~DNTBO~ FEDRVARY 1963 Giordano Bruno
CENERI AL VENTO Il 17 febbraio è una data che ogni uomo libero deve sapere, tenere nel cuore e nella mente. Il 17 febbraio 1600 è stato arso vivo in Campo di Fiori, Giordano Bruno, dal suo rogo sorgendo una luce che, dopo 362 anni ancora risplende a dividere i due mondi: il mondo dell'alienazione religiosa e il mondo degli uomini, che intendono realizzare una convivenza felice, nella pari e comune dignità. l.ia rievocazione del martirio del Bruno non deve significare, a coloro che prosperano sugli eccidi degli uomini liberi, che "oltre il rogo non va l'ira nemica"; la rievocazione deve essere un ammonimento. Basta con il rogo, con la tortura, con il carcere: le fiamme, attizzate dall'odio e dall'ignoranza, potrebbero ormai divampare, ma questa volta alimentate dall8 consapevolezza, che i popoli acquistano dal sacrificio di coloro che sono caduti. E primo fra tutti il Bruno. Quando - annota lo storico della compagnia di S. Giovanni decollato- quando in quel ,tristissimo giorno l'accompagnarono al rogo " egli stette sempre nella sua maledetta ostinazione aggirandosi il cervello con mille errori e vanità". Agli occhi di questi accompagnatori il patrimonio culturale del mondo moderno, di un mondo che ai suoi primi albori va chiarendosi nella mente di Giordano Bruno, non sarebbe che errore e vanità! E quella sua coerenza, nel non voler cedere alla violenza "una maledetta ostinazione! In realtà il Bruno nel primo processo iniziatosi a Venezia nel 1592. dinanzi al Sant'Uffizlo, si era sottoposto a una ampia ritrattazione e si era dichiarato pentito. Ma Roma chiese che il frate fosse giudicato dinanzi al suo tribunale; e il 27 febbraio 1953 il Bruno entrava nella prigione della Inquisizione romana, donde sarebbe uscito solo per affrontare la morte in Campo di Fiori. Rifer:sce il Corsano che " furono estratte dalle opere di Bruno otto tesi, di cui non conosciamo il contenuto preciso, ma che dovevano certo involgere i punti più delicati ed essenziali del suo pensiero. Era quello cui egli aveva dedicato la vita intera, l'interesse più gelosamente intimo dell'animo suo, che l'aveva tormentato ed esaltato sino ai limiti d'una ebbrezza divina: nonostante ogni minaccia e lusinga, con la chiara coscienza della sorte che lo attendeva, egli rifiutò eroicamente ogni concessione . .. ". Si dice "maledetta ostinazione", e si viene a sapere cosi quanta ottusa crudeltà abitasse nell'animo di quegli uomini che accompagnarono il Bruno al rogo. Da qualche giorno la Televisione italiana, nell'intervallo fra alcuni suoi programmi, con una sconcertante ingenuità, presenta Campo di Fiori, la piazza in cui è stato consumato il grande delitto, e non certo per rendere omaggio al filosofo nolano. Si vedono tante persone indaffarate fra i banchi del mercato, allineati e sconnessi, e fra quelli comparire e scomprarire, pur sempre al margine del campo visivo, il monumento di Giordano Bruno. E mentre là sembra cosl modesto, come invece è gigantesco quel frate, nella cultura europea, quel frate che intul gli infiniti universi a mondi e che Keplero compiange Olle infelix Brunus prunis tostus Romae) e che la scienza odierna ritiene il più autentico precursore della concezione moderna dell'universo. Ma non la filosofia qui conta; e nemmeno la sua filosofia cosi storicamente legata ad un secolo. Se si vuol sapere qualche cosa sul suo pensiero si legga il libro di Nicola Badaloni "La filosofia di Giordano Bruno" pubblicato da Parenti nel 1955. Qui per noi conta l'uomo. All'uomo infatti fu dedicato, nel 1889, quel monumento. "Nel luogo dove arse il rogo fu elevata contro il Vaticano la statua di Giordano Bruno", dice il Croce. "E colà rimane - continua a dire il Croce - con più pacato sentimento negli animi nostri, come monumento posto dall'Italia nuova a uno dei suoi figli che, tra i primi, precorre in Europa. la filosofia moderna, a uno dei martiri della lunga lotta tra la concezione trascendente e quella immanente della vita, tra l'ideale dell'assolutismo ecclesiastico e statale e quello del libero svolgimento intellettuale e civile dei popoli". Sono queste parole, tolte dalla Storia d'Italia dal 1871 al 1915, parole troppo caute e che non dicono tutto, narrando la storia di quell'anno ancora crispino. Ma se nel cuore di alcuni risuoneranno almeno le ultime parole, là dove il Bruno è detto martire di quell'ideale che vuole libero lo svolgimento intellettuale e civile dei popoli, già questo è sufficiente. Noi siamo certi di quel futuro, presto o tardi che sia, in cui il Bruno sarà celebrato come l'uomo che, facendosi torcia dolorosa di libertà, ha con insuperato eroico furore illuminato due mondi, dopo di lui divisi per sempre: il mondo del sopruso e il mondo della libertà. E in quel giorno noi o altri vedranno onorata quella piazza dove è tragicamente conclusa la lotta che un uomo ha condotto senza tregua, per rinnovare Ja conoscenza umana "per liberarla da ogni mortificante uso di autorità, da ogni oppressione di morto e infecondo passato". " Umanita' Nova" 17 Febbraio 1963 MICHELE MASSARELLI
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTlsEpubllshedbl•monlhly.Mali addrHS: 157 Mllk St., Boston. Aldino Fellcanl, Edlt« a,,d Publlsher.. Offlc, o1 publlàiltlon157 'Mllk StrHt, Boston 9, Mass. Sec:ond•tlass nll prlvlleges llllflorlzed at B00ton,Moss. Sub,alptlon $3 a yev. Voi. 19-No. 4 {New Series #34) BOSTON, MASS. Janury-Februa.ry, 1963 Panorama Americano LE FUNZIONEDELLIBERALISMO Qualche giorno fa, discutendo con un amico, provato e sincero liberale, ho sentito affermare che il prossimo futuro riserva un solo campo aperto alla azione dei liberali: e precisamente quello della separazione fra stato e chiesa. Argomento tanto più urgente, in quanto la battaglia, aperta colla decisione della Corte Suprema rigettando l'imposizione di una preghiera, sia pure non settaria, agli allievi delle scuole dello Stato di New York, è senza dubbio appena impegnata. Forze Imponenti e numerose si agitano contro questa decisione, e allo stesso tempo la campagna per estendere alle scuole religiose gli stessi sussidi che il governo federale propone di fornire alle scuole pubbliche riprende impeto. Per quel mio amico, l'avvicinarsi fatale ,se pure ancora contestata, della conclusione della lotta per l'estensione a tutti i cittadini americani, senza distinzione di razza o colore, dei diritti politici e civili goduti dalla maggioranza preclude og~ seria azione liberale, se non per movimenti fiancheggiatori e allo scopo di accelerare tale inevitabile conclusione. Mentre d'altra parte il successo nella politica internazionale riportato dall'amministrazione d_e; presidente Kennedy al tempo della crisi cubana, crisi certamente la più severa_ attraversata dagli Stati Uniti dalla conclusione della seconda guerra mondiale, elimina, almeno per la grande maggioranza del cittadini, ogni possibilità di critica efficace condotta sul