Controcorrente - anno XVIII - n. 28 - gen.-feb. 1962

di Benjamin Franklin, cioè che l'uomo ha per scopo la felicità terrena e che lo stato non è se non l'organo, il servitore, lo strumento che deve procurargli i mezzi di questa felicità". Nessuno, negli Stati Uniti, sotto pena d'apparir strambo o mal consigliato si azzarda a mettere in discussione " questa concezione antiquata della vita, distr~tta dalla teoria e dalla pratica dell'intero secolo decimonono in Europa". A questa "credenza ingenua, semplicista, settecentesca" Prezzolini non contrapponeva esplicitamente la concezione idealistica dello " stato etico", che costituiva allora il fondamento teorico di tutti i regimi autoritari· ma metteva in evidenza che l'antistoricismo, naturale compagno di quena credenza: si traduceva negli unanimi giudizi di riprovazione che gli americani davano "di ogni tentativo di politica dinamica nel mondo ". Il problema delle forze europee 1n conflitto sfugge a queste menu, rimaste aglt tdeall della pace perpetua di Kant. La "politica dinamica" era allora rappresentata da Hitler e da Mussolini, che, dopo gli accordi di Monaco (29 settembre 1938) era evidente anche ai ciechi minacciavano di scatenare nuovamente sul mondo la furia dei quattro cavalieri deil-Apocalisse. Prezzolini faceva il nome di Hitler e di Mussolini solo per ossrevare ironicamente che, nelle menti americane, essi avevano preso il posto che avevano i Turchi nelle menti degli europei al tempo della caduta di Costantinopoli. La minaccia di una nuova guerra mondiale non lo preoccupava gran che. Anche se fosse venuto un bel guerrone in Europa non era detto che avrebbe distrutto quello che era essenziale ad una civiltà; "cioè certe direttive tradizionali, mantenute vive da una genialità feconda". Anzi: "molte civiltà hanno fiorito in periodi di guerra e di distruzione". L'essenziale di una clvllta' e' uno spirito naztona.Ie. E' una questione di qualità più che di quantità; "ed anche dopo violenti distruzioni, purchè la qualità si sia serbata intatta in coloro che sono rimasti, può riprendere rapidamente". Quel che importava, per la ripresa, era che alla fine della guerra ci fossero ancora in vita dei Prezzolini. Ben diversa dalla condizione dell'Europa, era, sotto l'aspetto della qualità, la condizione dell'America. NegU Stati UnlU prevale un ooncetto settecentesco, cioe' materlallstilco, della cultura e della clvllta'. Ohe avvenire poteV'll avere un paese dominato da una concezione della vita tanto antiquata? Come avrebbe potuto reggere il popolo americano all'urto dei popoli giovani, dinamici? Prezzolini, era troppo prudente per compromettere il <J)Ostoche aveva alla Columbia University ponendo, nel maggio del 1939, in modo chiaro, queste domande e dando ad esse, conforme al suo pensiero, una risposta su una rivista italiana: si contentava di suggerire indirettamente domande e risposte gradite ai fascisti con la descrizione della inferiorità spirituale degli americani. UN GIURAMENTO DI PULCINELLA Un secondo "mito", ohe Prezzolini intendeva sfatare, era quello che andava - secondo lui-sempre più diffondendosi negli Stati Uniti, " grazie alla combinazione della boria nazionale e dell'interesse degli emigrati europei", del contributo che questi emigrati avrebbero potuto dare allo sviluppo della civiltà americana. Una clvllta' e• sempre razionale. Portati fuori della loro tradizione, della loro llngua, del loro spirito, gli lnte11cttua.ll emigrati daranno sempre un contributo reale infinitamente Inferiore al loro valore. Bisogna. capire che l'Individuo, di per se', non e' nulla, se non opera sopra un fonda.mento nazionale. Gli "emigrati" di cui parlava Prezzolini, eran quasi tutti rifugiati <POiitici, che avevano abbandonato i loro paesi per fuggire alle persecuzioni dei regimi totalitari ed avevano trovato una generosa accoglienza specialmente nelle università americane. Molte piante rare lntellettualt - scriveva Prezzollnl, per metterli nell& peggiore luce possibile - che gU Statt Unltl oggi al rallegrano dl 1mporta.re da.ll'eirtero, tsaranno uUll soltanto come concime: ctoe' questi emigrati dovranno snazton&llzzanl, perdere I propri ca.rattert, e per clo' diminuirsi ed abba.ssa.rst ad un livello comune, per fan:l capire e per poter lavora.re. Se porteranno con se-' la propria atmosfera, e vorranno conservarla, si dovranno chiudere In se stessi, formare tante cellule nazionali, vtvenU a spese degli Statt Uniti, senza partecipare veramentfl al ricambio genera.le. Fra le carte lasciate da Salvemini ho trovato un suo commento all'ultimo brano di Prezzollni, che traduco dall'inglese, a conclusione di questo mio già troppo lungo articolo: Nessuno vorra.'. credo, att.ribulre a Prezzolini l'Intenzione di servire da concime alla cultura ame• rtcana. In conseguenza, l'unica funzione che eg'lt puo' essersi attribuita e' quella di una " cellula nazionale ", di una cellula cloe' fascista, vivente a spese degli Stati Un1U, In attesa del momento in cui potra' rientrare nel suo originale clima. nazionale con i dollari measl da parte In Amertca. Queato modo di pensa.re non ha tmpedlto, pero', a Prez;zoUnt di diventare cittadino americano, nel 1940, glurando tedelta' a.Il& Costituzione degH Stati Un1U. 14 CONTROCORRENTE - Febbraio 1962

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