Controcorrente - anno XIX - n. 36 - mag.-giu. 1963

era che l'uomo dal berretto aveva sparato tre colpi addosso a Berardelli - e i tre proiettili estratti dal corpo della guardia non erano provenuti dalla pistola di Sacco; ma da una rivoltella sconosciuta, mai trovata, di un altro calibro e tipo. Ma il quarto proiettile, il colpo sparato a Berardelli dall'uomo che era saltato dal predellino, proveniva da una Colt calibro .32 come quella di Sacco. Quindi, se si vuol credere l'accusa, Sacco doveva essere due persone. Ciò è abbastanza difficile da immaginare, ma ancor maggiori difficoltà devono essere affrontate dall'accusa. Il Sacco "del predellino", in distinzione dal Sacco "del berretto", sali sul sedile anteriore accanto al conducente. Mentre la macchina fuggiva per le strade di South Braintree, egli si sporse fuori e si mise a lanciare raffiche contro gli occasionali pedoni che il veicolo incontrava sulla sua corsa. Puntò la sua pistola contro uno spettatore che fu quasi travolto dall'automobile e muggl, "Via di qua, figlio di puttana!" Poco dopo, quando un addetto ad un passaggio a livello mostrò il segnale d'arresto e fermò la Buick per l'arrivo del treno, il Sacco "del predellino" si sporse fuori e gridò: "Per il diavolo ci tieni qui fermi". Sia l'uomo al quale avevano sparato che il guardiano del passaggio a livello affermarono che il Sacco del predellino aveva gridato loro in un inglese chiaro, senza accento, grossolano. Ma Sacco - il vero Sacco - parlava solamente pessimo inglese. Quando testimoniò in tribunale, dovette avere l'aiuto di un interprete. Era un elemento che, si supporrebbe, avrebbe dovuto esser notato dalla giuria, che avrebbe dovuto causare dei rimorsi di coscienza nel mandare due uomini alla sedia elettrica. Ma ciò non avvenne. Che cosa rimase allora? Solo due elementi irreconciliabili l'uno coll'altro: il berretto e la pistola. IV. Il berretto che l'accusa aveva tentato con tanti sforzi di provare che apparteneva a Sacco e che sembrava durante il processo una prova persuasiva, divenne in seguito l'evidenza più dubbia. Nel giugno 1927, poco prima delle esecuzioni, Tom O'Connor risolse il mistero del berretto. Egli venne a sapere dall'ex capo della polizia di Braintree, J eremiah L. Galli van, che il berretto gli era stato consegnato "due giorni dopo" il delitto, che fu dichiarato di esser stato trovato nel luogo solamente "la sera prima ". Inoltre la famosa lacerazione nella fodera interna, che fu tanto pubblicizzata dal pubblico ministero, non esisteva quando il berretto fu rinvenuto. Fu lo stesso Gallivan che fece la lacerazione, egli riferl in seguito, per vedere se vi fossero dei segni di identificazione nella fodera. Gallivan era convinto che il berretto non aveva alcuna connessione con l'omicidio, ma che probabilmente era caduto dal capo di qualche spettatore che s'ìntratleneva Sll la scena in seguito, ed egli testimoniò in tal modo di fronte alla commissione di indagine Lowell nominata in seguito dai governatore Fuller. Gallivan chiese alla commissione: "Chi di voi, signori, può farmi credere che il ,berretto giacque Il per trenta ore, mentre erano presenti la polizia di stato, quella locale e due o tremila spettatori? ... Che quel berretto giacque al suolo per trenta ore, mentre la polizia di stato perlustrava in cerca di bossoli, impronte digitali e di ogni altro indizio?" Queste obiezioni, sembrerebbero aver ben potuto disporre del berretto. Ma se ciò non fosse sufficiente, vi è lo schizzo di un disegnatore riprodotto nel libro di Russell che mostra Sacco mentre prova il berretto in tribunale. Il berretto è appollaiato in cima al capo e all'apparenza di misura troppo stretta. E quindi, a parte il berretto, degli indizi positivi non rimaneva che la rivoltella. Questa avrebbe potuto essere l'indizio più sicuro, ed è una delle ironie di questa tragica storia che divenne il più incerto. Gli esami di balistica identificano l'arma da fuoco. Questi sono ritenuti infallibili dalla polizia. Ogni arma, asseriscono gli esperti, sviluppa la sua rigatura e conferisce quest'impronta particolare ai propri proiettili sparati. Di ciò non vi è dubbio, ma in questo caso particolare vi sono innumerevoli domande. I dubbi sorgono col capitano Proctor. Egli era uno dei primi esperti in balistica nell'intera nazione; fece il suo primo esame spingendo un proiettile nella rigatura di un'arma da fuoco. Durante gli anni egli aveva migliorato la sua tecnica ed era diventato il massimo esperto nel suo ramo nello stato del Massachusetts. Egli era di accordo nello stabilire che il proiettile che aveva colpito fatalmente il Berardelli era stato sparato da una Colt calibro .32 come quella di Sacco, ma non riteneva che fosse partito dalla canna della pistola di questo ultimo. Persino durante il processo, aveva commentato nel corridoio del tribunale che Katzmann stava accusando degli innocenti. E, in un'altra occasione, egli disse al suo amico, Harry C. Attwill, il ministro della giustizia del Massachusetts, "Non sono quelli i colpevoli ". Dopo che il capitano Proctor fece la sua deposizione a favore della difesa, divenne di moda - una tecnica adottata da Francis Russell - di dubitare la sua qualifica di esperto. Si suggeri che egli aveva "altri motivi" (e ne avrebbe potuti avere, come vedremo in seguito) per credere nell'innocenza di Sacco e Vanzetti - e che questi motivi influenzarono il suo responso peritale. A parte che ciò sia più o meno vero, uno degli aspetti più strani di questa faccenda è il modo in cui il destino si comportò con gli esperti di balistica che tentarono di provare che il proiettile fatale fu sparato dalla Colt di Sacco. Il primo di questi esperti ad essere smontato fu Charles Van Amburgh, il quale asseri con convinzione che la rivoltella di 14 CONTROCORRENTE - Giugno 1963

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