modello dei movimenti pacifisti che ebbero eco fino all'ottobre scorso. Senza dubbio, come ammisi in precedenti scritti, nel campo internazionale Kennedy ha riportato una vittoria notevole, usando tattiche che negli ambienti liberali erano giudicate estremamente arrischiate. La possibilità di un dialogo fra le due tendenze nel campo delle relazioni fra gli Stati Uniti e la Russia, fondamentale In ogni programma di poli lica estera, fra la tendenza dei liberali-pacifisti e quella degli oltranzisti militari, dobbiamo ammetterlo, è praticamente scomparsa. Se anche noi possiamo essere convinti che la fiducia generata nel paese dalla politica del pugno di ferro è mal riposta, che a lungo andare essa non costituisce una soluzione al problema della guerra fredda, che essa può condurre ad un disastro nucleare, se appena uno dei contendenti si troverà in una posizione da cui non potrà ritrarsi senza sacrificio dei suoi interessi fondamentali e del suo prestigio, per lungo tempo probabilmente i militaristi avranno il sopravvento, ed ogni opposizione liberale apparirà utopistica. Tuttavia, se l'opera dei liberali è diventata estremamente più difficile, nel campo della politica internazionale, essa deve avere ancora un valore importante: se è inutile continuare la politica dei gruppi pacifisti degli ultimi anni, i liberali devono prospettare alla nazione la possibilità di alternative a quella che sta diventando soluzione dei militaristi e dei reazionari. Essi devono ancora costituire la forza di appoggio di coloro che ritengono che la perpetuazione della guerra fredda fatalmente condurrà all'esaurimento economico delle più grandi nazioni del mondo, che la continuazione degli esperimenti nucleari porterà all'avvelenamento dell'atmosfera e alla degradazione delle generazioni future, che la supremazia degli armamenti, In questo momento in favore dell'America, può essere rovesciata da ogni a-iuova lnve~- zione e che in ogni modo essa non costituisce una garanzia di pace, ma solamente un elemento che aggiunge alla nevrosi mondiale. Essi devono costruire il nerbo delle forze che ancora considerano la Or- "'anizzazione delle Nazioni Unite come il foro, non perfetto, ma perfezionabile, ove le frizioni fra nazioni possono trovare un campo favorevole al loro componimento, e che operano per attutire gli eccessi de!la rigida applicazione delle varie sovranità nazionali. • • • Oltre a questo, un compito ancora molto vasto. attende le forze liberali. Noi stiamo
attraversando un periodo di profonda revisione dei metodi produttivi, e di conseguenza anche dei rapporti fra lavoratori e datori di lavoro. Un periodo che condurrà molto probabilmente entro pochi anni alla eliminazione dell'intervento umano in ogni operazione produttiva ripetitiva, alla organizzazione di sistemi di lavoro, anche ne, processi in cui l'attendenza umana non sarà eliminata, che moltiplicheranno la produttività individuale in proporzioni grandiose. Io credo che questo processo verso l'automatizzazione non sia arrestabile; anzi sono convinto che esso potrà aumentare il benessere generale umano nelle stesse proporzioni in cui fu accresciuto dalla prima rivoluzione industriale. Però nessuno può dimenticare con quanto sangue, con quante sofferenze fu pagato il balzo che trasformò le condizioni economiche e sociali dell'umanità da un sistema agricolo e artigiano al sistema industriale affermatosi negli ultimi centocinquant'anni. Simili sacrifici devono essere evitati: l'ottuso egoismo che improntò le relazioni fra datori di lavoro e lavoratori quasi tutto il tempo in cui la prima rivoluzione industriale si sviluppò deve essere controllato, e molto probabilmente solamente l'intervento del totale complesso sociale, attraverso limitazioni ed incentivi, attraverso pianificazioni a lungo programma può evitare dolori, disperdimenti di forze, ricchezze e tempo, conflitti ed arresti nel progresso umano. Purtroppo non mi pare che nemmeno le unioni operaie abbiano una chiara idea della entità del problema: finora la loro più efficace reazione alla urgenza dei tempi nuovi è costituita dalla resistenza più o meno velata alla introduzione dei nuovi mezzi di produzione, alla richiesta che i lavoratori attualmente impiegati in schemi produttivi inefficaci non siano rimossi. Se ciò è uno spiegabile palliativo ispirato da umana solidarietà, esso non costituisce certamente una soluzione permanente. Nè d'altra ·parte è ammissibile che la riduzione della collaborazione umana nel fenomeno produttivo debba risultare in un puro vantaggio degli investitori che impiantano nuovi macchinari automatici. Se è vero che molti imprenditori sono ormai convinti che il loro benessere è fatalmente legato al continuo elevamento del livello economico delle masse, ciò non pertanto sono parecchi, e forti, coloro che, nel nome della libertà individuale, vorrebbero ritornare alle leggi della giungla. Quali saranno i cambiamenti nella struttura sociale imposti dalla nuova rivoluzione industriale non sono ancora facilmente prevedibili: come io non credo che nessuno possa per ora discutere quali vie dovranno essere trovate, non soltanto nel campo sociale, ma perfino in quello più strettamente tecnologico, per adattare la capacità umana alle nuove condizioni. I problemi di rieducazione di vasti strati di lavoratori, della educazione delle nuove generazioni in vista delle nuove richieste tecniche sono vasti, e la loro soluzione, parte del programma sociale di adattamento alle nuove esigenze, attende l'esame e l'appoggio di coloro che credono il benessere generale fatalmente legato all'espansione equilibrata ed integrata nel complesso sociale di ogni individuo, in tutte le sue caratteristiche, economiche, civili, educative e politiche. * * * Il successo della politica estera degli Stati Uniti non deve far dimenticare una questione fondamentale: il sistema sociale americano rappresenta una forte struttura, ma con basi di sviluppo storico unico. Troppo facilmente l'opinione pubblica americana è estremamente sospettosa di ogni sistema che valuti in modo più radicale i fattori generali sociali. Ma l'argomento che la più gran parte dell'umanità, sorta da poco a indipendenza nazionale, non possa attendere il lento sviluppo di una classe media per iniziare un processo di rapida industrializzazione è cosi ovvio che diventa ozioso richiamarlo. Come pure è evidentemente impossibile sperare che gruppi sociali che godono privilegi in gran parte della superficie terrestre siano pronti a rinunciare ad essi soltanto riconoscendo che nuove forze battono alla porta. Il pratico fallimento dell'Alleanza per il progresso nel!' America Latina, la instabilità di governi conservatori nell'Asia, vana• mente sostenuti dalle finanze e dalle forze armate americane sono prove del fatto che qualcuno deve prendere l'iniziativa di prospettare all'opinione pubblica americana la necessità che altri sistemi, anche se accusati da social-comunismo