13 UNA VISIONE DI NICCOLO' MACHIAVELL'I Nello stesso mese in cui usciva il Benito M1issolini, il Paese offriva al "condottiero" quatfro sicari per sbarazzarlo di un oppositore troppo importuno. E l'anno successivo gli offri, tra gli altri, l'autore di quella "imparziale" biografia, da sistemare, con un lauto stipendio, presso l'Istituto per la Cooperazione Intellettuale di Parigi. Cominciavano i "sacrifici personali,, ... (Per difendersi dalle accuse, che gli vennero mosse negli Stati Uniti, di essere stato sempre un " compagno di viaggio " dei fascisti, Prezzolini affermò poi di aver ottenuto quel posto malgrado il voto contrario di Francesco Ruffini, allora rappresentante dell'Italia nella Commissione di cooperazione internazionale; ma Salvemini - nella lettera, pubblicata sul "Borghese" del l.o aprile 1952, alla quale farò più ampio riferimento nella seconda puntata di questa mia lunga istoria- dimostrò, in modo inconfutabile, l'assurdità di questa ridicola difesa). Nel 1927, per i tipi di Mondadori, uscì una biografia romanzata di Prezzolini - Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino - in cui si trovano frequenti allusioni all'Italia fascista, che non dovevano certo riuscire " sgradevoli" a Mussolini. A p. 61, ad esempio, Prezzolini prendeva la difesa della dittatura, scrivendo che ormai tutti "sappiamo che combattere per la libertà è una pazzia, che chiamiamo generosa per condiscendenza, ma che resta pazzia". Noi sappiamo che Il T1ranno non e' un uomo esecrando, ma spesso un povero e grande paziente, 11 quale deve prendere sopra di se' tutti I pecca.ti e la ml.seria del suol, per condurre I poJ)Oll la' dove non andrebbero se fosse loro detto dove vanno (p.62). (Che aspro sapore hanno queste parole a rileggerle oggi, dopo la guerra e la disfatta!). Noi sappiamo che I popoli son presi In certi momenti d&.l bisogno d'esaer comandati, e non vogllono pensare, ma obbedire, non discutere, ncn rUlettere, non porsi problemi, non tormentarsi, non avere dubbi, ma accettare clo' che altri risolve per loro oonto, e che allora un Tiranno e' uUle, necessario, benefico, provvldenz1a1o (p. 62). Ma il brano che i fascisti devono nver trovato più di loro gusto è il brano in cui Prezzolini descrive un'immaginaria visione di Machiavelli, quale finale delle immaginarie sue riflessioni su "quegli arbitrii che gli Italiani si ostinavano a chiamare libertà". Unire l'It.a.Jla, spenger le sette, privarla d'a.mblzlont e d'lnlmlclzle, non sarebbe toglierle m& renderle la llberta'. Anche se dovesse costare a qualcuno la vita (p. 173). (Questa ultima delicatissima allusione acquista un particolare significato se si ricorda che l'anno prima, il 6 aprile 1926, era morto a Cannes, in seguito alle bastonature fasciste, Giovanni Amendola, il quale, al tempo de "La Voce", era stato uno de1 più intimi amici di Prezzolini). Gl'Itallanl sono mat.tl - diceva 11 Machlavelll di PrezzoUnt - e con t matti sl adopera Il ba.atone o la fune. Bisogna legarU e bastonarli. Io vedo ventre 11castigamatti. E gli pareva davvero di vederlo venire In un turbine lontano, poi sempre plu' vicino, piu' nero, che oseura Il sole, toglie la luce, poi sradica, abbatte e schianta. Il ta.stlgamatti e' lungo o grosso, e• nero, e' nocchJuto. SI vede In mezzo al turbine turbinare. E' 11 centro e l'anima di quel turbine. Un poco lncll.nato sulla destra, va lngroesando a poco alla volta, e termina a cupolotto, mostrando ancora l'attacco del rami che son stati tagliati e gll hanno la.sciato gli occhi. E' un bastone rlmondo, o meglio e' l'asso di ba.stoni, l"' uomo nero '' del mazzo di carte, Il re del bastoni, u bastonlsslmo, Il manganello o ser Batacchio. Ser Batacchio mulina., turbina, fischia per aria. Minaccia. Po! batte dt punta e di flanoo, batte spalle, teste, chiappe, costole, ga.rnbe, batte e lascia hvldl, batte e rompe, batte e sfila, batte e am• mazza, fischia, mulina, tncombe su tutto e su tutti (p. lH). E dopo aver descritto, con un crescendo rossiniano, le bastonature generali, fatte con randelli di tutte le dimensioni e di tutte le forme, che " spianavano agl'Italiani le costole, gobbe e costure, spolveravano abiti e coscienze", Prezzolini terminava: E' un bacchettlo da materassa..l che leva e solleva, senza respiro e senza dbcemJmento. Ma alla. fine Il materasso e' di nuovo bianco e soffice e impuntito. L'Ha.Ila e• rifatta tutta tritata, spullzzata.. fiocco per fiocco passata per l'aria. L'unico commento appropriato potrebbe esser qui il ritratto di Amendola sul letto di morte. Anche Amendola aveva visto venire ser Bataoohio; ma non in una visione immaginaria, come il Machiavelli di Prezzolini; l'aveva visto sul serio una prima volta il 26 dicembre 1923, quando l'avevan lasciato esanime sul marciapiede in via Francesco Crispi, a Roma. Non gli era bastato. C'era voluta una seconda "bacchettatura da materassai", alla quale avevano generosamente provveduto un gruppo di baldi giovani, al comando del segretario federale di Lucca, sulla strada tra Mussulmano e Serravalle, il 21 agosto 1925. E quella "spolveratura della coscienza", invece di farlo rinsavire, gli costò la vita. Ernesto Rossi Da " Il Ponte " - Ottobre CONTROCORRENTE - Febbrato 1962
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