che naturale; ma assai meno attendibile fu la posizione del governo degli Stati Uniti, che, attraverso le dichiarazioni del sottosegretario Mann, proprio in carica della esecuzione dei piani della Alleanza per il Progresso, ha rovesciato pochi giorni prima del colpo di mano brasiliano la posizione politica nord-americana, rigettando il principio che l'Alleanza proprio fosse diretta al vero progresso sociale dell'America Latina, e rigidamente opposta ai colpi dei mili tari e dei conservatori. Con ciò il governo americano è ritornato al deprecato principio di concedere ogni aiuto a chiunque, anche ai più pericolosi reazionari, purchè essi si asservissero al vecchio concetto di una alleanza diretta a contenere il comunismo, anche quando il con1unismo non finisse di diventare l'unica speranza delle grandi masse asservite. Ed il successo facile della reazione militare è ragionevolmente attribuito all'appoggio, per lo meno morale, dato da Washington, confermato dal precipitoso riconoscimento e dall'applauso concesso al nuovo regime. La stridente contraddizione fra le più illuminate direttive espresse in discorsi e il pratico appoggio ad un governo, di origine evidentemente sovversiva di destra, di legalità senza dubbio contestabile, giustifica l'accusa di ipocrisia e di duplicità della politica americana. * " • In questo stesso tempo la Conferenza generale per Scambi e Sviluppo, promossa dalla organizzazione delle Nazioni Unite, si è riunita a Ginevra. Questa conferenza, richiesta con insistenza dalle nazioni sottosviluppate, patrocinata ed appoggiata dal voto della Russia, intesa evidentemente a una mossa di propaganda, è destinata molto probabilmente a significare un punto cruciale nelle relazioni internazionali: può darsi benissimo che la Russia stessa finisca di doversi schierare contro il fronte delle nuove nazioni. La complessità degli argomenti in discussione, la estrema tecnicità loro, la difficoltà di esprimere in termini facilmente accessibili al pubblico problemi economici molto intricati servono a distrarre l'attenzione mondiale da questa riunione. Eppure, in termini molto schematici, il problema fondamentale che la conferenza deve affrontare sta nei mezzi di fornire alle nazioni nuove, appena uscite dal dominio coloniale, la capacità finanziaria che è richiesta non soltanto dai loro piani di sviluppo industriale moderno, ma perfino dalla esplosione della loro popolazione. In essenza i nuovi paesi sono produttori di materie prime fondamentali, essenzialmente agricole o minerarie, offerte ai paesi industriali in un ambiente di feroce concorrenza, molto spesso cedute a condizioni molto svantaggiose, perchè il produttore non ha mezzi per impedirne il deperimento, molto sovente neppure la capacità di immagazzinare prodotti legati a cicli naturali, stagionali. Perfino la inesperienza mercantile di questi paesi, la urgenza di procacciarsi valute pregiate in CONTROCORRENTE - Aprile 1964

contingenze speciali deprimono il mercato del loro prodotti. Per di più la più grande parte dei paesi sottosviluppati basa la propria economia su un prodotto unico; un sistema che è almeno in parte retaggio degli ordinamenti coloniali e feudali da cui soltanto recentemente sono usciti politicamente, ma che ancora pesa sulla loro vita economica. In fatti i dominatori coloniali avevano poco interesse a sviluppare nei paesi soggetti attività autonome, anzi per essi era una garanzia di stretto controllo l'avviare l'economia di ogni colonia su un solo prodotto, quello che apportava il maggior utile alla madre patria, senza considerare quali risultassero i finali effetti sulla popolazione indigena, mentre alle industrie e commerci della madre patria veniva riservato il mercato di tutti gli altri prodotti necessari agli indigeni. Perciò un lieve ribasso sul mercato internazionale del cacao, o del caffè o del cotone, dello zucchero, degli olii vegetali, del rame, dello stagno e molti altri prodotti grezzi significa rovina per milioni di individui. Per contro le nazioni fornitrici di prodotti Industriali godono economie molto più elastiche, differenziate, con possibilità di pianificazione indipendente da fattori climatici ma condizionata da valutazioni economiche. Negli ultimi quindici anni i prodotti greggi e specialmente agricoli hanno avuto tendenza al ribasso sul mercato mondiale, mentre il costo dei prodotti manufatti è sempre stato in aumento. Per ovviare alla loro debolezza economica, resa tragica dal loro esplosivo aumento di popolazione, le nazioni economicamente meno evolute debbono ceroare di differenziare i propri prodotti, di manifatturarli almeno in parte, di dirigere l'attività del propri cittadini a nuove culture, di accrescere la produttività individuale con modernizzazioni. Tutto ciò esige investimenti di capitali Ingenti, che possono essere forniti soltanto o da investimenti stranieri, il che suona Insoffribile a chi ha lottato per cacciare lontani padroni, o da una più favorevole bilancia commerciale: essenzialmente da più favorevoli prezzi per l prodotti primi offerti dalle più giovani nazioni, e, più ancora, da prezzi