dai patriottardi, hanno diritto di esistere ed esperimentare i loro metodi e programmi. Il fatale errore di Cuba non dovrebbe essere ripetuto: ma lo spirito prevalente è chiaramente diretto a non ammettere in alcuna parte del mondo un sistema di governo che abbia come programma fondamentale la spogliazione dei monopoli di poche famiglie controllanti le fonti produttive di intere nazioni. Troppo facilmente gli americani dimenticano gli insegnamenti degli avvenimenti di cento anni fa; troppo facilmente essi non rammentano che la emancipazione degli schiavi, premessa fondamentale della evoluzione industriale degli Stati Uniti, che sarebbero stati dilaniati se l'operaio schiavo fosse stato messo di fianco al lavoratore libero, fu avverata soltanto attraverso una operazione di esproprio non compensato di pro• porzioni gigantesche. Ai liberali spetta il compito, anco.ra vivo ed attuale, di preparare l'opinione pubblica alla comprensione dei tempi nuovi. Ad essi resta il carico di influire perchè i profondi rinnovamenti urgenti in molte nazioni su cui gli Stati Uniti esercitano influenza siano riconosciuti e siano affidati a coloro che li possono effettuare, che hanno la volontà di attuarli. L'immenso continente sud americano è evidentemente in ebullizione: non basteranno certamente le poche centinaia di milioni di dollari forniti da Wash· ington, e immediatamente prevaricati da coloro che dovrebbero usarli a distruggere 4 CONTROCORRENTE - Febbraio 1963
le proprie posizioni sociali, ad arrestare il fatale processo storico. Ai liberali spetta il dovere di operare qui perchè, attraverso comprensione e aiuto intelligente, la trasformazione sociale di molte nazioni socialmente e tecnicamente arretrate avvenga per quanto possibile con metodi di evoluzione pacifica, e che i nuovi dirigenti non siano costretti, come avvenne per Cuba, a rivolgersi per appoggio al comunismo, con risultati sanguinosi per innocenti, vittime di situazioni create non da loro, con asservimento di intere popolazioni ad interessi a loro estranei. • • • Senza dubbio alcuno, il problema della separazione fra stato e chiesa è di interesse fondamentale per le forze liberali e comunque politicamente moderne. Ma io credo che un errore di immensa portata sarebbe commesso se, avviliti da un insuccesso in un piano d'azione particolare, i progressivi americani si richiudessero entro un limitato orizzonte, e non riconoscessero che il futuro della nazione, e probabilmente anche la pace del mondo, richiede ancora il loro appoggio in campi assai più vasti. zione sia attribuita la capacità di risolvere tutti i problemi dell'umanità, aprendo le porte ad un'epoca paradisiaca, deve essere considerato fallace e utopistico. Senza dubbio, il mio è un punto di ,ista pragmatistico; ma sono convinto che ogni momento dello sviluppo sociale deve affrontarsi colla convinzione che nessun uomo è perfetto, ma tutti sono perfettibili, che nessuna istituzione umana potrà soddisfare i bisogni per cui fu creata, che anzi, nell'Istante stesso in cui essa comincia a funzionare, provoca nuove situazioni, imprevedibili evoluzioni nei rapporti fra gli uomini, e che essa reca in sè stessa i germi della propria distruzione, Ci si può chiedere quale deve essere il ,programma dei liberali. Francamente, sopratutto in vista della probabile rapidissima evoluzione che attende la storia umana, non credo sia possibile formulare un programma in termini definiti. Anzi, ogni definito programma sociale, alla cui attuaUna sola riserva deve distinguere i liberali: la convinzione che l'uomo, consciamente o inconsciamente, cercherà sempre una più ampia soddisfazione di un bisogno fondamentale: l'espansione del suo senso di essere libero, nel rispetto della libertà dei suoi simili. E perciò al liberale spetta la persistente difesa dei diritti di ogni Individuo di esplicare le proprie attività spirl- ,tuali e civili in un clima di tolleranza e di mutua comprensione, riconoscendo che soltanto attraverso la collaborazione di tutti gli umani, attraverso il libero dibattito di opinioni, attraverso il rifiuto di accedere a posizioni di pregiudizio può il progresso avvenire ridurre i conflitti a proporzioni tollerabili per ogni essere. Davide Jona Lettera Italiana Caro Fellcani, mi è giunto soltanto oggi il n. 32, dell'ottobre 1962, di " Controcorrente", ed ho veduto che hai pubbHcato una mia lettera in data 14 aprile 1962. Non avrei trovato niente di strano in ciò, anche se la lettera era personale e non scritta per essere pubblicata, se non avessi notato uno "scopo" non serio da parte tua: quello di farmi apparire solidale con te e con la tua rivista, dopo il noto incidente occorsotl con la pubblicazione compiacente li uno scritto libelllstico di una certa signora Serano. Con tutta sincerità permettimi di disapprovare il tuo "costume giornalistico". Avrei continuato ad apprezzare il tuo lavoro (che, in parte, è buono e utile) se tu non avessi usato colonne preziose della tua rivista come ricettacolo di sfoghi e di umori personali, oltre che disgustosi, assolutamente controproducenti ai fini di " igiene morale politica", cui tutta la nostra pubblicistica dovrebbe tendere. Non intendo far sermoni a nessuno, ma certe cose vanno dette con tutta franchezza. Chi ha la responsabilità redazionale di una rivista o di un giornale di avanguardia rivoluzionaria, ha anche dei precisi doveri, che sono quelli di mantenere la pubblicazione che si redige ad un livello che sovrasti le animasità meschine, le gelosie e le Invidie da femminucce, le irritabilità di un quarto d'ora di colica epatica. Tu, caro Felicani, ti sei dato un compito molto importante: quello della battaglia a viso aperto e senza quartiere per gli ideali di rinnovamento politico e sociale, e questo compito va svolto e questi Ideali vanno serviti con molta dignità, serenamente e civilmente. Sono sicuro che queste cose ti avrebbe detto, se ancora fosse nel mondo dei vivi, un grande amico di "Controcorrente": Gaetano Salvemini. TI prego di considerare seriamente questa mia convinzione mentre attendi al tuo lavoro di pubblicista. Se la tua onestà è pari alla tua "spregiudicatezza", ti prego di pubblicare nel prossimo numero di "Controcorrente" la presente lettera, cosl come hai fatto per quella precedente. Con tanti auguri per la tua salute e molto cordialmente, Ancona, 25 Gennaio 1963 LUCIANO FARINELLI NOTA - Pubblichiamo la. lettera. de.l compagno FarJnelU. Confessiamo di rlsenttre l'epiteto " llbel· llstlco" diretto alla compagna Serano. Abbiamo pubbltcato le lettere finora ricevute pur riconoscendo che nessuno degli autori hn. sollevato obiezioni serie. Vogliamo evitare che si crei la leggenda del " libello ". Questo e' un Insulto gratuito che rtgettiamo con sdegno. CONTROCORRENTE non ha mal pubblicato llbellJ contro nessuno. Se al vogliono avere delucidazioni su crtUche che sono pubblicate nella rivista, al chleda. all'autore d1 chiarire. D1 lnauttt ne abbiamo piene te tasche. CONTROCORRENTE - Febbraio 1963 5
