stato dì cose è tutta racchiusa nel Socìallsmo che è rimasto attanagliato nel suo complesso di infanzia. La parola del giorno sembra essere quella di diventare tutti socialisti in questa ora di depressione del Socialismo. Vi è la ragione economica come al solito. Mussolini ed Hitler erano anticapitalisti, ma non socialisti, Nasser è anticapitalista, ma non socialista. Castro idem come gli altri suoi colleghi. Tutti i popoli sottosviluppati fanno dell'anticapitalismo, ma si illudono di raggiungere il Socialismo e si risveglieranno dei servi sciocchi dello Stato. L'orgia anticapitalista è necessaria ed è logica; ma noi stiamo assistendo al sotterramento del capitalismo per sostituirlo con un feudalismo moderno. La nuova classe dirigente socialista senza contorsioni e senza alcun sofisma nella sua incoerenza sia nel fatto che nel diritto. E' con essa che bisogna fare i conti più che con il capitalismo altrimenti ci troveremo prigionieri in un regime sociale di regresso che impedirà con la forza qualsiasi movimento di schietta marca socialista come avviene, ormai, da decenni nell'area delle infami "democrazie popolari"· O svelare la realtà sociale alle masse o aderire alla tesi di Krusciov e di Togliatti come in pratica sta facendo Nenni ed il Partito Socialista Italiano imponendo le nazionalizzazioni e la programmazione staRIVOLUZIONI E Durante l'anno scolastico 1962-63, The National Education on Television, N.E.T. pose in onda un programma di studi sociali che aveva per soggetto le rivoluzioni nel loro aspetto storico e nel loro contenuto scientifico filosofico. Non è facile, qui in America, trovare persone ben preparate che diano intelligente contribuzione alla soluzione di un problema con umiltà e generosità. Qui tutto è filtrato col contagocce dell'utile personale. Ma il professore dell'Harvard University, ch'era il docente di quel corso, era una buona eccezione alla regola. Modesto nell'apparenza, ma ricco ed avveduto nella sostanza, dava da pensare con ogni sua lezione. Mi dispiace di non poter ricordare il suo nome, ma mi sembra che comunque sia utile diffondere il suo pensiero su un soggetto interessante per i lettori di "Controcorrente"· -La rivoluzione - egli diceva, è un fenomeno storico ambivalente. Da una parte affonda le sue radici in fatti reali, in situazioni molto concrete di malcontento e di malessere di una determinata società, ma d'altra parte si nutre di fantasmi quali aspirazioni verso il nuovo e il meglio, o quali romantiche nostalgie per il passato che si vuol fare rivivere in mutate situazioni, in nome d'id·eali affascinanti forse, ma non concretamente possibili. Egli diceva anche che a parte questa natura tale. Non sì fa sul serìo dell'antistalinismo se non si denuncia come antisocialista e reazionaria la politica economica portata alle estreme conseguenze da Stalin e fondamentalmente in vita da Krusciov. Dell'a-comunismo o dell'anticomunismo verbale o politico di Nenni e di Saragat possiamo farcene dei gargarismi al cospetto del programma economico del centro sinistra. Nè vale dare addosso alle masse venute sul proscenio della storia. Esse la rivoluzione l'hanno fatta, ma si sono trovate derubate del potere dai loro quadri, e dove non l'hanno fatta come in Italia nel 1919, la colpa è dei capi, non della massa pronta per farne quaranta di rivoluzioni. La faccenda è che non basta prendere il potere, bisogna poi " fecondare la società migliore " ed è quì che è cascato l'asino. Oggi i compagni jugoslavi si sono accorti che si tratta di un problema difficilissimo, mentre Nenni e Saragat proseguono a "socializzare" col metodo economico di Stalin, non di Lenin che al cospetto del disastro proclamò la Nep. Dure sono le teste dei capi, non quelle della massa ignara di queste cose. Dopo un secolo di marxismo siamo ancora immaturi in questa dottrina e v'è la sua ragione i signori "scientifici " vogliono risolvere il problema facendo i loro sporchi affari sulla nostra pelle! Domenico Falco RIVOLUZIONAR ambivalente di ogni rivoluzione, esse hanno in comune il modo di realizzarsi, avendo tutte per scopo immediato il cambiamento drastico e completo della classe dirigente e di alcuni ordinamenti pubblici. La parola "volvere" (verbo latino che vuol dire "cambiare ")ha dato origine alla parola " rivoluzione". Ma da quello stesso verbo deriva anche un'altra parola "evoluzione" che significa cambiamento lento e graduale. Pare che alcuni anarchici siano del tutto scettici nei confronti della "evoluzione" perchè credono che i cambiamenti graduali siano come pannucci caldi per i mali sociali. Estirpare il male non significa però essere capaci di costruire da nuovo e meglio. Così abbiamo visto le rivoluzioni parzialmente o totalmente fallire una dopo l'altra, ma abbiamo altresl visto che la società umana si è evoluta in qualche modo ed è progredita, malgrado ogni apparente fallimento delle rivoluzioni. Un leader, o un personaggio politico che con la violenza sopprime un ordine esistente e ne sostituisce uno diverso, è giudicato come rivoluzionario. Hitler e Mussolini sono ritenuti protagonisti di rivoluzioni " conservative " perchè ristabilirono forme di governo, precedentemente eliminate, ma che essi e la loro gang giudicavano migliori degli ordinamenti che rovesciarono. Sono stati chiamati " rivoluzionari" perfino i CONTROCORRENTE - Dicembre 1963 19
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