Controcorrente - anno XX - n. 37 - lug.-ago. 1963

anarchia,. senza che essi abbiano mai pensato di offendere le istituzioni americane. L'80 per cento della ricchezza americana è prodotto dagli stranieri Immigrati In questo paese. In compenso del loro lavoro essi ricevono le più dure persecuzioni: sono trattati da nemici e da criminali. Sotto la maschera della legge anti-anarchica, ogni critica mossa alla corruzione del governo, ogni attacco mosso agli abusi di potere, ogni libera espressione del pensiero sono soppressi senza alcuna forma di processo regolare. La libera espressione del pensiero è la unica e più grande sicurezza pubblica in una società veramente civile. Soltanto la libera discussione può garantire il progresso e lo sviluppo umano. Ma lo scopo della legge anti-anarchica è tutt'altro che lo sviluppo individuale e collettivo di questo paese. Il suo scopo è quello di sopprimere col third degree e le deportazioni ogni voce proletaria che non sia voce di sottomissione e di ubbidienza al capi talismo americano. Ripeto: non ho parole che bastino per protestare contro questa Infamia. • 29 - Sante Pollastro Nell'agosto del 1959 fu rilasciato, in seguito a decreto di amnistia, SANTE POLLASTRO dall'ergastolo. Aveva scontato 32 anni. Il suo nome è stato <per anni in testa dell'elenco degli iconoclasti. Un uomo di fegato. Era stato il terrore e l'incubo della polizia italiana per degli anni. Era stato condannato per avere ucciso dei carabinieri e degli squadristi. Quando fu rilasciato, Giuseppe Piazzi, rappresentante della rivista "OGGI ", si recò ad intervistarlo. Fra le altre cose che il giornalista aveva chiesto a Pollastro di spiegargli, era quella che predominava: Perchè aveva ucciso? Ecco la risposta: " Una caramella - rispondeva Pollastro. - Una caramella stantia. Parlo del 1921, mese di marzo. A Novi Ligure c'era lo sciopero della Carbonifera e per il paese si aggiravano tre fascisti venuti da fuori pieni di prepotenza. Entravano nei caffè e chiedevano i documenti a tutti, forzavano gli avventori a giocare a bigliardo con loro, anche se non ne avevano voglia, vedevano una ragazza con la camicetta rossa e sghignazzando gliela strapavano di dosso. Una sera uscivo dal Bar Centrale masticando una caramella andata a male, aprendo la porta la sputai sul marciapiedi. Passavano I tre fascisti e mi dissero: "Che cosa non ti va di noi? Ci sputi addosso?" Mi presero in mezzo, vennero a dividerci i carabinieri. Qualche sera dopo li ritrovai che si azzuffavano con un mio amico carrettiere e con dei ferrovieri. " E' ora di finirla" gridai. Cl pestammo per bene e un questurino ml vide e mi conobbe. Da quel momento la polizia non mi diede pace. E quando si comincia, è come un sasso che parte dalla montagna e trascina una frana ... Ecco se non mì veniva questo fatto il mio destino era un altro". Dopo essere ritornato alla vita civile, con le difficoltà di rientrare a far parte della comunità Pollastro è scomparso dalla scena, per ricominciare a vivere. Voglio sperarlo. Dove sarà finito? Il primo momento, dopo il suo ritorno, nessuno voleva avere niente in comune con lui. Alcuni parenti si erano cambiato il nome. Solo suo nipote, figlio della sorella Carmelina, ha avuto il coraggio di riceverlo a casa .•. Dove è finito Sante Pollastro? • 30 - Gli ebrei in Russia Nei recenti mesi si è parlato sovente di persecuzione degli ebrei in Russia. Stentavamo a credere. Ci piaceva pensare che la situazione fosse cambiata dopo la morte di Stalin, il quale aveva dato prova di una crudeltà ineguagliata. Ora il problema si ripresenta. La lettera che Bertrand Russell ha diretto a "Izvestia" è un documento che deve essere conservato. Lo pubblichiamo per i nostri lettori: Londra, 27 giugno, 1963 "Mai nella mia vita io ho seguito una qualunque religione. Ho sempre combattuto la superstizione. Tuttavia credo che la libertà di culto dovrebbe essere concessa agli ebrei dell'URSS nella stessa misura In cui questa libertà è concessa ai fedeli delle altre religioni ", afferma Lord Bertrand Russell in una lettera inviata al giorn·ale sovietico Izvestia. Il filosofo britannico ha reso noto il testo di questa lettera dopo aver inutilmente atteso per più di due mesi che venisse pubblicata dall"organo del governo sovietico. "Io sono amico dell'Unione Sovietica e del suo popolo - afferma Lord Russell - e sto conducendo un'ardente campagna affinchè fra i popoli e i governi dei paesi occidentali e quelli dell'URSS si stabiliscano relazioni di stretta e sincera cooperazione. Ma una delle dimostrazioni della vera amicizia è la possibilità di parlare francamente, senza timore di essere considerato un nemico o di essere frainteso". Dopo questo preambolo, il pacifista britannico, che già aveva avuto con Kruscev uno scambio di corrispondenza a proposito degli ebrei sovietici, si dichiara " preoccupato per il fatto che nei giornali di molte repubbliche sovietiche appaiono articoli che rivelano una certa ostilità nei confronti degli ebrei in quanto tali". Lord Russell afferma d'·altra parte di non essere soddisfatto delle spiegazioni avute da Kruscev a proposito delle condanne a morte per reati economici che hanno colpito molti ebrei sovietici. "Io penso che l'applicazione della pena di morte a cittadini sovietici accusati di questi delitti nuoccia all'Unione Sovietica e permetta a coloro che le sono ostili di calunniarla. Personalmente ritengo molto preoccupante il fatto che il 60 per cento di coloro che sono stati giustiziati fossero ebrei". Concludendo, il filosofo britannico esprime la speranza che da ora in poi non verrà più inflitta nell'URSS la pena capitale ai colpevoli di reati economici, ma che si cercherà Invece di rieducarli. Matita Rossa 14 CONTROCORRENTE - Agosto 1963

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