Controcorrente - anno XVIII - n. 28 - gen.-feb. 1962

sebbene anche tosai stato Invitato e proprto a Boaton da un gruppo di studenti che mi offriva di sostener le ragioni dell'Italia al tempo de.ila guerra. d'Etlopla, e lo rifiutai. Ora. se Lei conosce tatti che mi smentiscano, ml taccia fare una brutta ftS'\lra.. Lei dlra• forse Che feci propaganda nella Ca.sa. Italiana d1 cui fui direttore dal 1930 al 1940. Ebbene su questo punto lo Pas.sa..l tre serutlnti. ll primo fu quello del mio Consiglio d1 A.mmlnlatrazlone, del quale taceva parte 11 prof. Arthur Llvlngston, noto liberale ed antifascista; ll secondo fu del F.B.I. appena scoppiata la guerra nel gennaio del 1941, con due Interrogatori e una. visita domlclltare; ~~~o• r~e inc~~ 111 ~er~~le~f. n~~rl~~~ 10 Pr~~S8~~ 4 :i~e~~. f"n~a ~~~~sl~~e p!~a~~:.~~~~e·ei:. q"cfr: In nessuno di questi scruttn.t, compiuti tutti In ambiente antifascista ed In momenti d1 antifaacl.smc domlna.nte, io fui riconosciuto colpevole di quel!o che le.I dice generica.mente. Ha lei delle prove In contra:no? Puo• mostrare una mia ricevuta di denaro dal Governo tta.llano o da qualunque altro governo? Se le ha, ml faccia fare una. brutta figura. Ma se lei non ha tatti esatti da citare come prove, lo dlro' che le sue asserzioni sono senza fondamento. La lettera proseguiva con insinuazioni malevole e pettegolezzi sull'insegnamento svolto da Salvemini nella Università di Harvard, tanto stupidi che non mette neppure il conto di sciupare carta e inchiostro per riportarli. Poichè Felicani tardava a replicare (durante le vacanze estive le biblioteche in Italia erano chiuse ed era difficile trovare in città le persone che avrebbero potuto dare informazioni), Ptrezzolini ha pubblicato, su "II Borghese" del 24 agosto, la sua lettera del luglio, seguita da uno sfottentissimo commento: A questa lettera - ha scritto - il direttore dt " Controcorrente ,, non ha r1.8~to. Ho osservato, tanto ln America come In Italia, che la maggior J'.)a.rle dl coloro che s1 vantano d1 essere liberali, vuole la llberta' per se', ma non per gU a.Itri. Combatte la censura, quella deglt altri, ma. non la propria. E' sempre pronta ad affrontare un avversarlo di Idee suJ terreno degli Insulti ma non su quello del fatti. Come poi Salvemln.t Potesse stare con questa gente, si spiega sempltcem.ente con quello che ml e' venuto chiaro tn mente dovendo ripensare a lul. SalvemJnl stava Insieme ad altrl, tinche' non trovava una contraddizione Intelligente. Voleva sta.re soltanto con quelll che gll dicevano di sl' ()"es men). Pcrclo' fini' sempre per abbandonare le riviste a.lle qua.U collaborava; ftnche' non trovo' questa., dove nessuno era In grado di contraddirlo. Tutti erano schiavetti e pronti ad applaudirlo. Io riprodussi tnte-gra.lmente un pezzo di questa rivista scritto contro di me. La rlvl8.ta non ha Il coraggio di pubbltca.re quello che iO rispondo. E$.sa preferisce tenere I proprt lettori all'os<:uro dl quanto si dice " all'estero ", come fanno t comunlsU In Russia. Io non avevo mai ritenuto valesse la pena di metter su carta quello che sapevo e pensavo di Giuseppe Prezzolini. Per me Prezzolini era un intellettuale del genere che Julien Benda nel 1927 mise alla gogna in La trahison des clercs. Fino alla prima guerra mondiale si era fatto conoscere, oltre che come letterato, come fustigatore dei vizi tradizionali del nostro popolo e, assieme a Salvemini, aveva combattuto contro i privilegi e le camorre, in favore delle più radicali riforme democratiche, per allineare l'Italia ai paesi di più elevata civiltà. Ma quando le violenze fasciste misero il suo " idealismo militante" alla prova, fece, finchè l}'Otè,il pesce in barile, "al di sopra della mischia"; poi rinnegò tutti gli ideali per i quali aveva combattuto e si valse del suo passato di non conformista, per meglio accreditare la sua propaganda all'estero al servizio di Mussolini. II suo " oaso" non era, ,per me, diverso dal "caso Missiroli ", dal " caso Ansaldo" e dai casi di tanti altri pubblicisti liberali che, preoccupandosi solo del loro particulare, si accodarono al carro del vincitore. Se avessi voluto rivedere le bucce a tutti i nostri "chierici " che, durante il Fatidico Ventennio, hanno tradito, non ml sarebbero bastate dieci vite. Ma ora mi pare che la impudenza di Prezzolini abbia passato ogni misura. E sono anche preoccupato che la ristampa, avvenuta negli ultimi mesi, dei suoi scritti già scomparsi su "La rivoluzione liberale" e su "La Voce", ed i saggi critici ultimamente pubblicati su questa seconda rivista, possano trarre in inganno qualche giovane, facendogli credere che il Prezzolini di oggi, collaboratore del "Tempo" e del "Borghese", sia lo stesso Prezzolini che, dal 1908 al 1914, diresse "La Voce" e fu poi amico di Gobetti. Ritengo, perciò, mio d-overe intervenire nella polemica, per dare una mano al bravo Felicani. LO STORICISMO DI UN PESCE IN BARILE Quello che fu l'atteggiamento di Prezzolinl nei confronti della " marcia su Roma" risulta chiaro dalla sua lettera del 7 dicembre 1922, riportata a IPP• 295-297 del volume: Le riviste di Piero GObetti, edito ora da Feltrinelli. Proprio nel momento In cui era ·più necessaria una riaffermazione di rigida Intransigenza, quando tanti giovani di tendenza democratica e liberale guardavano a!le loro guide spirituali per avere una Indicazione sulla strada da seguire, Prezzolmi scrisse a Gdbetti: A noi non sta, a. not non conviene, a noi non e' bello fa.re Politica.. O slamo etortcl, ed essere atorlcl slgntftca capi.re le ragioni dl tutte Je pe..rti: o siamo pollllcl ed esser Polltlcl stgntfica sostenere le ragioni della propria parte. Sia.mo storici? E allora addio a.nttfasclsmo netto, Io non capisco come cl si possa mettere contro il faaclsmo, se non s1 es.ce dalla constderazlone storie&. Il fa.sct,smo esiste e vince: vuol dire, per noi st<>ncJ, che ha ragioni sufdclenU per cio' (p. 294). E nove righe appresso: Clo' che &', e' raziona.te; e se vog,Uamo ca.pire la raziona.lita• e' neceaaa.rto non portarcene. fuori col desiderio, col sogno, con 1'1mpreca.zlone. CONTROCORRENTE - Febbraio 1962 5

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==