Controcorrente - anno XVIII - n. 30 - mag.-giu. 1962

intanto si domanda resistenza alla tirannia e di ignorare le minacce del governo. Si chiede la ricostruzione del fronte popolare, e si invitano gli spagnoli a moltiplicare le manifestazioni di protesta e di solidarietà con gli scioperanti. Dalla fine della guerra civile, è questa la prima volta che i partiti politici e i sindacati operai agiscono d'accordo, invitando la 'POPOiazione ad un aperto movimento di rivolta. Franco e i suoi accoliti, sperano di 'P'Oter riuscire ad arginare questa nuova sollevazione di disapprovazione e di protesta del popolo, con le minacce e gli arresti, e col solletico di concedere qualche riforma. Egli sa troppo bene che la misura sta arrivando al colmo, e !'odierne agitazioni sono il sintomo e l'inizio di sempre più maggiori proteste, fino a quando la Spagna non sarà tornata a riacquistare la sua flsonomia di nazione civile, e il franchismo sarà un indegn'o ricordo del passato. Noi che abbiamo sempre avuto fiducia nelle risorse di questo valoroso e indomito proletariato spagnolo, pieno di energie, di fede e di coraggio, siamo ben lieti di registrare questi segni precursori della desiderata riscossa, che ci auguriamo portino alla definitiva vittoria del lavoro, sulle forze dell'oscurantismo che da oltre venticinque anni hanno incatenato e reso schiavo il ribelle popolo iberico. Anche nel Portogallo spira vento di tramontana. Dopo le dimostrazioni studentesche dello scorso settembre, in occasione del 1.o Maggio, la folla ha preso d'assalto una caserma a Lisbona. Risultato: un morto e 32 feriti con 93 arresti. A Oporto e Ceva di Piedade ci sono stare altre rumorose manifestazioni di protesta, fortunatamente senza causare vittime. La polizia, come sempre in queste circostanze, è stata brutale accogliendo a fucilate i pacifici dimostranti. Se per Franco spira vento di fronda, per Salazar l'orizzonte non è roseo. Per maggiori informazioni, entrambi possono assumerle da Peron .... ospite del Caudillo, e per il quale le autorità hanno in questi giorni scoperto che la vita di quest'altro carnefice è in pericolo. Un vecchio detto ammonisce saggiamente che "chi cento ne fa una ne aspetta". La Francia e l'Algeria hanno finalmente firmato un accordo che pone fine a sette anni e mezzo di conflitto armato. Contemporaneamente il movimneto capeggiato dal ribelle Generale Salan fonda un movimento di resistenza ad oltranza sotto il nome di "Consiglio Nazionale della Resistenza Francese in Algeria" - CNRFA. Si continua a operare in un'atmoSfera di pericolosa tensione. La situazione è sempre più caotica e viene aggravata dagli eventi sanguinari i p1ù immaginari, che continuano ininterrottamente a terrorizzare le popolazioni delle maggiori città algerine. Si afferma ufficiosamente che dal novembre 1954 al dicembre 1961 vi siano stati ventimila morti francesi e 142 mila morti algerini. In sette anni e mezzo sono caduti in questa guerra di terrore 162 mila uomini. I feriti non si contano. Il faticoso accordo è stato firmato, ma la sua attuazione e esecuzione pratica è più che problematica. Come non è assurdo e azzardato stabilire che l'Algeria è fortemente inquinata dal fascismo, deciso e qualunque sacrificio per disubbidire agli ordini del regime autoritario di De Gaulle, alla stessa maniera non è facile esprimere un sereno giudizio sulla turbolenta ed equivoca situazione che la sconvolge. Dove sfocerà questo duello fratricida? E' da augurarsi che finisca presto e finisca bene. Nei paesi retti a sistema dittatoriale, più che altrove, non si ammettono opposizioni e non vi è posto per una stampa libera e non sono consentiti i dissensi e si processa la libertà di pensiero. Milovan Gilas, ex braccio destro di Tito e già vice presidente della repubblica Jugoslava, diventato l'accusatore numero uno del regime di Belgrado, per aver parlato chiaro e senza peli sulla lingua nel libro u Conversazioni con Stalin", recentemente uscito a New York, è stato condannato ad un totale di nove anni di reclusione, da un tribunale composto di tre giudici e durato sei -ore. Gilas ha già scontato due condanne per aperta critica al partito comunista. Al processo - se cosi si può chiamare - dopo essersi dichiarato innocente, ha rifiutato dl difendersi e di rispondere a qualsiasi domanda. Ci troviamo di fronte ad un altro caso Pasternak. Per chi non fila dritto e non accetta e subisce supinamente gli ordini e gli editti dei dittatori, non c'è vla di scampo. Fortunati quando si finisce in galera. Questa volta è Tito che non consente al suo intimo amico e compagno di ribellarsi. Cosi fanno tutti, e senza distinzione. Dopo pochi giorni - appena cinque dal pacifico rinnovo del contratto collettivo di lavoro, tra l'industria dell'acciaio e le organizzazioni operaie, cosa che aveva alquanto sorpreso, considerate le poche simpatie che i baroni dell'acciaio hanno sempre avuto per l'unionismo, un inatteso e ùnprovviso annunzio della United Steel ha fatto aumentare di sei dollari la tonnellata il prezzo dell'acciaio. L'immediata e inattesa reazione e le minacce di Washington hanno fatto ritirare le proposte ai dirigenti dell'industria siderurgica, che hanno l'uno dopo l'altro annullato l'aumento. E' ora in azione una inchiesta che dovrebbe stabilire se gli industriali siano soggetti ai provvedimenti di chi viola la legge antitrust. Tale azione ha dato modo ai cani mastini 28 CONTROCORRENTE - Giugno 1962

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