GENTE .- 27. - Un Commendatore Sovente avvengono episodi che non si dimenticano. Inseguono. Disturbano come delle sciagure collettive. Uno di questi epiSodi è avvenuto nel dicembre 1959. Il suo effetto non mi ha più lasciato. L'occasione: la consegna della commenda da parte del Dr. ALFREDO TRINCHIERI, console generale di Boston, a nome del governo italiano, al cav. LUIGI SCALA di Providence. Io mi sono occupato di questo evento altre volte. Ho usato anche parole roventi di indignazione e di risentimento. Ciò non è valso a nulla. Per certe cose il risentimento non ha limite. Ho detto le ragioni della mia protesta. Sento di non aver detto tutto quello che avrei dovuto dire. Scala è una ppersona odiosa. Di fronte ai miei occhi rappresenta una talpa di chiavica. Una visione che disturba. Egli rappresenta una sconcia combinazione sociale. Egli è stato un "ras" fascista. Nei momenti più fortunosi del fascismo egli si è dato pose da leader. Ha scritto. Ha parlato al microfono. Ha fatto uso dell'Ordine Figli d'Italia, di cui è stato Grande Venerabile. Ha usufruito della sua carica per imbottire il cranio dei " fratelli " dell'Ordine e mettere quell'associazione al servizio del governo fascista. Le attività di questo bagarozzo fascista sono note. Non ha lasciato nessun mezzo intentato per seminare discordia fra gli italiani che erano sotto la sua influenza. Il governo italiano nel ppremiare questo sudicione, ha commesso una sconcezza della quale non si trova l'eguale. Questa è la ragione per cui non posso dimenticare questo episodio. per provare che la mia reazione è sostanziata da fatti validi, riproduco, senza togliere una virgola, un commento pubblicato dalla rivista "Il Mondo" di New York, del febbraio 1940: "Negli ultimi tre fascicoli di questa rivista abbiamo denunziato, in inglese, il cosidetto caso Scala. Ne facciamo un riassunto in Italiano per edificazione di quel membri dell'Ordine Figli d'Italia che per sventura non avessero capito Il nostro Inglese. "L'Ordine Figli d'Italia in America, In tutte le sue convenzioni nazionali e statali, ha enfaticamente riaffermato la sua devozione agli ideali della democrazia americana ed il suo rispetto al principio Informatore della Costituzione degli Stati Uniti. I dirigenti dell'Ordine, che sono quasi ,tutti "prominenti " italo-americani: avvocati, banchieri, giudici, funzionari civili, eccetera, non aprono bocca - per il pubblico americano - che non Innalzino inni alla democrazia, alla libertà, ed altre simili belle cose. Provatevi a mettere in dubbio la sincerità di questi loro sentimenti e vi minacciano subito di querela. "Alla Convenzione del!' Ordine Figli d'Italia, tenutasi l'estate scorsa in San Francisco, ed a quella statale del Rhode Island, tenutasi in Bristol il 18 settembre 1938, fu riaffermata la devozione dell'Ordine ai principii della democrazia e fu ripudiata qualsiasi dottrina basata sulla priorità di razza: di qualsiasi razza. Dunque, condanna - almeno a parole - dell'antisemitismo ... e grande pubblicità laudatoria nella stampa americana, con sfoggio d'in• terviste. Intervista col Cavaliere Stefano Miele, Supremo Venerabile; intervista col Cavaliere Scala, Grande Venerabile per il Rhode Island, ecc. " Il caso Scala, da noi denunziato nel numero di novembre della nostra rivista, però, come tutte queste proteste di sincero americanismo, di devozione alla democrazia, eccetera, non sono altro che " prese in giro " per gli americani che bevono grosso, mentre in realtà, sia l'Ordine Figli d'Italia che tutte le altre associazioni coloniali controllate dai consolati, seguono, in mezzo agli italiani, la politica del regime fascista. "La Difesa della Razza del 20 Giugno 1939 giornale creato dal Governo fascista d'Italia al solo scopo di fare la campagna contro gli ebrei - pubblicava una lettera del Cavaliere Luigi Scala, in cui egli chiedeva al giornale fascista di Roma di fargli sapere come si doveva comportare, lui cittadino americano, nei riguardi di un altro cittadino americano di origine italiana, accusato di essere in simpatia cogli ebrei. Scala, cittadino americano, chiedeva testualmente al direttore del giornale fascista di Roma di "assegnarci una certa linea di condotta · che non induca in confusione la massa emigrata ": linea di condotta che, come aveva spiegato prima, dovesse Indicare "quale dovrebbe essere 'l'atteggiamento della nostra comunità rispetto a questo tale ( un ricco italiano sposato ad una ebrea); possiamo noi rendergli onore come ad un autentico esponente d'italianità" r " La Difesa della Razza a sua volta rispondeva che " la norma di separazione e non confU$ione degli ebrei con gli italiani ~ norma di difesa della nazione italiana, cos\ in Italia, come all'estero: una m>rma assoluta d'ogni vero italiano, un imperativo della coscienza nazionale, dal quale ormai si debbono riconoscere gl'italian,i, dal quale si riconosce l'affetto nazionale degli emigrati". "Parole più chiare non potevano essere scritte. La Difesa della Razza - giornale ufficiale del Partito Fascista - ordina dunque agli italiani di America, rispondendo alla lettera del Cav. Scala, di boicottare gli ebrei, di non avere nulla in comune con loro, di non esporsi con loro nemmeno in pubblico. " Il Cavaliere Scala non ripudia la sua lettera e nemmeno la risposta ricevuta. Ad un redattore del Jewish Record di Provldence risponde di non aver nulla da dire. Alle nostre ripetute pubblicazioni non ha fatto seguire alcuna smentita (e crune avrebbe potuto smentire se Il fatto è vero?). 12 CONTROCORRENTE - Agosto 1963
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