Spazza la solidarietà universale di tutti gli uomini della terra e ne associa solo una parte per distruggere, conquistare e sottomettere tutto il resto. Noi siamo talmente convinti che ogni potere politico qualunque sia la sua origine e la sua forma, tende inevitabilmente al despotiszno. Gli istinti di coloro che governano, sia di quelli che fanno le leggi, che di quelli che esercitano il potere esecutivo. Noi di fronte a loro restiamo sempre dia· metralmente opposti, proprio per la loro eccezionale posizione. E qualsiasi sentimento democratico che possono avere per noi è lo stesso come amministrare i pupilli di un orfanotrofio. Invece si sa che la libertà dell'individuo consiste unicamente nel fatto che egli obbedisce alle leggi naturali perchè lui stesso le na riconosciute come tali e :non perchè gli sono state imposte dall'esterno o da una qualsiasi volontà estranea, divina o umana. In breve: noi respingiamo ogni ltgislazione autoritaria ed influenze privilegiate, patenti ufficiali e legali anche se sono sorte dal suffragio universale, certi che potreb10 Giugno 1924 bero ritornare a vantaggio soltanto di una minoranza sfruttatrice contro gl'interessi dell'immensa maggioranza asservita. Ecco perchè siamo anarchici! L'attuale borghesia è sopravvissuta al suo periodo eroico, non è più capace di decisioni supreme come nel 1793, perchè allora sazia e soddisfatta non fa che peggiorare. All'occorrenza sacrificherà ancora la vita dei suoi cittadini, ma non saprà sacrificare la sua ,posizione sociale e i suoi beni, per sodisfare una nobile passione e per realizzare un'idea accetterà qualsiasi gioco o compromesso, pur di non rinunziare ai suoi privilegi sociali e non giungere all'uguaglianza economica con il proletariato. Dunque non ci libereremo del despotismo di stato se non siamo capaci di distruggere insieme il privilegio proprietario e capitalistico, nè ci libereremo del capitalismo se non distruggeremo insieme l'autorità governativa statale. Tradurre in fatto queste due negazioni è il compito della prossima rivoluzione. S. Satta Bronx, N. Y., 6 Marzo 1962 L ' I M M o R T A L E Ora Giacomo Matteotti riposa. Vi è chi, dopo d'aver restituito al popolo italiano un cadavere ridotto ad un mucchio d'ossame, vorrebbe non se ne parlasse più... Sono anime inquiete che ci ricordano la psicologia di Teresa Raquin. Ma noi ne parliamo ancora: chi muore per la libertà lascia nella vita tutta In luce dell'anima sua. Ed è luce che non si spegne mai. Il funerale fu una corsa notturna, affannosa, attraverso la Penisola addormentata; fu il cadavere rapito alla moltitudine, strappato all'apoteosi che l'attendeva, nella folle illusione di potere, con un atto di violenza e di prepotenza, far dimenticare il delitto o l'orrore del delitto e salvare il prestigio e l'onore a ciò che oramai è disonorato e condannato. A Bologna vi fu chi, con gesto iracondo, volle strappare e calpestare dei fiori destinati alla bara del Martire: gesto odioso che ha rivelato la bassezza morale di chi l'ha compiuto. Pure a Bologna si è voluto portare il dileggio contro Chi, affranto dall'orrore e dal dolore, accompagnava la salma verso il riposo ... Tristezza infinita! Ma la buona folla contadina ha lavato ogni oltraggio. Ha salutato, inginocchiata nei solchi, la bara che correva veloce attra· verso la campagna illuminata dall'aurora, e poi è accorsa a frotte intorno al Gran Morto ed ha resistito una notte intera sotto la pioggia per compiere, all'indomani, un rito. Che contano le poche diecine di oltraggiatori, che contano i ghigni di scherno, rispetto al pianto delle migliaia e migliaia di contadini che nel Gran Morto han salutato il Martire? Ora Giacomo Matteotti riposa. Ha la• vorato tanto nella sua breve vita! ... Ebbe sempre dinnanzi agli occhi la visione radiosa del suo ideale ed ogni suo sforzo fu sempre teso verso il sogno. Ha lavorato in umiltà: ha lavorato di quel lavoro feibbrile, fati• coso, senza tregue che è dovere per chi si vota milite di un'idea. Il progresso umano eterno ascendere verso la luce, eterno ane• lito verso il migliore - non è che la resultante dello sforzo di questi instancabili combattenti; sempre pronti alla battaglia, militi ed apostoli, uomini di pensiero e d'azione, uomini che, se occorre, sanno morire coll'evviva all'ideale sulle labbra. Ma è destino: le vie del ,progresso debbono essere segnate dal dolore e le croci piantate sull'aspra via e le pozze di sangue che arrossano l'arida polvere sono i segni del cammino superato. Giacomo Matteotti ha segnato il cammino colla sua croce... Il martirio per la libertà d'Italia non è anC'Or finito; il Risorgimento riprende l'epopea. * * * Quanti e quali insegnamenti ci son dati dal martirio di Giacomo Matteotti! Son passati tanti anni e la coscienza popolare non si è ancora placata: guarda sempre nel buio della tragedia e cerca, con affanno, di sciogliere il mistero. Si cerca di stendere l'oblio sull'orrore, si vorrebbe il silenzio su ciò che fu e si minaccia e si comprime. Ma invano. La voce della coscienza popolare grida alto sul tumulto delle anime e sull'angoscia dei 16 CONTROCORRENTE - Giugno 1962
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