Archivio UNA INTERVISTA La rivista Italiana "L'EPOCA" del 15 settembre 1957, pubblicò una intervista col nostro direttore. Il motivo di quell'intervista l'aveva offerto la richiesta fatta dal Comitato per la riabilitazione di Sacco e Vanz,etti di porre una lapide commemorativa nel Boston Common. A quella richiesta era abbinata l'altra di rivendicare i nomi di Sacco e Vanzetti dall'accusa infamante di criminalità e di assassinio. L'eco di quel gesto richiamò l'attenzione del mondo sulla tragedia di Charlestown che era costata la vita a Nicola Sacco e a Bartolomeo Vanzetti. Nantas Salvalaggio, un giornalista abi.le e intelligente volle ricostruire la tragedia a modo suo, per la rivista EPOCA. F'acendolo non poteva limitarsi ai ~tagli scheletrici dell'esecuzione. Per rendere il quadro più comprensibile estese l'indagine fino ad analizzare le condizioni in cui erano vissuti I lavoratori italiani negli anni che precedettero l'arresto di Sacco e Vanzet,ti. Alcuni compagni ci esortarono allora a ripubblicare quella Intervista in CONTROCORRENTE; perchè i nostri lettori che non vedono L'EPOCA potessero prenderne visione. La riproduciamo oggi. Il documento non ha perso l'attualità. Per questo lo ripubblichiamo. Boston, Mass., settembre 1957 Questa è la celJa della morte. Su questa sedia elettrica furono giustiziati Sacco e Vanzetti, anarchici italiani, la notte del 23 agosto 1927... " Il secondino con gesti meccanici, la sua voce è incolore. Non diversamente le guide dei musei indicano ai turisti il letto di Napoleone, o la •poltrona di Garibaldi. La stanza delle esecuzioni delJa Charlestown Prison è squallida e nuda. Le bianche pareti riflettono la luce accecante delJe molte lampade. Tiro fuori di tasca una copia del New York Graphic, che porta la data di trent'anni fa. In prima pagina, è la corrispondenza di Jack Grey dalla camera delJa morte. Insieme con Sinclair Lewis e Albert Einstein, Grey rivendicò fino all'ultimo l'innocenza del due italiani. Ma ormai era inutile. Carne aveva scritto Anatole France, Sacco e Vanzettl non furono giustiziati per la rapina di South Bmintree, che non avevano mai commesso; essi furono soppressi " per un reato di pensiero". Ecco gli ultimi istanti di Nicola Sacco, nelJa testimonianza di Jack Grey: "Subito dopo che i guardiani lo ebbero legato alla sedia elettrica, egli con voce chiara e ferma, libero da ogni emozione, disse: "Addio o mia compagna, o figli miei, e tutti i miei amici". E dopo un po' aggiunse: "Buona sera, signori! Addio, mamma. Viva l'Anarchiaf ". "Il boia afferrò la leva e si volse al direttore del carcere. Il direttore diede il segnale. La leva calò con violenza, e allora si udi il muggire della corrente elettrica, e un torrente di saliva usci dalla bocca del morituro. Le mani di Sacco, che s'erano agitate nervosamente sui braccioli, si fermarono. Le vene cominciarono a gonfiarsi, tanto che lo temetti dovessero scoppiare e spruzzare il sangue su di noi ". Erano dodici minuti dopo mezzanotte. Venne quindi la volta di Bartolomeo Vanzettl. Egli entrò nella camera della morte con la testa alta, l'aria calma e tranquilla. "Signori" egli disse al guardiani che lo legavano "vi perdono per tutto di male che ml avete fatto. Io sono innocente. Non ho mai amm~zato nessuno. Addio signori!., Trent'anni sono trascorsi dalla notte In cui si concluse uno dei più sconcertanti casi giudiziari di questo secolo. Sacco e Vanzetti, per milioni di persone, furono le vittime dell'isteria anti-radicale che invase la classe dirigente ameri®na dopo la prima guerra mondiale. In tutto Il mondo, allora, si accesero manifestazioni popolari di protestia. A Londra, nel 1927, quarantra persone rimasero ferite in uno scontro con la polizia. Vi furono ctisordini a Parigi e a Ginevra. La bandiera americana fu bruciata davanti al consolato degli Stia.ti Uniti a Cssablanoa. Si tennero comizi a Berlino, a Varsavia, a Buenos .Acires, a Tokio, ad Avana, a Brest e a Marsiglia. Solo l'Italia, il Paese in cui Sacco e Vanzetti erano nati, restò Indifferente e silenziosa. Il regime, da cinque anni, pensava soprattutto all'ordine e ai treni in orario. Da stampa era invitata a " minimizzare " l'eco delle polemiche. Dopotutto, non erano Sacco e Vanzetti quel che il giudice Webster Thayer sosteneva: nemici della società, " anarchlcl bastardi"? Per la libertà di Sacco e Vanzetti si batterono Bernard Shaw, Romaln Rolland e Albert Einstein. [Ma tacquero D'Annunzio e Pirandello. Per l'Imaginifico, i due poveri emigranti non erano abbastanza "nietschlani ". Qualche gjorno fa s'è scritto sul giornali che un gruppo dl intellettuali d'America ha fatto appello al governatore dello Stato del Massachusetts perchè la memoria di Sacco e Vanzettl sia riabilitata. Le firme del camitato di difesa erano quasi esclusivamente di americani, !latta eccezione per Aldino Felicani, tipografo. Fellcanl era intimo amico di Sacco e Vanzettl al tempo del loro arresto, avvenuto Il 5 maggio 1920. Egli resta, in un certo senso, Il loro erede spirituale. Felicanl mi ha mostrato gli articoli che Vanzettl scrisse nell'inverno del 1919 per un giornale anarchico che non usci 6 CONTROCORRENTE - Febbraio 1963
mai. Aldino Felicani mi ha aiutato in questa inchiesta, che è stata condotta sul luoghi del famoso processo, e fa perno su documenti e testimonianze inedite. Chi erano dunque Sacoo e Vanzetti, questa coppia che molti italiani confondono con Bruneri a Cane Ila? Perchè furono uccisi? Quale reato avevano commesso? Ci furono prove della loro colpevolezza? Avrebbero potuto essere salvati? "Oh, sicuro che si potevano salvare" sostiene Aldino Felicani. " Bastava che il Governo di allora avesse sostenuto, con migliaia e migliaia di americani, la necessità di un nuovo processo. Prima ancora che Sacco e Venzetti morissero, avvocati e scrittori dimostrarono l'innocenza dei due emigrati. Celestino Madeiros, bandito famoso, confessò ln carcere d'essere l'autore del delitto di South Bralntree. Al ,prete e al suo avvocato disse che Sacco e Vanzetti non c'entravano. Purtroppo, le autorità italiane non mossero un dito. Alla lettera aperta che io pubblicai sul quotidiano di Boston, la Notizia, il nostro ambasciatore non rispose mai". Incontrai Aldino Felicani, per la prima volta, alcune sere or sono, nel "lobby" della Parker House, in Boston. A sessantacinque anni passati, egli sorprende per Il suo vigore, la sua memoria e la sua agilità mentale. Nel "lobby" affollato di persone impeccabili, faceva spicco la sua ampia cravatta alla Lavallière. "Oh" egli disse "le nostre cravatte non fanno più paura. La lotta di classe non è quella di trenta o quarant'anni fa. Ora è diventata un picnic". Sul divano color ciliegia del salone dell'albergo, Aldino Felicani aveva cominciato a rievocare la storia dei suoi due amici. Ma dopo un quarto d'ora egli s'era talmente Infervorato, che la sua voce