IN MEMORIADI GIOVANNIBOVIO Mai crune in questo periodo in cui la decadenza del costume politico è discesa al più basso del livelli, l'animo nostro può meglio assaporare la voluttà di Immergersi nei ricordi rimettendo in luce uomini, che il nostro tempo ha dimenticati, pel quali la probità politica fu un culto. Uno di questi Giovanni Bovio. Quando alla Camera italiana sedevano non dei Marlnelli, degli Albertini, dei Farinacci o dei Bellonl, ma dei valori intellettuali e morali come Giuseppe Ceneri, Matteo Renato Imbriani, Francesco De Sanctis, Benedetto Cairoli, Francesco Perez, Petruccelli della Gattina e cento altri, accadeva sovente che nei brevi intervalli della seduta si ponessero tra questi uomini del quesiti bizzarri ed originali. Una volta fu posto questo quesito: "quale è il verso più bello di tutta la letteratura universale?" La risposta non era facile. Lungo fu il raccoglimento, numerose furono le citazioni: chi citò Shakespeare, chi Shelley, chi Leopardi: ma nessun verso parve il più bello. Venne il tul'no di Bovio. "Il verso più bello di tutte le letterature?" disse il filosofo, è quello di Dante: Sotto l'usbergo di sentirsi puro. Ed In questa citazicme è tutto Bovio che mai smenti se stesso. Il suo disinteresse, nella più cupa miseria, resta sempre la lettera famosa all'intermediario di un gruppo di banchieri francesi il quale gll offriva un milione duecento mila llre per ottenere l'Intervento in un prestito col governo Italiano. Lettera che qul riproduciamo: Napoli, 3 dicembre 1888. Pregiatissimo Sig11ore La proposizione fattami indica chiaramente che voi mi avete veduto e uàUo, ma non mi avete conosciuto. Per fare a me siffatta proposta, voi avete dovuto indicare ai banchieri che verranno in Roma il mio nome, e permettete che lo difenda io che non ho altro da custodirei e da tra-Smettere. Lo difenderò spiegandovi in poche parole il fatto e me. n fatto comunque colorito e velato ò di quelli che si chiamano affari e che i deputati 11011 debbono trattare nò coi ministri ttò con ufficii e compagnie dipendenti dal Governo. Non c'ò legge che si opponga, ma i fatti peggiori non sono quelli che cadono sotto le sanzioni. Quan.to a me, •iil a voi che siete stato a Napoli, nò ad altri può essere ignoto che io sostento me e la mia famiglia dì per dì i11-Segnando e scrivendo filosofia, congiunta con tm po' di matematica, ma con aritmetica che non {I mai arrivata al milione. Se il lavoro mi frutta l'indipendenza, il milione mi {I soverchio. Voi scrivete che tutto sarebbe fatto di cheto in Roma, senza che altri ne sappia. E non ?.o saprei ioY E non porto nella mia coscienza un codicet I banchieri possono lasciar la loro coscienza a piè delle Alpi e ripigliarsela al ritorno, ma io la porto dovunqiw, percM lii. dentro ci sono gli ultimi ideali che ho potuto salvare dalle delusioni. Voi scrivete che {I opera di buon cittadino questa mediazione, ed io vi dico che {I opera di onesto uomo non far mai ciò che si ha bisogno di tacere o di coprire. Giovanni BOVIO. E le ultime parole che in punto di morte Bovio rivolse ai figli furono "siate liberi e onesti". Monito solenne, aspra rampogna per questa nostra epoca in cui si danno il braccio la più sfrenata tirannia e la corruzione più sfacciata. NOI. Non sacrificare il Vero alla setta, al potere, alla piccola convenienza del minuto, alle petulanze opportunità di un giorno, al mestiere ed alla carriera, alla simpatia ed all'odio; dire il Vero perchè è degno di uomo llbero e di nazione civile, dirlo perchè altri lo ripetano da te e con te, dirlo perchè è il Vero. GIOVANNI BOVIO
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