~DNTRO~O AUGUST 1963 37 MEMENTO
LANOSTRATRINCEA Ci piace segnalare ai nostri lettori che THE NATION - la importante rivista liberale americana - ha pubblicato nella edizione del 24 agosto, alcune lettere scritte da Bartolomeo Vanzelti alla famiglia durante la prigionia. Le lettere sono state tradotte dal libro "Non piangete la mia morte" pubblicato in Italia l'anno scorso dagli Editori Riuniti. Norman Thomas Di Giovanni, un giovane scrittore di belle promesse, nostro carissimo amico, ne ha curata la traduzione. Noi vogliamo esternare al signor Di Giovanni e alla rivista THE NATION i sensi della nostra gratitudine per il pensiero di tener viva la memoria di Sacco e Vanzetti, assassinati dallo Stato del Massachusetts il 23 agosto 1927. Dal momento che ci siamo vogliamo ricordare ai nostri lettori che non fossero informati, che durante il corso degli anni THE NATION non ha mancato di ricordare sovente la tragedia del 23 agosto 1927 in cui lasciarono la vita i nostri compagni. Cogliamo l'occasione per dire agli amici di THE NATION che noi siamo riconoscenti per questa prova di umana solidarietà e di protesta contro quel linciaggio legale, che grida ancora vendetta. La constatazione che una rivista importante come THE NATION tenga vivo il ricordo di questo delitto dopo trentasei anni, prova che in America vi sono ancora degli uomini che hanno a cuore la dignità dell'uomo e della giustizia, e che sono pronti a difenderla in ogni momento. L'articolo di Fred Cook che abbiamo pubblicato nello scorso numero, tradotto da THE NATION è la prova viva che la lotta in difesa della giustizia ha degli strenui difensori fra gli americani. Le recenti pubblicazioni In THE NATION di materiale sul caso Sacco e Vanzetti, sono state provocate dalla pubblicazione del libro "Tragedia in Dedham " di Francis Russell. In quel libro Russell si è rivelato un topo di chiavica, un sudicione che si è servito di informazioni non vere, di innuendo e di fatti inesistenti. THE NATION ha risentito la deliberata distorsione della verità fatta dal signor Russell. Ha risposto indirettamente, mettendo a nudo alcuni falsi. Ha denunciato le intenzioni maramalde di questo scriba venale che pur di far denaro ha messo in circolazione un libro che può bene essere definito una frode. I lettori ci conoscono e sanno che noi siamo pronti a tirare frecciate contro gli strumenti polizieschi che mirano a presentare al pubblico una falsa versione del caso Sacco e Vanzetti, con la quale si mira a falsificare i fatti contenuti nel record ufficiale del processo. Questa è stata la nostra posizione dal momento dell'arresto ad oggi. Questa sarà la nostra posizione nel futuro-fino a tanto che vivremo. Sacco e Vanzetti sono stati nostri amici personali, prima di essere arrestati. Noi non abbiamo bisogno di alibi e di testimoni per difendere la loro innocenza. Noi possiamo gridare al mondo che lo Stato del Massachusetts ha sacrificato due innocenti sulla sedia elettrica. Noi conosciamo questa indistruttibile verità e siamo determinati a difenderla fino a tanto che avremo vita. I Montgomery, i Russell, i Max Eastman, i Buckley e gli altri biechi strumenti della nera reazione che sono intenzionati di far credere alla colpabilità e alla delinquenza di Sacco e Vanzetti ci troveranno decisi alla lotta. Questa è la trincea che improvvisammo quando Sacco e Vanzetti furono arrestàti, 43 anni fa. E' ancora in esistenza. Da essa sprigiona la stessa determinazione di far trionfare la giustizia e far rifulgere la loro innocenza. Da questa trincea cercammo di avvertire la gente del mondo che una diabolica congiura era organizzata dalla polizia per perdere due innocenti. Il nostro grido riusci a dare l'allarme. L'umanità insorse protestando. Non potemmo evitare la tragedia che si concluse il 23 agosto, 1927. Il nostro grido si tramutò in protesta dopo l'olocausto. Il nostro grido echeggia ancora. Noi siamo stati più volte fatti segno ad ogni sorta di maldicenza e di diffamazione. I ruffiani della poltzia e delle autorità ci hanno accusati delle cose più fantastiche per discreditare il nostro lavoro e isolarci - si è tentato di far credere che noi eravamo responsabili degli attentati dinamitardi contro le istituzioni americane in diversi paesi, si è fatto credere che noi abbiamo fomentate le agitazioni antiamericane, a diversi intervalli, si è tentato di far credere che i disordini un po' dappertutto erano stati fomentati da noi, si è tentato di far credere che noi eravamo comunisti. Fortunatamente noi abbiamo tenuto testa a tutta la farraggine poliziesca e reazionaria. Siamo ancora in piedi, pronti a ricacciare in gola agli assassini morali la calunnia con la quale si vuole insudiciare Il carattere dei nostri morti gloriosi. Tutte le calunnie lanciate contro di noi dai segugi della polizia sono cadute nel vuoto. La nostra vita è un libro aperto. Non abbiamo bisogno di fuggire o di nasconderci per evadere dalle responsabilità. Da questa trincea ove han trovato rifugio uomini di tutte le fedi e di convinzioni politiche diverse, uniti nella lotta per reclamare la giustizia, ai sudicioni che intendono provocarci con l'insulto e la calunnia, noi rispondiamo con la parole di Sacco pochi momenti prima di sedersi sulla sedia elettrica - Buona sera signori, viva l'anarchia! ALDINO FELICANI
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 MUk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORREN1T1Epubllshodbl,-U.ly. Mail addms: 157 Mllk SL, Boston.Aldi111Ftllcanl, Edllor 111dNillsher .. Office of publlatlon 157 'Mlii<Stntt, - 9, Mass, Seoond-clw nall prlvll- authortztd at Boston,Mass. S..bwlptlca $3 a ,..,, VoL 20-No. 1 (New Series #37) BOSTON, MASS. July-August, 1963 IMPRESSIONI I diciotto anni trascorsi dalla fine della seconda guerra mondiale hanno trasformato radicalmente l'aspetto dell'Italia: perfino chi ci ritorna per una visita dopo due anni, nota con facilità il progressivo, rapido cambiamento nella struttura economica, sociale e tecnica italiana. L'industrializzazione ha progredito ancora con passi da gigante nelle regioni settentrionali. Non ho visitato ultimamente nè l'Italia centrale nè quella meridionale, In parte viste due anni fa. Testimonianze degne di fiducia ml descrivono le zone meridionali anche esse toccate dallo sviluppo delle industrie intorno alle grandi città, ma, più intensamente ancora dell'Italia settentrionale, affette da seri problemi sociali ed economici nelle campagne. In realtà, molte parti d'Italia sono diventate Irriconoscibili per chi le ricordava come erano anche solamente una decina di anni fa. I grandi centri industriali si sono estesi con rapidità fulminea, straripando sulle campagne che una volta le circondavano, coprendole di stabilimenti e di abitazioni a sei, sette e anche più piani, allacciandosi, urbanisticamente e socialmente, con le minori comunità circostanti che