stabili per tali prodotti. Naturalmente l'interesse delle nazioni più avanzate industrialmente è proprio J'oppo5to: di rnlorizzare sempre più i prodotti altamente manufatti, e di giocare sulla concorrenza e sulla debolezza dei paesi in sviluppo per ottenere i materiali greggi alle condizioni più favorevoli. In questo gioco la Russia, spinta da fattori economici validi per i regimi comunisti come per quelli capitalisti, non può che comportarsi press'a poco come gli Stati Uniti o l'Inghilterra. Perciò la presente conferenza di Ginevra quasi di certo segnerà la divisione del mondo in due campi, spostando I termini del conflitto che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni. Quasi certamente nel prossimo futuro il conflitto fra regimi soclal-comunistici e quelli capitalistici verrà attenuato, almeno in un certo grado, mentre invece si accentuerà la divergenza fra i paesi meno sviluppati, essenzialmente cli colore, e le nazioni pii.I progredite tecnicamente. In questa atmosfera, sarebbe di fondamentale importanza che le nazioni pii.I sviluppate affrontassero questo nuovo problema con uno spirito di fratellanza e di sincera comprensione. Non si tratterà di continuare aiuti finanziari che, se accordati a regimi incapaci di sostenersi sull'appoggio popolare sono alla fine controproducenti, se distribuiti come elemosine a gente costretta all'ozio servono a corrompere gli spiriti, e se usati per costruire scuole ed ospedali senza che queste nuove ostituzioni siano accompagnate da riforme sociali risultano solamente in un rapido aumento In popolazioni sempre più miserabili e nella formazione di classi Intellettuali il cui òmplego fruttifero diventa impossibile In ambienti socialmente arretrati. SI tratterà invece di creare un ordine internazionale In cui fratellanza, mutua comprensione dei bisogni più profondi di tutta l'umanità serva a attutire gli interessi più Immediati ed egoistici di gruppi particolari. Su questa via, le dichiarazioni di Johnson e di Fulbrlght possono indicare una speranza. Davide Jona ---- Unarivoluzionedi popolo-18 ·Marzo1871 <Continuazione della 2.a pagina) "Questo programma è la rivendicazione dei diritti delZ't«nno, è il popolo padrone dei suoi destini; è la giustizia ed il diritto di vivere lavora,uk>; è lo scettro dei tiranni spezzato sotto il martello dell'operaio, è l'arnese legale del capitale, è l'intelligenza che punisce l'astuzia e la furberia, è l'eg11aglianza dopo la nascita e la morte. "E diciamolo, cittadini, ogni uomo che al giorno d'oggi non ha una opinione non è uomo; tutti gli Indifferenti che non prenderanno parte alla lotta non potranno godere In pace i benefici sociali che noi loro prepariamo senza arrosslse d!nnazi al loro figli. "Non è più un 1830 nè un 48; è l'Insurrezione di un gran popolo che vuol vivere libero o morire". E' un programma di rivoluzione. Un programma di libertà e di emancipazione che non si esaurisce nel limiti di una dittatura, ma alle energie vive del popolo richiede lo sforzo volenteroso e cosciente che produce e realizza. E' onore del rivoluzionari del 1871 aver compreso, attraverso incertezze ed errori funesti, queste grandi verità rivoluzionarie. CONTROCORRENTE - Aprile 1964 5

Corriere Italiano I CIARLATANI AL LAVORO Firenze, Marzo L'economia italiana è gravemente ammalata. Il miracolo economico le ha causato una pressione del sangue tale da minacciare lo scoppio delle arterie. Da tempo si sono manifestate delle fughe di sangue; la più grave. l'esportazione di ingenti capitali. Mentre ciò avveniva, nessuno se n'è accorto. Soltanto quando la bilancia dei pagamenti ha mostrato un passivo di circa un miliardo e mezzo di dollari, si è dato l'allarme. E dire che questo è avvenuto rproprio sotto gli occhi del primo governo al quale, sperimentalmente, hanno collaborato i socialisti. La frode, legale o illegale che sia stata. - nessuno sa accel'tare le responsabilità quando si tratta di assessarle a pesci grossi che controllano Stato e finanze, è servita per evadere una tassa straordinaria del 15% prelevata su capitali domestici, e, incidentalmente, ha fatto comodo per addossarne la responsabilità al primo governo di centro-sinistra. Centro 'sinistro, centro destro o centro senza centro, l'epidemia delle frodi pubbliche sussegue ininterrotta. I tribunali lavorano senza tregua, ma dopo un gran chiasso, tutto finisce con una biancheggiata, e, su scandalo e scandali, cade la pietra del silenzio. Alcuni dei capitali fuggiti all'estero sono stati ritornati in Italia a guisa di investimenti stranieri, esenti dalla imposta sopra citata. Or che la barca fa acqua da tutte le parti e sta per affondare, è un affannoso ricorrere ai ripari. Ogni falla che si ottura, rappresenta aumentato costo della vita che colpisce più di tutto il basso popolo. Si pretende frenare l'inflazione che tutto minacC'ia, e si ricorre alle n1ezze misure, invece di arrestare la pazza corsa agli alti profitti. Cosi il governo ha decretato l'aumento del prezzo già troppo alto della -benzina, di altre 14 lire al litro. Sono aumentate le tasse su le automobili fino al 15%, su i battelli