Controcorrente - anno XX - n. 38 - set.-ott. 1963

Chi legge U.N. avrà letto nel n. 24 lo scritto: "Raccomandata con Ricevuta di Ritorno". La "Redazione" si è rifiutata di accettare una lettera cosi direttale e giustifica il rifiuto con dignità offesa. La lettera era stata inviata dalla " Federazione Anarchica Laziale " dopochè altre missive in via ordinaria erano state ignorate. Nel n. 25 di U.N. si legge questa PP. Roma: Cimino - Poichè sei tu l'offeso per la raccomandata con ricevuta di ritorno che abbiamo respinto, e poichè, fra l'altro, ci ricordi della tua protesta che ora riceviamo CHE DOBBIAMO PUBBLICARE LA TUA DICHIARAZIONE PER INTERO ANCHE A TERMINE DI UN PRECISO DISPOSTO LEGALE SU LA STAMPA, ti comunichiamo ·che puoi ricorrere senz'altro al tuo avvocato perchè sporga denuncia ... " Nel n. 26 dello stesso giornale altra PP. ROMA: Cimino. Il responsabile "legale" e l'autore della piccola posta del numero scorso a te indirizzata sono io. Quanto al costume anarchico rton ti sembra che te ne tagli fuori quando ripeti queste parole: " sono anche disposto ad ed ire per vie legali, ecc."? Ettore di Rosa". Il che mostra che i santoni di U.N. hanno eternamente ragione, intoccabili qual sono. Essi possono essere scortesi, maleducati, insultanti. .. , e a chi, esasperato, minaccia azione legale, si risponde che cosi facendo, uno si taglia fuori dal costume anarchico. Forti della protezione di questo " costume", i nostri amici si sentono doppiamente intoccabili e invulnerabili. Se sono II rose ", fioriranno. E' tempo che gli anarchici riflettano su questi problemi. Nomade •-Materialismo e Libertà, n. 3 - Casella Postale 894 - Milano. ••-Il 6 agosto ho scritto a "L'Agitazione del Sud " segnalando il non arrivo del giornale per il mese di luglio. Oggi, dieci giorni dopo, nessuna risposta e neppure il giornale. CONTRADIZIONI ·EVIDENTI New York, 9-9-63 In questi giorni dei primi di Settembre nei giornali di New York si leggono delle notizie veramente sensazionali. Come quella che sua santità Giovanni Battista Montini, di fronte ad una chiesa di Roma, rivolto alla sua folla di fedeli, ha condannato ufficialmente il comunismo, per la prima volta da quando è stato eletto papa, definendo un male letale e contagioso. Certamente: quà non poteva Paolo VI, che si è rivelato proprio un politico dottrinario far di meno; doveva persuadere prima di tutto l'ala desra del partito cattolico, e quelli della sacra rota, facendo sapere che i dogmi della fede cattolica non sono ancora discutibili. Come inchinava il suo recente predecessore Giovanni XXIII, perchè l'idea atea, e materialista, del comunismo bisogna che sia a tutti i costi debellata. Questa sarebbe la intenzione papalina se riuscisse, però per quelli che hanno buon intendimento per capire l'attuale situazione internazionale, oggidì, i1 papa parla più per paura che per convinzione propria. Infatti i cattolici cosa possono opporre di buono per poter fermare il Comunismo? La santa bugia del Cristianesimo e dei suoi comandamenti; quelli di Ora et Labora? Questi sapendo di non poter risolvere il problema intorno al vero essere delle cose, predicano la sospensione del giudizio popolare, la tranquillità dell'animo, cioè l'atarassia per godersi in pace l'ultima epoca della loro vita. Perchè con l'incalzare della scienza, le numerose scoperte dei tempi moderni quasi totalmente rinnovata, trovasi oggidì in un'epoca di transazione in cui sorgono grandi ed infinite contraddizioni. Le antiche scuole mistiche politiche e religiose, si veggono obbligate ad ammettere dei fatti opposti alle loro tradizioni, per non trovarsi indietro dei nuovi sistemi. Questi mancando d'un principio cui collegare le recenti invenzioni, si adattano a vecchie formole che sono con esse contradditorie. La luce non ha peranco penetrato nel campo degli scienziati. Essa tuttora è offuscata dalle nebbie delle consuetudini, ma quando potrà essere veduta tutti gli spiriti di buona fede l'acclameranno, essendo il merito di continuare conciliando tutte le opinioni, quando non si possono negare. I due grandi filosofi italiani, Antonio Rosmini, sacerdote di Rovereto, e Vincenzo Gioberti, sacerdote torinese, a metà del secolo scorso tutti e due tentarono di conciliare la scienza con la religione; il primo nel ricercare l'origine delle nozioni indispensabili per formarsi un giudizio e dimostrare che non è necessario ammettere d'innato se on l'idea della possibilità dell'ente, la quale unità ha la sensazione che basta a produrre le alte e cosi l'intelletto e a ragione umana. Questo eroico pioniere fu subito messo all'indice dalla sacra rota, alla stessa tregua che il mazziniano Gioberti che urtò contro la chiesa, quando espresse la formola che l'ente crea le esistenze, mentre che l'idea della divinità appartiene al soprannaturale. Ma la realtà obietiva sono i 3 rami; la fiolosofia - la conoscenza - e l'intelligibilità, con la fisica e la matematica, ma anche questa via fu guasta assai CONTROCORRENTE -Ottobre 1963 15

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