fino a venticinque anni esistevano su una economia almeno parzialmente agricola. Le zone centrali delle grandi città non conservano più traccie dei bombardamenti aerei, che avevano abbattuto isolati su isolati, eccetto per qualche minore area, ancora involta In protratti Impacci legali. Ma, più ancora, anche punti di riferimento storici, tradizionali scorci cittadini, palazzi una volta aristocratici, circondati da giardini e zone di pace sono scomparsi ed in loro luogo sono sorti giganteschi edifici per uffici e per abitazioni, sopratutto di grande eleganza, a venti e più plani. Insieme all'aspetto cittadino, moltissime aree, note per bellezze paesistiche o per turismo, sono state trasformate radicalmente. Famiglie appartenenti a ceti eco• nomici che poche decine di anni fa non si sognavano di concedersi una vacanza più lussuosa che pochi giorni all'anno al paese d'origine, nella casa colonica di qualche D'ITALIA 1963 parente, ora possono prendersi due, tre settimane in montagna o al mare. Con ciò, la richiesta di alloggi nelle stazioni climatiche è cresciuta in quindici anni a mille doppi: e d'altra parte molti lavoratori, piccoli impiegati e professionisti, che in altri tempi non prevedevano per la loro vecchiaia che una vita ritirata in qualche zona cittadina più tranquilla o il ritorno a centri di provincia più economici, ora acquistano alloggi nei centri di riviera, In grandi case in comproprietà, o, come si dice qui, in cooperativa, per avere, fino a che la famiglia contiene membri giovani, una villeggiatura, e, quando giunge l'ora della pensione, una abitazione In luoghi piacevoli e di clima mite. Oramai in Italia l'automobile ha perduto il significato di oggetto di lusso, riservato ai ceti più affluenti. Intorno alle grandi fabbriche, che una volta erano circondate da parchi per biciclette, lo spazio dev'essere riservato per automobili e motociclette; ed anzi queste pure stanno rarefacendosi in confronto al loro numero di dieci o dodici anni fa. La bicicletta, Il fedele mezzo di trasporto dell'operaio, non è ancora scomparsa, ma la sua apparizione sulle strade italiane è diventata una eccezione. Nelle grandi città, ed anche nei minori centri toccati dallo sviluppo Industriale, sono evidenti negozi ben forniti, che offrono merce elegante. Se anche in parte 11commercio vive sui forestieri, non per altro il cliente locale esige ora merce di qualità e di generi assai più raffinati che una volta. Le stesse abitazioni per le classi meno abbienti sono ben diverse dagli alloggiamenti nei casermaggi offerti agli operai anni fa: le latrine in comune, le cucine ricavate in sottoscala, le lunghe balconate disimpegnanti ad ogni piano decine di alloggi d'una o due camere stanno scomparendo dagli aggregati economicamente più attivi, non soltanto perchè proibiti dai regolamenti edilizi nella più gran parte delle città per le nuove costruzioni, ma anche perchè ogni anno più le famiglie operaie cercano più confortevoli alloggi.
Tutto ciò, nelle grandi città industriali per lo meno, indica un elevamento economico di vasti strati. E questo non può essere salutato che con sollievo. • • • • Per contro però non si può dire che il benessere economico sia veramente esteso a tutta la popolazione italiana nelle stesse proporzioni. Anzi, esistono sacche di miseria, in molti casi veramente disperata. Prima di tutto in generale l'agricolura è in crisi o in uno stato molto prossimo alla crisi. Salvo che nella pianura padana, dove da molto tempo esistono estese tenute coltivate con concetti moderni, i principi su cui si basa l'economia dei coltivatori italiani non si adattano che con estrema difficoltà ai sistemi di agricoltura industrializzata. La struttura fisica stessa dell'Italia, montuosa o collinosa, non rende facile la introduzione di mezzi di coltura meccanici. Di più il piccolo e medio coltivatore, non avendo mezzi finanziari adeguati, non può molte volte investire capitali in nuove macchine: se anche talora lo fa, i mezzi che egli acquista sono molto leggeri, primitivi ben lontani dalle possenti macchine agricole impiegate nei complessi agricoliindustriali americani. Tradizionalmente la piccola proprietà agricola, specialmente nelle zone dell'Italia settentrionale e centrale, dove essa era stata più efficace, è ancora legata ai vecchi concetti, per cui i bisogni della famiglia del coltivatore hanno importanza principale: cioè la preoccupazione principale dell'agricoltore è troppo sovente quella di provvedere un po' di grano per il pane, un po' di granturco per la polenta e per il mangime dei polli e del bestiame, un po' di vino, di allevare un maiale o due, unica o quasi unica sorgente di carne per la famiglia, di usare un paio di magre mucche per il latte e per il lavoro dei campi. Per di più troppo sovente le proprietà sono frazionate in appezzamenti lontani fra di loro, cosa necessaria per il diverso scopo a cui essi sono dedicati. In conseguenza l'uso del lavoro umano nelle campagne è in generale di basso rendimento, e la concorrenza dei prodotti di altri paesi, ottenuti con mezzi più razionali ed efficaci è insostenibile. In generale a tutto questo si aggiunge la scarsa capacità economica del coltivatore, che deve cedere i suoi p·rodotti a intermediari appena essi sono raccolti, e non quando egli potrebbe ottenere dal mercato il prezzo migliore. Nell'Italia del Sud la sorte dell'agricoltore è rimasta press'a poco stazionaria. ~ meglio, da quando la limitazione aUa emigrazione in America divenne effettiva quarant'anni fa, una situazione ogni anno immiserita dal naturale aumento della popolazione. Il bracciantato agricolo meridionale, con un prospetto di poche decine di giornate di lavoro rimunerato all'anno, è ancora la regola. Si è tentato di rimediare a questa situazione organizzando i ~oltivatori in ~orma cooperativa. Ma, a mia conoscenza, 1n un solo caso il tentativo ebbe successo. In una zona del Piemonte settentrionale, ove la situazione era divenuta tanto disperata che i contadini, oberati di debiti, realizzavano che era prossima la loro espropr_iazione, in una zona di falso piano e di colhna, hanno ceduto davanti al prospetto di un nerissimo futuro hanno messo da parte i sospetti e le ani~osità che nelle comunità agricole, sorgono quasi naturalmente fra i var_i n_iembri, e si sono collegati, mettendo rn~iem~ le proprie risorse, usando in comune _ivan appezzamenti per una migliore, ra~ional_e coltivazione riducendo ad una frazione il numero di braccia occorrenti, liberando un buon numero di giovani dai lavori della campagna per allenarli in attività industriali con profitto economico di ogni famiglia, mettendosi in grado di impiegare mezzi scientifici di coltura e di allevamento, e ai aumentare la capacità di controllare il mercato, eliminando agenti ed intermediari. Per contro, bisogna riconoscerlo, questo successo fu dovuto essenzialmente