Controcorrente - anno XX - n. 40 - gen.-feb. 1964

fusa e sfornita in gran parte di pezze di appoggio, giustificative delle spese eseguite. Il querelante, inoltre, ha presentato una infinità di note ed appunti sconnessi, fatture ed elenchi di spese, senza alcuna garanzia di veridicità, pezzettini di giornali o di carte stampate, incollate su libri ingialliti dal tempo e dal sole, e su cui vedonsl scritti che evidentemente appaiono vergati di recente. Egli, per riparare alla effettiva mancanza del rendiconti, è ricorso ad un espediente che il tribunale al certo non può non de• plorare: ha all'ultim'ora foggiato delle larve o simulacri di rendiconti fittizi di somme raccolte e spese molti anni or sono, credendo con questi mezzi potersi sottrarre al peso della grave accusa che su lui incombe. Difatti per il monumento a Colombo, viene allegata a processo una dichiarazione sottoscritta da diciassette sconosciuti individui, dei quali non sono riportati il domicilio, professione ed età: dichiarazione resa avanti un notaio d'America, un tal Canale, il quale non accerta la identità delle persone sopra citate, nè autentica affatto le firme in calce a detto suo atto, che è redatto nel 14 Novembre 1911., In detta dichiarazione è attestato che il monumento a Colombo, i sottoscrittori dell'atto potevano affermare che li rendiconto fu regolarmente dato, mentre giova sul proposito ricordare che il cennato monumento era stato innalzato nel 1892. Ugualmente per il monumento a Verdi si esibisce un rendiconto senza data, consistente in un mezzo foglio di carta scritta, la cui firma è autenticata dallo stesso notalo Canale, il quale firma il suo atto senza attestare se esso sia l'originale o la copia. Cosi per Jl monumento a Verrazzano, il Barsotti presenta un opuscolo apologetico dell'opera sua, ed un rendiconto che porta la data anche del 1911. Dalla relazione ufficiale deJla Croce Rossa Italiana risulta che il Barsotti inviò a detta istituzione Lire 365.000 per sottoscrizioni raccolte a New York, per soccorrere le vittime del 1908, mentre dal resoconto pubblicato nel " Progresso Italo-Americano " si ricava che le somme a tal uopo raccolte siano state Lire 435.000. Se uno volesse spulciare ancora per documentare le " benemerenze" di Barsotti non si finirebbe più. Bisognerebbe sfogliare ed analizzare le sottoscrizioni fatte per le vittime dei terremoti, avallate dal Re e daJla Regina Elena, che il servilismo di una stampa lecchlna ed abbietta, ha fatto credere persone di cuore e di nobili sentimenti. Questi illustri personaggi, appartenenti alla abominevole stirpe savoiarda, con i messaggi inviati a Barsotti - e da lui pubblicati con vanità pomposa nel suo giornale - non sono stati meno responsabili dei dulcamara coloniali, nell'avaJJare la frode. Ma se Barsottl poteva essere considerato " maestro " in queste imprese fraudolente, gli altri giornali, gli altri prominenti, gli altri patrioti, avevano la loro parte di responsabilità. Il loro tacito consenso era egualmente colpevole, anche se non offriva materiale da tribunale. Riepilogando. Come possono essere le colonie italiane - tutte le colonie italiane, da New York a San Francisco - migliori di quello che sono, con questi lestofanti che pretendono guidarne il cammino? Gli articoli di Giacosa, di Barzini, di Scarfoglio e di altri che cl hanno dato il desolante quadro del come vivono gli italiani nella "Piccola Italia" di New York e d'America, non devono essere ignorati. Ma essi avrebbero avuto un effetto benefico se le loro penne maestre si fossero trasformate in staffili e avessero bollato a sangue la cotenna dei lestofanti che si sono messi l'emigrato italiano sotto i piedi, per creare il loro piedistallo, facendosi credere del grandi benemeriti. MASSIMO LORIS • 45 - Il banchetto a Segni Antonio Segni, ritornato a Roma dalla sua visita di prammatica a Washington, con chiassose soste nelle colonie italo-americane, avrà preso una forte dose di ma• gnesia calcinata per guarirsi dell'indigestione di pietanze italo-americane e di discorsoni che non dicevano un'acca. Gli stessi discorsi che sarebbero stati pronunziati per un qualsiasi altro capo di governo o primo ministro, monarchico o repubblicano, fascista o papalino. La bolsa retorica degli oratori coloniali non muta mai. I medesimi richiami alla gloria di Roma dei Cesari o alla terra degli uomini di genio. Una volta furono Giolitti e Orlando, Mussolini e Balbo, Scelba e Fanfani, Gronchi e Storchi ·a ricevere il plauso dei panegiristi di professione. Oggi i pisciaparoloni hanno salivato davanti a Segni che sembrava un cagnolino accatarrato, e a Saragat, il quale sogna di sedere in Campidoglio. Se l'Ambasciatore Fenoaltea ed il nobiluccio ch'è Console Generale dei cafoni di New York (giacchè la breva gente non fa la ronda al consolato), non avessero calate le brache davanti al primo rempollo del defunto m'agnate della sabbia, Pope, alias Papa, il banchetto in onore del Presidente Segni non sarebbe degenerato in un'altra manifestazione del periodo poco edificante di Carlo Barsotti, il tenitore di prostiboli che volle essere il padre putativo deJla colonia italiana, dirigendo ogni sua attività dalle colonne del Regresso, servendosi delle penne di venali redattori. Aggiungiamo che Barsotti era un semi-analfabeta. Ma se gli mancava la cultura, controbilanciava le sue deficienze con una insuperata faccia tosta. E tale caratteristica è anche oggi uno dei principe.li requisiti di tutto il personale del gi.ornalaccio di New York, dai redattori ai corrispondenti. Un fascio di gramigna. Il cronista dell'organo dei prominenti, dei cafoni ·arricchiti, del cafoni semi-letterati, delle pe.ccHiane, dei consoli timidi e vruri, ha ficcato in ciascun paragrafo i nomi di Fortune Pope, quello del recente scanCONTROCORRENTE - Febbraio 1964 11

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