Controcorrente - anno XIX - n. 36 - mag.-giu. 1963

Null'altro, se non l'attesa di un tuo riscontro. Molte cordialità. Caro Rose, GIUSEPPE ROSE 29 maggio 1963 la tua del 26 maggio ml dà la prima indicazione - diremo "ufficiale" - della accettazione tua e di Riggio ad occuparvi del compito che io <arbitrariamente) vi ho assegnato; seppure a una accettazione condizionata da se e ma che potrebbero facilmente risolversi in un completo negativo. Io non ho nessuna obbiezione al fatto che voi volete estendere lo scopo della vostra " investigazione" ad un passato assai lontano; anzi, una seria ricerca storica-fattuale entro quelle vicende mi sarebbe assai gradita. Tuttavia, la mia richiesta a voi era limitata a stabilire se il cumulo delle inqualificabili insinuazioni pubblicate da Borghi nei miei riguardi siano o non calunniose e diffamatorie, ispirate al sistema macartista che egli pretende combattere. Con la mia lettera del 7, non ponevo con " le due prossime settimane" nessun perentorio limite nei senso che mi fossi atteso una soluzione della vertenza. Essa ha voluto significare una sollecitazione presso di voi a mostrare una certa esplicicità nell'assunzione dell'impegno. Sarebbe anche stato preferibile da parte mia se voi aveste pubblicamente significato tale accettazione. Io credo che tutti gli interessati alla faccenda debbano sapere cosa si tenta fare. Dei " vecchi" a conoscenza di certi eventi del passato a me pare ne siano rimasti pochi. Potrei anch'io indicarne qualcuno. I morti non possono più parlare ma esiste una vasta documentazione che qualche "storico" dell'anarchismo potrebbe facilmente scovare e, se onestamente intenzionato, mettere a vostra disposizione. Vi trovereste un pattume di sudicerie prodotto dalla mente di cattivi come Borghi e quel tale dal lungo fiuto sherlockholmiano (dovrei dire piuttosto beriano) dalla California. Dubito che voi troverete seria cooperazione da parte di elementi che hanno tutto l'interesse a nascondere le loro azioni affatto decorose. Tuttavia, provateci e " buon successo". Da parte mia avrete tutta la cooperazione che desidererete. Saluti cordiali, HUGO ROLLANO I miei amici ml dicono che da tutto questo non ne caverò niente. Io non voglio dubitare dell'onorabilità dei due uomini ai quali ho affidato la vertenza. Giuseppe Rose l'ho conosciuto e con lui ho avuto piacevole contatto e corrispondenza, Riggio mi è completamente sconosciuto. I loro rapporti di amicizia con alcuni dei miei diffamatori mi sono stati sempre noti. Soltanto, se a me non sarà data l'opportunità di presentare il mio caso di fronte a un certo numero di seri compagni, io mi considererò libero di seguire il consiglio datomi di Giovanna Berneri: "Nel nostro movimento non ci sono tribunali... uno si difende come può". povera Giovanna ... se fosse ancora viva!! Hugo Rolland NOTA FUORI TESTO. - Il numero 35 di "Contrcorrente" pubblica qualcosa a cui, dato l'imbarazzo che mi reca, non so cosa rispondere oltre a ringraziare il dotto interlocutore per la illuminata lezione di storia che mi impartisce. Confrontato con tanto sapere, mi sento terribilmente umile e mi scuso della mia ignoranza dei soggetti tanto abilmente trattati. Nondimeno, Stalin rimane per me quale l'ho descritto e Robespierre non diventa oggetto della mia ammirazione. Poi, da una pp diretta dalla rivista a un qualcuno che stende la mano nelle fogne per trovarvi compagnie, si accomodi pure nel suo naturale ambiente. Questo è un secondo momento per tutte le menti e bocche sudice a satollarsi di e vomitare sterco. E' il prodotto di una vecchia mentalità che sotto il pontificato del piccolo Armando ha trovato facili nuovi pascoli. (h.r.) COMPAGNO LETTORE - Il presente fascicolo di CONTROCORRENTE porta in copertina il No. 36. Il che significa che riprendemmo la pubblicazione della rivista sei anni addietro. Quando riprendemmo la corsa, gli ammiratori del fascismo e del nazismo predissero che non avremmo avuto lunga vita. Allora faceva la voce grossa e numerose vittime il maccartismo. Si aveva paura. Si tentava di mettere allo sbaraglio i difensori della libertà. I tempi non erano propizi. Noi sentivamo di poter contare sui compagni sparsi negli Stati dell'Unione che nel passato avevano dato prova di fedeltà indiscussa alla causa della libertà. Non ci sbagliammo. I compagni ci hanno steso la mano solidale. Sono stati generosi di aiuti e incoraggiamenti. Attualmente siamo minacciati dal deficit. Purtuttavia non disperiamo. I compagni ci aiuteranno a superare le difficoltà di questo momento come ci hanno aiutato nel passato. Noi siamo determinati a continuare la nostra lotta. Non c'è bisogno di dire quello che faremo. Continueremo a tirare sassate come abbiamo fatto nel passato. Noi non chiediamo favori od elemosina - vogliamo solidarietà. Ci si aiuti a rimanere in piedi con dignità e fierezza. E' quello che vogliamo. CONTROCORRENTE - Giugno 1963 21

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