Controcorrente - anno XX - n. 39 - nov.-dic. 1963

corso della verità da lui sempre seguita con serena attenzione. Il motivo politico è stato inteso da Ben Shahn soltanto come individuazione dei valori umani e morali. Dolore e commozione - si guardi alla gouache del '32 della serie Sacco e Vanzetti, "Dimostrazione a Parigi". Qui Ben Shahn ha mirato a mettere in risalto l'angoscia Interiore dei personaggi: la sorella di Vanzetti è chiusa in un dignitoso dolore, gli uomini che la attorniano e la accompagnano, umili lavoratori, sono oppressi soltanto da una interna tristezza; lo stesso cartello che si leva dietro la piccola folla con la scritta Peuple parisien, sauve mon frere et Sacco. Merci! Luigia Vanzetti, suscita tenerezza, umana simpatia. Ma occorre ancora guardare alle pitture della serie della bomba atomica o ai manifesti eseguiti dall'artista per il CIO come quello "Noi vogliamo la pace ", in cui Shahn dà all'immagine del ragazzo intensa espressività, senza troppo concedere alla deformazione espressionistica e badando piuttosto al gesto artistico, dentro il flato di un realismo profondamente sentito. Ben Shahn ha narrato nel bene e nel male gli aspetti della personalità americana, e se la sua protesta contro l'ingiustizia e la ineguaglianza è stata acuta, più dolce egli si è dimostrato quando ha cantato della sua gente il calore umano. E' pittore di profonda dolcezza quando dipinge il " sogno ", di sottile tristezza quando colloca nella solitaria campagna, In una stagione che si avverte autunnale, l'uomo che fa uscire dalla sua armonica a bocca le note della canzone "Pretty giri milkin cow ". La sua aggressività si tempera nel calore con cui imposta il discorso; e diventa allora patetico. Si commuove e sa commuovere. "La ragazza salta alla corda" davanti alla sua casa distrutta dalla guerra; c'è il senso della vita che deve ricominciare a tutti i costi anche se negli occhi urgono lagrime; eco " Le donne dei minatori" che vivono il medesimo dramma dei loro uomini chiudendosi nelle viscere della terra; ecco "il violinista" del '47, il "Quartetto" del '44 "il suonatore cieco" del '45, il "Notturno" del '49, nei quali è sempre evidente la tristezza interiore dei personaggi. I valori della vita. In Ben Shahn nessuna traccia di allegria, tutt'al più dolcezza. L'arte come la vita, non è consolatoria; ci sono problemi profondi da portare alla luce per recuperare l'allegria e la felicità della vita. Quando Ben tenta di arrivarci, si avvede di essere entrato in un mondo illusorio; continua tuttavia a sperare. La speranza è una ragione umana di cui Ben non può fare a meno sopratutto perchè sa che da essa rinasce la realtà futura; e Shahn proprio per questo continua a narrare la vicenda della vita con negli occhi la luce nella speranza certo di arrivare in fondo alla sua strada, alla strada di tutti. In questo realismo niente affatto spietato, proteso verso la chiarezza, Ben Shahn propone continuamente i valori della vita. Le sue immagini minuziosamente descritte; anche su un filo d'erba l'artista non tralascia di mettere il suo famoso accento. sulle piccole foglie, sui fiori". E' compito dell'artista - ha detto Ben Shahn - affermare che la vita è significativa. Di questo impegno morale, del linguaggio e dell'esperienza di Ben Shahn è offerta in questi giorni a Roma una testimonianza pressochè completa attraverso una mostra antologica aperta alla Galleria nazionale d'arte moderna. • 41 - Scena che passa Il giornaletto-manifestino di Battery Street, e lo sfiatato organetto italo-irlandese di Hanover Street - i due sparuti giornalucoli italiani di Boston - hanno riprodotto varie fotografie sulla visita di " Sua Maestà ", re cretino Umberto a Boston. Nelle tardive note di cronaca si ricordava ai lettori che il Lasagnone ex regale, il cui rachitico padre si proclamò anche imperatore di Etiopia (grazie al torvo duce), era stato ospite dell'ex governatore e della sua Jennie, a Winchester, ove Bertuccio, re spodestato, sbafò allegramente col suo seguito. La gente che l'ospitava e gli amici che stavano attorno al codardo rampollo sabaudo, il quale non vinse mai una battaglia, ad éccezione di quelle delle camere da letto dell'aristocrazia torinese e romana, si pisciarono sotto, per l'onore di ospitar l'inetto ex sovrano. Una nota nell'insipida "Gazzetta" ci dice che il supremo papavero dell'Ordine Figli d'Italia era là. E altri immigrati e figli di immigrati, cioè di quei contadini i quali nei loro paeselli, non avevano nemmeno sognato di toccare la giacca del sindaco o del signorotto. Naturalmente i due sedicenti giornali in lingua più o meno italiana di Boston, noti per le loro simpatie fasciste e reazionarie si guardarono dal commentare la stonatura della visita del fannullone di Cascais, Portogallo. Non commentarono perchè tanto il manifestino di Battery Street, quanto il settimanale di Hanover St., che è diretto da un individuo che non conosce la lingua italiana, non hanno un redattore che possa scrivere un articolo. Hanno dei mestieranti che eccellono nell'uso delle forbici e della colla. A questo bassissimo livello si è ridotta la stampa italiana di Boston. Una indecenza. Immagina te il capo dell'Ordine Figli d'Italia in America che va a genuflettersi dinanzi all'ex re fascista? O un ex governatore, onorato ripetutamente dalla Repubblica Italiana, che fa i salamelecchi davanti al re e ai cosidetti gentiluomini del suo seguito? Ed un parroco che inneggia alla monarchia? E le pacchiane che per poco non ruzzolarono sul tappeto nel loro goffo inchino davanti a Lasagnone? Lasciamo stare i politicanti americani. Essi non capiscono un'acca. Stringerebbero 12 CONTROCORRENTE- Dicembre 1963

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==