Incognite LARIABILITAZIONE DIMASTRSOTALIN Dovrebbe far certo piacere ai seguaci della mente annebbiata, a quelli che ,tutto approvano senza nulla capire, senza nulla discernere. Ugualmente felici dovrebbero essere gli altri che dai margini delle sacrestie moscovite sbraitano di libertà mentre in pratica seguono gli insegnamenti di mastro Giuseppe. Sono questi coloro i quali si dibattono in incertezze ideologiche che variano, a secondo delle convenienze del momento - dal libertarianismo il più eccelso, in nome del quale si dichiarano intoccabili, fino a far coda al crusceismo e castroismo dei quali sono abbagliati. A iniziare il movimento di riabilitazione del vecchio dittatore è stato lo stesso uomo che dal mausoleo della Piazza Rossa ha causato la rimozione della salma. Stalin, assassino mille e mille volte provato, emulo di Nerone, Tiberio e Caligola, distruttore di reputazioni e massacratore di innocenti; tale valutato da Krusciov, ora per bocca dello stesso Krusciov ridiventa un buon marxista, il benemerito del proletariato mondiale, il benefattore (Nikita avrebbe dovuto aggiungere> delle sue stesse vittime. Krusciov e i suoi amici e alleati e codini se lo tengano stretto al cuore. Se questo è il prezzo che Krusciov deve pagare per indurre cinesi e albanesi alla riappacificazione, l'azione ci dà un'altra prova della pochezza del carattere, del ribasso dei valori umani nella società comunista: processo degenerativo che malorosamente va riflettendosi in misura varia in tutte le scuole del socialismo. E cosa farà egli ora di Tito, del quale cinesi e albanesi non vogliono neppur sentire il nome: lo rigetterà di nuovo nella fossa dei rettili, donde da poco lo ha tratto fuori? Da quando tanto sconvolgimento? Soltanto qualche giorno dopo il silenzio col quale è stato osservato il decimo anniversario della morte del dittatore sanguinario; quasi contemporaneamente al giorno in cui a Roma Giovanni XXIII riceveva a udienza privata la figlia e il genero di Krusciov, ricevimento causato dal desiderio del dittatore russo a voler stabilire relazioni pacifiche con la chiesa di Roma. Ne ha dato prova con i suoi messaggi augurali al •pontefice, la libertà concesso al primato cattolico di Ukraina, arcivescovo J osyf Slipyi e il progettato rilascio dalla auto imposta prigionia del cardinale Mindzenty dall'ambasciata americana di Budapest. Quale e quanta confusione. Quanti contorcimenti. Krusciov che di Stalin fu uno dei complici, ora si scusa e scusa gli altri complici in una delle più ributtanti associazioni a delinquere della storia, col pretesto che essi ignoravano l'innocenza delle vittime del loro capo. Riversa tutta la responsabilità sul carnefice Beria che lui stesso ha fatto fucilare, su Malankoff che ha messo da parte e pochi altri scomparsi dalla scena politica russa. Si, lui e i suoi amici erano innocenti colombi, testimoni ignari di quanto sotto il loro sguardo avveniva. Avevano troppa fiducia e amore per il baffuto dittatore sul suo operato. Fuori del mondo bolscevico queste cose si son sapute dacchè sono incominciate. Si son conosciute fin dal 1919 le atrocità e ingiustizie commesse sotto il regime di Lenin. Molte brutture furono allora scontate a giustificazione dell'impeto originario della rivoluzione. Stalin ha continuato a uccidere e colmare i " lager " delle regioni artiche di vittime innocenti. Vi sono centinaia di documentazioni pubblicate sul soggetto. Accuse tremende fa "El Campesino" ne le sue memorie - (delle quali il compagno Gozzoli sta ora scrivendo in "Controcorrente u - e altre non meno sconcertanti ne ha fatte Victor Serge nel suo libro, "Memorie di un Rivoluzionario". I due, originalmente anarchici, convertiti al comunismo, combatterono senza risparmiarsi per la rivoluzione. Finirono nei "lager" i più terrifi• canti. " El Campesino" riusci a fuggire dopo varie prove e a mettersi in salvo, e Victor Serge, anche lui dopo molti anni di detenzione alla schiavitù dei campi di pena, fu restituito alla libertà ed ebbe salva la vita soltanto in seguito a clamorose proteste del mondo intellettuale francese. E dire vi sono ancora tanti poveri illusi che a tal cumulo si insulsaggine credono, o fan finta di credere? Sì, ha detto Nikita; sapevamo degli arresti ma ignoravamo che gli arrestati fossero vittime innocenti. Ma eccolo, cosa fa oggi questo dittatore liberale 1 In alcune cose prende a emulare Stalin e fin dove andrà soltanto il futuro potrà dirlo. Agli artisti egli detta come e cosa si può dipingere e scolpire; agli scrittori come e di che cosa scrivere. Ai poeti prescrive le muse e agli scenziati ordina quale interpretazione dare alle scoperte scientifiche. Il tutto dev'essere soggetto alle esigenze dello stato. Nessuno, egli sentenzia, potrà mai esser libero di esprimersi a secondo della sua mentalità e coscienza. Denunzia scrittori e artisti che per un momento •han creduto al temporaneo disgelo e ne tarpisce il pensiero. Cosa avverrà ora di Selzhanizin, lo scrittore di "La Giornata di Denissovic" e di tutti gli altri che hanno creduto sul serio che le catene che li tenevano avvinti al carro dello Stato erano state Infrante? CONTROCORRENTE - Febbraio 1963 17
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