marini e tutte le comodità considerate di lusso. L'operaio non può più comprare a rate oltre i dodici mesi, e aumentate sono le tasse su certi redditi. Il tutto servirà a rendere la vita più difficile a persone con reddito fisso, ai piccoli professionisti e negozianti che nulla possono celare, e generalmente alla bassa classe media. Per chi deve pagar tasse, è l'agente del fisco a determinarne l'importo. La denunzia fatta dal contribuente vale pressochè nulla. Si assume che il denunziante mentisce, non importa quanto possa dire la verità. Dal compromesso che vien fuori dalla discussione, il piccolo diavolo ne esce sempre malconcio. Altrimenti, è un sistema che si offre alla facile frode da parte di chi ha molto da nascondere. Ecco un esempio che potrebbe essere moltiplicato chissà quante volte mille. Conosco un professionista che ha oltrepassato la sessantina. Da anni è separato dalla moglie alla quale dà un appannaggio mensile uguale a $650. Due figlie ,in età da marito vivono con lui in una villa sontuosa, sontuosissima, con piscina e circondata da vari ettari di giardino e bosco, in un'area ,in cui il terreno costa almeno $25 il metro quadrato. Per le figlie cerca mariti blasonati; specula su terreni e fabbricati, compra e vende oggetti antichi. .. Questo signore è pazzamente innamorato di una ragazza di età della metà della sua. Le fa regali sun tuosi e per lei spende senza usura per dilettarla. Tra ,i suoi amici la voce corre che dalla giovane amica egli nulla riceve in cambio. Più che interessato in diletti sessuali, a lui piace esser veduto in compagnia di un bel ninnolo. Il signore denunzia un reddito annuo che si aggira intorno a $20.000. Vicino alla verità sarebbe qualcosa tra il doppio e il triplo. Eppure, egli se la cava senza intoppi. Sono "fughe" che all'erario italiano costano annualmente somme ingentissime, ma i tentativi fatti per arginarle, riescono a poco. Fughe di capitali all'estero, fughe nell'interno, truffe e ruberie di pubblici ufficiali, tutto contribuisce a inasprire le condizioni di ,·ita. Si pretende allontanare il pericolo inflazionario, aumentando tasse, adottando altre misure restrittive all'economia e col cosi fare si provoca l'aumento del costo di ogni cosa, si deprimono certi mercati come quello delle automobili. Per creare una economia di risparmi e investimenti, si ricorre a restringere la compra di automobili ed altri oggetti costosi; - frigoriferi, macchine lavatrici, apparecchi televisivi ecc. Cosa avverrà delle officine e degli operai occupati alla manifattura di tali oggetti? r,ntanto, per i signori parlamentari è stato decretato un altro aumento di salario. Essi percepiranno, - (sono 960) Lire 650 mila al mese. Altri alti ufficiali hanno avuto la stessa fortuna, ma ai lavoratori, agli impiegati di basso rango, a maestri, professori e altri professionisti, si dice: per salvare la lira, niente aumenti di paghe. Tale la irresistibile logica della nostra società. * * * Altro settore dell'economia italiana che da anni va in rovina, è l'agricoltura. Si ricorre a espedienti vari per Indurre i contadini a non abbandonare i campi, ma le e CONTROCORRENTE - Aprile 1964

mezze misure non servono. Decine di migliaia di ettari rimangono incolti, compreso frutteti, oliveti e vigne. La piccola proprietà terriera non serve più neppure a sfamare. Il mezzadro che lavora ancora con i suoi e l'aiuto di tutti i componenti la famiglia, non riesce a cavarsela. Le terre in collina specialmente sono le meno redditizie. Si prestano poco o niente all'uso del macchinario moderno. Ingombro di ·alberi, irregolarità e pendio dei terreni e la piccolezza dei prati, sono le ragioni. Si aggiunga l'alto costo dei fertilizzanti,. antlgrittoggeri, ecc. Il problema zootetico poi, ha raggiunto addirittura condi~ionl disastrose. Tubercolosi e brucellosi fanno strage delle bestie. Dal 10 al 15% del bestiame è affetto da tubercolosi. Nella Val Padana l'infezione raggiunge fino al 70%. La brucellosi è poco da meno e gli effetti disastrosi della afta non sono meno ragguardevoli. DI questo problema mi interesserò più estesamente in una prossima corrispondenza. E' tutto un sistema da rivedere, una economia da rifare. Intanto, il governo decreta e il parlamento poi dà la sua approvazione. * * * UN'ECONOMIA INGARBUGLIATA Soltanto 18 giorni dopo l'imposizione delle nuove alte tasse sull'acquisto di automobili, il governo è stato costretto a ridurle. Ho detto costretto, perchè il provvedimento, è stato dettato dalla minaccia, -(c'è chi dice, ricatto),--0egli industriali, e altri interessi economici, a accorciare sensibilmente le ore lavorative degli operai, e a licenziarne alcune migliaia. Quale governo potrebbe sopravvivere un simile evento? Ugualmente, dall'ultimo provvedimento, il govevno di centro-sinistra non emerge con onore: non soltanto nel paese, ma all'estero. I paesi del Mercato Comune sono indignati per quella parte che colpisce i loro Interessi, e non meno aspre sono le censure inglesi. L'abbreviazione del periodo di credito per l'acquisto di automobili e altri oggetti di uso domestico, provvedimento messo In atto