ad un fattore esterno, artificiale in un senso, praticamente non ripetibile. Cioè all'intervento finanziario e missionario di un finanziatore che sostenne il tentativo per gli anni più difficili, con un impegno non scevro da testardaggine, per fare del caso un esempio. Per altro però il rifiorire di una zona, che pareva avviata al disastro economico può indicare quali soluzioni potrebbero essere realizzate da un intervento sociale ben diretto. • • • • L'immiserimento delle campagne italiane, in certi casi soltanto relativo all'industria, ma in molti altri assoluto, ha provocato una intensa emigrazione verso le città. Naturalmente le grandi città industriali e commerciali, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze e il grandissimo centro amministrativo e burocratico, Roma, sono lo scopo immediato e più attraente per questa emigrazione. Quando gli emigranti provengono da regioni circostanti, la comunanza del dialetto, di costumi, una certa preparazione psicologica e tecnica alla nuova vita, acquisita anche solamente attraverso a contatti personali, rendono il passaggio alla nuova vita meno difficile. Ma quando, come avviene, ogni giorno i treni dal sud sbarcano centinaia di famiglie, cacciate dalla miseria, attirate dal miraggio di facili guadagni, in un ambiente più che diverso dal loro abituale, ma veramente ostile, il problema diventa molto serio. E l'ambiente, anche quello operaio industriale è senza dubbio nemico. Esso sa che i nuovi immigranti, capaci soltanto a manovrare una zappa o un piccone, senza risorse economiche, piombati in un ambiente che non può offrire applicazione alle loro capacità, divengono in breve gli elementi fra cui gli industriali arruolano sovente gli "strike breakers ", ed in oi;ni caso una mano d'opera a condizioni di fame. I costumi tradizionali del bracciantato meridionale, i concetti di onore personale e di necessità di vendetta tramandata per generazioni, la posizione della donna, o schiava o prostituta, costituiscono un 4 CONTROCORRENTE - Agosto 1963
altro terribile ostacolo alla integrazione in un ambiente che effettivamente parla una diversa lingua. Alla periferia delle città, in vecchi fabbricati colonici in attesa di prossima demolizione, o in abituri che ogni operaio appena mediocremente impiegato rifiuta, questi meridionali si accampano, a dieci, dodici per camera, incuranti ed ignoranti di regole sanitarie, in promiscuità di sessi e di famiglie, catturati da un circolo vizioso che li trascina sempre più in basso, che li mette ogni giorno di più in una categoria a parte della popolazione italiana. L'urgenza della loro miseria li spinge ad accettare ogni lavoro ad ogni condizione; in molti casi il delitto, i loschi traffici, la prostituzione diventano i soli mezzi per sopravvivere, ma allo stesso tempo diventano una generale barriera, anche per quelli che avrebbero capacità personali per integrarsi in breve nell'ambiente, che li separa dalla popolazione che li ospita. Con ciò ogni città ha i suoi particolari ghetti, ove affondano senza apparente possibilità di rimedio le vite di molti italiani. • • • • Un altro aspetto poco favorevole della espansione economica dell'Italia non può essere trascurato. L'esplosione industriale ha colto molte comunità del tutto impreparate: perciò costruzioni sono sorte ove nessun piano regolatore era previsto, ove nessun controllo edilizio era pronto. Di ciò hanno approfittato speculatori, tirando su fabbricati dall'apparenza monumentale, ma destinati in pochi anni a diventare ruderi. D'altra parte molte zone paesisticamente famose sono state rovinate, oramai senza rimedio. In particolare le coste tirrenica ed adriatica, almeno fino quasi alla Calabria, sono state sovrafabbricate, senza alcun rispetto alla natura del luogo ed ai bisogni a lunga scadenza delle popolazioni, rimaste prive di spazio aperto in ogni luogo che godeva di qualche fama. Stazioni alpine, come per esempio la conca di Cervinia, ai piedi del Cervino, che era una perla di verde contornata da bastionate di rocce e di ghiacci, famosa in tutto il mondo, è divenuta uno scempio, in cui edifici grotteschi si accavallano in contesa l'uno coll'altro per un metro di più in altezza. La impreparazione delle amministrazioni, colte sprovviste di mezzi legali per impedire la rovina di bellezze naturali si è aggiunta all'ingordigia di proprietari locali, che in pochi anni hanno veduto pochi metri quadrati di rocce o di sabbie senza valore agricolo contesi a suon di milioni di lire da avidi speculatori, interessati essenzialmente a impedire ogni limitazione a quella manna caduta loro dal cielo. Così pure le vie, sia quelle cittadine che le strade di comunicazione fra i centri urbani danno una indubbia Impressione di sovraffollamento. Lo strepitoso aumento nel numero di veicoli deve incanalarsi nelle città in vecchie arterie, costruite secoli fa, quando pochi cavalli e qualche raro carro o carrozza erano i mezzi normali di comunicazione. Nelle campagne pure, le strade provinciali e statali furono costruite In vista di traffico assolutamente non comparabile a quello attuale. Anche le autostrade costruite fino alla guerra non sono più che strade a tre corsie, mentre le altre, di larghezza non sempre regolare, dovrebbero essere considerate strade a due corsie, su cui, qui, il sorpasso sarebbe sempre proibito. Ma i guidatori italiani, pure afflitti sulle strade fuori città da traffico di carri trainati da muli o buoi, hanno sempre l'impressione di star fermi se non viaggiano a cinquanta miglia all'ora per lo meno. I problemi di traffico nelle città e le disgrazie automobilistiche tanto in città che fuori assumono proporzioni astronomiche. • • • • Il facile benessere, l'afflusso di forestieri, che è diventato una valanga, specialmente da altri paesi dell'Europa, indicando fortunatamente una espansione nel tenore di vita assai esteso anche fuori d'Italia, è stato accompagnato purtroppo da un rilascio assai comune nelle esigenze di correttezza sopratutto commerciale. Gli italiani hanno conservato la loro gentilezza e cortesia in modo speciale evidente nei confronti del forestiero. Ma la tradizionale abitudine a contrattare ogni transazione commerciale è stata peggiorata da una tendenza ad approfittarsi di ogni occasione che permetta un guadagno, anche se non giustificato, sopratutto se non giustificato. Se non normale, non è infreouente il caso in cui carichi non giustificati sono fatti in conti di ristoranti, alberghi o negozi. Senza dubbio ciò è stimolato dall'enorme aumento del costo della vita. In effetto per il visitatore occasionale, il costo di una permanenza in Italia è all'incirca pari ad una simile visita negli Stati Uniti, all'infuori dei mezzi di trasporto pubblici, rhe sono assai più convenienti di quelli americani. Ma molte volte un pranzo in un ristorante appena decente costa in Italia più che