Controcorrente - anno XVIII - n. 28 - gen.-feb. 1962

~DNTRO~ l"EBRUARY 1962 J.uisa ·Michel

LUISA MICHEL Il 10 gennaio 1905 moriva, a settant'anni, Luisa Miche!. Un imperioso bisogno di azione e di sacrifizio animò continuamente la sua vita, che conobbe infinite sofferenze, amare delusioni, terribili esperienze. La miseria, le persecuzioni poliziesche, le calunn.e, partigiane, la prigione, l'esilio non fecero mai impallidire il suo grande sogno umano, non smorzarono mai quell'ardore che raggiava nei suoi occhi febbrili, nel suo volto lungo e magro, intenso e tragico, di una bruttezza nella quale risplendeva, come cantò Victor Hugo, "l'angelo attraverso la medusa". Come eroina della Comune, la Miche! è nota. Basti ricordare che davanti al consiglio militare ohe la giudicava, essa non cercò attenuanti. "Voi mi rimproverate di aver partecipato alle esecuzioni dei generali? Ebbene io delbbo rispondere a q~esto: si, se io mi fossi trovata a Montmartre quando i generali hanno voluto far tirare sul popolo, non avrei esitato a far tirare io stessa su quelli che impartivano simili ordini. Quanto all'incendio di Parigi, si, io vi ho partecipato. Io volevo opporre una barriera di fiamme agli invasori di Versailles". La donna che gridava agli ufficiali della corte marziale: "Se non siete dei vili, fucilatenù! ", la donna che schermiva Gallifet, mentre la trascinavano prigioniera, era la stessa che durante la lunga e dolorosa traversata dell'Oceano e nella Nuova Caledonia si toglieva gli abiti di dosso per ricoprire i compagni di sventura, che spartiva la sua razione, che istruiva i detenuti ignoranti, che protestava a nome degli altri, sopportando, invece, stoicamente le sofferenze proprie. La donna era nell'eroina, in quel senso di maternità verso i sofferenti, gli umili, i deboli. Cosi non è vero che essa fosse la Vergine rossa. Fu compagna di Ottavio Ferrè, caduto vittima della reazione versagliese. La personalità della Miche! presenta due aspetti caratteristici: l'energia rivoluzionaria e la pietà più profonda. Perfino i mitragliatori, della Comune ebbero la sua pietà. Essa ebbe parole di commiserazione perfino per Gallifet. Nel 1883 l'inverno era rigoroso e la disoccupazione enorme. Lunghe sfilate di disoccupati traversarono Parigi. Alcuni anarchici convocarono un conùzio. La Miche! impugna una bandiera nera, pronunzia un breve d;soorso e si incammina lungo i boulevards. Una folla di disoccupati la segue. Viene saccheggiata la bottega di un fornaio. Dinanzi al tribunale, la Miche! non si difese; difese il diritto a non morire di fame. E fu condannata a sei mesi di carcere. Ad Havres, un certo Lucas, le spara due revolverate. La Miche!, ferita, si risolleva, fa scudo all'assalitore, che la folla vuole linciare. E lo salvò definitivamente alle Assise, difendenùolo con eloquenza che ottenne l'assoluzione. Durante la detenzione ed il processo, la famiglia del feritore ebbe nella Miche! la più calda sostenitrice. La sua bontà non risplendeva solo nei grandi gesti di generosità, ma, come abbiamo detto, era una pratica quotidiana. Un giornale anarchico era in agonia per le persecuzioni e i sequestri. La Miche!, per ossigenarlo, accettò di fare un giro di conferenze nel Belgio. Il denaro raccolto doveva essere per il giornale. Scoppiò lo sciopero di Charleroi e i compagni la richiamarono a Parigi. Arrivò avvolta in un vecchio scialle. Aveva dato il denaro raccolto per il giornale agli scioperanti di Charleroi e, a una povera donna, il vestito. Presa di mira dalla curiosità giornalistica, non si lascia sfuggire