con la stessa tempestività dell'aumento del tasso e dell'esagerato costo della benzina, ha gettato fuori bilancio parecchi settori dell'economia, acuendo fortemente il disagio economico delle classi meno abbienti. Cosi tanto che finanche il parlamento, sempre susserviente al disegni governativi non si era mostrato disposto a approvare i provvedimenti fiscali applicali con decreti presidenziali. Il credito concesso all'Italia dagli Stati Uniti e dal "Fondo Monetario Internazionale", (Un Miliardo e duecento milioni di dollari), è variamente commentato dagli esperti di economia. Tutte le salse sembrano buone, dipendendo a qual palato far piacere. Non è da escludere che il largo credito è stato elargito, non tanto per salvare l'economia italiana dal disastro, ma per evitare che il collasso di questa apporti danni incalcolabili alla stabilità monetaria degli altri paesi della Comunità Europea-Atlantica. La devalutazione della Lira, suggerita da "The Economist" di Londra, difficilmente servirebbe a curare una situazione che dà tulti i sintomi di aggravarsi. Le misure prese da un governo indeciso, intese a prevenire una incontrollabile inflazione, stanno producendo proprio l'opposto. Con l'aumento dei vari balzelli, l'aumentato costo della benzina, la riduzione del periodo credi tari o ecc., si è dato inizio alla corsa per l'aumento del costo di ogni altra comodità di consumo. li prezzo del pane, 'Che avrebbe dovuto rimanere intoccato, è aumentato da venti a trenta lire al Kilo. li costo delle carni, già pralbillvo, è diretto verso il sole. La carne congelata proveniente dall'Argentina, avrebbe dovuto tenersi ad un prezzo fisso di Mille lire Il kilo, è già salita a 1,200 e oltre. Altro esempio: il costo di molte pubblicazioni è saltato improvvisamente. li settimanale "L'Espresso", da lire 120, senza preavviso, è andato a 150. Dove si giungerà, nessuno lo sa. Si vocifera costantemente, e poi si nega - che il costo della benzina, già a 78ç al gallone, subirà un altro aumento. Lo stesso avverrà per altre tasse per chi è possessore di un qualsiasi immobile. Invece di incominciare a abrogare le molteplici esenzioni che in vero rodono ,nell'economia e multano ingiustificatamente chi non gode del privlle,gio. E' una catena i di cui anelli si allacciano con velocità vertiginosa. Nel mentre, l'industria automobilistica riduce gli orari di lavoro e parte del personale. Altre industrie seguono. La Olivetti subito dopo la Fiat, e poi le manifatture di elettrodomestici e apparecchi elettronici. E poi. .. Dov'è la logica di tutto questo? Aumento di tasse che sono invero provvedimenti punitivi; aumento del costo della vita; prospetto di ritorno alla grande disoccupazione, e conseguente generale disagio economico, La "prosperità" italiana, giunta inaspettatamente, ha colto il paese alla stessa maniera del popoli africani impreparati alla libertà politica dell'auto governo. Tra questi sono nate confusione e guerriglie sanguinose fomentate e acuite da "furbi" che si contendono il potere e le ricchezze dei vari paesi. In Italia, la prosperità, il "miracolo economko", come ho detto nella mia precedente corrispondenza, ha causato una forte indigestione. Come la diarrea, è stata la corsa all'arrembaggio di tutto quanto si può afferrare per divenir ricchi alla svelta. Conseguenza: esagerati costi di tutte le cose, pubblici e ininterrotti scandali e ladrocini. Ora che anche H popolino ha assaggiato un poco di benessere e va sviluppando Il gusto di viver meglio, eccoti l'allarme dei detentori del potere e delle ricchezze. Sono sta ti essi a generare il maremoto e ora vogliono frenare le onde Irrompenti. Ogni CONTROCORRENTE - Aprile 1964 7

ciarlatano o gruppo di ciarlatani ha la cura che più potrà avvantaggiarlo. lJa verità vera è che in Italia oggi non esiste partito o gruppo politico che possa sostituire il presente caotico ordine sociale, nulla che possa garantire al popolo quel tanto di benessere e libertà che di diritto spettJa a tutti. Nomade • • • NOTERELLE ALLEGRE Leggendo certi scritti apparsi sul No. 40 di "Controcorrente", mi son domandato se gli estensori di essi, più che· di voler apparire seri, non avessero voluto celiare i lettori. Ho però dovuto con rammarico concludere che certi articoli sono stati scritti con tutta serietà; una serietà che non si addice a una Rivista che vuole mantenere intaccata la sua reputazione. E' probabile che l'ultimo malanno sofferto dal compilatore abbia permesso che certi scritti passassero senza postilla. Non so come possa fare un qualsiasi turista - intelligente, per giunta -, il quale, non appena arrivato in Italia, riceve di subito una impressione "più pessima e deprimente che mai". Come si può fare a scoprire cosi presto tanto sudiciume, tanta bruttura e tante evidenze per mettere insieme, tutto sommato, (in due scritti), circa quattro pagine di maldicenza. Non vi è paese al mondo in cui a fianco delle cose criticabili non ve ne siano almeno altrettanto lodevoli. Chi cerca soltanto il brutto, lo sgradevole, non si accorgerà neppure di quando brilla il sole; non vedrà, e se dovesse vederle, - non