in America. Veramente, malgrado l'aumento degli stipendi e delle paghe, non appare sempre chiaro come la maggioranza degli italiani possa affrontare il problema del bilancio famigliare in vista dei costi ingigantiti. Ed in effetto, sempre malgrado l'evidente incremento di capacità economi- .ca, bisogna pure ammettere che la disparità fra la grande massa dei cittadini e una ristretta categoria di grandi ricchi è probabilmente maggiore di quanto mai sia stata, se si esclude, per il passato, qualche famiglia principesca. Le fortune ammassate da speculatori, o furbi o opportunamente protetti, conseguenti all'espansione cittadina o a quella dei centri di villeggiatura sono, a quanto appare in molti casi, veramente astronomiche. Insieme a costoro, hanno conservato e generalmente aumentato le proprie ricchezze le schiere di affaristi che, immediatamente negli anni successivi alla guerra, hanno sfruttato appoggi politici e posizioni di favore per accaparrare contratti, permessi e finanziamenti. • • • • CONTROCORRENTE - Agosto 1963 5
Durante la mia permanenza in Italia venne a maturare la crisi di governo, che vide dapprima i socialisti nenniani avvicl• narsi ad una collaborazione per sostenere un governo di centro sinistra, per ritrarre all'ultimo istante il proprio appoggio al proposto governo Moro. Evidentemente I socialisti sono stati condotti nella loro azione dal timore di vedere una parte importante dell'elettorato italiano, quello che aveva votato per i comunisti, esclusa ed isolata dalla vita politica italiana: d'altra parte impressionati dal pericolo di invilupparsi in una politica di appoggio ai programmi americani, senza avere la forza e il peso, nel loro partito, di frenare un governo cristiano-democratico tendenzialmente nemico e sospettoso della Russia. In un certo senso di rimanere impigliati, in un campo molto più vasto e fondamentale ancora, nello stesso modo come repubblicani e social-democratici lo furono negli anni scorsi a proposito di politica scolastica e amministrativa, fin da quando accettarono di collaborare coi clericali. Entrambi I rischi non possono essere scontati alla leggera. Per altro il governo Fanfani si era Impegnato in una politica di progresso verso sinistra, e, per quanto poteva apparire a chi non era completamente famigliare colla situazione italiana, li possibile governo Moro non pareva seguire altra via, sopratutto accettando e ricercando l'aiuto del socialisti. Il governo Leone, rappezzato alla meglio dopo settimane e settimane di crisi, non sembra avere molte opportunità di lunga vita. Ogni leggero spostamento dell'opinione pubblica, ogni Incidente parla• mentare, li sorgere di qualsiasi situazione Internazionale che esiga una posizione de• finita del governo italiano possono provocarne la caduta. In tal caso lo scioglimento del parlamento diventerebbe una necessità. Mi pare che, confrontato da una situazione che non ammetterebbe In Italia un governo di fronte popolare, coll'inclusione dei CO· munisti, il partito socialista, evidentemente diviso in almeno due, forse più frazioni, potrebbe soggiacere alla critica che durante la ultima crisi gli fu fatta. Che cioè, in ottant'anni di esistenza, anche in mo• menti in cui una sua diretta presa di responsabilità avrebbe potuto alleviare una crisi nazionale, esso non seppe far altro che una critica a sfondo negativo. D'altra parte l'età stessa di Nenni, la divergenza di opinioni fra i suol collaboratori più vicini, sarebbero fattori negativi che credo comprometterebbero le possibilità elettorali del partito, in. una elezione a breve scadenza. Senza dubbio la politica del centro sinistra, che ha portato alla nazionalizzazione di industrie chiave, ha sollevato, durante la vita del governo Fanfani, serie opposizioni, ed ha servito a coagulare interessi conserva tori, che ne hanno alla fine provocato la caduta. Non ml pare che Il risultato delle elezioni della scorsa primavera indichi una ulteriore svolta a sinistra, come affermano I comunisti. Anzi, se l'elemento progressivo, rappresentato dal partito socia• lista, riuscisse da una prossima elezione confuso e Indebolito, una controffensiva delle forze di destra sarebbe facile, e una concentrazione del gruppi conservatori Intorno agli elementi del partito cristiano democratico più strettamente controllati dai grandi Interessi costituiti potrebbe ritornare al potere un governo clerlco-reazionario, se non apertamente autoritario e fascista. Davide Jona Anniversario: Sacco e Vanzetti EPISTOLARIO 6 Carissima Sorella:- July 1, 1927 La notte scorsa cl presero dal carcere conteale di Dedham e cl portarono nella prigione statale in Charlestown dove ero prima. Il 28 Giugno scorso, il Governatore Fuller pospose di un mese la data dell'esecuzione - cioè, al 10 Agosto; cosicchè noi credemmo che saremmo rimasti In Dedham, fino al 1 Agosto, e slamo rimasti sorpresi e stupiti dell'Improvviso trasloco. Non ho ancora visto l'avvocato e perciò non so le ragioni di questo trasloco e da chi fu richiesto. Non posso dirvi niente di sicuro su questo. Ma resta li fatto che la data dell'esecuzione fu posposta al 10 Agosto. Molto probabilmente il signor Thompson verrà oggi, e forse ml saprà spiegare la cosa. Io sto abbastanza bene e sono calmo, e confidente nel futuro. Perciò vi prego di stare calmi, farvi coraggio e avervi cura. Baci e saluti al Babbo, Cenzlna, le Zie, e a te. Tuo effezlonatlsslmo fratello, • • • • BARTOLOMEO VANZETTI CONTROCORRENTE - Agosto 1963
Carissima Sorella, July 14, 1927 - Box 100, Charlestown, Mass. La tua del Maggio scorso mi fu consegnata solamente giorni fa; però, ho ricevuto e risposto alle tue ulteriori lettere. Unitamente con la tua, ricevetti una lettera dalla buona Elvira Fantini, con incluse le fotografie delle sue due figliuole. Essa ml prega di rispondergli; ma siccome qui le mie lettere sono limitate e il mio tempo ancora di più, io ti prego di scriverle tu per me, dille che la sua lettera mi fece grande piacere, che mi sono rallegrato delle fotografie delle figliuole. Dille che ricordo sempre i tempi passati assieme in buona compania e che ricordo la Olga si bene che non posso pensare a essa, Elvira, senza vederla, nella memoria, con la Olga in braccio. Dille inoltre che mi scriva e che aspetto le promessemi fotografie di essa e di Pietro, e che se mi sarà possibile cl scriverò una lunga lettera. Indirizzo: M, Pietro Isaia. Pluteuo du Pio!, Maison Bergia, A. p. M., Nlce, Francia Ho provveduto la fotografia che desideri e dirò che te la Inviino. In riguardo al caso ti posso dire ben poco. Il 1 Luglio, alla mezzanotte, la cattiveria del sheriff di Dedham, ci trafugò a Charlestown. Il Governatore dice che non lo sapeva. Certo è che lui ci diede un posponlmento in tempo per farci rimanere in Dedham un altro mese; ma nel suo ordine non specificò la cosa e cosi, ci portarono qui; Io inclino a credere che