Controcorrente - anno XIX - n. 36 - mag.-giu. 1963

Sia Vanzetti che Sacco negarono di conoscere Boda e Coacci; Sacco disse di saper nulla della motocicletta; cercò di giustificare la rivoltella alla cintola e le cartucce adducendo che aveva pensato di poter divertirsi con gli amici sparando al bersaglio nel bosco. Il pubblico ministero in seguito basò la sua •arringa sulla tesi che queste evidenti bugie tradivano "la consapevolezza della colpa", mentre tutto ciò che avrebbero potuto significare era la consapevolezza della paura. Le retate contro gli anarchici continuavano. Due giorni prima l'arresto di Sacco e Vanzetti, un anarchico di loro conoscenza Andrea Salsedo, era andato incontro alla sua fine gettandosi dalla finestra di uno degli uffici del ministero della giustizia a New York, dove era stato trattenuto in completa segregazione. Sacco e Vanzetti in seguito affermarono che, dopo la morte di Salsedo e la continua persecuzione contro gli anarchici, erano stati consigliati a raccogliere e nascondere o distruggere qualsiasi opuscolo radicale in mano loro o dei loro amici che potesse incriminarli. Era per questo motivo, essi dissero, che avevano cercato la macchina di Boda e che avevano mentito quando furono sottoposti all'Interrogatorio, poichè pensavano che la polizia li perseguitasse come anarchici ed essi non volevano coinvolgere I loro amici. E' una spiegazione alquanto plausibile come quella del " senso della colpa " lanciata dall'accusa. La teoria di Stewart, pur sembrando convincente nell'astratto, incominciò ad incontrar difficoltà quasi dall'istante in cui venne confrontata con i fatti. Uno dei primi e più significativi contrasti si manifestò nel caso di Orciani. Il conducente della motocicletta fu fermato il 6 maggio 1920, il giorno dopo l'arresto di Sacco e Vanzetti. I testimoni l'identificarono chiaramente quale uno dei partecipanti alle rapine di Bridgewater e South l8raintree, ed egli ebbe un ruolo principal<:1 nella teoria di Stewart. Stewart ha sempre insistito (anche l'accusa l'implicò ad un certo punto durante il processo di Sacco e VanzettD che Orciani era uno del rapinatori che uccisero la guardia di South Braintree, Alessandro Berardelli; che egli aveva afferrato la pistola di Berardelli, una Harrlngton & Richardson, e che questa era proprio la pistola trovata in tasca di Vanzetti quando egli venne arrestato! In questa ricostruzione del crimine, Orciani era certamente un personaggio chiave e quindi è utile vedere ciò che gli accadde. Arrestato il 6 maggio, egli venne liberato il 12. Perchè? Perchè il foglio di presenza nella fonderia in cui egli lavorava gli forni un doppio alibi perfetto; questo mostrava che egli era al suo posto di lavoro sia il 24 dicembre 1919, che il 15 aprile 1920, le date delle rapine di Brldgewater e South Braintree. Qui, sin dall'inizio, un segnale d'allarme fu lanciato contro la teoria di Stewart. Senza Orciani, la teoria poteva includere solo quattro dei cinque uomini; e se Orciani, un personaggio di vitale importanza nei calcoli di Stewart, potè con un foglio di presenza mandare a monte questa teoria, ne è logico dedurre che l'intero processo, del quale egli faceva parte integrante, era enormemente dubbio. Ma quando le forze della legge si affidano a una teoria e vi mettono in ballo la loro reputazione, la logica va in disuso; la razionalizzazione giustifica ciò che non può venir •altrimenti sostenuto. Stewart aveva la perfetta razionalizzazione, alla quale egli si è sempre appigliato. Qualcuno, egli teorizzò, " deve " aver marcato l'ora d'ingresso per Orciani allo scopo di fornirgli un alibi - e " deve" averlo fatto in entrambi i giorni. E' una teoria che Francis Russell sembra aver accettato "in toto"; eppure non può reggere di fronte alla ragione. Chiunque conosce quanto possa fare la polizia per provare una teoria attraente e rivendicare la loro abilità sa bene che nessuno sforzo sarebbe stato risparmiato nel rastrellamento della fonderia di Norwood, dove lavorava Orciani, per trovare l'eventuale complice e smascherare il suo alibi. E infatti fu proprio ciò che avvenne e lo sforzo non ebbe successo. Tom O'Connor, il dinamico giornalista basso e tarchiato che per primo scopri il modo in cui Stewart aveva formato la sua teoria (vedi "Nuovi aspetti di una vecchia storia ", The Nation, 22 settembre 1926) ben richiama lo sforzo della polizia. "La fonderia nella quale lavorava Orciani era relativamente piccola (scrive O'Connor). Probabilmente impiegava da venti a venticinque persone, e la polizia interrogò i proprietari e il superiore di Orciani nel tentativo di provare che qualcuno aveva fornito a Orciani l'alibi del foglio di presenza. Ma non ebbero successo. Comunque, sarebbe stata una cosa quasi impossibile non notare la mancanza di una persona in un posto cosi piccolo. A differenza, per esempio, di un cantiere navale dove lavorano migliaia di uomini. Ma la polizia tentò con tale vigore di trovar la prova per la sua teoria, che le maestranze se ne risentirono. Ml ricordo che in un'occasione - dimentico In quale momento particolare - gli operai minacciarono di lasciare il loro impiego in massa e di dimostrare a favore di Orciani. Vi potete immaginare un'intera fabbrica in rivolta a favore di un immigrato italiano colpevole per di giunta?" L'immigrazione dei funzionari, una volta spronata, si mise all'opera. La liberazione dell'Orciani, pur causando un gran vuoto nell'interpretazione degli eventi fornita da Stewart, non scosse la fiducia nella totale veracità della versione dei fatti. Testimoni avevano identificato in Vanzetti il rapinatore che era corso nella strada e aveva scaricato le due canne di un schioppo sul veicolo per le paghe a Bridgewater. E Vanzetti fu processato a Plymouth. Fu solo dopo lunghi anni, quasi alla vigilia delle esecuzioni, che l'infaticabile CONTROCORRENTE - Giugno 1963

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