riconoscerebbe le cose belle. Nel leggere questi scritti che a me sembrano essere stati scritti con deliberazione denigra:toria, mi ha ricordato un poco la lettura di certa prosa di un giornalista romano il quale ha vissuto negli Stati Uniti per oltre 20 anni. Per questo almeno, sono occorsi tanti anni per accumulare nel suo sistema tutta l'acredine che erutta sul paese ohe lo ha ospitato. Inoltre, per verità di cronaca e a onor suo, è da dire che questi sa scrivere e gli riesce quindi facile creare un'illusione di verità presso chi la verità ignora. * * * Criticare la Chiesa, li Papa, i Cardinali e tutta la gerarchia, fino all'ultimo pretunzolo, è un diritto e anche un dovere di chi ha fondate critiche da fare. Ma la critica, ogni critica, deve essere basata su obiettività, su dati di fatti, e non su paroloni e parolacce che nulla provano. Ingarbugliare un mucchio di supposti dati storici tirati fuori a casaccio non importa da quale fonte, è ugualmente contro producente. * * * NO, I GIUDICI NON HANNO SEMPRE RAGIONE. Neppure ha sempre ragione chi si erge a Giudice extra-cattedra del pensiero altrui, e nel giudicare, le sballa più grosse di un pallone astronautico. Brand potrà meglio di me confutare se crede ne varrà la pena. * * * SOGGETTO SCENTIFIICO? - Mi sembra, eppur non ci credo, ohe "Controcorrente" si sia di colpo dedicatia a lanciare nuove teorie scentifiche. Non so quanti dei suoi lettori se ne sono accorti, ma la nuova teoria che certamente rivoluzionerà tutte le scienze, - quelle che !trattano della chimica e della biologia in particolare, - viene modestamente presentata a tutti gli studiosi, (di scienze occulte, dovrei dire), tra le righe di una lettera al nostro direttore. A parte il resto del contenuto della lettera che nulla di nuovo ci dice, la strabiliante scoperta che avrebbe fatto morur di rabbia anche Alberto Einstein, è tuttJa contenuta in queste poche e semplici parole: "STALIN NON RESTO' AL POTERE PER I SUOI DELITTI MA PERCHE' SEPPE CREARE DAL NULLA IL TUTTO. (sottolineature mie.) Non so se lo scrittore che tanto afferma ha comunicato la sua scoperta alle associazioni e pubblicazioni scentifiche, acciocchè i suoi confratelli possano subito dedicarsi allo studio lento e snervante, dai risultati del quale dipenderà la conferma e il rigetto della teoria. Più difficile sarà resa la ricerca perchè, sia dovuto a eccessiva modestia o svista, lo scopritore non avalla con alcuna prova la sua teoria. La qual cosa creerà fin dal pruncipio seri dubbi su la sua validità. Si immagini!: Creare il tutto dal nulla .•. Neppure la scoperta del Moto Perpetuo si equivarrebbe a quella fatta dal nostro modesto amico. E' cosa paragonabile soltanto al mistero della vergine concezione. Nessun russo, di quelli che han reclamato al loro paese quasi tutte le grandi invenzioni scentifiche, ha avuto il coraggio di reclamare questa. Sarà stato perchè le azioni borsistiche sul boia giorgiano sono state devalubate a meno di zero. Baffone stesso, forse preoccupato alla ricerca di nuove vittime da immolare sul suo altare, non •ha pensato a lasciarci alcun scritto rivelatore del suo ultimo ,portento scientigco. Ne ha per caso confidato il segreto al nostro critico? Su, coraggio, S. F., rivelaci il segreto. * * * PACCIARI E LA SECONDA iR.EPUBBLICA. - L'ex condottiero della Legione Garibaldina in Spagna, conl!lnua con le sue contorsioni politico-acrobatiche. Vuole ad ogni costo diventare un "ducino". L'ultimo appello di cui io sappia, lo ha fatto ai giovani che a fin di guerra avevano dieci anni. Ora che ne hanno trenta, potranno prendere a cantare "giovJnezza". Con i giovani che riuscirà a accalappiare e i trasfughi da ogni altro partito, - come appare dal trafiletto dell' "Espresso" riprodotto nel No. 40 di "Controcorrente", l'ex anti-franchista, ora nelle grazie del boia di Spagna, vorrebbe emulare De Gaulle, 8 CONTROCORRENTE - Aprile 1964

e regalare all'Italia una repubblica di tipo Salò. Oltre all'accozzaglia che va attirando nel suo nuovo partito, l'aspirante ducino va sbraitando di avere dalla sua pallte anche degli "anarchici". La qual cosa ha indotto finanche "Umanità Nova" a rompere il suo silenzio su le geste pacciardiane. O meglio, per precisazione e correttezza, sono stati alcuni anarchici di Carrara a protestare l'affermazione di Pacciardi. E chi potrebbe . GENTE 48 - Pagina di Diario <Lettera ad Alba Genisio) Cleveland, Ohio, Aprile 1914 1. Carissima Alba- ... L'esperienza de "Il Rompete le File" è la più bella pagina della mia vita. Le persecuzioni venute da parte delle autorità come conseguenza di quelle mie attività mi hanno fortificato. Hanno contribuito a rafforzare le mie convinzioni, ad aprire nuovi orizzonti. Hanno pol'tato la visione netta dell'importanza della propaganda contro il militarismo e la guerra. Ho lasciato l'Italia senza rimpianto. Il tuo invito di narrare questa esperienza in dettaglio mi piace anche perchè non ci ho ma~ pensato. Potrà servire a scopo documentari o. Incomincio col riferirmi ad alcuni particolari dell'attentato Masetti, avvenuto il 30 Ottobre 1911. Riandiamo a quei giorni. L'Italia ha dichiarato guerra alla Turchia. Le truppe italiane hanno invaso la Cirenaica. Il nazionalismo italiano è rumoroso, festoso e tumultuante. La stampa ufficiosa, l'oraggiam. dai mercanti di carne umana, eleva osanna alla guerra, nonostante le sconfitte subite fin dall'inizio dall'esercito italiano, comandato dal generale della monarchia sa!