CENERI AL VENTO Il 17 febbraio è una data che ogni uomo libero deve sapere, tenere nel cuore e nella mente. Il 17 febbraio 1600 è stato arso vivo in Campo di Fiori, Giordano Bruno, dal suo rogo sorgendo una luce che, dopo 362 anni ancora risplende a dividere i due mondi: il mondo dell'alienazione religiosa e il mondo degli uomini, che intendono realizzare una convivenza felice, nella pari e comune dignità. l.ia rievocazione del martirio del Bruno non deve significare, a coloro che prosperano sugli eccidi degli uomini liberi, che "oltre il rogo non va l'ira nemica"; la rievocazione deve essere un ammonimento. Basta con il rogo, con la tortura, con il carcere: le fiamme, attizzate dall'odio e dall'ignoranza, potrebbero ormai divampare, ma questa volta alimentate dall8 consapevolezza, che i popoli acquistano dal sacrificio di coloro che sono caduti. E primo fra tutti il Bruno. Quando - annota lo storico della compagnia di S. Giovanni decollato- quando in quel ,tristissimo giorno l'accompagnarono al rogo " egli stette sempre nella sua maledetta ostinazione aggirandosi il cervello con mille errori e vanità". Agli occhi di questi accompagnatori il patrimonio culturale del mondo moderno, di un mondo che ai suoi primi albori va chiarendosi nella mente di Giordano Bruno, non sarebbe che errore e vanità! E quella sua coerenza, nel non voler cedere alla violenza "una maledetta ostinazione! In realtà il Bruno nel primo processo iniziatosi a Venezia nel 1592. dinanzi al Sant'Uffizlo, si era sottoposto a una ampia ritrattazione e si era dichiarato pentito. Ma Roma chiese che il frate fosse giudicato dinanzi al suo tribunale; e il 27 febbraio 1953 il Bruno entrava nella prigione della Inquisizione romana, donde sarebbe uscito solo per affrontare la morte in Campo di Fiori. Rifer:sce il Corsano che " furono estratte dalle opere di Bruno otto tesi, di cui non conosciamo il contenuto preciso, ma che dovevano certo involgere i punti più delicati ed essenziali del suo pensiero. Era quello cui egli aveva dedicato la vita intera, l'interesse più gelosamente intimo dell'animo suo, che l'aveva tormentato ed esaltato sino ai limiti d'una ebbrezza divina: nonostante ogni minaccia e lusinga, con la chiara coscienza della sorte che lo attendeva, egli rifiutò eroicamente ogni concessione . .. ". Si dice "maledetta ostinazione", e si viene a sapere cosi quanta ottusa crudeltà abitasse nell'animo di quegli uomini che accompagnarono il Bruno al rogo. Da qualche giorno la Televisione italiana, nell'intervallo fra alcuni suoi programmi, con una sconcertante ingenuità, presenta Campo di Fiori, la piazza in cui è stato consumato il grande delitto, e non certo per rendere omaggio al filosofo nolano. Si vedono tante persone indaffarate fra i banchi del mercato, allineati e sconnessi, e fra quelli comparire e scomprarire, pur sempre al margine del campo visivo, il monumento di Giordano Bruno. E mentre là sembra cosl modesto, come invece è gigantesco quel frate, nella cultura europea, quel frate che intul gli infiniti universi a mondi e che Keplero compiange Olle infelix Brunus prunis tostus Romae) e che la scienza odierna ritiene il più autentico precursore della concezione moderna dell'universo. Ma non la filosofia qui conta; e nemmeno la sua filosofia cosi storicamente legata ad un secolo. Se si vuol sapere qualche cosa sul suo pensiero si legga il libro di Nicola Badaloni "La filosofia di Giordano Bruno" pubblicato da Parenti nel 1955. Qui per noi conta l'uomo. All'uomo infatti fu dedicato, nel 1889, quel monumento. "Nel luogo dove arse il rogo fu elevata contro il Vaticano la statua di Giordano Bruno", dice il Croce. "E colà rimane - continua a dire il Croce - con più pacato sentimento negli animi nostri, come monumento posto dall'Italia nuova a uno dei suoi figli che, tra i primi, precorre in Europa. la filosofia moderna, a uno dei martiri della lunga lotta tra la concezione trascendente e quella immanente della vita, tra l'ideale dell'assolutismo ecclesiastico e statale e quello del libero svolgimento intellettuale e civile dei popoli". Sono queste parole, tolte dalla Storia d'Italia dal 1871 al 1915, parole troppo caute e che non dicono tutto, narrando la storia di quell'anno ancora crispino. Ma se nel cuore di alcuni risuoneranno almeno le ultime parole, là dove il Bruno è detto martire di quell'ideale che vuole libero lo svolgimento intellettuale e civile dei popoli, già questo è sufficiente. Noi siamo certi di quel futuro, presto o tardi che sia, in cui il Bruno sarà celebrato come l'uomo che, facendosi torcia dolorosa di libertà, ha con insuperato eroico furore illuminato due mondi, dopo di lui divisi per sempre: il mondo del sopruso e il mondo della libertà. E in quel giorno noi o altri vedranno onorata quella piazza dove è tragicamente conclusa la lotta che un uomo ha condotto senza tregua, per rinnovare Ja conoscenza umana "per liberarla da ogni mortificante uso di autorità, da ogni oppressione di morto e infecondo passato". " Umanita' Nova" 17 Febbraio 1963 MICHELE MASSARELLI
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