lui non sapesse e non l'abbia ordinato lui il nostro trasloco; ma sono stato tanto Ingannato e maltrattato da tanti, che non posso più pensar bene di nessuno delle autorità di questo Stato. Egli, il Governatore, ha ordinato di farci avere una passeggiata quotidiana, anche agli altri due prigionieri condannati a morte, Madeiros e Jemzium-cosa questa, mai fatta prima. Questa mattina avremo la prima passeggiata. La settimana scorsa siamo stati intervistati dalla commissione d'Inchiesta, composta del Prof. Lowell, Presidente dell'Università Hardvard; Prof. Stratton, Presidente dell'Istituto Tecnologico del Mass. e il Giudice George Grant. I due primi sono grandi dotti, uomini di mente e di cuore, che non darebbero un giudizio avverso per nessun altro motivo che non fosse la loro sincera convinzione della nostra colpabi!ità. DI questo non ho paura. Essi furono molto cortesi; approvarono apertamente quasi tutte le mie ragioni e perfino i miei criteri e idee esposte; ma Il giudice Grant mi ha fatto l'impressione di non volere comprendere l'evidenza a noi favorevole e di esserci nemico per differenza d'idee, sentimenti, e per partito preso di favorire i nostri nemici, Thayer, specialmente, a cui somiglia assai. Dopo, essi Interrogarono anche Madeiros. Anche il Governatore verrà a trovarci; ma non so quando. Quello che farà, perchè dopo tutto, tutto dipende, ora, da lui, Il Governatore, non lo posso sapere e ho poca fiducia. Una sola cosa sò ed è che se con tutte le vere prove a noi favorevoli e le poche false a noi contrarie, lui ci mandasse a morte, sarebbe ne più e ne meno che un assassino anche lui - come gli altri. Chi lo conosce dicono ch'egli è onesto, sincero e coraggioso. Io non lo conosco e non ho nessuna volontà di crederlo cattivo. E se è buono e coraggioso, non avrà la volontà di assassinarmi e punirmi per due delitti del quali ho dimostrato la mia innocenza e l'accusa non ha mai dimostrata la probabilità di una mia possibile colpabi!ltà; e avrà il coraggio di disubbidire al nostri potenti nemici e di darci giustizia: questo so; ma non ciò che farà. Epperciò non posso dirvi di più sul riguardo o su ciò che succederà. DI salute sto bene e qui, a parte le regole del posto, ml trattano molto bene; posso scrivere molte lettere; comprare cibi extra; e la Rosa viene a visitarci tre o quattro volte la settimana. La gente fuori fa tutto ciò che può. Perciò non meravigliamoci, ma stiamo di buon animo. Tanti baci al babbo, a Cenzlna, Ettore e te. VI abbraccio tutti. Tuo fratello BARTOLOMEO VANZETTI • • • • 18 Luglio 1927 Carissima Luiglna:- Ieri vennero a trovarmi Aldino, del Comitato, e Il signor Thompson. Pregai il primo di fare un telegramma a Giacomo Caldera, per voi. Se fu fatto, non occorre ridirvi il suo contenuto. Ho ritenuto, in un dato tempo, che l'evidenza del caso e la universale protesta alla sentenza di morte, avessero Indotto il Gov. a volere vedere, comprendere e darci· riparazione. Credetti che la verità sarebbe saltata agli occhi di qualunque fosse stato nominato membro della commissione d'inchiesta - purchè volesse vedere e comprendere. Invece da tutto quanto quel poco che ml è dato di sapere comprendo che tanto il Gov. come la commissione non vogliono o non posson, o entrambe le cose, vedere e comprendere che uno dei membri, il giudice Grant cl è ostile per partito preso prima ancora che lui assicurò e riassicurò Il Gov., di essere Imparziale per potere, con quella falsa dichiarazione, essere nominato nella commissione e dare un'opinione CONTROCORRENTE - Agosto 1963 7
8 a noi contraria, e influenzare gli altri membri a fare altrettanto. Questo è provato. Gli altri due illustri membri della commissione, sono certamente migliori e superiori a Grant, eppure la loro intervista mi assicurò ch'essi non avevano compreso le più evidenti viziosità e ingiustizie del processo dalla lettura dei verbali e dei documenti. La commissione ingiuriò e maltrattò dei veritieri testi di difesa perchè un loro amico americano menti due volte su un fatto da essi affermato. E' vero che infine si scopri, per lavoro di Thompson, che l'americano aveva mentito due volte e i tre testi di difesa, professionisti italiani, avevano detto il vero - ma intanto il fatto rivela l'inclinazione della commissione. Insomma, non vogliono o non possono credere i testi di difesa. Perciò ho iniziato lo sciopero della fame e vi ho mandati a chiamare, te o Vincenzina. Comunque, cercate di essere calmi e forti. Pure ieri sera ricevetti la tua del 3 Giu. scorso, da cui comprendo che in quel giorno non sapevate ancora che noi eravamo stati trafugati, nella mezzanotte del 30 Giugno, nella Prigione Statale di Charlestown. (Tu devi esserti sbagliata nella data e messo già, al posto di Luglio, perchè il 3 Giu. non potevi sapere che Branting ml portò dei fiori 1'11 Giu. e anche perchè il bollo postale della busta porta la data del 5-7-1927.) Beh, in quel vile trafugamento notturno, I fiori di Branting rimasero nella mia cella in Dedham e andarono smarriti. Essi sono quei fiori blue che crescono nei campi di grano e che da noi si raccolgono, colle " madone ", e altri fiori per spargerli sulle vie il giorno del Corpus Domine. Seccando, cambiano colore, e hanno petali cosi stretti e fringiati che non si possono diseccare come certi altri. Ora avrete pure appreso che Branting ci dichiarò innocenti. Le 500,000 mila firme sono una piccola frazione del loro totale ricevuto dal Gov., e precisamente quelle che erano state inviate al Comitato, dai petizionisti, e ricevute prima del 23 Giu. Un solo giornale francese, " Le Soir ", raccolse due milioni di firme. Calcolando, non il numero delle firme, o delle petizioni, ma il numero dl persone rappresentate in molte singole petizioni, credo che il Gov. sia stato petizionato da un 50,000,000 di persone. Mi rallegrai nel sentire di Bernardino Somà, del suo progresso in scoltura, del suo buon ricordo di me, e della sua intenzione di ritrarmi in marmo. Digli che gli sono gratissimo per tutto e lieto della sua amicizia, e fagli i miei più cordiali saluti. Si, le cartoline panoramiche e i peta!J sono per te. Ve Il mandai perchè le due cartoline riportano due magnifici panorami e i petali sono delle più belle dalle ch'o abbia mai visto - del giardino meraviglioso della famiglia Jack; e che frutti ci portarono essi, del loro grante frutteto. Di nuovo, state di buon animo. Vi bacio e abbraccio tutti. Vostro aff.mo fratello, BARTOLOMEO VANZETTI • • • • Carissimi: 24 Luglio 1927 Ho dovuto scrivere tutto il giorno per preparare un memoriale su ciò che voglio dire al Governatore domani. Egli mi ha intervistato sabato e lasciò dicendo che sarebbe ritornato quella sera; ma non ritornò e lo aspetto per domani. Comunque, ora sono stanco epperciò sarò breve. Di salute sto abbastanza bene e il digiuno non mi cagiona alcun dolore o sofferenza, tranne si