l'occasione di approfittarne a favore dei suoi poveri. Tre giornali di sinistra pubblicavano questo comunicato: "Ai signori giornalisti, " Molti giornalisti vengono a trovarmi e mi chiedono informazioni che io mi affretto a fornir loro gentilmente. Ma adesso siamo alla vigilia dell'inverno e vi sono molti poveri che io conosco. Io prevengo dunque i signori giornalisti che non riceverò più coloro che non mi pagheranno 10 franchi per ogni quarto d'ora di conversazione. Essi faranno pagare questa imposta dai giornali che sono ricchi, che mi aiuteranno cosl a sollevare le miserie dei miei antichi compagni della Comune o del bagno". - Luisa Miche!. I suoi protetti sono specialmente i vecchi comunardi. Come durante l'assedio di Parigi andava sui bastioni a incuorare le guardie nazionali (e all'alba rientrava in città a piedi, perchè aveva regalato le scarpe e le calze a qualche disgraziata) cosi non poteva incontrarsi con qualche vecchio comunardo in miseria senza dargli tutti i soldi che possedeva, ritornando a casa, cosi, spesse vo)te _a piedi, _sotto la pioggia. La sua bontà non si limita, non conosceva eccezioni. Un giorno Clèment andò a trovarla mentr'era malata. Si stupi nel vedere in cucina un uomo che non conosceva. Chi è colui? domandò alla Miche!. -Mah! ... Yeramente non ne so nulla. E' entrato qui l'altra sera affamato e stanco. Ha sospinto la porta e si è installato in cucina. Da all~ra se ne sta tranquillo, si prepara il suo pranzetto e si aggiusta come può per dormire. Non mi disturba, ecco quello che so. Morente, consolava coloro che piangevano al suo capezzale. CAMILLOBERNERI

RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTisE publisl>edbl•montl11y.Mali address: 157 Milk St., Boston. Aldim Ftllcanl, Editor and Publlsher•. Olflct of publlcsatlo1n57 Milk Strttt, Boston9, Mass.Second•clasms ail prlvllegesauthorlzedat Boston,Mass. Subscrlptlon$3 a yNr. Voi. 18-No. 4-{New Serles #28) BOSTON, MASS. Jan.-Feb., 1962 PREZZOLINIANA Pre::;z;oli11i è of/etlo dalle caralterialiche di coloro che illvecchiano poco gra,ziosa11tente. E' intollerante e pettegolo. E' carico di rancori. Sogna un ,n.ondo popolate, di lecoliini e di servi pronti a scap,pellarsi. Crede di essere un personaggio iniportante. A costo di aver ragione travisa, arzigogola, nt-entiace. Un caao patetico. Que&ta eaperienza ce lo ha rivelato un uonio inipossibile. Prezzolini ci ha scritto ancora. Nella seconda lettera che egli ci lia inviato si rivela un cani.pione nel giuoco dei bussolotti. Di fronte a uno che sa im.brogliarc la ,nata,sa come Prezzolini ci si sente ,coraggiati. Per la sua bassezza nlorale. Non c'è &alvezza per l'integrit6. peraonale. Si ri,nane increduli. E' difficile associare l'ex direllore della "Yoce" col Dulcamara da fiera di oggi. I /atti sono più eloqttenti delle parole. Leggianio insieme per convincersene. Scrive il professore nella lettera inviataci il 14 Dicembre e pubblicala nel " Borghese " del 18 ge11naio 1962: - "Lei mi rimprovera di aver pubblicato nella rivista Atlantica di New York nel 1933 un articolo di propaganda fascista. Lei asserisce che ciò è in contradizione con quanto io sostenevo e sostengo di " non aver mai pubblicato in America nessun libro, od articolo, o tenuto conferenze politiche". Ora, quanto io sostengo è vero. L'articolo in questione non fu da me scritto per l'America. Non fu da me scritto per l'Atlantica. Non fu da me scritto per propaganda. Esso fu scritto da me come articolo di impressioni di uno che tornava dall'estero per un giornale italiano, prima che la rivista Atlantica lo