aveva attirato l'attenzione di decine di persone, non meno delle sue instancabili mani. Insieme con Felican:I, era un vecchietto mite e timido, che faceva di sl con la testa ad ogni frase. Le sole ,parole che Il vecchietto disse, in tutta la serata, furono queste: "Forse è meglio che saliamo nella stanza del signore. Tutti quanti ci guardano". Fellcani annuì, e salimmo nella mia camera. "Non si può capire la tragedia di Sacco e Vanzettl" riprese Aldino Fellcani, :fissandomi da dietro le sue spessissime lenti " se non si conosce l'atmosfera del primo dopoguerra in America. Prima di tutto, e ml riefrisco allo Stato del Massachusetts, l'ambiente della polizia e della magistratura era Incredibilmente corrotto. Un bandito poteva éssere rimesso in libertà dietro consegna di una certa somma. Era questione di prezzo. A me, personalmente, Il procuratore Katzmann fece sapere che con quarantamila dollari avremmo potuto liberare Sacco e Vanzetti. E quando io dissi all'emissario che la promessa non mi convinceva, egli replicò: " Non correte nessun pericolo. ; soldi li pagherete quando Sacco e Vanzett1 saranno tornati alle loro case". " Purtroppo i soldi non li avevamo" continua Felicani "e d'altra parte cl pareva Immorale comprare la libertà di due innocenti. Fatto sta che gli avvocati della difesa denunciarono Katzmann e i suoi amici. Ci fu un processo che fece scalpore. Ma proprio a quel processo la magistratura del Massachusetts decise di sbarazzarsi dl Sacco e Vanzcttl. Essi erano i due" wops ", i "n1orti di fame ", i H bastardi anarchici" che avevano osato chiamare in causa il procuratore Katzmann. Dovevano quindi pagare con la vita. Polizia e magistratura dovevano dimostrare che avevano le mani pulite. "C'è poi l'altro elemento importante da considerare " disse Felìcani " la Isteria antiradicale. Dovunque la classe dirigente credeva di annusare i " rossi ", i nemici dello Stato. Quando una gang di oomuni delinquenti uccise a South Braintree due capimastri, e quindi scappò con un bottf.no di quindicimila dollari, l'opinione pubblica si sollevò contro l'inettitudine della polizia. Polizia e magistratura avevano pertanto bisogno di trovare un paio di capri espiatori. Sacco e V•anzettl erano a portata di mano, perchè non sceglierli? Dopotutto erano anarchici. Erano pericolosi capi-popolo. Vanzetti aveva diretto uno sciopero dei lavoratori della corda nella primavera del diciannove. Una delle prove che il pubblico ministero portò contro Sacco e Vanzetti è che la sera del loro arresto avevano in tasoa una pistola. A quel tempo, tutti coloro che si sentivano minacciati avevano una pistola. Io stesso ho portato NICOLA SACCO CONTROCORRENTE - Febbraio 1963 7
con me una pistola per anni, ma non per questo ho commes.so alcun crimine". Nei giorni seguenti rividi Aldino Felicani nella sua tipografia, <al numero 157 di Milk Street. Consultai un enorme archivio di lettere, docwnenti, ritagli di giornali, fotografie. Il dramma di Sacco e Vanzetti ha le sue radici nell'ondata di reazione anti-radicale che sconvolse la classe abbiente americana. Mentre i grassatori, i ladri e gli " omkidi-su-commissione" agivano con una insolita libertà, la polizia era mobilitata contro i radicali, gli anarchici e i liberali al grido fatidico di " morte ai rossi". All'alba del 3 maggio 1920, l' anarchico italiano Andrea Salsedo fu trovato morto nel cortile del Departnumt o/ Justice of New York. La polizia affermerà che Salsedo si è suicid•ato; che si è lanciato dal 14.o piano. Ma nessuno dei suoi compagni vi crederà mal. E' piuttosto importante, in ogni modo, il fatto che Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti siano stia.ti arrestati il 5 di maggio, ossia ventiquattro ore dopo la morte di Salsedo. In base alle indagini condotte più tardi dagli avvocati della difesa, si è potuto appurare che l'a ;polizia voleva impedire, con !'•arresto di Sacco, Vanzetti e parecchi altri,_Ja rappresaglia degli anarchici italiani. BARTOLOMEO VANZETTI Condotti al commissariato, Sacco e \' anzetti furono interrogati sulle loro idee politiche, sulle riunioni del partito, sui loro giornali, sindacati, eccetera. A nessuno dei poliziotti, nei primi due giorni di detenzione, venne in mente di accusare i due anarchici del delitto di South Braintree. Solo in un secondo tempo, Sacco e Vanzetti vennero processati come gli autori della rapina e dell'omicidio dei due capo-mastri Frederick Parmenter e Alessandro Berardelli. Inutilmente Sacco dimostrò che, la sera del delitto, egli si trovava nella fabbrica di calzature di Stoughton, di cui era operaio e guardiano allo stesso tempo. Invano Vanzetti produsse decine di testimoni, secondo i quali egli aveva venduto anguille a chilometri e chilometri di distanza dal luogo del delitto. Il giudice Webster Thayer aveva deciso in cuor suo di condannare i due "wops ", a itutti i costi. "Quest'uo--- mo" egli disse di Vanzetti " anche ammesso che non sia l'autore del crimine che gli si attribuisce, è ugualmente colpevole da un punto di vista morale. Egli è infatti il nemico delle nostre istituzioni; i suoi ideali sono cognati col crimine". Sette anni Sacco e Vanzeitti rimasero in carcere. Tutti gli appelli furono vani. Eppure gran parte dell'opinione pubblica s'era convinta alla fine della ingiustificata condanna. Giornali che in un primo tempo s'erano piegati alla corrente xenofoba, antiradicale e anti-europea, s'erano coraggiosamente ricreduti e invocavano un nuovo processo. " Vi erano forti sospetti " scrive Paul Sann nel suo Lawless Decade " che il piccolo giudice yankee nutrisse più di un lieve disprezzo per i due imputati. Mentre respingeva appelli su appelli, egli definiva Sacco e Vanzetti, al " golf club" di Boston, "Dagos" e "figli di buona donna". ("Dagos " è una parola non precisamente gentile con la quale si indicano uomini dalla pelle e dalla capigliatura scure, latini e sud-americani in genere.) Durante una partita di rugby a Dartmouth, un reporter udi il giudice Thayer che diceva a un amico: " Hai visto come ho conciato quei bastardi di anarchici?"!' Fino al giorno dell'esecuzione, Sacco e Vanzetti ostentarono una grande serenità. Le ultime parole di Bartolomeo Vanzettl sono considerate da scrittori americani come un "classico". "Non solo io sono innocente di questi due delitti" egli disse alla vigilia della sua morte "ma non ho mai commesso un crimine in tutta la mia vita. Non ho mai rubato e non ho mal ucciso e non mi son mai macchiato le mani del sangue di un altro uomo; e ho combattuto ,il crimine, e io stesso mi son sacrificato per eliminare i crimini che la legge legittima e santifica. "Ciò che ho da dire è questo: non augurerei a un cane o a un verme, o al più basso e sfortunato animale della terra, non augurerei a nessuna creatura ciò che ho dovuto soffrire per crimini che non ho commesso. Ma è mia convinzione di aver sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perchè sono un radloale, e in verità sono un radicale. Ho sofferto perchè 8 CONTROCORRENTE - Febbraio 1963