sa, debolezza; non sento neppure fame. Gli avvocati mi dicono che le cose sembrano ora molto meglio. Essi sono stati sempre ottimisti. Io, però, ho troppo esperienza per contare oltre se le chiacchiere, i si dice, i sembra. La cosa è cosi chiara e infame che se la volessero capire ci libererebbero subito e senz'altro. Invece sembra che non possano e non vogliano capire e credere all'evidenza più chiara e imperiosa. Perciò lo on mi lascio illudere. Se il bene verrà, tanto meglio, ma lo non vedo nulla che m'induca a credere cosi. Comunque, siate forti, state calmi e di buon animo. Chissà? flnchè c'è vita c'è speranza. Vi bacio e abbraccio tutti con grande affetto. Vostro figlio e fratello, • • • • Carissimi: BARTOLOMEO VANZETTI 28 Luglio 1927 Vi assicuro che il digiuno non mi arreca dolori fisici - tranne debolezza. Ieri ho visto l'avvocato e un compagno, e dettai a una stenografa una lettera sul caso al Governatore. Mr. Thompson, i compagni, gli amici tutti lavorano giorno e notte, febbrilmente, intensamente per salvarci. Ho parlato due volte al Governatore, per un'ora e mezza CONTROCORRENTE - Agosto 1963
ciascuna volta. Mi è parso molto migliore di come lo avevo immaginato; un uomo sincero, onesto e bene intenzionato a secondo il suo modo di vedere e pensare. Certo è che se lui ci crede colpevoli, è uomo da riconfermare la sentenza di morte. Io non posso comprendere come potrebbe ritenerci colpevoli con tutte le prove che abbiamo in nostro favore. Però la mia paura è che lui non creda ai nostri testimoni, che sono in gran parte italiani e che si lasci convincere dal fatto che i nostri due giuri sono tutt'ora convinti della nostra reità. Temo anche che non riesca ai nostri cari ,e comprendere dall'arruffata grande massa di verbali e altri documenti legali del caso, le viziosità, iniquizie e ostilità del giudice e del prosecutore contro di noi. Ad ogni modo, sembra che le cose vadino prendendo migliore piega e avvocati e amici nostri sono molto più incuorati e confidenti in questi ultimi giorni che nel passato. Il Governatore ha detto che io ci ho fatto buona impressione e gli piaccio assai. Mi dicono che Lui e la commissione annunceranno la loro decisione sabato prossimo e voi la imparerete prima di ricevere questa mia. Ad ogni modo, state calmi e fatevi coraggio. Il vostro aff. fratello vi bacia e abbraccia con tutto il suo cuore. BARTOLOMEO VANZETTI • • • • Famiglia Vanzetti. Villafalletto, Prov. di Cuneo, Italy. August 4, 1927 Miei Carissimi: Ho saputo che Luigina si è imbarcata per l'America all'Havre. Io sto abbastanza bene; sono calmo e preparato a tutti gli eventi. Siate forti anche voialtri. Questa sera sapremo la decisione del Governatore. <Comunque essa potrà essere, la difesa e gli amici continueranno a fare tutto ciò che la situazione consentirà di fare in nostra difesa. Vi giuro la mia completa innocenza di questi o di qualsiasi altro crimine. Non vergognatevi di me. Verrà un giorno in cui la mia vita sarà conosciuta qual'è, e allora chiunque si chiamerà Yanzetti sarà lieto e orgoglioso del suo nome. Già tutti quelli che mi conoscono mi amano e mi rispettano... Ho scritto la mia pietra -inebre con un ventennio di vita sacrata alla giustizia e alla libertà per tutti. E se dovrò morire per suprema ingiustizia di uomini e di cose, potete stare sicuri che nessuno dei miei nemici sarà pianto come sarò pianto io. Ma io non voglio che i miei amici piangano. Voglio che essi siano sereni e forti e continuino per me l'opre della vita. Io voglio che voi tutti mi cantate, anzichè piangermi e che mi facciate vivere nei vostri cuori che devono essere saldi, bravi e lieti - per letizia di vita. Lotterò fino all'ultimo per vincere. Fatevi dunque animo. Vi abbraccio tutti con cuor di figlio e di fratello. Vostro figlio e fratello, BARTOLOMEO VANZETTI LEPOLEMICHE Alcuni lettori italiani hanno dato segno di vita. Hanno protestato per le critiche pubblicate contro alcuni uomini noti nel movimento anarchico italiano. Prendiamo atto della protesta. Cogliamo anzi l'occasione per ripetere delle cose risapute da tutti. CONTROCORRENTE è una pubblicazione che non ha mai chiuso le sue colonne a nessuno. Quando qualche compagno ha ritenuto necessario denunciare attitudini ritenute avbitrarie e ingiuste, non abbiamo esitato ad aprirgli le colonne perchè registrasse la protesta come la sentiva. Le critiche pubblicate recentemente e in questo numero è giusto siano conosciute da tutti coloro che si interessano del !uturo del movimento. Informare i compagni sulle cose che alcuni ritengono storte, è parte della nostra funzione di propaganda. Le cose storte devono essere denunciate e corrette. Quando si scorge la minaccia di soperchierie da parte di un gruppo che tende imporre degli atteggiamenti che fanno a cozzi con i metodi di libertà che sono fondamentali, allora bisogna insorgere. Noi siamo sempre stati contro i metodi dittatoriali. Rifiutando di pubblicare queste critiche diventeremmo noi stessi parte del gruppo che cerca di buttare alle ortiche i compagni che hanno osato sollevare delle proteste. Noi esortiamo i compagni a meditare sulla critica da noi pubblicata. Troppo sovente si addiviene a conclusioni che hanno la caratteristica di linciaggio, contro compagni che meritano di essere ascoltati. Nel nostro movimento dovrebbe essere accordata la libertà di parola e di difesa. Per questa ragione noi mettiamo 11, disposizione dei compagni le colonne della rivista. Coloro che sono criticati, se lo desiderano possono fare uso delle nostre colonne per mettere a posto le cose - correggere errori e fatti che non corrispondono alla verità. CONTROCORRENTE-Agosto 1963 9
GLIANARCHIDC'IAMERICLAOTTAN PERRIABILITASRAECCEOVANZETT Inquella,chee' forsela loroultimabattaglia,hanno alleatepersonalitad''ognicetoe ·religion-eUnresiduo anticlericalismoi,mbastitodi luoghi comuni- 'La singolarefiguradi AldinoFelicanic, hericordancora le terribilicondiziondi ei nostriemigrati ai primidel secolo Il pomeriggio del 15 aprile 1920, a South iBraintree, nel Massachusetts, venivano uccisi e derubati di oltre 15 mila dollari Frederick Parmenter e Alessandro Berardelli, due impiegati della '"Siate and Morril Shoe Co.", una fabbrica di scarpe. La tragedia si svolse fulminea e commosse l'opinione pubblica che assisteva impotente, da qualche tempo, ad una recrudescenza di rapine e di delitti. L'assemblea statale e numerose imprese private colsero l'occasione per stanziare forti taglie di ricompensa a chi ponesse un freno alla nuova ondata delinquenziale. Una macchia nera Venti giorni dopo la rapina la polizia imprigionava due anarchici di Boston, I quali, al termine di un processo durato sette anni, furono uccisi sulla sedia elettrica: si chiamavano Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Quel processo resta ancora oggi una delle macchie più nere della giustizia americana. "L'opinione