vita. In queste circostanze essi si contendono sangue. Supporre altrimenti val dire ignorare la realtà. Non occorre essere presenti nel tribunale di Dedham per rendersi conto che un Katzmann giusto e giudizioso una volta impegnato nella contesa è una creazione dell'immaginazione di Russell. Infatti, nel suo stesso libro, le prove abbondano. I tempi e le passioni di quel periodo, che Russell descrive cosi bene, travolsero in una folata il verdetto. Se vi fosse qualche dubbio basterebbe rileggere le espressioni di intemperanza pronunciate dal giudice che presiedeva, la divinità nel processo, l'arbitro dal quale la giuria inevitabilmente trae molte allusioni. Sin dal primo giorno, divenne ovvio a osservatori nel tribunale che, nell'opinione del giudice Webster Thayer, Sacco e Vanzetti erano già stati giudicati colpevoli. Giornalisti e avvocati rimasero colpiti dai commenti intemperanti pronunciati tra una sessione e l'altra del processo. persino in tribunale la sua parzialità divenne evidente. Quando un testimone per la difesa sembrava aver segnato un punto a favore dell'imputato, il giudice si sostituiva nell'interrogatorio all'accusa, perseguitando la sfortunata vittima alla sbarra dei testimoni con delle domande insolenti. In una occasione fece un commento cosi pregiudizievole ed oltraggioso che lo fece cancellare dal verbale e poi chiese che i giornali che lo avevano trascritto lo sconfessassero. Ciò che sorpassò ogni limite, naturalmente, fu la sua ultima osservazione dopo aver negato mozioni da parte della difesa per un nuovo processo: "Avete visto cosa ne ho fatto di quei bastardi anarchici l'altro giorno?" Questo era il custode della giustizia del Massachusetts; ed è uno dei più straordinari esempi di ambiguità nel libro " Tragedia a Dedham " che Francis Russell, il quale narra tutti questi Incidenti, possa aver concluso ciononostante che Thayer " tentò di presiedere al processo imparzialmente" e preteso che l'ovvio pregiudizio del giudice non Influenzò la giuria. Russell si mostra altrettanto caritatevole verso l'accusa Katzmann, che egli descrive come uomo pomposo, ma fondamentalmente onesto. Questo è un verdetto che, a quanto sembra, potrebbe esser raggiunto solo con una definizione forzata di ciò che costituisce l'onestà. Katzmann, mettendo sotto processo la vita di due uomini, fece avvicinare un detective Pinkerton alla sbarra dei testimoni per deporre In base ad alcune "annotazioni" speciall, mai divulgando la esistenza di quei rapporti basilari, originali, che sarebbero stati cosi nocivi alla sua accusa. Egli potè profferire una domanda che fece fuorviare sia il giudice che la giuria nel credere che un colpo mortale fu sparato dalla rivoltella dl Sacco. Il capitano William Proctor, l'esperto In balistica della polizia, rivelò ln una dichiarazione giurata dopo Il processo che egli aveva "ripetutamente" detto a Katzmann, che, se interrogato con una domanda diretta, egli avrebbe risposto di non ritenere che il colpo parti dalla rivoltella di Sacco. Quind\ ~tzmann gli aveva chiesto se trovasse compatibile con i suoi esami il fatto che il colpo fu sparato dalla pistola di Sacco, e poichè sia la rivoltella di quest'ultimo che quella usata nell'omicidio erano Colts di calibro ,32, Proctor potè e rispose " SI". Ma quando Proctor presentò in seguito la sua dichiarazione giurata alla difesa, mettendo alla luce la frode, Katzmann non la negò; egli negò solamente che Proctor "ripetutamente" gli aveva detto che non riteneva che la pistola di Sacco fosse l'arma impiegata nell'omicidio. C'è da chiedersi: è questo un uomo che si può chiamare onesto? L'ambiguità di Russell è espressa pittorescamente in tali giudizi, nella sua conclusione che, se egli avesse fatto parte della giuria avrebbe votato per la condanna; invero il suo libro ben documentato presenta ripetutamente fatti che negano le sue conclusioni. Leggendolo si rimane impressi dalla confusione ed inconsistenza dell'accusa, dalla palpabile debolezza degli argomenti. Contro Vanzetti, a parte la testimonianza dei presenti al fatto, non c'era nulla; e contro Sacco, non molto. L'accusa tentò strenuamente di descrivere Vanzetti come il conducente della Buick usata per la fuga, ma la sua tesi si Infranse contro i duri fatti. Per prima cosa Vanzetti non sapeva guidare. In secondo luogo, troppi dei testimoni d'accusa descrissero il conducente come persona dal volto pallido, sottile e malaticcio - una descrizione che certamente non si adattava affatto a Vanzetti, ma che persino Katzmann dovette infine accettare come valida. Con Sacco l'accusa ebbe un po' più di fortuna, poichè aveva due elementi specifici che sembravano fornire la prova. Il primo riguardava un berretto che era stato trovato sulla scena del delitto - e Sacco soleva portare berretti del genere. Il secondo si riferiva alla molto disputata Colt calibro .32. Tentando di collegare questi due frammenti di evidenza, Katzmann Indulse In una fantasmagoria di logica che rese parti della sua arringa incompatibili l'una con l'altra. Per comprendere questa contradlzione occorre ricreare l'azione del delitto nel modo in cui fu rivelata durante il processo. L'addetto alle paghe per la ditta Slater & Morrill, certo Frederick Parmenter, e la sua guardia del corpo, Berardelli, stavano portando due cassette contenenti denaro alla fabbrica quando si trovarono a passare davanti a uno steccato contro il quale si appoggiavano due uomini bruni e tarchiati. Uno di essi portava un cappello di feltro, l'altro un berretto. Occorre a questo punto prestar particolare attenzione a quest'ultimo. Mentre gli addetti alle paghe passavano, quello col berretto si afferrò al Berardelli. Durante la lotta l'aggressore tirò fuori una pistola e sparò tre colpi addosso alla guardia. Questa si afflosciò al suolo. L'uomo 12 CONTROCORRENTE - Giugno 1963
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