Controcorrente - anno XIX - n. 35 - mar.-apr. 1963

1933, nonostante la soppressione di moltissime abbazie, case religiose, seminari e di quasi tutte le scuole confessionali, nonostante gli arresti e i processi contro migliaia e migliaia di sacerdoti per cause infamanti, nonostante i violentissimi attacchi sferrati contro la Chiesa cattolica da tutta la stampa nazista, il papa scrisse allora ad Hitler che desiderava " rimanere legato da intima benevolenza col popolo tedesco affidato alle sue cure". Il più vivo desiderio del Papa era che la collaborazione fra la Chiesa e lo Stato tedesco potesse svilupparsi sempre più con reciproco vantaggio (cfr., a pag. 217, Il nazionalsocialismo e la Sm,ta Sede, edito nel 1947, con l'imprimatur del Vaticano). Ed il 16 aprile del medesimo anno Pio XII aveva indirizzato agli spagnoli un radio-messaggio, in cui aveva manifestata la sua "immensa gioia" per la vittoria di Franco, con la quale "Dio si era degnato di coronare il cristiano eroismo". I nobilissimi sentimenti cristiani di cui avevano dato sicura prova il capo dello Stato e tanti suoi fedeli collaboratori, davano al Papa la sicurezza che essi avrebbero sempre continuato a seguire i principii di giustizia contenuti nel Santo Vangelo e nella dottrina della Chiesa. Le amichevoli disposizioni di Pio XII verso il governo nazista furono - si direbbe - ancor più migliorate dalla conclusione (!ella folgorante campagna polacca con la distruzione di Varsavia. L'll marzo 1940 Pio XII ricevè in Vaticano von Ribbentrop, venuto a Roma per chiedere l'intervento dell'Italia a fianco dell'alleata. Nell'articolo dell'aprile scorso ho riportato alcuni brani del rapporto (compreso nella collana di documenti segreti della Wilhelmstrasse, pubblicati dopo la guerra), che il ministro degli esteri tedesco inviò al Fuhrer per informarlo del suo colloquio col Papa. Mons. Giovannetti ora non cita questo importante documento, ma ne conferma implicitamente il contenuto, riassumendo in dieci pagine (le più interessanti del libro> un resoconto sui due colloqui che il card. Maglione ebbe con Ribbentrop, subito dopo la udienza concessagli dal Papa. Von Ribbentrop manifestò al segretario di Stato tutta la sua soddisfazione per aver potuto rivedere il Santo Padre: sapeva che tutti i cattolici lo ammiravano e lo ritenevano un santo, ed anche lui lo apprezzava moltissimo; quando aveva avuto notizia della elevazione del Pacelli al soglio pontificio e delle dichiarazioni affettuose che aveva fatto sulla Germania, egli stesso aveva esclamato: "Ecco un vero Papa!". Nella udienza ottenuta poche ore prima, aveva potuto constatare, " con profonda soddisfazione", che il Papa "aveva sempre il cuore in Germania e una grande buona volontà di giungere ad una intesa " (le parole sono in corsivo nel libro del monsignore). Egli aveva detto al Papa che il Fuhrer deside• rava arrivare ad un accordo solido e duraturo con la Santa Sede; il nuovo ordinamento non poteva, però, venire altro che dopo la vittoria delle armate tedesche. Alle lagnanze del card. Maglione per le persecuzioni degli ecclesiastici in Germania, von Ribbentrop rispose affermando di non esserne informato e accusando la Chiesa cattolica di mescolarsi troppo alla politica. Il segretario di Stato gli assicurò che la Chiesa "poneva una cura del tutto particolare per mantenersi al di sopra e al di fuori della politica: tali erano le direttive date dalla Santa Sede al clero di tutto il mondo e anche a quello tedesco, il quale, ad onor del vero, vi si atteneva, in generale almeno, scrupolosamente. \"on Ribbentrop consegnò al card. Maglione una pubblicazione ufficiale sopra le atrocità commesse dai polacchi con preghiera di presentarla al Santo Padre: "Sua Santità - disse - potrà rilevare quanto sia ingiusta verso di noi la stampa cattolica quando parla delle pretese crudeltà germaniche, mentre tace delle provate atrocità polacche". Il segretario di Stato rispose che la Santa Sede voleva solo essere esattamente informata, perciò desiderava inviare nel territorio polacco un visitatore apostolico: la sua presenza in Polonia avrebbe giovato a dissipare i malintesi e a confermare i sacerdoti nel proposito di dedicarsi esclusivamente al ministero pastorale. (,Lo sterminio di tre milioni di ebrei polacchi, per il segretario di Stato, era un semplice malinteso>. Il card. Maglione aggiunse che l'inviato della Santa Sede avrebbe potuto "aiutare i vescovi a normalizzare a poco a poco la situazione religiosa "; anche il governo francese, "proprio in seguito a preghiera del governo germanico", aveva consentito ad ammettere un visitatore apostolico, " della cui opera la Germania non aveva certo avuto da lamentarsi: anzi, se ben ricordava, si era dichiarata soddisfatta più della Farncia ". Von Ribbentrop non accettò neppure questa richiesta, presentata in forma cosi umiliante: per O normalizzare" i paesi occupati bastavano le S.S .... Sul numero di febbraio del 1943 della rivista anarchica di Boston, Controcorrente, Gaetano Salvemini diede una lunga esposizione cronologica delle principali manife• stazioni di connivenza del Papa con i fautori del conflitto. Dopo conclusi il "patto d'acciaio" e lo accordo Mosca-Berlino, dopo l'invasione della Cecoslovacchia e la spartizione della Polonia, dopo la riaffermazione da parte dell'Italia dell'alleanza con la Germania e la dichiarazione provvisoria della " non belligeranza", il 21 dicembre 1939 il re e la regina vennero solennemente ricevuti in Vaticano: Pio XII fece loro un discorso, in cui lodò " la chiaroveggente guida" dei governanti fascisti. La settimana successiva, Pio XII restitul la visita in Quirinale e profittò dell'occasione per supplicare Dio e la Vergine Madre di stendere la loro protezione anche " sull'illustre Capo e sui membri del Governo". Tutti i giornali misero allora in grande rilievo che, a partire dal 1870, era quella la prima volta che un Papa CONTROCORRENTE - Aprile 1963

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