}auda, Carlo Caneva. Siamo al 30 Ottobre 1911. Il colonnello Stroppa arringa una compagnia di soldati nella Caserma Cialdini di Bologna, Impartendo Istruzioni alle reclute in partenza. Mentre parla il soldato Augusto Masetti di San Giovanni in Persiceto, Impugna il fucile e lo scarica contro di lui, imprecando contro la guerra. Al momento dell'atto Masettl incita i compagni a sparare pur essi per vendicare i fratelli soldati caduti in Tripolitnnia. li colonnello, seriamente ferito ad una spalla, è portato d'urgenza all'ospedale. L'attentatore, Augusto Masetti, è un operaio muratore, anarchico. Risiede a San Giovanni in Persiceto, provincia di Bologn·a. Dichiara di avere sparato al colonnello per protestare contro la carneficina immane. Non è difficile immaginare l'attitudine della stampa patriottica di fronte a questo attentato. L'elemento nazionalista è in subbuglio. Si vuole la fucilazione del solloro dar torto quando si danno, la qualifica di anarchici? L'incomprensibile è che certi altri "anarchici" s'impennano in difesa del ducino e circolano un volantino che di'ce molto e nulla a un itempo; e, a dire il meno, così facendo, si danno la zappa su i piedi. Quali colori sventolerà la bandiere della "seconda repubblica pacciardiana? Paonazzo guarnito di giallo? h. r. dato ribelle. Si invoca il capestro per gli anarchici e gli oppositori alla guerra. La feccia razionalista rigutlgitJa e rumoreggia. L'esaltazione dell'esercito e della monarchia arriva al parossismo. Diversi anarchici sono arrestati a casaccio, in seguito alla pubblicazione di un numero speciale de "L'Agitatore", settimanale anarchico di Bologna, completamente dedicato all'attentato. In esso era fatta l'apologia del gesto ribelle. L'atto di Masetti è considerato la più eloquente protesta contro il militarismo e la guerra. Fra gli arrestati sono Maria Rygier, Domenico Zavattero, Comunardo Vedova, Pietro Dainesi, Adelmo Pedrinl, Mario Satltl. Sono stato arrestato anch'io e rilasciato il giorno dopo. Sono ricercati Giuseppe Sartini e Armando Borghi. (Quest'ultimo è riuscito a farla franca. Ho saputo che Borghi è stlato portato al confine con l'automobile dell'On. Giacomo Ferri, il deputato socialista di Persiceto che era accorso per primo al capezzale del Col. Stroppa, per congratularsi con lui dello scampato pericolo). Le oche spennacchiate del nazionalismo schiamazzano. Si attende che Masetti - a rigore delle leggi prevalenti in una n·azione in guerre - venga da un momento all'altro fucilato. Si temporeggia. La guerra non è popolare fra le masse Italiane. Giolitti lo sa. Fucilando Masettl, come conseguen:oa dell'attentato puramente politico, sarebbe significato valorizzare la protesta iconoclasta. Bisognava squalificare quel gesto che aveva avuto l'effetto del fulmine ammonitore fra I soldati che dovevano partire per il fronte di guerra. Come riuscirci? L'unico modo era quello di dichiararne pazzo l'autore. Lo Stato Maggiore dell'esercito e il governo han deciso di far rinchiudere Masettl in un manicomio, senza targli Il processo. Masetti è quasi immediatamente mandato al manicomio criminale di Reggio Emilia. Avevo cominciato a lavorare con Zavattero da qualche settimana. Gestiva la tipografia della Scuola Moderna, In via Pietramellara, vicino la stazione. Con l'arresto del personale della tipografia ero rimasto solo. Non avevo nessuna familiarità con l'azienda. Ero nuovo della città. I miei contatti erano limitati. Le persone che conosceV'Oerano quasi tutte arrestate o al largo, in attesa di esserlo. Era la prima mia esperienza con la polizia di Bologna. L'invasione della tipografia al momento degli arresti produsse l'effetto di un terreCONTROCORRENTE - Aprile 1964 9

moto. Le forme de "L'Agitatore" e di altro materiate composto furono completrunente distrutte. Una scena selvaggia di rappresaglia poliziesca. La situazione era tutt'altro che incoraggiante. I recenti arresti e la minaccia di altri imminenti tenevano lontani i compagni liberi. L'unica persona che vedevo era Egte - la compagna di Zavattero col piccolo Vezio, il toro bambino. Dopo alcuni giorn1 di detenzione Zavattero, esonerato dall'accusa di associazione a delinquere, è rilasciato in libertà. Segue il solito processo contro gli altri arrestati. Maria Rygier, sempre temeraria quando si tratta di affrontare le autorità, si dichiara autrice degli articoli incriminati apparsi nell' "Agitatore". La sentenza per la Rygier: tre anni di reclusione. E' trasferita a Regina Coeli a Roma. Gli altri arrestati sono rimessi in libertà dopo qualche mese di carcere preventivo. Uscito dal carcere Pietro Dainesi ritorna al suo posto di lavoro io tipografia, come apprendista tipografo. Giovane entusiasta e Intelligente. E' predomina'to dal desiderio di fare. Posa a