Controcorrente - anno XX - n. 38 - set.-ott. 1963

prima da Renato Cartesio, che col suo discorso sul metodo ha fatto tanto male al cattolicesimo, più male che Lutero, surrogando all'autorità cattolica il libero esame. Queste cose Paolo VI le sa a memoria e non ne fa un mistero, perchè l'otto Settembre, dopo di aver celebrato la messa a Roma, nella chiesa della Trinità, il santo padre ha pronunziato la sua elocuzione rivolgendo ai fedeli in semplice tono pastorale queste annotazioni. Egli ha detto anzitutto che alcuni considerano la religione cosa di altri tempi, ed altri, una catena al piede di chi vuole seguire il cammino del progresso. Queste persone, aggiunse il papa, sono del parere che senza religione possono agire meglio e più liberamente nella vita sociale e politica. Naturalmente, poi dopo lodò ed incensò quelli che si contentano e trovano nella fede religiosa una fonte di conforti. Ora il padre santo, sa pure che non sono solo alcuni, quelli che considerano la religione roba da chiodi. Ma se si vuole includere quelli che se ne fregano altamente, come gli atei, gli agnostici ecc., oggi nel mondo possono assommare a parecchie centinaia di milioni di esseri, che se non fosse per il resto della ignoranza umana, la santa sede resterebbe in debito con il provveditore della loro cucina. Però noi non siamo così ingenui di credere che la chiesa sia nell'imminente traMotivi polemici monto, tuttavia sappiamo che la sua vuotaggine nel campo spirituale, viene ricompensata nella bilancia economica, cosi per mezzo degli intrighi politici e affaristici, con la borghesia capitalista che si puntellano sempre a vicenda l'uno con l'altro in modo totale per le loro massime istituzioni, chiesa e stato, cl pensano i lavoratori a farne le spese con il sistema della schiavitù del salariato. Però la rivoluzione operaia tosto o tardi determinerà la caduta anche violenta delle loro difese politiche, perchè quelli ormai sono incapaci di provvedere alle n·ecessità comunitarie e verranno annientati per forza nei privilegi della classe dominante. Gli operai stabiliranno nuovi rapporti determinati da un modo superiore d'intendere e comportarsi, ed i privilegiati di ieri saranno gli sbandati di domani, giusto per la loro relativa inferiorità ai nuovi sistemi di produzione e di vita. La prossima rivoluzione non solo penserà per la classe operaia ma gradatamente tenterà di unificare tutta la famiglia umana. In quanto alle fedi religiose e del dio, non v'ha nessuna forma raffigurabile. Sono gli uomini che lo figurano a loro immagine e somiglianza. Cosi come il bue, il cavallo e l'asino, se questi sapessero dipingere, se lo dipingerebbero a loro somiglianza, come fanno gli uomini. S. Satta L'INEVITABILE POLEMICA Ha fatto qualcosa, fin qui, Umanità Nova, per non provocare una polemica fra compagni sullo scabroso "affare cubano"? La risposta è NO. Essa l'ha resa inevitabile col suo altezzoso, sufficiente e discriminatorio atteggiamento che non poteva essere in alcun modo condiviso da quegli anarchici ai quali fu sempre insegnato che qualsiasi specie di dittatura segna inevitabilmente il grado più alto - per il caso in questione il "più basso" - sul termometro dei regimi autoritari. E poichè in tanti anni di esperienze "dal vero" la parola dei maestri era risultata indiscutibilmente giusta, come potevano gli scolari, così di punto in bianco, rinnegare la validità anarchica delle lezioni, approvando e contribuendo all'istaurazione di una nuova dittatura, essi che di presenza o assenti per forze maggiori l'avevan sempre combattuta? Pretenderlo, e pretenderlo nella forma perentoria ed antilibertaria con cui U. N. - e con lei tutta la nostra stampa ufficiale - intendeva imporlo " a tutti" gli anarchici così come risultò dal Convegno di Senigallia, era come stimar sè stessi degli infallibili pontefici e tutto il resto degli imbelli invertebrati. E' innegabile che alla redazione del giornale vi siano uomini possedenti facoltà quali l'eloquenza e la facilità di maneggiare la penna che molti di noi del mucchio non possediamo; ma appunto perchè più addestrati, essi non possono non capire che pure fra la massa c'è chi, istintivamente o per letture o per acquisite esperienze, "sente l'anarchismo" quanto loro; ma che non sempre son disposti a farli propri. E tanto meno se, come nel caso dei compagni cubani, questi si son conformati esattamente al dettame, per esempio, di Luigi Fabbri secondo il quale, "in caso di rivolta contro governi reazionari (ivi compresi specialmente, aggiungiamo noi, quelli a carattere dittatoriale) è dovere degli anarchici correre ed offrire il proprio aiuto ai rivoltosi". U.N. ha pensato di far suo, sulla carta, il pensiero del Fabbri al fine di confondere chi, sul posto, lo aveva messo in pratica, mentre essa consigliava e prometteva aiuto. . . a Castro, aguzzino e boia di anarchici; o, com'egli u ci" definisce, "anarcosi " - come dire lebbrosi o qualche altro spregiativo in osi. E ciò senza che in redazione faccia nè freddo nè caldo, mentre vi si trova modo d'indignarsi quando le stesse vittime dell'amigo danno del " verdugo" 16 CONTROCORRENTE - Ottobre 1963

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==