Controcorrente - anno XX - n. 39 - nov.-dic. 1963

esercitare sulla massa da parte d'individui o gruppi di giornali che pretendevano essere i depositari unici e qualificati di certi speciali verbi dogmatici d'un loro particolare vangelo ... anarchico. M'è capitato perfino, una volta, di sentir parlare del dovere degli anarchici d'aiutar... la Mafia! E guai a ribellarvisi! Il minimo che potesse capitare ai restii era quello d'apprendere d'esser diventati o spie o agenti provocatori. Però mai ci era stato dato di sentirsi esposti a scomuniche per la sacrilega eresia di dir "merde" a Castro, come agli altri dittatori presenti o futuri della Terra e magari della Luna, siano essi o Kennedy o Krushev, a seconda di chi sarà il primo a mettervi piede e colonizzarla. Siamo arrivati al punto in cui, tira tira, la corda incomincia a sfaldarsi, e si strapperà se continuiamo a servire da bilancino alla Troica moscovita galoppante a briglia sciolta verso nuove dittature. Ora, se ad ogni troica che vedremo passare correremo ad imbrigliarvici, lo sappiamo noi, lo sapete voi quanti di noi ci salveremo dall'essere schiacciati sotto il veicolo ancor prima che l'auriga giunga al suo proprio Kremlino? SI, lo sappiamo e lo sapete: NESSUNO! Mi guardate? Ho detto: NESSUNO! Direte voi: - Ma se noi facessimo un compromesso col dittatore per sbarazzarsi una volta per sempre dell' imperialismo capitalista e poi. .. ?. . . Illusi! E poi? Lo sapete cosa avreste concluso? Avreste fatto nè più nè meno come quel tale che volle fare un dispetto alla moglie. Vi sareste Castrati per far dispetto alla vile borghesia la quale non potrebbe essere che soddisfatta d'essersi sbarazzata di voi, di noi tutti, a cosi buon mercato, senza toccar pallino. Alla nostra totale stalinizzazione o eickmannazione che sia, ci avrebbero pensato i nostri amici, dopo che noi stessi - vergogna delle vergogne! - avessimo emasculato il nostro ideale di propria iniziativa. ~ • * Se è spingendo il movimento per questa china che porta al baratro in cui l'anarchismo potrebbe rompersi il nodo del collo e non rizzarsi più e se chi se ne proclama il Pilota crede veramente di spingerlo invece sicuramente in porto, vuol dire che la lunga pratica giornalistica acquisita oltre oceano ha dato i suoi frutti. Fortuna vuole, però, che qui da noi c'è anche chi osa dire senza timori che un giornale che può richiamarsi al nome di Errico Malatesta come fondatore non può essere soltanto organo della FAI, ma anche di chi lo sostiene dal difuori, cioè di tutti i suoi lettori, abbonati e sostenitori che siano. Quà non siamo nel paese di bengodi dove tutto va bene anche quando va male. Qui le cose del Movimento, che son cose di tutti, si è abituati a ragionarle discuterle criticarle, correggendo modificando migliorando quando lo si giudichi necessario; ma fra tutti, anche fra i non federati, in un largo spirito di libera parità, e non nella soffocante atmosfera d'intimidazione e di timore, d'abuso di ppotere e d'autosufflcienza emanante da detta stampa che ha provocato il risentimento di molti e, come conseguenza, una nidiata di bollettini scritti da compagni non troppo dimesticati coll'arte del bello scrivere, poco pratici in fatto d'espedienti polemici, cioè con pochi peli sulla lingua ma con un certo numero di ragioni e di proteste da avanzare contro chi, specialmente, intendeva far loro ingoiare l'amara pillola d'un certo anarchismo bolscevizzante di cui non si fidava punto. I ciclostilati apparvero - certo senza preventivo concerto fra i loro redattori - apparvero, si può dire, simultaneamente in distinte zone dei cieli dell'Italia peninsulare ed insulare, a dimostrazione che la soffocante atmosfera di cui più sopra stava diffondendosi capillarmente ovunque. L'inattesa alzata di scudi non piacque a chi l'aveva maldestramente provocata e che, preso di sotto gamba cosi all'improvvista, non seppe che tentare la controffensiva che tutti sapete, consistente in quella specie d'Auto-da-fè che - anche questo - tutti sapete. Io non conosco nessuno fra i compilatori di quei ciclostilati e non posso dir nulla, nè in bene nè in male, circa le loro caratteristiche. Ma siccome si vociferò trattarsi di gentaglia che non ha niente dell'anarchico, del compagno, sarebbe anarchicamente onesto che chi "vocifera" provasse anche a "provarlo"· Perchè se è semplicemente per il fatto d'aver poco rispettosamente pestato i calli a qualche compagno fra i più in vista che li si è messi all'indice, la ridicolezza dell'accusa ricade tutta ... su dei giudici che condannano i propri figli. Perchè il linguaggio da questi usato non era poi eccessivamente più scurrile ed offensivo di quello usato e che si continua ad usare dai giudici-genitori contro i compagni cubani, contro chi non è daccordo con le Castronerie di U.N. e, ultimamente, contro i giovani compagni milanesi redattori di Materialismo a Libertà ai quali, anche se noi vecchi non fossimo daccordo sul loro parere circa l'azione dei compagni spagnoli in fatto di "sabotaggio al Turismo", temiamo però ad esprimere il nostro consenso in fatto di libertà d'opinione. Contro i compagni cubani l'ultimo appunto che si muove loro è d'essere stati degli strumenti dell'imperialismo yankee: cosa che verrebbe ammessa da essi stessi quando accusano Kennedy di averli traditi. Già: si sogghigna sulla disgrazia di quei compagni. Colpevoli d'essersi lasciati tradire! Come se pure tutti noi che dalla Francia corremmo in aiuto del popolo spagnolo non si sia stati traditi dal Kennedy francese: Lèon Blum. Ricordo il grandioso raduno del popolo di Parigi al Bois de Saint-Cloud in favore della resistenza alla rivolta dei generali franchisti, e in cui oratore principale fu appunto Lèon Blum, allora Primo Ministro di Francia. Con un poderoso travolgente discorso galvanizzò l'entusiasmo del milione e passa di manifestanti, incitandolo al volontariato, assicurandone il libero transito 8 CONTROCORRENTE- Dicembre 1963

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