Controcorrente - anno XVIII - n. 30 - mag.-giu. 1962

GIOVANNI TUMMULO ci scrive: Trieste, 30 Marzo, 1962 Caro Felicani, Quando una spiritualità è nefasta, non è solo nel campo politico. Sono d'accordo con Lei per la Sua nobile propaganda contro Prezzolini, ma poichè il sapere è indivisibile, chi puzza in una materia, puzza anche nell'altra. EGLI - Prezzolini - fu - direi quasi - il primo carnefice della letteratura italiana; gli fu compagno - se non proprio d'intesa - un altro giullare fatto della stessa materia del grande personaggio del Collodi; il quale, per nostra grande sventura, invece di chiamarsi Pinocchio, fu preso sul serio col nome di Filippo Tommaso Marinetti. Entl'ambi evirarono, deformarono, sminuirono la letteratura italiana da renderla un cencio grigio, fetido, senza alcun ornamento. "La Voce" fu il portavoce di tutti gli spropositi che ebbero origine dall'Estetica di Croce, altro responsabile di tutte le nefandezze con· temporanee. Non è perdonabile neanche all'uomo della strada, giudicare basandosi solo sulla fama anche se 9uesta si è fatta storia. Giuseppe Prezzolini potrebbe tutto al più essere meritevole di adornarsi con le vestimenta del pappagallo, se assolutamente vogliamo essere indulgenti con lui. Ma perchè offendere quel pennuto? In lui non vi è innocenza, ma avidità mostruosa di denaro e di fama gazzettiera: ieri fascista, oggi ringoia quello che disse ieri, ma ributtante, opportunista sempre. Saluti. GIOVANNI TUMMOLO Cosas de Cuba SOLITA STORIA ■ ■ ■ Sulla situazione le notizie sono sempre scarse e dobbiamo accontentarci di quel poco che riusciamo a sapere. In questi ultimi tempi la cosi detta libera stampa d'America ci ha descritta quella di Cuba con i colori più foschi possibili. La mancanza di viveri, delle cose più necessa• rie; la fame, insomma, per il popolo cubano "che mai sofferse a questo modo". E la colpa, naturalmente, è di Castro e del suo oomunismo. Noi sappiamo come e perchè si fabbricano queste notizie e non dobbiamo lasciarci in· gannare, nemmeno quando ce le ammannì• scono i così detti rivoluzionari antifidelisti. Leggiamo ciò che essi pappagallescamente ripetono, ma anche quello che possiamo leggere da altre fonti non sospette ... Io questa volta mi limito a tradurre, per i lettori di Controcorrente che non hanno avuto l'opportunità di leggerla sul San Francisco Chronicle o sul Monthly Review di New York, una lettera della signora Marjorie Morray, maestra di scuola, moglie del noto Joseph P. Morray, autore del libro F'rom Yalta to Disarmament ed altri lavori, la quale insegna in Cuba agli studenti che saranno maestri d'inglese, ed è una osservatrice non comune. E non è" comunista". Sentiamola: "Io rimasi delusa ed afflitta quando lessi l'articolo su Cuba, apparso nella prima pa• gina del Chronicle (Mare'h 27). L'autore, Mr. Gerald Clark, dice un sacco di bugie. "Prima di tutto, mai, dal gennaio 53 in poi, il popolo cubano sofferse più la fame. In questi ultimi mesi, per la severa siccità e per il blocco economico imposto dagli Stati Uniti, non ci fu quell'abbondanza che avevano sempre goduta quei cittadini abituati a star meglio della maggioranza del Popolo. Ma questo, i contadini e gli operai, i lavoratori mangiano come non avevano mai potuto mangiare prima, malgrado la scarsezza. C'è la razione di certi cibi, ma è sufficiente, adeguata. Certo non può parlarsi di fame, e io vorrei sapere quanti nostri fratelli nei così detti paesi liberi dell'America Latina possono godere una simile razione di vivande. "Visitai l'Inghilterra nel 48, e ricordo benissimo che la situazione dei viveri era molto peggiore. In Cuba la frutta fresca e i vegetali non sono razionati e ce ne sono in abbondanza. Mr. Clark ci ha procurato anche delle risa affermando che nelle città il popolo può sfamarsi ora solo con malanga <una specie di patate). Poichè appunto di malanga c'è scarsezza. Ma abbondano spinaci, lattughe, carote, pomodori, coco• meri, bietole, f'8.giolini, aranci, grapefruit, pineapple ... "Ma più importante è il fatto che il morale del popolo è sempre alto e va ere· scendo. La gente è persuasa che il governo si interessa e mantiene le promesse fatte. Io vedo che le donne con le quali lavoro sono sempre allegre e contente. I pochi cubani che mormorano sono i contro-rivoluzionari, che lo fanno per creare disturbi. " Non è cosa facile per un popolo come il cubano, che per anni ha vissuto sotto la domjnazione straniera, risolvere i vari problemi cui è confrontato. La mancanza di organizzazione può osservarsi nei vari aspetti della vita giornaliera, ma i dirigenti la Rivoluzione non hanno avuto paura di affrontare le difficoltà, riconoscere le deficienze e lavorare per le soluzioni. Gli errori si riconoscono e si correggono. Essi agiscono con coraggio e decisione, e perciò si sono acquistati l'aHezitme e la fiducia del popolo. " Spero che nel futuro, gli articoli che il "Chronicle " pubblicherà su Cuba saranno CONTROCORRENTE - Giugno 1962 19

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