Controcorrente - anno XIX - n. 35 - mar.-apr. 1963

si era recato in Quirinale, e l'Osservatore Romano commentò indirettamente l'avvenimento, riportando un brano del giornale fascista di Madrid, A.B.C.: "Il Supremo Pontefice ha voluto, con questa visita, attestare la sua approvazione alle direttive di politica internazionale seguite dall'Italia". Il 5 maggio 1940, Pio XII ricevè in particolare udienza il principe di Piemonte, che era uno dei due generali destinati a comandare l'esercito nella guerra imminente. Dopo l'aggressione italiana alla Francia, alla Grecia, e dopo la occupazione della Jugoslavia, Pio XII, il 18 maggio 1941, ricevè il duca di Spoleto, che il giorno successivo doveva essere ufficialmente proclamato re di Croazia, ed il giorno stesso della proclamazione ricevè Ante Pavelic, che era stato condannato a morte in contumacia dai tribunali francesi per l'assassinio di re Alessandro I di Serbia e di Luigi Barthou. "Quando il Papa accolse con tutti gli onori Ante Pavelic e la sua banda di assassini - ricorda Edmond Paris in Le Vatican contre l'Et1rope - i massacri degli ortodossi avevano già raggiunto il loro culmine in Croazia, di pari passo alle conversioni forzate al cattolicesimo". Nove giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia e all'Inghilterra, Pio XII, parlando a un gruppo di novelli sposi italiani, ricordò i doveri che avevano verso la patria (" La patria di cui la terra fecondata dal sudore, e forse anche dal sangue dei vostri avi, domanda pure a voi di essere generosi nel servirla"), e con maggior calore tornò sullo stesso tema in un discorso del 4 settembre 1939 alle rappresentanze dell'Azione cattolica italiana (" Rendano gli iscritti all'Azione Cattolica il debito rispetto e prestino la leale e coscienziosa obbedienza alle autorità civili e alle loro legittime prescrizioni", e siano "pronti a dare alla patria anche la vita, ogni qualvolta il legittimo bene del paese richiegga questo supremo sacrificio "). Pio XII non rivolse mai parole analoghe ai francesi, agli inglesi e agli americani, e Benedetto XV, non fece mai esortazioni del genere agli italiani durante la prima guerra mondiale. I ' ·ile Salvemini diede anche un elenco d'èile udienze concesse nei primi due anni del suo pontificato, da ·Pio XII ai soldati e agli ufficiali italiani e tedeschi in divisa, ricordando quali indignate reazioni questa forma di propaganda indiretta, in favore del1'" asse", aveva destato nei paesi anglosas• soni, dato che i militari americani e inglesi non avevano allora alcuna possibilità di recarsi in Vaticano a farsi benedire. "Quando parlava alla radio a tutto il mondo - rilevò anche Salvemini - Pio XII pregava per la pace ed esortava alla pace. Quando parlava ai soldati tedeschi e italiani ammirava l'eroismo dei combattenti". Fino alla disastrosa campagna invernale delle truppe tedesche in Russia ed allo sbarco americano nel Nord Africa, la "imparzialità" del Santo Padre zoppicò, dunque, sempre da una sola parte. Giovannetti riporta i telegrammi di solidarietà inviati da Pio XII ai sovrani del Belgio, dell'Olanda e del Lussemburgo, subito dopo che questi paesi neutrali erano stati invasi dalle truppe tedesche; ma non ricorda che Pio XII non disse neppure una parola di deplorazione per l'aggressione della Cecoslovacchia, della Polonia, della Norvegia, della Danimarca, dell'Albania e della Grecia; che consenti all'episcopato tedesco e italiano di fare le più clamorose manifestazioni in favore della guerra nazista e fascista; che niente fece per impedire ai dirigenti dell'Azione cattolica e agli scrittori della Civiltà Cattolica di incitare gli italiani a portare il tricolore fin sul Santo Sepolcro ed a combattere valorosamente contro i "popoli sazi"; che non levò mai la voce contro le atrocità dei campi di concentramento in Germania e che lasciò mano completamente libera ai tedeschi per Io sterminio degli ebrei. Se l'avesse ricordato, anche i lettori del suo libro avrebbero forse potuto capire perchè aveva acquistato tanto credito, specialmente fra le classi lavoratrici, "la più mostruosa e la più as· surda calunnia" - come disse Pio XII il 13 giugno 1943 - e cioè l'accusa " che il Papa aveva poluto la guerra, il Papa manteneva la guerra e forniva il denaro per continuarla, il Papa non faceva nulla per la pace". "A chi rilegge oggi i volumi degli Atti del Suo Pontificato - scrive mons. Giovannetti - appare chiaro che certi biasimi e certe condanne non potevano essere rivolte, attesa la situazione politica o militare del momento che a determinati belligeranti per i loro metodi di lotta, di occupazione, di trattamento di feriti e di prigionieri". Appare forse oggi chiaro a monsignor Giovannetti; ma non appariva certo chiaro all'uomo della strada che leggeva i gnornali o ascoltava alla radio quei biasimi e quelle condanne. La verità è che nella sua lunga carriera diplomatica Pio XII aveva appreso a perfezione l'arte di scrivere e di parlare in modo Jrnatissimo senza dir niente, a dar sempre un colpo al cerchio e un colpo alla botte, ad adoprare espressioni polivalenti, che ammettevano le più opposte interpretazioni. Dopo ogni discorso o messaggio di Pio XII, i governi di tutte e due le parti in contrasto lo ringraziavano calorosamente per aver dato ragione alle loro tesi, ed i giornali cattolici e le gerarchie ecclesiastiche locali affermavano che il Papa aveva bollato, in modo inequivocabile, i misfatti e le atrocità degli eserciti nemici. da 1L MONoo ErnPsto Rossi ABBIAMO alcune collezioni della nuova serie. Costano $5.00 all'anno. Il ricavato sarà devoluto alla estinzione del deficit. Regalate una collezione alla biblioteca del vostro paese in Italia. CONTROCORRENTE - Aprile 1963 11

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