UN QUASI OMICIDIO Del resto - scrisse Prezzolini nelle sue memorie - i " moralisti" eran capaci di commettere ingiustizie eguali, se non peggiori, di quelle che commettevano i "birbanti". I flasclstt avevan dato olio di ricino e ammazzarono fisica.mente. Salvemlnl non esito' a calun• nlarml e cerco• di ammazza.rmJ mora.Imente in America. Non c'e• molta differenza. Anzi, se approfondiamo un poco l'analisi, si può riconoscere che non c'è alcuna differenza. Giovanni Gentile (" idealista attivo" anche lui), ci ha insegnato intatti (m Che cosa è il fascismo) che la forza materiale è un mezzo di persuasione come la forza morale, perchè "qualunque sia l'argomento adoperato - dalla predica al manganello- la sua efficacia non può essere che quella che sollecita infine interiormente l'uomo e lo persuade a consentire". Quale debba essere poi la natura di questo air,gomento - aggiunse 11 flloaofo, per far tener conto che gll argomenti possono essere ptu• o meno solidi - non e• materia dl discussione astratta. Quando Gentile scrisse queste righe, Dumini aveva già cercato di persuadere Matteotti, col suo pugnale, delle buone ragioni dei fascisti. Il 15 aprile 1944 un partigiano sgranò poi il caricatore del suo mitra sul filosofo del!"' atto puro" per persuaderlo delle buone ragioni dell'antifascismo. Se le sollecitazioni interiori, nell'uno e nell'altro caso, non portarono ad alcuna manifestazione esterna di consenso, fu solo perchè, in certe circostanze, un cadavere si comporta in modo diverso da un uomo vivo. Ma questa diversità può avere rilevanza nella vita pratica; non nel campo del pensiero. Prezzolini non corse mai il rischio di doversi difendere contro gli argomenti persuasivi ad<llperati da quel partigiano perchè, durante la guerra, se ne stette tranquillo, al sicuro, negli Stati Uniti, dove aveva anche assunto la cittadinanza americana. Nonostante la "denuncia" di Salvemini non fu neppure messo in un campo di concentramento. La FBI lo sottopose, nel 1941, a due interrogatori e fece una perquisizione nel suo domicilio. Dopo di che, giudicandolo un personaggio innocuo, non gli diede più seccature. Ma Prezzolini fece risalire alla "denuncia" di Salvemini quegli interrogatori e quelle perquisizioni e se la legò al dito: non perdonò più a Salvemini quello "spaghetto ". Dl!FESA A SCOPPIO RITARDATO La "denuncia" alle autorità americane fu, in realtà, costituita da un opuscolo di 24 pagine (intitolato: Le attività fasciste negli Stati Uniti> in cui Salve.mini firmando col proprio nome e cognome, ripetè nel 1941 tre soli dei venti capi di accusa esposti sei anni prima dalla rivista "Nation" di New York (sui fascicoli del 7 e del 17 novembre 1934, del 21 gennaio, del 16 febbraio e del 27 novembre 1935) per dimostrare che la Casa Italiana, diretùa da Prezzolini, invece di essere un centro di liberi studi aperto a tutte le correnti di pensiero, era un organo di propaganda fascista. Prezzolini non replicò quando uscirono quegli articoli nè quando usci quell'opuscolo. Solùanto a diciasett'anni di distanza dalla campagna fatta dalla rivista americana e ad undici anni dalla pubblicazione dell'opuscoletto, credè di aver trovato il momento e il luogo più opportuno per ritorcere le accuse e per vendicarsi. Nei quattro articoli sul "Borghese", Prezzolini riempi -come scrisse Salvemini nella replica - "un camion di corbellerie Inedite, pettegolezzi, lezioni di buoni costumi, cianfrusaglie, fìlosofofesserie e ciarpami dello stesso oalibro ", che non credo metta il conto di prendere ora uno per uno in esame. Chi volesse averne una conoscenza completa può trovare tutto questo carico di corbellerie nel libro L'Italiano inutile, in cui Prezzolini nel 1953 ha ristampato, con una sfrontatezm veramente più unica che rara, le sue "memorie ", mettendo in appendice anche la lunga reiplica di Salvemini e la sua controreplica. Nella replica pubblicata sul "Borghese" del 15 giugno 1952, Salvemini osservò che Prezzolini non aveva fatto conoscere al lettori delle sue memorie un particolare importante, e cioè che le accuoo contro di lui e contro la Casa Italiana eTano state mosse per la prima volta nel 1934 e nel 1935, sulla " Nation "; ricapitolò i venti punti portati dall'autorevole rivista per provare che la Casa diretta da Prezzollni era divenuta un pericoloso centro di propaganda fascista; e mise in rilievo che Prezzolini, nella sua difesa "a scoppio ritardato" aveva creduto di ,poter confutar~ soltanto quattro di quei venti punti, e con ciò aveva impliC'i.tamente riconosciuto la validità degli altri sedici capi d'accusa. Prezzolini rispose che aveva accennato alle accuse che gli erano stra.te mosse In America senza citare la fonte solo "perchè l'articolo era anonimo", e negò che Il suo silenzio potesse venire interpretato come un riconoscimento della verità di quanto la "Na,tion" aveva affermato su di lui: Ho rlsl)08to eu tutto - dtue - a cht d1 dovere; naturalmente Sa.lveminl ama la. cagnara, e crede che se uno sta zitto ammetta di aver torto. 10 CONTROCORRENTE - Febbraio 1962
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