Individualista. E' ammiratore sconfinato della Rygier. Segue Libero Tancredi, direttore de "Il Novatore", rivista individualista, pubblicata in America. Dopo alcuni giorni si riallacciano i contatti. Dainesi con un gruppo di giovani compagni insistono perchè lo mi assuma l'Incarico di riprendere la pubblicazione de "Il Rompete le File". Fino a pochi mesi prima "Il Rompete le File" era stato pubblicato ad in'tervalli, in piccolo formato, come foglietto di propaganda spicciola per i soldati. Era iniziativa di Maria Rygier. Noi tutti che lo diUondevamo, lo consideravamo il più efficace mezzo di propaganda antimilitarista. Ora che la Rygier era In galera - dicevano Dainesi e gli altri - il giornale doveva continuare ad uscire. Si insisteva. Io esitavo. Sentivo di non aver la competenza di compilare un giornale, sia pure di propaganda spicciola. Tutta la mia esperienza consisteva nell'aver pubblicato, di tempo in tempo, qualche breve articolo in "Bandiera Rossa" di Modena, ne "La Gioventù Socialista", organo del movimento giovanile sindacalista stampato a Parma, ne "Il Lavoro• di San Giovanni in Persiceto, ne "La Squilla" e ne "L' Agitatore" di Bologna. Ne parlai a 2lavattero per avere Il suo parere. 2lavattero mi Incoraggiò. Ml disse: "Il Rompete le File" è una pubblicazione per i giovani. Tu sei giovane e non vedo la ragione perchè tu non possa riuscire a !are della propaganda effloace". Con questo incoraggiamento, armato di entusiasmo e buona volontà, lanciai il giornale. E polchè si tratta di documentare riproduco qui la circolare annunciante l'uscita del giornale, spedita nel Maggio 1912, e apparsa in alcuni giornali in Italia e in America. Eccola: •In quest'ora tragica in cui il militarismo ha Inzuppato l'Italia nel sangue, trascinando la popolazione nostra nel dolore e nella miseria, noi sentiamo il dovere di reagire con la nostra umile voce, ·e di aggiungere un nostro periodico ai pochi rimasti fedeli e ribelli in questa epoca. "Proprio in quest'epoca in cui lo spettro dell'assassinio collettivo si rispecchia tragicamente net nostro orizzonte, in questo giorno in cui vedemmo gli omenoni del socialismo pantofolaio inginocchiarsi innanzi alla tanto odiata monarchia - sorgiamo. "Noi non sappiamo se sarà duratura la nostra uscita, ma lo speriamo, perchè crediamo che i buoni, coloro che sentono il bisogno di propaganda sana e rinnovatrice, non mancheranno, come è loro dovere, di venirci in aiuto. "Maria Rygier ad un compagno di fede con lei imputato, prima di essere rinchiusa nel carrozzone che la portava a San Giovanni in Monte (forse l'ultima sua dimora) diceva: "Non vi curate di me, l'unico mio desiderio è che lavoriate pel bene dell'idea e che facciate risorgere "TI Rompete le File", che tanti sacrifici costò a me ad ai compagni d'Italia. Pregate i compagni d'Italia di fare qualunque sforzo a tal uopo e non stancatevi di far propaganda antimilitarista, specie in questo momento in cui democrazia e monarchia alleate insieme, tentano con la reazione più abbietta, di sacrificare i migliori. - Sorgete e incontrerete le simpatie di tutti i compagni dltalia, di coloro che '8JlCOr non hanno rinnegato l'idea. Di!!ondete la propaganda antimilitarista nella caserma, unico mezzo per rovinare il regime attuale. Nulla vi chiedo per me. Curate la propaganda e rate ciò che spetta di fare al buoni". "Noi non seguiamo la compagna nostra nel primo consiglio, perchè sarebbe viltà dimenticarsi di questa nobile donna che si immola per l'Idea, ma la seguiremo però nel secondo, quello ciOè di far rinascere il "Rompete le File". I compagni buoni dunque ci aiutino. GLI INIZIATORI * * * "N.B. - Con 'apposito comunicato preciseremo la data dell'uscit:a e intanto preghiamo i compagni di venirci in aiuto, richiedendo le schede di sottoscrizione e ritornandole piene, acquistiando le catitoline, organizzando reste a pro del "Rompete le File". Preghiamo Inoltre I compagni detentori di schede di rimettercele con sollecitudine. Chi desidera copie si arrretti a farne ordinazione. Per tutto quanto riguarda Il "Rompete le File'', scrivere alla Casella Postale 91, Bologna". * * * Ognuno può immaginare l'atmosfera difficile dell'ora. Ma a vent'anni non si va per il sottile. Ogni pericolo è un invito all'ardimento. Il "Caso Masettl" è un tasto pericoloso. La gente "quadrata", "rispettabile", "assennata", preferisce ta10 CONTROCORRENTE- Aprile 1964

