Al rilievo della "Nation" che nella Casa Italiana non era consentita alcuna discussione, nella quale si potessero manifestare opinioni non favorevoli al fascismo, Prezzolini replicò buttando le cose in burletta: Magari gll studenti avessero voglia dt discutere qualche_ coea! anche Il tasclsmo. La "Nation" aveva anche detto che gli italiani in America dovevano obbedire ai consoli per av-ere la possibilità di tornare in Italia; e Prezzolini: Rldlcoltsslmo. Gli itallant di New York han sempre ratto a modo loro e nessun con.sole ha mal comandato a nessuno. QL1este aono lmmaglna.zlonJ della mente malata di Sa.lvemint. Maga.rl gli Italiani obbedissero a qualcuno. E cosi seguitando ... Per non abusare della pazienza dei lettori, riporto solo quello che rit_engo confermato dalla polemica Salvemini-Prezzolini, e che mi sembra di maggiore importanza per dimostrare quanto fosse molto più appropriata, nei riguardi di Prezzolini, la qualifica di "agente fascista" che la qualifica di "uomo senza pregiudizi". 1) Il rettore "liberale" della Columbia University, N. M. Butler - che chiamò Prezzolini a insegnare nella Società di studi italiani ed a dirigere la Casa Italiana, e che poi prese le sue difese contro la "Nation" - era uno dei tanti americani faciloni, ammiratori di Mussolini, che abbiamo conosciuto in Italia durante il fatidico ventennio. Quando arrivava a Roma veniva ospitato nei più lussuosi alberghi a spese dei contribuenti, era ricevuto con tutti gli onori dal "duce", e, al suo ritorno a New York, esaltava il regime fasc-ista, assicurando pubblicamente che "Roma era divenuta il centro di una attività intellettuale e politica quasi senza rivali". 2) Il presidente della Scuola Italiana era Dino Bigongiari, fascista dichiarato. 3) I mobili della Casa Italiana erano stati regalati dal " duce", su suggerimento datogli personalmente da Prezzolini. 4) C'era una regolare corrispondenza fra la Casa Italiana, l'Ammbasciata italiana a Washington, il Consolato generale italiano a New York e l'Ufficio dei fasci italiani all'estero. 5) Un ufficio che funzionava nella casa Italiana per curare la "educazione" degli italo-americani era diretto da un fascista dichiarato, Leonardo Corvello, e a coprire le spese di tale ufficio contribuiva il Consolato generale italiano di Nev.· York. 6) I generosi contributi degli italo-americani alla Casa Italiana venivano tutti da magnati fascisti, i quali li davano ponendo pubblicamente la condizione che la Casa facesse propaganda al regime. 7 Quando Prezzolini fu chiamato alla Columbia University, prima, nel 1927, come "professore in visita", e poi, nel 1930, come insegnante stabile, il "Carroccio", rivista ultrafascista di New York, si compiacque molto per l'opportuna scelta. 8) La Casa Italiana, diretta da Prezzolini, riceveva il console generale italiano al suono dell'inno fascista, presentava ministri e gerarchi fascisti in visita in America, organizzava le cerimonie per distribuire decorazioni fasciste. 9) Quando veniva in Italia, Prezzolini era ricevuto dal "duce", al quale "riferiva sulla attività della Casa Italiana" (vedi " Popolo d'Italia " del 15 luglio 1935). Nonostante tutto questo, Prezzolini non vuole ammettere che qualcuno possa oggi rinfacciargli di essere stato un " agente di Mussolini ". SIMPATIA PER LA TOSCANA Sorvolo sugli altri punti della polemica Salvemini-Prezzolini, e su molte ~!tre informazioni, che potrei portare da diverse fonti, per provare che la Casa Itahana era continuamente finanziata da Mussolini. Preferisco, invece, soffermarmi più a lungo su un punto della polemica, in cUi la replica di Salvemini ml parve Insufficiente, e che ritengo particolarmente importante per smentire, in modo inconf_utabile, l'affermazione l'atta da Prezzolini nella sua lettera del 15 luglio 1961 al direttore di "Controcorrente" (riportata sul "Ponte" dell'ottobre scorso) di non aver pubblicato mai neppur un avticolo di propaganda fascista, da quando venne nominato professore alla Columbia University (settembre del 1930) fino al 1945. Ora se lei cono8ce fatti che ml smenUscono - ha. :,çrltto Prezzo!lnl al direttore di " Controcorrente " - ml taccia fare una brutta figura. A questa sfida conviene rispondere con una precisa documentazione. Nella sopra citata replica del l.o aprile 1952, Salvemini ricordò che "nell'estate del 1933 Prezzolini aveva dato prova di esplicite simpatie fasciste in un articolo che la rivista americana Atlantica aveva riprodotto da un giornale italiano". La genericità delle espressioni usate in questa frase (" estate del 1933 ", Invece di settembre 1933; "rivista americana", invece di rivista italo-americana; "giornale italiano" inv-ece di "Lavoro fascista") fecero molto facilmente intuire a Prezzolini che Salv~mini aveva citato a memorià. Giocando sulla probabilità che Salvemini non avrebbe voluto perdere altro tempo per approfondire la ricerca, ed anche sulla improbabilità che - se avesse avuto tale intenzione - sarebbe riuscito a trovare in CONTROCORRENTE - Febbraio 1962 11
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