ripubblicasse, senza che io sapessi, senza il mio consenso, senza nessun compenso. Se lei avesse in casa una rivoltella, ed un estraneo glie la rubasse e se ne servirebbe per ammazzare qualcuno, sarebbe lei responsabile di quell'assassinio? Ora, siccome questo articolo, rubato a me, è la sola prova che lei abbia trovato della mia propaganda fascista, resta dimostrato che io "non ho mai, fra il 1930 ed il 1945, pubblicato un libro, o un articolo itt America", di nessun genere e quindi tanto meno di propaganda fascista. Tronchianw qui. Quando Pre.zzolini coniincia a /are il giuoco della valigia, ci Ja venire dolori di sto,naco. 11110111.niac, hi vuol pigliare per fe,ai il pro/easore? Ci sorprende e~ egli non ci accusi di ar,ere inventato l'articolo. Egli animette di averlo scritto. Ciò basta. Nusuno può mettere in.~dubbio che in quell'articolo il fascismo non ,ia esaltalo ed o,annalo, Noi abbiamo prodotto la prova che il profeuore ci chiedeva. La lettera di Prezzolini continua con abbondanza di mtilignazioni, in ogni dire- =ione. E' tutta un nti&erevole gioco cli parole. Sembra il soliloquio di un ubriaco o di un denlente. Continua a soste11ere che la cattedra di Salventini a Harvarcl era &tata ottenuta per ragioni politiche. Persiste nell'e~ibi.zione di una cattiveria clie sconcerta. Con una persona che priò tanto facil,nente inibrogliare le carte non è possibile ,liscutcre. Con Prezzolini le testintonfonze aull'opera di Salt:emini non servono nulla. Ne abbia1110 pubblicate alcune. Il nostro scopo, quando abbia,no iniziato la polentica con Prezzolini, era quello di ricacciargli in gola gli insul1i e le malignazion.i cJie egli voniita contin.ru,ntente sttlla onorata e stintata figura di Salve1nini-. Egli continua a voler far credere elle Salventini non lia lasciato &eg"ito in

4 ..411,crìca. Noi possìanio provare che egli nientì1cc. Non c.,è peggior .sordo di colui che 110n. vuol sentire. Egli è accecato dall'invidia per l'affetto unani,ne che circonda il nostro antico e 11,aestro. I ,a. questa lettera definisce '· chiacchiere " la testim.onian:m ciel Pro/. Giorgio La Piana, pubblicata nel tlDStro uu,nero di Ottobre. Ciò caratteriz#a l'uon,o. Molti dei nostri am.ici ha,1110 .suggerito di non perdere più tena.po con un giocoliere co,ne Pre;zolini. Dall'Italia, ove questo incidente è seguito con vivo interease sono venute 1nolte lettere nelle quali ci si esorta ad usare il niateriale del Prof. Ernesto Rossi, pubblicato 11c "Il Ponte " di Ottobre e Dicembre. E' quello che /accian,o. Ripubblicliianto quegli articoli. Servira11110 a due scopi. A 111ettere a posto Prezzolini, seppellendolo cou una docu,11e11tazio11e tlevastatoria, e conservare il docuniento per gli storici tli doniani. I nostri lettori che 11011 ricevono " Il l'onte" potranno così prendere visione del tlocu111ento. Prezzolini continui a servirsi delle gazzette sca,ulalisticlie e sudicione che hanno &ervito il fascismo e si onorano di ospitare le srte espettorazioui. Noi lo lascia1110 cuocere nel suo brodo. Le sue ntenzogne sono docu111entate. Questo ci basta. Se egli prova gusto a portare in giro la /accia che 11011, arrossisce più, è affare suo. Noi non ci sianio ntai dati delle arie. Non abbia,no ,nai cercato posizioni di privilegio o di autorit6. Non, abbianio mai cercato sinecure o prebende. Il pane ce lo guadagna,no 111odesta1nente senza bisogno di prostituire la nostra coscienza. Abbian10 lavorato fuori dei partiti e delle agenzie ohe potevano essere con/use con governi provvisori. o pernianenti. Abbia,no cercato di /are la nostra parte