cernc. Solo persone della temerarietà della Rygier potevano rischiare a discuterlo ed a continuarne l'esaltazione ini:aiata dalla Rygier. Presa la decisione di ripubblicare "Il Rompete le File" io ero determinato a portare il caso Masetti alJ',aperto, a discuterlo, a suscitare interesse nel proletariato italiano, che subiva a denti stretti la guerra. Ero fiducioso che la mia non sarebbe rimasta una voce nel deserto, senza eco. I primi numeri del giornale sono dedicati un gran parte all'esaltazione di Me.ria Rygier e di Augusto Ma.setti. L'ammirazione mia per entrambi non aveva limiti. Superata la prima esitazione, le idee ed i propositi cominciavano a prendere forma più consistente. E' nelle nostre intenzioni di indurre la stampa sovversiva e proletaria di tutta l'Italia a parlare del caso Masetti. Intensifichiamo J',attacco contro il governo di Giolitti, responsabile della guerra. Concentriamo la denunzia contro la macchina militare che ha risolto il caso Masetti col confinarlo in un manicomio criminale. Le nostre chiacchiere rimangono isolate, senza effetto. L'indifferenza non fa che stimolare la nostra determinazione. Il fatto che !'on. Giacomo Ferri, socialista, era andato per ,primo al capezzale del Col. Stroppa per congratularsi con lui dello scampato pericolo, aveva contribuito a fare isolare il caso Masetti nell'ambiente socialista del bolognese. Ma !'on. Ferri non si era fermato li. Più tardi, determinato a squalificare completamente il gesto di Masetti, !'on. Ferri si fece il portavoce di un giudizi·o emesso da una commissione di psichiatri, che dichiaravano di aver trovato Masetti "anormale". Questo fatto motivò molti attacchi che "Ii Rompete le file" fece all'on. Ferri nel corso degli anni, mettendo a nudo la sua perversità e malafede. L'elemento nazionalista sfrutta\"a tutti i rumori per discreditare il gesto dell'anarchico ribelle. Noi avevamo un gran daffare a tener fronte ai gruppi dei calunniatori professionali che facevano sfoggio del patriottismo al cento per cento. Comunque la maldicenza contribuiva a seminare confusione e discredito nelle file proletarie. La confusione era riuscita a giungere anche negli ambienti nostri, ove si era meglio informati e interessati a dar battaglia agli elementi che posavano a vessilliferi del patriottismo. Tanto per 'dimostrare quanto la maldicenza facesse presa anche nelle nostre file, citerò un episodio che sembra quasi incredibile. "Il Libertario" di Spezia, diretto da Pasquale Binazzi, pel suo No. 222, Anno IX, 2 Novembre 1911, quinta colonna di prima pagina, sotto il titolo "GAETANO MASETII NON LO FUCILF.- RETE" aveva stampato scemenze che strappavano gli schiaffi. Eccone i brani più significanti: " ... I soliti eroi da caffè ... invece di pensare che quel fatto (l'attentato di Masetti n.d.r.) poteva essere determinato da circostanze dolorose o anche da improvviso malore da rendere irresponsabile il Masetti del suo operato ... " ... già in fretta si è venuto a sapere che egli è ~tato sempre un buono e onesto lavoratore, che mai ha fatto parlare di se . .. " ... una delle sue sorelle è affetta da gravi crisi isteriche ed è stata per molto tempo ricoverata al manicomio ... " ... Ci troviamo dunque di fronte ad tm caso pietoso, perchè se il Masetlti fosse stato completamente padrone di se, invece di recarsi in caserma, dove l'attendeva una triste sorte, avrebbe disertato" ... Non volendo subito attaccar briga con un giornale che si riteneva anarchico, ignorammo la incredibile azione del Binazzi. Pur non dimenticando, preferiamo concentrare su altri bersagli. Questo ar1ticolo fu l'oggetto di molte conversazioni con Zavattero. Egli mi descrisse l'uomo ,per quello che valeva. Fra loro non c'era troppa armonia. Zavattero riteneva Binarzi un "commerciante". Mi disse che nella tipografia de "Il Libertario" si erano stampati mandati di cattura per ordine della polizia della Spezia. Non mi occupai di lui, nè allora, nè dopo. La prosa scapigliata e sbarazzina del giornale ha del fascino. I giovani ci segguono e si stringono attorno a noi. Vengono inviti per riunioni da ogni dove. Il mo.mento è propizio per intensificare la propaganda contro la guerra e il militarismo. 2. Questo è il periodo in cui lavoro con Zavattero. Zavattero è determinato a far di me un propagandista. Mi esorta ad accettare gli inviti per riunioni che vi sono in diverse parti della Romagn·a. Si è attivi alla riorganizzazione della tipografia, alla pubblicazione de "L' A1gitatore", che ha ripreso le pubblicazioni settimanali, e alla stampa di opuscoli in connessione con il progetto della Scuola Moderna. Zavattero, che è di una attività fenomenale, risponde agli inviti di gruppi che lo vogliono per conferenze. Salta, senza scomporsi, da Bologna a Milano, a Ferrara, a Verona, a Risa, a Imola, a Ravenna, a Rimini, a Pesaro, a Fano, a Genova, a Torino ... Nel limite delle mie capacità, cerco di imitarlo in diligenza e resistenza. Presenzio a riunioni di giovani anarchici, socialisti, sindacalisti, repubblicani, in tutti i paesi del bolognese e della Romagna. Vado ove sia possibile giungere senza assentarmi troppo dalla tipografia. Riesco a mettere insieme gruppi composti da elementi rappresentanti le diverse correnti sociali a Imola, Zola Predosa, Bazzano, San Giovanni in Persiceto, Crevalcore, Casalecchio e In diversi altri luoghi. La propa,ganda antimilitarista interessa tutti i giovani, non importa quale sia la loro fede politica. Ovunque, trovo entusiasmo e incoraggiamenti. La mia preoccupazione ,principale in queste attività è, quella di suscitare interesse e sollecitare adesioni per un'agitazione a favore di Masetti. L'agitazione per Masetti è in se stessa un mezzo efficace per agitarsi contro il militarismo e la guerra. CONTROCORRENTE- Aprile 1964 11

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