importante, una zona vitale distrutta. Le fecero il funerale a Bubano, la portarono a braecia le compagne. Venne la gente da Imola. Tutti si ricordavano la causa della sua morte a trentun anni. Impensata e non meritata, lei puve come Rosa Zanotti; lei maggiormente cosciente delle proprie sofferenze e della sorte che l'aspettava. Vide a1>punto la morte arrivare pian piano, e forse non le dispiacque troppo, a causa Panorama di quelle sue gambe inutili, incapaci di camminare. Renata Vigano' NOTA-Questo capitolo chlude la serie di ritratti delle donne della resistenza di Renata Viganò. Continueremo con altri episodi, non limitati alle donne. L'epopea della registenza non deve essere dimenticata. FASCISMO, DURO A MORIRE Diciassette anni fa, dopo la guerra più costosa, più sanguinosa, più selvaggia mai combattuta nel mondo, la sconfitta militare e la distruzione degli effimeri imperi nazista, fascista e nipponico parvero segnare la fine del fascismo. Gli avvenimenti che hanno seguito la fine della seconda guerra mondiale hanno provato una volta di più quanto fallace e miope fosse l'ideologia fondamentale del nazi-fascismo: cioè quanto fuori tempo fosse una teoria di governo imperniata sul principio della supremazia razziale di un gruppo di uomini, investito da una trascendentale autorità del diritto di reggere le sorti del mondo, di asservire e sfruttare a suo esclusivo vantaggio altri popoli, anzi di annientarli fisicamente se cosi pareva opportuno. Si può anzi proprio dire, dopo il crollo degli imperi coloniali, dopo il sorgere ad indipendenza di nuove nazioni, quasi tutte di colore, che in realtà Hitler e Mussolini dettero la prova più colossale della loro incapacità di prevedere a tempo lo sviluppo delle correnti di pensiero e di tendenze degli uomini, di interpretare i loro bisogni, e di preparare la loro azione politica in armonia al prevedibile assestamento umano. Mancando miseramente ln questa funzione, essi hanno dimostrato al mondo di essere proprio l'opposto di quanto l'adulazione dei loro seguaci Il faceva parere: cioè grandi statisti destinati a proclamare all'umanità i nuovi principi da cui essa doveva essere condotta. Più ancora che un disastro militare degli Imperi nazisti e fascisti, la scomparsa, tragica in un senso, teatrale in un altro, di Hitler e Mussolini parve chiudere per sempre un sanguinoso periodo storico, in cui violenza e sopruso ebbero valore di legge, in cui pregiudizi razziali giustificarono (se di giustificazione si può parlare) i più sanguinosi massacri. Essa parve augurare un'alba di ragionevolezza nei rapporti fra gli umani, e il tramonto definitivo delle pazze teorie fasciste. * * * A diciassette anni di distanza quale bilancio possiamo tirare? Qui, negli Stati Uniti, siamo passati attraverso al periodo di follia maoartista: un periodo in cui tutti gli "slogans" del fascismo furono usati, un periodo che riempi di terrore chi aveva assistito al crollo delle istituzioni democratiche in Europa, e vedeva qui in America la macchina intimidatrice del gangsterismo politico in azione, e in azione con perfetto successo. Un vero miracolo, la fatuità di McCarthy, accoppiata alle particolari condizioni della società americana, ha evitato per gli Stati Uniti il flagello di un nuovo fascismo. Ma l'eredità di quel periodo non è ancora scomparsa. Ne sono prova le varie Birch Societies, la timidità ancora persistente in molti elementi che furono liberali vent'anni fa, la faciloneria e la impreparazione p"olitica della generazione che passò attraverso le scuole fra il 1946 ed il 1955, la permanente tendenza a accusare di comunismo qualsiasi tentativo di combattere il conformismo generale, e sopratutto la virulenza delle relazioni fra gruppi razziali differenti in buona parte della nazione. Un fascismo scoperto e formale è stato evitato qui ma le sue radici continuano a gettare nuovi rampolli. La stessa ondata di scandali investe praticamente tutti i livelli delle gerarchie ,politiche del paese può facilmente farsi rimontare a una basica incapacità di chi si getta nella carriera politica a valutare le proprie responsabilità, i diritti dei propri concittadini e i limiti che un concetto di governo veramente democratico deve imporre ai pubblici ufficiali e ai governanti. Altrove, lo spettacolo è più an~ora terrorizzante. La Francia, perno dell E_uropa occidentale, patria dei concetti ~~it1ci che hann'o riconosciuto in ogni ind1v1duo una intangibile dignità e il diritto alla libertà, è in rapida disintegrazione _sotto i colpi di un vero ed autentico fascismo, finora trattenuto soltanto da un De Gaulle, egli stesso fondamentalmente autoritario e disprezzatore delle autonome libertà politiche. Il processo di fascistizzazione della Francia rimonta a decenni fa, dopo il fallimento del fronte popolare, dopo la trap:ica esperienza della guerra civile sPanuola. Esso ha condotto all'abblezlone della disfatta militare. del servaggio ai nazisti garantito da Petain e da Lavalle: interrotto per breve tempo dalla lotta civile e partigiana contro gli Invasori, dalla liberazione per opera, ,più che di francesi, vincolati alla schiavitù dall'ignavia di chi li vendette a Hitler, degli americani e degli inglesi, questo processo ha ripreSo sotto lo stimolo dei militari e degli sfruttatori delle colonie, incapaci di adattare sè stessi e la CONTROCORRENTE - Giugno 1962 9
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