Controcorrente - anno XVIII - n. 30 - mag.-giu. 1962

mlliti della guardia nazionale repubblicana, i quali sono lasciati a sè stessi, non hanno direzione nè ordini, da quel tali reggenti che in tanto trambusto non pensano che a mettere in salvo la pelle. Soli, convulsi, travagliati da tante diverse paure, sl rammentano pertanto di avere In mano un'arma. Imbracciano i mitra, Infilano i caricatori, sl stringono l'uno all'altro chissà per un complesso dl abbietti istinti, per primo il batticuore, e poi anche un altro: quello delle responsabllltà. E cioè poter sempre dire che chi aveva sparato era il vicino. E iniatti uno dl loro spara, li più impauri:o o li più criminale. Spara due raifiche alte, sulla testa delle donne coi bambini in braccio o per mano, oppure senza bambini, radunate Insieme sulla piazza. Crede, quel tale dal mitra, che scappassero, ma le donne di Imola coraggiose vedono subito che aveva sparato alto, non ci sono morti nè feriti. Non scappano. Allora Interviene il capitano dei carabinieri, piuttosto gentilmente, e si adopera In tutti I modi a persuadere le donne di abbandonare la piazza. E' giusto, povero capitano dei carabinieri! Se succede qualche cosa ai dirigenti il guaio è tutto suo. Però, niente da fare. Siccome si dimostra abbastanza benevolo le donne gll parlano, gli spiegano li perchè non possono in nessun caso lasciar perdere. E' un diritto, non un capriccio, sono quelle poche briciole di grassi deJla tessera che aspettiamo da due mesi, ci dispiace, signor capitano, lei è molto buono, ma noi non possiamo andarcene senza che questi reggenti che certo dl grassi non hanno scarsezza nella loro cucina non cl diano assicurazioni dl quel pochissimi che ci pervengono. Intanto che parlano col carabiniere, arriva un'autobotte dei vigili del fuoco, costretti dalle camicie nere, (aperta una parentesi: ah, si certo, se non costretti, mai i vigili del fuoco sono andati contro le donne. Li conosciamo, i pompieri: salgono a un quarto piano con la scala per salvare una rondine come scendono dentro un rogo dove ci sono persone da portar fuori. Spesso sono feriti e vanno all'ospedale. Nessuno sa neppure il loro nome. Può darsi che ne escano minorati, e che non abbiano quello che gli spetta. Sia ben chiara da queste mie pagine la simpatia per i pompieri, o viglli del fuoco che dir si voglia. Chiusa la parentesi). Dunque sulla piazza arriva l'autobotte. Ma i vigili davvero non hanno voglia dl bagnare le donne. Temporeggiano, attendono, girano con l'autobotte intorno alla piazza. Arriva, allora, cattivissimo, con la rivoltella in pugno, il comandante della prima brigata nera insediata ad Imola, neppure cosl queJlo dell'autobotte si decide a mettere In moto l'Idrante, e Il brigantlsta addirittura esasperato gli strappa U tubo dalle mani, ma le donne gli sl buttano addosso, le donne in combattimento vanno a graffi e a morsi come I gatti, sono terrlbfll. Il "nero" si spaventa, molla l'Idrante nelle mani dure che lo stringono da tutte le parti, le stesse mani dure, certo con un rapido aiuto da parte del vlglll, mettono In azione l'idrante. Un getto feroce di acqua fredda investe la prima "brigata nera " d1 Imola, anche li capitano dei carabinieri si sente come sotto un temporale d'estate. Si ride nella piazza, e i militi s1 rifugiano bagnati dentro l'ingresso del municipio. Ma ecco arrivare l rinforzi asciutti, nuovi, tremendi. Subito chiudono la pompa che ha reso ,piuttosto ridicoli i loro colleghi, e poi sparano. Sparano col mitra, e, questa volta, In basso. Due donne cadono, Rosa Zanotti e Livia Venturini. Io mi domando di che stampo, di che nascita, di quale congenita perversità erano quel tali, certo giovani, Italiani, poveri, che sparavano contro le donne che assomigliavano aJla loro mamma, o soreJla o moglie, e chissà con questo che cosa credevano di ricevere. Per fortuna non ricevettero nulla per la loro "performance", che la repubblichina di Salò non pagava per I morti, li considerava di ordinarla amministrazione. Perciò quell'uno o quel due che spararono si trovarono alla fine con In mano un pugno di mosche. Le compagne si stringono attorno alle due colpite· la Rosa Zanottl, vedova e madre di sei figli; si vede subito che è In condizioni disperate. Infatti, caricata su un oarretto che le compagne trascinano a mano, arriva morta all'ospedale. Quelle che l'hanno condotta piangono, ma non potevano far di più. Era un colpo da morte. La Livia Venturini, Invece, sembra quasi illesa. Parla sorride, dice: "Non è niente". Ma quando la prendono su le vien fuori dalla spalla un grande blocco di sangue. Anche le compagne dicono: "Non è niente", per non spaventarla, e medicano alla meglio la ferita. Lei, la mettono su una sedia sotto il portico della piazza, In attesa dell'auto· ambulanza, ma dice che sta bene e ancora vorrebbe far la sua parte alla dimostrazione. Soltanto a forza la '!)Orlano con la barella, e subito sviene durante il percorso. Intanto sono state allontanate le mamme coi bambini, per essere più sole e libere le altre di quello che vogliono fare. Vanno contro i repubblichini gridando: "Basta con la vostra sporca guerra, sparate, ammazzateci, vedrete che cosa vi succede! " Certamente nessuno si sogna di mettere In azione le armi, anzi si ritirano dentro il comune, ben felici di sottrarsi a tanto rischio. Sulla piazza rimangono vittoriose le donne. Da un lato quattro o cinque carabinieri piuttosto pallfdl in viso, stanno 11, buoni, come se ~lcessero: "Vedete, noi cl slamo per servizio comandato, ma non abbiamo fatto niente di male!" Vittoria si, ma dura, amara: una morta, una, ferita grave <e morirà In seguito). Come s'è potuto, per ordini pazzi, sparare su un mucchio di donne, anche con I bimbi In braccio? Accadde nell'aprile del 1944, cioè durante quel tempo di furore e di sterminio In cui ogni cosa più orrenda sembrava permessa. Era guerra confusa tra nemici d'altre terre e contro I nostri. e del nostri tra loro. ( Tutti sappiamo quanto furono terrlblll quegli anni, si aspettava la liberazione, si pensava alla pace col respiro dolce di un sogno. Purtroppo queCONTROCORRENTE - Giugno 1962 7

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