pubblica di tutto il mondo ritiene che l'esecuzione ebbe luogo non per le evidenze provanti il crimine, ma più per il delitto di professare opinioni estreme". E' l'Enciclopedia Britannica che scrive cosi. Nel primi anni del secolo non mancavano negli Stati Uniti i motivi per una proficua predicazione del verbo anarchico e socialista massimalista. Le condizioni di vita e di lavoro dei prestatori di opera erano umilianti. Si lavorava più di 60 ore settimanali, senza assicurazioni sociali e diritti contrattuali, i dirigenti sindacali erano scacciati dalle fabbriche e sovente minacciati di morte dalle guardie aziendali. Gli emigranti italiani, che avevano abbandonato Il loro paese con la speranza di trovare un lavoro onesto nella nuova terra, erano i più insofferenti verso il regime sociale del tempo. Quando si scriverà il capitolo dell'emigrazione italiana nella storia degli Stati Uniti la " grande emigrazione" saranno rese pubbliche le responsabilità di coloro che si sono disinteressati dell'assistenza ai nuovi arrivati, di coloro che vi hanno speculato sopra guadagnando denaro alla stessa stregua del mercato dei negri. E' certo che quando il capitolo sarà scritto, dovrà contenere questi elementi per spiegare lo scivolamento massiccio degli emigrati italiani verso il più facile mondo della malavita americana. Per molti anni, negli Stati Uniti, è stata praticata una sorta di discriminazione razziale nei confronti degli emigrati italiani. La questione è stata successivamente risolta sul fronte della temerarietà e della operosità. Quest'ultimo è stato il fronte sul quale si è raggiunta la soluzione definitiva della questione; ma la grande opinione pubblica americana ricorda più facilmente le rivoltellate sparate dagli emigranti italiani per conservarsi il diritto di residenza nel nuovo mondo. A Boston, una sera del settembre scorso, sotto una pioggia insistente, in mezzo a mille piccole stradette poco americane, ero alla ricerca di Aldino Felicani, un anarchico italiano di cui ha parlato sovente Gaetano Salvemini e che è oggetto di continui attacchi da parte di Giuseppe Prezzolini su "Il borghese". L'ho trovato in una vecchia tipografia, vecchio, lui, ma pieno di ricordi, di passione umanitaria, di acciacchi. Aldino Fellcanl risiede a Boston da circa mezzo secolo e dall'ufficio della sua tipografia artigiana dirige una delle ultime riviste anarchiche," Controcorrente", con una tira tura di 2.500 copie mensili, delle quali 500 vengono inviate in Italia. 10 CONTROCORRENTE - Agosto 1963
Su "Controcorrente" ha scritto, durante il suo soggiorno americano, Gaetano Salvemini, amico personale di Felicani, il quale conserva in una sorta d'archivio numerosi manoscritti e lettere del grande storico italiano. Ormai Aldino Felicani è vecchio e malato, ma non rinuncia ancora alla sua battaglia per gli ideali umanitari. Di tanto in tanto raduna i professori della Harvard University di Boston, tra cui i due Schlesinger, padre e figlio, e sottopone loro una nuova iniziativa per la riabilitazione legale di Sacco e Vanzetti. Tra i firmatari dei suoi appelli si leggono i nomi di Joseph e Stewart Alsop, i due noti colomnists politici americani, la moglie e il figlio di Roosevelt, i sindacalisti George Meany e Walter Reuther, senatori e prelati di ogni Stato e di ogni confessione rel!giosa. Strenuo difensore Aldino Fel!cani, costretto ad abbandonare l'Italia per 24 condanne originate dal rifiuto di obbedienza militare, ricorda ancora con accento disperato le condizioni dei lavoratori emigrati nei primi anni del secolo e degli emigranti italiani in particolare. "Terribili" è l'aggettivo che ricorre più spesso nelle sue descrizioni, mentre parla con venerazione di Roosevelt, che "per primo accolse le idee di giustizia sociale che gli anarchlci italiani emigrati predicavano e che costarono la vita a Sacco e Vanzetti ". Felicani è stato un amico personale del due anarchici e un loro strenuo difensore sulle piazze, sui giornali, nelle campagne per la raccolta di fondi, nelle lotte anche recenti per la loro riabilitazione legale. Ha fatto anche da consulente in una serie di trasmissioni televisive sui canali americani, dedicate alla rievocazione della tragica vicenda di Sacco e Vanzetti. La riabilitazione morale dei due anarchici è ormai un fatto acquisito in tutto il mondo ed il merito è indubbiamente dell'opera instancabile di Aldino Felicanl. "Controcorrente" ha pubblicato testimonianze a favore di Sacco e Vanzetti inviate da Albert Einstein, Anatole France, Sinclair Lewis, H. G. Wells, Upton Slnclalr e da numerosi altri intellettuali di fama internazionale. "In una delle ultime visite nella cella della morte - dice Aldino Felicani - promisi di far risuonare i loro nomi e la loro innocenza nel mondo: intendo mantenere questa promessa fino all'ultimo giorno della mia vita. La protesta contro quel delitto è sempre viva. Non si contano più i libri che discutono quel caso, analizzandolo da ogni punto di vista. Gli studiosi giungono sempre alla stessa conclusione: Sacco e Vanzetti furono vittime di una diabolica congiura, sacrificati in odio alle loro idee di eguaglianza e giustizia sociale". Aldino Felicani è oggi un specie di pesce fuor d'acqua. Anarchico in un paese dove non ha senso il comunismo e dove non riesce ad attecchire il social!smo, Fel!cani è recentemente divenuto cittadino americano. Ha giurato di rispettare e di osservare quella costituzione che contiene tutti i principi di uguaglianza dell'anarchismo. L'ho fatto per i miei figli, spiega Felicani che per anni aveva rifiutato di assumere qualsiasi cittadinanza, perchè " cittadino del mondo ". Felicani è molto conosciuto e stimato negli Stati Uniti, perchè è un galantuomo. Ma è anche un romantico e questo spiega la sua fede nell'anarchismo. "I socialisti italiani - mi diceva in quella sera del settembre scorso - devono ricordare che se tolgono l'umano dal loro socialismo, diventano comunisti. C'è un solo modo per capire e riconoscere i comunisti e i fascisti: chi nega o trascura l'umano è un fascista o un comunista". " Controcorrente " Felicanl, come tutti gli anarchici, non è un politico. La politica è la morte della anarchia; l'entusiasmo, invece, ne costituisce l'ossigeno. Aldino Felicani è un entusiasta, pieno di acciacchi ma entusiasta. Non ha mai voluto stringere amicizia con Kennedy, perchè "è amico dei preti di Roma". L'anticlericalismo è oggi il denominatore che accomuna i restanti anarchici d'America. La loro rivista, u Controcorrente", pubblica di tanto in tanto frasi contro la Chiesa cattolica, il clero, la Repubblica italiana. In una nota polemica nei confronti di un settimanale italo-americano di New York si legge: "in quelle pagine stampate spurgano politicanti di tutte le risme e colori, laburisti, fascisti vecchi e nuovi, e vi salmodiano i preti della romana chiesa; consoli e proconsoli della repubblica papalina attualmente centrata e rimorchiata a sinistra .