sono Italiano, e in verità sono italiano. Ho sofrerto· più per la mia famiglia che per me stesso. Ma io sono cosi convinto di essere nel giusto che se voi poteste ammazzarmi due volte e se io potessi rinascere due altre volte, io vivrei ancora per fare quello che ho già fatto, Ho finito. Vi ringrazio". Quasi trentotto anni sono volati via dalla sera ln cui Aldino Felicani vide Sacco e Vanzetti per l'ultima volta. In questa sua tipografia di Milk Street (Via del Latte) 157, egli ha passato innumerevoli nollti per scrivere appelli e articoli e opuscoli in difesa dei suoi amici. " Sono morti " egli dice guardandomi con i suoi piccoli occhi miopi " ma non sono morti per niente, Dei non può sapere come stava la <povera gente quarant'anni fa. Da una parte c'ernno i ricchi, e dall'altra gli oppressi. I minatori guadagnavano un dollaro e venti al giorno; i tessitori cinque dollari alla settimana. Quand'el'lllno liberi, Sacco e Vanzetti hanno lottato per il benessere dei loro simili; e quando sono morti han difeso la libertà e l'uguaglianza per tutti. Mi ricordo che prima della grande guerra, i negrieri andavruto ln Sicilia e in Calabria ad assoldare contadini e braccianti. Sul momento li ingaggiavano con poche,lire, mentre poi incassavano i dollari. Mi ricordo ancora di povere famiglie del Sud dell'Itlalia che vivevano in una stanzetta, come bestie, per raggranellare un po' di denaro, ma poi i negrieri trovavano il modo di portarglielo via". Con la mano sinistra spolvera la sua ampia c11avatta nera, l'ultima cravatta alla Lavallière che sia rimasta in Milk Street. " Oggi le cose son cambiate " prosegue Fellcani " ed è una fortuna, Lia lotta di classe glielo dico io, fa ridere. E' diventata un picnic.,_ Pro "Controcorrente" "Non le sembra strano" lo dico "che lei sia l'ultimo degli italiani a difendere la causa di Sacco e Vanzett:i? Perchè la vedova Sacco non fa niente? Perchè non fan niente i suoi figlioli?" " Oh, no. Non dica cosi " interrompe Felic-an1. " E' gente bruciata dalla catastrofe. La povera Rosa Sacco, da più di ,trent'anni, non ha <più voluto vedere nessuno. Si è risposata e vive in un paesetto non lontano da qui. Non domanda altro che d'essere lasciata in pace ... E anche i figlioli, Ines e Dante Sacco, evitano di comparir sui giornali. Io li capisco, sa, e mi me!tto dalla loro parte. Prenda li Dante, per esempio: ha un buon posto col Governo, insegna aeronautica in un'Accademia militare. Lei sa che tempi corriamo. La pubblicità gli darebbe più fastidio che altro ... Per me, Invece, è un'altra cosa. Io non ho niente da perdere, e tirerò calci flnchè avrò flato". Dopo essersi pulito gli occhiali col fazzo· letto, Aldino Felicani riprende: "Ma lo sa quale fu il mio dolore? E il dolore di Sacco e Vanzetti? Quando la tragedia batteva le ali, l'Italia, la nostra Patria, non ci diede una mano". Dicendo questo, il tipografo dl Milk Street si infiamma. Il suo italiano del primo novecento si gonfia come una vela. C'è qualcosa di patetico in questo anarchico che parla ancora come Turati e Cavallotti. "Ora io non chiedo altro che questo. Chiedo che i miei amici Sacco e Vanzettl siano lavati delle colpe che non hanno commesso. Voglio che siano riabilitati anche in Italia, a Torremaggiore, provincia di Foggia, che è il paese di Sacco; e oa Villafalletto, provincia di Cuneo, dove è nato Vanzetti. Sia ben chiaro che non erano due gangsters: erano due galantuomini". Nantas Salvalaggio "Controcorrente" è una fra le più vecchie pubblicazioni anarchiche, a indirizzo eclettico, inconcepibilmente ostracizzata da tutte le altre pubblicazioni anarchiche di lingua italiana. Inutile star Il a cercare d'intuirne le ragioni. Dirò soltanto che il vuoto e il silenzio ostinati che si fa intorno ad essa è poco anarchico e assume il carattere di qualcosa che rasenta la censura, specialmente in questo momento in cui il Libero Pensiero a qualunque scuola esso appartenga - anche se non anarchica -insorge unanime a condannare qualsiasi forma di esosa censura. Invito perciò l miei compagni d'Italia, a qualunque tendenza dell'anarchismo essi appartengano, a richiedere e leggere "Controcorrente ", inviando il proprio indi• rlzzo al compagno ERNESTO BOZZO, Corso Sardegna 56A/15-GENOVA o direttamente a: ALDINO FELICANI, 157 Milk Street, BOSTON, MASS. (U.S.A.) Per contribuzioni in denaro indirizzare invece al compagno GIUSEPPE RIVA, Via Molassana 75/A GENOVA <Molassana). Aiutate, leggete e diffondete " Controcorrente "! VIRGILIO GOZZOLI AVVERTENZA:-n denaro introitato sarà devoluto ad inlziatlve di Propaganda. Fln qul fu destinato a beneficio delle Vittime Politiche. CONTROCORRENTE - Febbraio 1963 9
GENTE E' ricomparso sulla scena MATTEO TERESI. Esce al sole come le lucertole. Non parla più di socialismo. L'ha dimenticato. L'idealismo di un giorno non l'interessa più. L'abbiamo conosciuto quando seminava l'idea socialista. La follia del fascismo ha toccato anche lui. Non ha mai detto di vergognarsi di aver sostenuto la banda di avventurieri che ha spinto l'Italia nell'abisso. Ora Teresi è tornato a fare della letteratura. Letteratura ,per modo di dire. I suoi scritti non meritano rilievo. L'ultimo l'abbiamo visto su LA FOLLIA DI NEW YORK. Gli scritti di Matteo Teresi sono ora scipidi, insignificanti. Prima che il fascismo gli toccasse il cervello Teresi era articolato. Si faceva leggere. Ora è vuoto. Sono i miracoli del fascismo ... * • • • • Non si sente più parlare di LEO DI STEFANO, il mafioso squadrista del "Progresso". I lettori ricordano certamente le spacconate di questo rodomonte nerocamiciato. Lo sparafucile è sempre in giro. Scrive ancora nella gazzetta mussoliniana. Soltanto non osanna più il fascismo e il duce morto ammazzato. Non ci ha mai detto - Leo lo Scemo - se il duce del fascismo l'abbia disgustato con ii continui tradimenti a danno dell'Ltalia e del suo popolo. Probabilmente il mafioso del " Progresso" scriverebbe volentieri le stesse cose di un giorno, se non temesse di essere messo alla porta. C'è un limite anche per l'impudenza. Del resto lo Scemo ha dimostrato che il "carattere" non è il suo forte. Buffone. Alcuni giorni addietro è venuto a trovarmi un giovane giornalista italiano. Rappresentava uno dei più vecchi giornali dell'Italia prefascista. Era in cerca di notizie che interessano gli italiani della nuova Italia. Desiderava conoscere le attività di alcuni dei giornalisti venuti in America durante l'era fascista. Era sopratutto interessato di conoscere l'opera di LUIGI BARZINI, considerato il principe dei reporters, venuto in America a fondare e dirigere "Il Corriere d'America". Il nome di Barzini è ancora vivo nella nostra memoria. Non è difficile parlare di lui. LUIGI BARZINI è stato senza dubbio il giornalista più. abbietto e svergognato che abbia attraversato l'oceano. L'opera di questo prostituto della penna non poteva