Controcorrente - anno XVIII - n. 30 - mag.-giu. 1962

loro patria alla nuova atmosfera mondiale. I falsi orpelli di una grande Francia, potenza mondiale, signora di colonie, destinata a reggere un grande impero sono stati fatti passeggiare su e giù, fino a che si sono persi i confini fra grandezza morale e grandezza di potenza. L'inasprimento della guerra di liberazione d'Algeria ha esaltato ancora di più la tendenza nazionalista e sopraffattrice dei coloniali. Le loro azioni selvagge in Algeria, rendendo estremamente difficile, se non impossibile, un ravvicinamento fra le comunità indigene e europee in Algeria all'inevitabile momento in cui l'Algeria conquisterà la propria indipendenza, condurrà fatalmente all'esodo di varie centinaia di migliaia di francesi o di elementi europei, che di francese non hanno che la formale nazionalità, verso la madrepatria. Sarà una lunga processione di spostati, esaltati dallo spettacolo del loro improvviso immiserimento, difficilmente adattabili a nuove condizioni sociali, il più delle volte assai meno attraenti di quelle elle una posizione di predominio politico garantiva loro in Africa. Sarà senza dubbio un facile apporto alle forze di estrema destra, che cercano sfogo alla propria delusione in un sogno di violenza e di evasione alla realtà. La Germania occidentale, se pure ha potuto esprimere di tanto in tanto coraggiosi elementi pronti a fare ammenda (per lo meno morale) dei trascorsi sanguinosi del periodo hitleriano, è ancora sempre controllata da troppi scampati alla purificazione del nazismo. L'alleanza, più che benevolmente tollerata '!)er tanti anni dai vincitori, fra conservatori e rimasugli fascisti è tale da far dubitare quale sarà la via che la Germania prenderà in caso di una crisi. E siccome una crisi può avvenire, più che per ragioni interne tedesche, come riflesso di una fascistizzazione palese della Francia, a cui la politica economica tedesca è fortemente legata, il prospetto per il futuro è scoraggiante. Esacerbazione in senso fascista è stata evidente, e probabilmente ancora sussiste in Belgio, alimentata anche qui come in Francia dalla impreparazione a confrontare una nuova situazione politica, economica e sociale provocata dal dismembramentlo di un vasto e ricchissimo impero coloniale. Un processo simile sta avvenendo in Portogallo, che, sotto la ferma mano di Salazar, non ha certo bisogno di essere ulteriormente spronato sulla via del fascismo. Il c'onflitto sociale fra i pochi possidenti e le masse enormi di diseredati dell'America del Sud non '!)are sia generalmente risolvibile in un senso di ragionevole democrazia. In troppi dei paesi sud-americani la scelta appare possibile solamente fra un Castro e le varie cricche militari, agenti agli ordini della finanza locale od estera. In verità apare che l'unica funzione delle forze armate delle nazioni americane a sud del Messico, da oltre un secolo, non sia mai stata altro che prevenire lo sviluppo di una democrazia locale. Altre reclute ad un risorgente fascismo saranno certamente trovate fra le varie centinaia di migliaia di coloni bianchi, che da vari decenni si sono stabiliti nell'Africa centrale e meridionale, spossessando gli indigeni delle migliori terre, delle risorse naturali più facilmente sfruttabili: è verissimo che, senza l'intervento di questi coloni, la più gran parte dell'Africa sarebbe ancora una giungla inesplorata, e le nuove nazioni che stanno sorgendo ad indipendenza non avrebbero nemmeno avuto una spinta ad uscire da un ordinamento di primitive tribù. Ma il fatto sta che l'esem- ,pio di operosità e di preparazione tecnica dei coloni europei ha risvegliato i '!)opoli indigeni, ed ha indicato loro il loro diritto a reclamare libertà e riconoscimento. La marea che sposterà i padroni bianchi è irresistibile: la reazione montata dai coloni del sud Africa, ispirata al più gretto razzismo, non può far altro che rendere più difficile la integrazione anche in quei territori ove una normalizzazione di rapporti fra europei e africani avrebbe potuto essere attuata. Dove si riverseranno questi spodestati padroni bianchi, quando le relazioni, già molto peggiorate in questi ultimi due o tre anni, diverranno impossibili con coloro che furono fino ad un decennio fa considerati servi per destino naturale? Molti senza dubbio cercheranno di rientrare nelle varie patrie di origine, con cui per moltissimi ogni relazione è stata rotta da una o due generazioni: molti altri, sopratutto di origine inglese, probabilmente cercheranno di rifarsi una vita nei pochi territori, C'OmeAustralia e Nuova Zelanda, che possono ancora offrire loro la possibilità di fare una vita non troppo diversa da quella condotta nei territori in sviluppo. Ma per ognuno di essi, oltre alla rovina economica immediata, sta in prospetto un amaro periodo di adattamento, esasperato dai ricordi di una vita di privilegio garantita dalle classificazioni razziali, inasprito dalle difficoltà di immettersi in un ambiente nuovo, in cui nessuno sarà pronto a riconoscere loro diritti a cui da lungo tempo sono abituati. * * * L'Italia, a considerare solamente le condizioni di ambiente, dovrebbe essere uno dei pochi paesi in cui il fascismo non dovrebbe '!)rosperare. La disfatta militare, accolta in generale filosoficamente, in molti casi con gioioso sollievo, lla tolto di colpo agli italiani il problema di •adattarsi alla scomparsa delle colonie. In verità le colonie italiane non erano mai state altro che un appendaggio di pompa, e pompa assai costosa per l'economia della madrepatria. La capacità produttiva industriale italiana non aveva necessità di sbocchi garantiti e controllati in aree coloniali e la penuria di capitali di investimento avevano sempre tarpato le voglie degli imperialisti. Quindi era stato in un momento eliminata una delle cause della irrequietezza che può condurre a soluzioni autoritarie. Il tremendo sviluP'PO economko degli ultimi dieci anni sopratutto ha dato agli italiani la prova più indiscutibile eh~ il benessere economico aveva nulla a che fare colla grandezza CONTROCORRENTE - Giugno 1962

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