nella lotta contro la tlittatura fascista, spontaneam.ente, volontaria,nente. Senza posare ad eroi. La nostra opera è stt,ta resa possibile da coloro che erano in. accordo col nostro lavoro. Quello che abbianto fatto non è stato dettato da ton1aconto personale. Tutti lo sanno. Sianio orgogliosi della nostra associazione, in questa lotta, con dei galantuomini çhe h11rmo po&to il problema della Liberia del popolo italiano al disopra di tutte le aìtre considerazioui. Salvemini è stato sen:sa dubbio Jra i più iniportanti, generosi e coraggiosi etl e/ ficaci eaponenti della lotta contro il Jasci,nio fino alla fine. Durante il ventennio ci si.unto trovati davanti ne,nici di ogni genere. Abbiarno conibattuto a viao aperto. Abbianio chianiato i sicari col loro nome. Non ci sian10 la,ciati intiniidire dalla delinquenza squadrista. Non ci 1ian10 arresi davanti alle campagne dilfarnalorie della stampa /a,cista. Trovarsi tli fronte un giocoliere co,ne Prezzolini non è una situa=ione nuoi,a. Fa parte dello &tesso quadro. La sua posi::ione di proniinenza e di notoriet6. ci inipegna maggior111ente a per.sistere nella difesa tlell'onore e dell'integrit6. di Gaetano Sa/ventini. che egli vorrebbe dimenlicato. Aldino Felicani Documenti I. - Prezzolin"i deolislaottivo" Negli ultimi anni della sua permanen2JR negli Stati Uniti, Gaetano Salvemini pubblicò spesso sulla anarchica " Controcorrente " molti dei suoi scritti polemici che difficilmente avrebbero potuto trovare ospitalità in altre riviste. Aldino Felicani, direttore di "Controcorrente", dopo la morte di Salvemini, al quale era legato da devota amicizia, raccolse in un fascicolo alcuni degli articoli che gli amici avevano scritto in Italia, In ricordo del Maestro, ed ha poi continuato ad onorare la sua memoria, assieme alla memoria di Rosselll, di Berneri e di molti altri antifascisti, anarchici o non anarchici, che hanno combattuto per la libertà sotto il regime fascista e nella Resistenza. "Ml FACCIA FARE UNA BRUTTA FIQURA" Queste pubblicazioni hanno mosso la bile a Giuseppe Prezzolini. Non potendo dimenticare quel che Salvemini scrisse sul suo conto, Prezzolinl ha ripreso a sbavar veleno contro di lui, nella sede più appropriata alle sue biliose espettorazioni: la rivista "Il Borghese". Felicani gli ha risposto trattandolo come meritava. Nel luglio scorso - contando sulla smemorataggine degli italiani - Prezzolini ha mandato a Felicani una lettera in cui l'ha sfidato a provare le accuse: Ml si accusa di aver fatto propaganda fa.sciata. - ha scritto - ma non si dice come e quando. ora stia a sentire: lo fuJ nominato profeuore nella Columbia. Unlversity nel settembre del 1930. Fino al 1945 lo non pubblica.I In America nessun Jlbro, non pubbUcat nessun articolo (sebbene prima avessi collaborato alla. " Nation " certamente non fasciata), ed tnflne non tenni nessuna conferenza poUUca, CONTROCORRENTE - Febbraio 1962

sebbene anche tosai stato Invitato e proprto a Boaton da un gruppo di studenti che mi offriva di sostener le ragioni dell'Italia al tempo de.ila guerra. d'Etlopla, e lo rifiutai. Ora. se Lei conosce tatti che mi smentiscano, ml taccia fare una brutta ftS'\lra.. Lei dlra• forse Che feci propaganda nella Ca.sa. Italiana d1 cui fui direttore dal 1930 al 1940. Ebbene su questo punto lo Pas.sa..l tre serutlnti. ll primo fu quello del mio Consiglio d1 A.mmlnlatrazlone, del quale taceva parte 11 prof. Arthur Llvlngston, noto liberale ed antifascista; ll secondo fu del F.B.I. appena scoppiata la guerra nel gennaio del 1941, con due Interrogatori e una. visita domlclltare; ~~~o• r~e inc~~ 111 ~er~~le~f. n~~rl~~~ 10 Pr~~S8~~ 4 :i~e~~. f"n~a ~~~~sl~~e p!