essere più deleteria. li "grande" giornalista ha degradato la professione del giornalismo, portandola al livello del bordello e del lupanare, ove ogni mercato è possibile. Luigi Barzini è stato .un abbietto sparafllcile ·del fascismo, pagato per scrivere Il falso. Mussolini l'aveva mandato in America con !!incarico di rendere la vita .difficile ai nemici del regime. A questo scopo la malavita asservita al fascismo usava Il pugnale e gli agenti provocatori. Barzini usava la penna. La sua reputazione di ··grande" giornalista che gli apriva la porta dei salotti della cafonagl,a arricchita ove si concerta vano i piani per rovinare la reputazione dei galantuomini. Indiscriminatamente. Gli attacchi di Barzini contro Salvemini che apparivano sotto forma di • 1 Editoriali" su "Il Corriere d'America" facevano venire le vertigini. Erano una continua esaltazione al delitto. E al duce. Luigi Barzini usava la penna nella stessa maniera che il sicario usava il pugnale. Confondeva. Mentiva. Senza esitazione. Senza nascondersi. Si sentiva protetto. Aveva i picciotti della malavita che gli guardavano le spalle. Egli ha ben meritato la definizione di impareggiabile canaglia. • • • • • Un altro giornalista, con nome meno risonante, ma non meno canaglia, è stato ITALO CARLO FALBO. Fu portato in America dal Cav. Uff. Carlo Barsotti, direttore e proprietario del " Progresso ItaloAmericano ". Questo giornale è stato il precursore delle gazzette italiane che hanno seguito e sostenuto il governo fascista in tutte le colonie italiane d'America. Non è il caso di parlare ora delle benemerenze <patriottiche del Comm.. Carlo iBarsotti. La sua storia è contenuta nei casellari giudiziari che provano Il brigantaggio patriottico del comm. Barsotti. Qualche giorno anche questa documentazione dovrà essere !atta. ITALO CARLO FALIBO ha fatto il porco per molto tempo, esaltando il fascismo e Mussolini, firmando gli "Editoriali" col proprio nome. Naturalmente Il Falbo ha scritto ogni genere di sudicerie sulle colonne del giornale dell'ex tenitore di prostiboli. Scrivere sudicerie in quei giorni era di moda. Era la consegna. I falsi si sono alternati ai falsi. Era una gara fra gli svergognati pennivendoli a chi poteva raccontare le menzogne più sfacciate per confondere la massa degli emigrati. Bisognava far credere ai miracoli del duce. Tutti i miserabili sudicioni di ogni calibro facevano gara a diffondere le menzogna. E' stata una gara fantastica nell'esaltazione della frode e dell'inganno. • • • Il 26 Marzo ha avuto luogo una udienza davanti alla legislatura del Massachusetts. Si è discussa l'abolizione della pena di morte. Hanno partecipato alla discussione diversi prominenti cittadini che hanno sostenuto la necessità dell'abolizione. La pena di morte è stata definita dai più un residuo di barbarismo. Tra gli altri ha partecipato alla discussione, in sostegno dell'abolizione, il governatore Michael V. Di Salle, venuto appositamente dall'Ohio. Ha testimoniato anche l'ex giudice della corte distrettuale WILLIAM T. MACCARTHY, il quale ha sostenuto la legge esistente. Egli ha aggiunto che l'esecuzione di Sac10 ~CÒNTROCORRENTÉ ..:.. Febbràto 1963
co e Vanzetti " è stata la cosa più bella che sia successa in questo stato". Il giudice Maccarthy vien~ dallo stesso ceppo del glud1?e Thayer. E un delinquente come lui. Miserabile! . . . . . "THE NATION ", la nota rivista liberale ame~icana del 22 dicembre 1962, pubblicava un importante articolo di 10 pagine di FRED J. COOK sul caso Sacco e Vanzetti. In questo articolo intitolato "Sacco-Vanzetti: The Missing Fingerprints" Mr. Cook d_iscute ed analizza il fatto che la prosecuz10ne scartò sempre le evidenze che avrebbero potuto far crollare il castello d'accusa eretto per ottenere la condanna di Sacco e \'anzetti. L'autore discute diffusamente evidenze che denunziano la malafede dimostrata da due autori - Francis Russell e Robert Montgomery-che hanno scritto ~li unici libri sul caso nei quali si tenta la difesa della teoria sostenuta dallo stato. Mr. Cook ha provato brillantemente la malafede dei sostenitori dello stato. Gli studiosi che vogliono essere bene informati dovrebbero leggere questo importante studio. • • • • • "THE NEW REPUBLIC" del 2 marzo, 1963, ha pubblicato una recensione di ·•Tragedy in Dedham ". Il libro recentemente pubblicato di cui è autore Francis Russell. La recensione è dovuta alla penna del Giudice MICHAEL ANGELO MUSMANNO. Impossibile riassumere in poche righe il giudizio espresso da Musmanno su questo libro che egli definisce una frode. Musmanno conosce bene la trama ordita per perdere Sacco e Vanzetti. Ci limitiamo ad accennare alla avvenuta pubblicazione Al giudice Musmanno che bolla a fuoco l'~utore del libro, le più vive congratulazioni. * * • • • TIME magazine del 12 aprile ci ha dato notizia del poeta americano fascista EZRA P-OUND. Fu deportato jn Italia nel 1958 dopo essere stato rinchiuso in un manicomio per 12 anni. Dopo averlo trovato inabile di essere processato per deficienza mentale, egli fu nuovamente portato in Italia, ove era stato arrestato per aver fatto propaganda fascista, al servizio di Mussolini. Il poeta Pound è stato recentemente intervistato dalla rivista "EPOCA". Ha detto fra l'altro: Io ho sempre avuto torto. Ho vissuto tutta la mia vita credendo di sapere qualche cosa. E' venuto il giorno quando ho realizzato che non sapevo nulla. Le mie intenzioni erano buone, ,ma ero stupido. Ezra Pound ha raggiunto l'età di 77 anni. Questo è l'uomo che con la sua propaganda fascista ha probabilmente causato la morte di molte migliaia di giovani. . . . . . "L'ITALIAN NEWS" di Boston dell'8 marzo 1963 pubblicava la notizia che SERAFINO ROMUALDI è stato fatto · Commendatore dal governo italiano. La noUzia · ci ha sconcertato. E' venuta- di sorpresa. Non è il caso di discutere I meri ti che hanno potuto portare a questa patacca. Noi ricordiamo bene le attività di Romualdi socialista. Siamo stati in buone relazioni con lui. Sappiamo anche che in altri tempi Romualdi si sarebbe querelato per diffamazione contro il governo che l'avesse sottoposto ad un simile insulto. Nel passato quell'onorificenza era assegnata ai prominenti delle "Piccole Italie ", distintisi nello sfruttamento del lavoro e dello schiavismo ... Quella patacca era indicazione caratteristica che il recipiente di tanto "onore" era poco di buono. Ora invece.... Romualdi deve convenire con noi che i tempi sono davvero cambiati! Facciamo a meno delle congratulazioni. • • * * * lL POPOLO ITALIANO di Philadelphia del 10 aprile pubblica una lettera del dottor Giovanni Schiavo in polemica con Prezzolini. Prezzolini aveva mandato una sua lettera a quel giornale qualche settimana prima. Il dottor Schiavo cerca di provare che Prezzolini è una persona che non sa dire la verità. Che Prezzolinl sia un giocoliere emerito l'ha provato nella polemica con CONTROCORRENTE, quando ha cercato di negare di essere stato