Di che cosa egli fu elemento disgregatore? Un'accusa di questo genere riguardo a quel periodo non gli è rivolta neppure dagli stessi socialisti. Il partito si prestava effettivamente al piano giolittiano di frantumazione della resistenza socialista, in quanto aveva assunto una fisionomia riformista e settoriale, riducendosi alle lotte sindacali di categoria e alle schermaglie parlamentari e abbandonando le grandi battaglie ideali, cui invece Salvemini si ricollegava: di qui la rottura. E questa opinione è sostenuta da un insigne socialista come il Basso (L. B., G. Salvemini, socialista e meridionalista, Lacaita ed. 1959, pag. 55), il quale anzi afferma in sèguito che con l'uscita dal partito socialista si conclude la fase più proficua dell'attività di Salvemini, dando cosi della sua permanenza nel partito un giudizi·o favorevole. Orbene, non si esprimono giudizi positivi su uno che è stato "agente disgregatore" o "elemento di discordia", cioè sostaniialmente su un " rompiscatole ". Caratteristica di Salvemini fu di aver individuato alcuni grandi problemi del nostro paese e di aver insistito su di essi, senza mai scendere sul piano del tatticismo e del compromesso (il periodo dell'Unità ne è chiaro, ma non unico esempio). Così insistè sulla questione meridionale, sulla questione religiosa e sul problema del clericalismo, sul fascismo e sui problemi della scuola. Tutti problemi che ancora non sono stati risolti e che ancora si pongono come i principali dell'Italia d'oggi; e lo sono perchè nessun governante si è preso la briga di risolverli con vere e totali riforme, ma tutti si sono limitati a mettere piccole pezze per turare le falle. Si dirà che, se tale è oggi la situazione, le battaglie di Salvemini sono servite a ben poco: nella storia ciò che conta, si dice, sono i risultati ottenuti, non le intenzioni degli uomini. Verissimo. Ma ci sono due precisazioni da fare. Primo, non è affatto necessario che sia la stessa persona a propugnare un'idea e ad attuarla materialmente. NeJla storia, e sarebbe bene che la cosa fosse chiara una volta per tutte, non conta solo chi agisce, ma anche chi studia determinate situazioni e ne propone modificazioni e soluzioni. Se queste verranno attuate da altri, poco importa; l'essenziale è che siano attuate. E averle propugnate e avervi quindi contribuito è indice di aver contato qualcosa nel realizzarle. E mi riferisco particolarmente alla battaglia per il suffragio universale, poichè essa è chiamata in causa. Del resto, la storia è piena di esempi del genere. Seconda precisazione. Anche per i problemi che restano tuttora senza soluzione, come quelli citati, non è affatto pr,vo di importanza storica averli sollevati e averli impostati all'attenzione generale. Senza studiarli i problemi non si risolvono: e non basta combinare con le forze della realtà. E' spesso troppo facile: bisogna anche avere il coraggio di mettersi contro le forze della realtà e di tentare di modificarle, se necessario. E non si dica che Salvemini è sempre stato senza ascoltatori: poclli <forse, ma forze anche abbastanza numerose. Non si dimentichi che quando fu costretto a espatriare, egli fu tra i pochissimi esuli cui, tolta la cittadinanza, furono sequestrate e in gran parte distrutte le pubblicazioni. Questo evidentemente perchè erano lette e potevano costituire un pericolo: e se era pericoloso, tra gli antifascisti contava qualcosa. Non ci si accanisce (e neppure il fascismo lo faceva) contro chi non conta nulla. E non solo aveva 'importanza allora, ma conta ancora adesso, e molti (e non soltanto gli entusiasti che vedono in lui uno dei pochi maestri di democrazia che l'Italia abbia avuto, ma anche molti suoi critici) si rifanno alle sue battaglie e combattono per la risoluzione degli stessi problemi, che, ripeto, sono in gran parte gli stessi dell'Italia d'oggi. Convengo che un mascalzone possa avere importanza nella storia e un galantuomo non averne affatto; gli ultimi 'Cinquant'anni offrono esempi a iosa. Ma questo, a parte che non sarebbe valido motivo per preferire il mascalzone, non è, come si è visto, il caso di Salvemini, che fu galantuomo e contò qualcosa. Solo che si intenda la storia nel modo in cui deve essere intesa, cioè non soltanto come susseguirsi di risultati legati al nome di chi li realizza, ma anche come insieme di contributi volti a raggiungere determinati risultati, Salvemini ebbe parte non piccola nella storia degli ultimi cinquant'anni e nella democrazia italiana. Prof. Fausto Pocar Una lellera di Giovanna Berneri Nervi, 21 Gennaio 1961 Caro Felicani, ti mando in v1s1one questa mia risposta a Prezzolini che sarà pubblicata su Unianitd Nova (credo del 28 c. m). Non ho potuto stare zitta, perchè il gioco di Prczzolini mi pare chiaro: elogiare un anarchico per poter meglio denigrarne altri. Mi hanno detto che nel numero di CONTROCORRENTE di dicembre c'è in copertina la fotografia di Camillo e tra le sue pagine uno scritto mio su di lui. Sono sempre commossa quando i compagni tengono vivo il ricordo di Camillo, perciò te ne ringrazio. Del resto CONTROCORRENTE rimane fedele alla memoria di tutti coloro che hanno combattuto e si sono sacrificati per un ideale. Ed è bella la sua fedeltà a Sacco e Vanzetti e la sua tenacia nel difenderli ancora oggi. Tanti auguri di buon lavoro e cordialità. Rivista "Volontà" Novi Ligure GIOVANNA BERNERN 18 CONTROCORRENTE - Giugno 1962
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==