Controcorrente - anno XVIII - n. 30 - mag.-giu. 1962

ilobbiamo e vogliamo e,tirpare ,lalie cose dò che nutre roBBEDIENZA, la ,ottomÌ•• sione, la paura che avvili,ce l'uo,no. E 'JIORRE'!tlMO che non esistarto più frontiere, nè geografie, nè credi. nè patrie, nè falsi socialismi clte inipedi-scano agli uomini di cogliere il nostro grido. J'OGLIAMO CHE FINALMENTE, L'UOMO SIA UGUALE ALL'UOMO, SEMPRE ED OJ'UNQUE. (Un gruppo di studenti anarchici di l\ladrid) POSTILLA Riproduciamo questo appello di un gruppo di studenti anarchici di Madrid. E' apparso qualche mese fa in un numero pubblicato dai gruppi giovanili anarchici di Milano e di Genova. Questo appello accorato richiama l'attenzione del mondo su una situazione disperata. Le recenti notizie sulle rivolte, attentati, scioperi in cui è ingaggiato il popolo spagnolo in questo momento, dicono che il popolo spagnolo è determinato a riacquistare la propria libertà. La tirannia del governo di Franco e della sua polizia deve scomparire. La lotta è incominciata. Il proletariato spagnolo è determinato a spazzare la dittatura che gli ha tolto il pane e la libertà. Noi dobbiamo essere pronti a dare una mano. Tutti i mezzi sono buoni. Incoraggiamo la resistenza contro l'opera terroristica del governo. Incoraggiamo l'azione dei gruppi che vogliono colpire gli strumenti a servizio della reazione. Facciamo dei comizi per attirare l'attenzione del pubblico sulla politica terroristica del movimento falangista, adottata per tenere il popolo schiavo. Reclamiamo la liberazione dei prigionieri che popolano le carceri in tutta la Spagna. Aggiungiamo la nostra voce a quella degli studenti di Madrid. Si faccia sentire la protesta viva. Colpiamo Franco e il fascismo affamatore e assassino con ogni mezzo. Facciamo il nostro dovere. Taccuino RICORDODI ROSSELLI A LIPARI Più che a Milano nel periodo di " Quarto Stato" o nel mivembre 1926 quando nelle ansie per la preparazione della fuga di Filippo Turati saliva ad ogni ora del giorno col suo passo elastico e leggero i quattro piani della nostra casa, più che al processo di Savona, io ricordo Carlo Rosselli a Lipari. L'essere Lui inviato In questa ridente isola e Parri a Ustica gli era pesato come una ingiustizia, anzi come una jattura, e quando nell'aprile del 1928 lo raggiungemmo gli parve, e lo disse, che Lipari fosse div-entata casa sua, oome lo era stata la cella di Savona per tanti mesi. A Lipari era Il signore di una rustica villa dal portico a pianterreno, la scala esterna, il pergolato di uva nera gigante, l'orto arido trasformato in giardino fiorito dalle piante annuali più gentili e iplù rapide a crescere "perchè, diceva, la villeggiatura sarebbe stata di breve durata". Ma il pianoforte sul quale cercava le melodie più care, molti libri per trascorrere le lunghe ore di sole di vento di piqggia, molta bianca oarta per fermare i sogni le meditazioni le ricerche di nuove verità non gli potevano bastare. Vedo Rosselll in casa, per le strade bianche acciottolate di Lipari, al mare, sempre con quel suo sorriso cordiale eppure assente che solo gli am1c1 comprendevano; per tutti era il giovin signore che per i molti doni avuti dal destino potendo flare quasi tutto ciò che voleva, aveva scelto di occuparsi di politica, della cosa meno facile, meno redditizia, e anche meno divertente in quei tempi, col suo animo. Ma quando giungeva a casa con la posta o parlava con mio marito o con I pochissimi che sapevano tutto di Lui, non sorrideva, o meglio la sua bocca del sorriso aveva solamente la piega, amara; allora mi pareva un grande bambino troppo grave e sapiente. Una mattina dell'estate 1928 giunse a casa nostra appena pochi minuti dopo le otto - era l'ora di libera circolazione - con due lunghe graffiature al viso, una mano ferita e un v-estito fradicio in un pacco. Appariva stanco, eccezionalmente stanco e non sor· rideva. - E' andata male, però non sono stato visto de nessuno: mi può asciugare questa roba? Dqpo un caffè cominciò a parlare: ancora lo rivedo sul tavolo della grande stanza quasi vuota con l'ampio balcone verso il ridente Piano Conte, ma quando usci aveva ritrovato la sua agilità e un pallido .sorriso. Fallito Il primo tentativo di fuga riprese a nuotare a passegiare a dar pranzi agli amici, a coprire di quella sua minuta rego4 CONTROCORRENTE - Giugno 1962

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