•. ; con il governo della repubblica che emana da piazza San Pietro ... ". Il Concilio Vaticano II.o viene sinteticamente indicato come il "coreografico ecumenico ". Si tratta, tutto sommato, dl un anticlericalismo mattacchione, anche se individualmente tenace. "Io non saluto più - mi diceva Felicani - quei compagni che si avvicinano ai preti". Sorprende tanta accanita prevenzione verso il mondo cattolico da parte di una persona che ha combattuto numerose battaglie per affermare la giustizia e l'uguaglianza tra gli uomini. Leggendo più attentamente le lettere degl! anarchici Italo-americani alla rivista, ho scoperto nel giorni successivi che l'anticlericalismo costituisce l'unico cemento che li tiene legati. Non vi rinunceranno facilmente, perchè si tratta di un anticlericalismo acritico, poco impegnato, fatto di luoghi comuni e, soprattutto infondato. E' quello più duro a morire. Intanto i cattol!ci americani aiutano Fellcanl nella battagliaglia ancora in corso per la riabilitazione legale di Sacco e Vanzetti. E' l'unica e forse l'ultima ):>attaglia degl! anarchici d'America. u L'avvenire d'Italia " Bologna 3 maggio 1963 Sergio De Marchia CONTROCORRENTE - Agosto 1963 11
GENTE .- 27. - Un Commendatore Sovente avvengono episodi che non si dimenticano. Inseguono. Disturbano come delle sciagure collettive. Uno di questi epiSodi è avvenuto nel dicembre 1959. Il suo effetto non mi ha più lasciato. L'occasione: la consegna della commenda da parte del Dr. ALFREDO TRINCHIERI, console generale di Boston, a nome del governo italiano, al cav. LUIGI SCALA di Providence. Io mi sono occupato di questo evento altre volte. Ho usato anche parole roventi di indignazione e di risentimento. Ciò non è valso a nulla. Per certe cose il risentimento non ha limite. Ho detto le ragioni della mia protesta. Sento di non aver detto tutto quello che avrei dovuto dire. Scala è una ppersona odiosa. Di fronte ai miei occhi rappresenta una talpa di chiavica. Una visione che disturba. Egli rappresenta una sconcia combinazione sociale. Egli è stato un "ras" fascista. Nei momenti più fortunosi del fascismo egli si è dato pose da leader. Ha scritto. Ha parlato al microfono. Ha fatto uso dell'Ordine Figli d'Italia, di cui è stato Grande Venerabile. Ha usufruito della sua carica per imbottire il cranio dei " fratelli " dell'Ordine e mettere quell'associazione al servizio del governo fascista. Le attività di questo bagarozzo fascista sono note. Non ha lasciato nessun mezzo intentato per seminare discordia fra gli italiani che erano sotto la sua influenza. Il governo italiano nel ppremiare questo sudicione, ha commesso una sconcezza della quale non si trova l'eguale. Questa è la ragione per cui non posso dimenticare questo episodio. per provare che la mia reazione è sostanziata da fatti validi, riproduco, senza togliere una virgola, un commento pubblicato dalla rivista "Il Mondo" di New York, del febbraio 1940: "Negli ultimi tre fascicoli di questa rivista abbiamo denunziato, in inglese, il cosidetto caso Scala. Ne facciamo un riassunto in Italiano per edificazione di quel membri dell'Ordine Figli d'Italia che per sventura non avessero capito Il nostro Inglese. "L'Ordine Figli d'Italia in America, In tutte le sue convenzioni nazionali e statali, ha enfaticamente riaffermato la sua devozione agli ideali della democrazia americana ed il suo rispetto al principio Informatore della Costituzione degli Stati Uniti. I dirigenti dell'Ordine, che sono quasi ,tutti "prominenti " italo-americani: avvocati, banchieri, giudici, funzionari civili, eccetera, non aprono bocca - per il pubblico americano - che non Innalzino inni alla democrazia, alla libertà, ed altre simili belle cose. Provatevi a mettere in dubbio la sincerità di questi loro sentimenti e vi minacciano subito di querela. "Alla Convenzione del!' Ordine Figli d'Italia, tenutasi l'estate scorsa in San Francisco, ed a quella statale del Rhode Island, tenutasi in Bristol il 18 settembre 1938, fu riaffermata la devozione dell'Ordine ai principii della democrazia e fu ripudiata qualsiasi dottrina basata sulla priorità di razza: di qualsiasi razza. Dunque, condanna - almeno a parole - dell'antisemitismo ... e grande pubblicità laudatoria nella stampa americana, con sfoggio d'in• terviste. Intervista col Cavaliere Stefano Miele, Supremo Venerabile; intervista col Cavaliere Scala, Grande Venerabile per il Rhode Island, ecc. " Il caso Scala, da noi denunziato nel numero di novembre della nostra rivista, però, come tutte queste proteste di sincero americanismo, di devozione alla democrazia, eccetera, non sono altro che " prese in giro " per gli americani che bevono grosso, mentre in realtà, sia l'Ordine Figli d'Italia che tutte le altre associazioni coloniali controllate dai consolati, seguono, in mezzo agli italiani, la politica del regime fascista. "La Difesa della Razza del 20 Giugno 1939 giornale creato dal Governo fascista d'Italia al solo scopo di fare la campagna contro gli ebrei - pubblicava una lettera del Cavaliere Luigi Scala, in cui egli chiedeva al giornale fascista di Roma di fargli sapere come si doveva comportare, lui cittadino americano, nei riguardi di un altro cittadino americano di origine italiana, accusato di essere in simpatia cogli ebrei. Scala, cittadino americano, chiedeva testualmente al direttore del giornale fascista di Roma di "assegnarci una certa linea di condotta · che non induca in confusione la massa emigrata ": linea di condotta che, come aveva spiegato prima, dovesse Indicare "quale dovrebbe essere 'l'atteggiamento della nostra comunità rispetto a questo tale ( un ricco italiano sposato ad una ebrea); possiamo noi rendergli onore come ad un autentico esponente d'italianità" r " La Difesa della Razza a sua volta rispondeva che " la norma di separazione e non confU$ione degli ebrei con gli italiani ~ norma di difesa della nazione italiana, cos\ in Italia, come all'estero: una m>rma assoluta d'ogni vero italiano, un imperativo della coscienza nazionale, dal quale ormai si debbono riconoscere gl'italian,i, dal quale si riconosce l'affetto nazionale degli emigrati". "Parole più chiare non potevano essere scritte. La Difesa della Razza - giornale ufficiale del Partito Fascista - ordina dunque agli italiani di America, rispondendo alla lettera del Cav. Scala, di boicottare gli ebrei, di non avere nulla in comune con loro, di non esporsi con loro nemmeno in pubblico. " Il Cavaliere Scala non ripudia la sua lettera e nemmeno la risposta ricevuta. Ad un redattore del Jewish Record di Provldence risponde di non aver nulla da dire. Alle nostre ripetute pubblicazioni non ha fatto seguire alcuna smentita (e crune avrebbe potuto smentire se Il fatto è vero?). 12 CONTROCORRENTE - Agosto 1963
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