fascista. Con lo stesso giuoco di parole Prezzolini ha cercato di minimizzare l'importanza del Prof. Gaetano Salvemini, facendo soltanto una figura da suscitare pietà. Noi non abbiamo letto il libro del dottor Schiavo "La verità sulla Mafia" e non possiamo pronunciarci in merito. La ragione per cui ci occupiamo di questo incidente è per correggere l'impressione che lo Schiavo crea nel lettore, quando si riferisce alla polemica di CONTROCORRENTE con Prezzolini attribuendo ad un'altra pubblicazione il merito di aver ripubblicato dalla rivista "Atlantica" l'articolo in cui è provato il fascismo di Prezzolini. Approfittiamo di questa occasione per ripetere che l'ex direttore de "La Voce " ha provato di essere un cantastorie di cartello. Quello che sorprende è il constatare che alcuni giornali Italiani lo esibiscono come campione di moralità e di buon costume. Il dottor Giovanni Schiavo è autore di diversi libri fra cui "Who's who" fra gli italiani d'America. • • • • • La diffamazione è dura a morire. Molti anni fa HENRY FORD pubblicò una serie di 20 articoli da lui firmati, nella sua rivista personale "The Dearborn Independent ". Il soggetto discusso in quegli articoli è spiegato nel titolo: "The International Jews ". Quella serie di articoli sollevò indignazione e furore in quei giorni per il loro contenuto antisemitico. La protesta fu tale che Ford dovette ritrattare le menzogne e le viliflcazionl contenute In quegli articoli. Con la ritrattazione diffusa dalla stampa, il contenuto di quegli articoli fu completamente discreditato. I fatti usati erano falsi. I serpenti a sonagli Jnteressati a seminare l'odio razzista, non CONTROCORRENTE - Febbraio 1963 :1.1
hanno mal rinunciato di servirsi della menzogna per alimentare l'odio. SPERO$ LAGOULIS, che conduce la JOE MACCARTHY BOOK SHOP, ove ha sede il Nazi Party di Boston, ha messo in vendita copie rilegate del libro contenente gli articoli di Henry Ford. Il libro è stato pubblicato da Gerald L. K. Smith, famigevato fascista. Il negozio di Speros Lagouilis è il centro di ritrovo del Partito Nazista e della John Birch Soclety. • • • • • Esperienze "EL CAMPESINO" I Nella Prefazione che Julian Gorkin scrisse per le memorie di Valentin Gonzalez (" El Campesino "): La Vie et la Mort en URSS (traduzione in francese di Jean Tolbot, edizione di "Les Iles D'Or ", Librairie Plon, 8, Rue Garancière, Paris, 1950) si legge che "di biografie d'El Campesino ne furon fatte diverse, ma piene d'inesattezze: tra le quali una dello scrittore Hemingway e-a parte quelle scritte dai franchisti di cui era la bestia nera - un'altra, completamente fantastica, d'Ilya Herenbourg" - quello stesso, aggiungiamo noi, diventato dopo la pretesa destalinizzazione l'esponente massimo e -più vecchio della novelle vagite intellectueZle moscovita, e proprio in questi giorni caduto anch'egli in disgrazia, ostracizzato dal tovarich Kruscev in seguito alla resipiscente nouvelle vague riabilitatrice del - come ebbe a cantare il giovane Eugeny Ievtuscenko - u sempre vivo, onnipresente e onnipossente Stalin "; quello stesso di cui Sarmatlus, sull'Espresso del 24 Maggio '63, ci offre un'immagine equivoca strisciante opportunistica e antipatica, completamente identica a quella che ne fece (vedi più giù) El Campesino stesso. " Non è il caso - continua Il Gorkin - per parte mia che fui avversario d'El Campesino e mancai d'essere una delle sue vittime durante la Guerra Civile di Spagna, di discolparlo dei suoi errori passati, - cosa che del resto non permetterebbe tanto egli stesso se ne autoaccusa acer,bamente (1) - ma di presentarlo tal quale egli è: una delle più curiose figure del nostro tempo". E aggiunge, In nota: "Arrestato In Madrid dalla NKVD (la Guepeu russa), era appunto El Oampesino che doveva farmi fucilare. Per mia fortuna, egli si trovava Impegnato allora sul fronte d'Estremadura e Il governo Repubblicano ml fece trasferire In tutta fretta e sotto buona scorta a Valencla ". Jullan Gorkln, che s'Intuisce essere stato l'Homme de plume del protagonista ("homme sans grande culture") e che visse con lui e lo Intervistò durante una quindicina La John Birch Soclety ha stampato, per circolazione generale il famoso volume "The Politlcian " del quale si è tanto parlato. Questo è il libro polemico messo In circolazione da ROBERT WE)LCH, capo della John Birch Society, nuovo aggruppamento fascista. E' in quel libro che Welch accusa diversi politicanti, fra cui li fratello dell'ex presidente Eisenhauer, di essere al servizio del comunismo. Matita Rossa di giorni subito dopo la di lui fuga dalla Geenna del Moloch bolscevico a cui la Russia sacrifica i propri figli, cosi continua nella prefazione: "I primi tre giorni l'ho lasciato parlare senza quasi mai interromperlo. Era tanto che non aveva potuto esprimersi nella sua propria lingua e confidarsi con qualcuno! ... Egli non può star fermo un attimo. Va e viene nervosamente, gesticola ed esplode In imprecazioni Indignate: si direbbe che ha bisogno di romper qualcosa. Finalmente si siede e continua: "- Ho pagato terribilmente la mia libertà: mio padre e mia sorella impiccati pochi mesi dopo l'inizio della Guerra Civile; mio fratello minore, che si era battuto come un leone, fucilato alla fine della guerra. Non arrivo a comprendere come, essendo mio fratello, abbia potuto lasciarsi prendere vivo! La mia compagna e tre figli perduti nella Spagna di Franco; la mia nuova compagna e una figlia perduta ora nella Russia di Stalin. Morire sarebbe stata per me la cosa più facile. Se ho messo tanta ostinazione a voler sopravvivere alla prigionia, ai lavori forzati, alla fame la sete la tortura le umiliazioni le più degradanti, è perchè volevo far conoscere al mondo le verità sull'Inferno sovietico, riferendosi al quale si può davvero esclamare che " Dante non vide nulla", e perchè voglio continuare la lotta per la libertà degli uomini e del popoli ". La nave che portò "El Campesino" In Russia insieme a circa altre 150 persone parti dal Porto di Le Havre il 14 maggio 1939. Più della metà dei passeggeri erano membri del Bureau Politico e del Comitato Centrale del Partito Comunista spagnolo, diversi Deputati, i principali Comandanti del Quinto Reggimento e una trentina di capi delle Brigate Internazionali. Quelli che non erano mai stati in Russia - ed eravamo la maggioranza, dice El Campesino - ci credevamo perciò estremamente favori ti dalla sorte. "Fra noi - aggiunge - c'era anche Il famoso Ilya Ehrenbourg, corrispondente della Pravda, verso il quale non provavo che dell'antipatia a causa delle sue maniere untuose e melliflue. Tra Il confidenziale e il protettore cominciò Immediatamente a darmi dei consigli. Da allora in -poi, diceva, lo dovevo esser devoto soltanto all'Internazionale Comunista e non più al Partito spagnolo. Data l'azione da me svolta nella guerra civile io potevo 12 CONTROCORRENTE - Febbrafo 1963
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