Controcorrente - anno XX - n. 40 - gen.-feb. 1964

GENTE 44 - Pagina di Diario III. 28 Luglio, 1914 Le prime informazioni sulle fortune e il prestigio ottenuti da coloro che sono più in vista, sono sufficienti per stimolare ricerche di materiale col quale inchiodare alla gogna gli avventurieri. Basterà sfogliare I giornali menzionati per racimolare i documenti necessari. Di tempo in tempo questi giornali, che invariabilmente fanno a gara nell'esibizione di patriottismo e nell'esaltazione delle glorie della patria, si sono dilaniati con furia selvaggia, svelando truffe ed imbrogli, organizza ti e perpetrati dal "confratello" rivale ai danni dell'emigrato, che è sempre la vittima delle frodi organizzate in nome della patria. Uno degli italiani più in vista è Carlo Barsotti, proprietario e direttore de Il Progresso Italo-Americane. Egli è l'astro maggiore dei patrioti di professione. Si è servito de "Il Progresso" come il bandito si serve della carabina per svaligiare la vittima. Stando a quello che si dice e si stampa, la sua specialità O stata quella di aprire sottoscrizioni per erigere monumenti a Italiani illustri, i cui nomi si prestano a speculazioni senza fine - Dante, Colombo, Verrazzano, ed altri. Delle sottoscrizioni iniziate non ha mai dato conto, nonostante i "confratelli" quotidiani newyorkesi glieli abbiano chiesti con insistenza non sempre pulita e garbata. Non si è mai preoccupato di chiarire sospetti e accuse. Fra Il Progre88o Italo-Americano e gli altri quotidiani menzionati, vi sono state polemiche sanguinose. Le accuse lanciate contro Barsotti avrebbero Indotto qualsiasi altro a farsi saltare le cervella o a nascondersi per sempre in una fogna. Non Barsotti. Barsotti se ne è servito come benemerenze patriottiche. Barsotti si è sempre considerato Il custode ufficiale del patriottismo italiano in America. Anche quando si è detto e provato che Barsotti si è servito delle banche da lui fondate (e finite In bancarotta) per svaligiare i cafoni, non ha battuto ciglio. Anche quando si è detto che Barsotti si è servito del bordelli per far vuotare le tasche agli imbecilli, non ha querelato o usato la rivoltella. Barsottl ha la cotenna più dura di un rinoceronte. In seguito alle polemiche Il nome di Barsottl era divenuto una combinazione di sinonimi - ladro, bancarottiere, tenitore di prostriboll, ingaggiatore di crumiri, ricattatore. Barsotti ha continuato a fare Il patriota. E patriota lo considerarono sempre coloro che stavano al timone del governo italiano, nella Roma eterna. Egli volle essere fatto Cavaliere e fu fatto Cavaliere. Egli volle essere fatto Commendatore e fu fatto Commendatore. Egli volle essere fatto Grand'Ufflciaie della Corona d'Italia e fu fatto Grand'Ufflciale della Corona d'Italia. Tutto ciò è strano se non addirittura Incomprensibile. Le imprese di Carlo Barsotti hanno avuto eco nelle corti di giustizia d'America e d'Italia. I giudici americani l'hanno classificato "uomo il cui giuramento non ha alcun valore, avendo deliberatamente altra volta giurato il falso". Il suo nome è stato più volte bollato dalle corti locali, che lo dichiaravano banchiere fallito con depositi di migliaia di lavoratori italiani, colpevole di brogli gravissimi nelle varie sottoscrizioni promosse dal suo giornale per monwnenti, disastri e per la Croce Rossa. Barsotti non si è mai mosso solo, quando si è trattato di organizzare frodi a danno degli emigrati, con iniziative che avrebbero dovuto - secondo le sue premesse - onorare gli italiani e la patria. Si è mosso sempre con l'avallo di nomi di gente che al pari di lui si voleva mettere in vista per investirsi dell'autorità di rappresentare le colonie italiane. Nei suoi comitati erano sempre i nomi dei compari, prominenti e grandi patrioti come lui. Dai documenti presentati al processo di Roma apparivano i nomi di cavalieri, di commendatori, di banchieri, di giudici, di preti, di avvocati, di giornalisti. Il proprietario de Il Progresso ltalo-American-0 era l'insegna, il maestro di cerimonia, il cassiere, l'ingegnere della frode. Per ammissione fatta dallo stesso Barsottl al processo di Roma, i nomi di altri cavalieri, di altri commendatori, figuravano nelle sottoscrizioni per cifre ingenti, ma che non versarono mai. Questo prova come essi avallassero deliberatamente la frode. Un esempio specifico: per il monumento a Giovanni da Verrazzano il commendatore Luigi Solari sottoscrisse la somma di 500 dollari, che - come risultò dal processo - non versò mai. Il tribunale di Roma, in data 21 Dicembre 1912, emetteva contro Carlo Barsotti una sentenza in cui fra l'altro si legge: In riguardo alla più importante e grave accusa, che cioè il Barsotti si sia sempre rifiutato di rendere I conti delle sottoscrizioni promosse per monumenti e disastri nazionali, e che sia stato pubblicamente accusato di appropriazione di parte dei fondi raccolti, il Tribunale dall'attento studio dei documenti esibiti, dallo scrupoloso esame del testimoniale raccolto, ha tratto il pieno convincimento che realmente mai i conti siano stati resi esattamente e regolarmente, e che delle molte somme riscosse non tutte furono integralmente erogate o versate; dalla rigorosa disamina dei cennati documenti, e specialmente di quelli presentati dallo stesso querelante, si scorge in maniera assai manifesta, come i resoconti delle sottoscrizioni, anche per cifre Ingenti, o siano stati molto succintamente riportati nel giornale di Barsotti, o siano stati riprodotti in relazioni oltremodo monche, sommarie e vaghe, con contabilità con10 CONTROCORRENTE - Febbraio 1964

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