~a~~:.~~~~e·ei:. q"cfr: In nessuno di questi scruttn.t, compiuti tutti In ambiente antifascista ed In momenti d1 antifaacl.smc domlna.nte, io fui riconosciuto colpevole di quel!o che le.I dice generica.mente. Ha lei delle prove In contra:no? Puo• mostrare una mia ricevuta di denaro dal Governo tta.llano o da qualunque altro governo? Se le ha, ml faccia fare una. brutta figura. Ma se lei non ha tatti esatti da citare come prove, lo dlro' che le sue asserzioni sono senza fondamento. La lettera proseguiva con insinuazioni malevole e pettegolezzi sull'insegnamento svolto da Salvemini nella Università di Harvard, tanto stupidi che non mette neppure il conto di sciupare carta e inchiostro per riportarli. Poichè Felicani tardava a replicare (durante le vacanze estive le biblioteche in Italia erano chiuse ed era difficile trovare in città le persone che avrebbero potuto dare informazioni), Ptrezzolini ha pubblicato, su "II Borghese" del 24 agosto, la sua lettera del luglio, seguita da uno sfottentissimo commento: A questa lettera - ha scritto - il direttore dt " Controcorrente ,, non ha r1.8~to. Ho osservato, tanto ln America come In Italia, che la maggior J'.)a.rle dl coloro che s1 vantano d1 essere liberali, vuole la llberta' per se', ma non per gU a.Itri. Combatte la censura, quella deglt altri, ma. non la propria. E' sempre pronta ad affrontare un avversarlo di Idee suJ terreno degli Insulti ma non su quello del fatti. Come poi Salvemln.t Potesse stare con questa gente, si spiega sempltcem.ente con quello che ml e' venuto chiaro tn mente dovendo ripensare a lul. SalvemJnl stava Insieme ad altrl, tinche' non trovava una contraddizione Intelligente. Voleva sta.re soltanto con quelll che gll dicevano di sl' ()"es men). Pcrclo' fini' sempre per abbandonare le riviste a.lle qua.U collaborava; ftnche' non trovo' questa., dove nessuno era In grado di contraddirlo. Tutti erano schiavetti e pronti ad applaudirlo. Io riprodussi tnte-gra.lmente un pezzo di questa rivista scritto contro di me. La rlvl8.ta non ha Il coraggio di pubbltca.re quello che iO rispondo. E$.sa preferisce tenere I proprt lettori all'os<:uro dl quanto si dice " all'estero ", come fanno t comunlsU In Russia. Io non avevo mai ritenuto valesse la pena di metter su carta quello che sapevo e pensavo di Giuseppe Prezzolini. Per me Prezzolini era un intellettuale del genere che Julien Benda nel 1927 mise alla gogna in La trahison des clercs. Fino alla prima guerra mondiale si era fatto conoscere, oltre che come letterato, come fustigatore dei vizi tradizionali del nostro popolo e, assieme a Salvemini, aveva combattuto contro i privilegi e le camorre, in favore delle più radicali riforme democratiche, per allineare l'Italia ai paesi di più elevata civiltà. Ma quando le violenze fasciste misero il suo " idealismo militante" alla prova, fece, finchè l}'Otè,il pesce in barile, "al di sopra della mischia"; poi rinnegò tutti gli ideali per i quali aveva combattuto e si valse del suo passato di non conformista, per meglio accreditare la sua propaganda all'estero al servizio di Mussolini. II suo " oaso" non era, ,per me, diverso dal "caso Missiroli ", dal " caso Ansaldo" e dai casi di tanti altri pubblicisti liberali che, preoccupandosi solo del loro particulare, si accodarono al carro del vincitore. Se avessi voluto rivedere le bucce a tutti i nostri "chierici " che, durante il Fatidico Ventennio, hanno tradito, non ml sarebbero bastate dieci vite. Ma ora mi pare che la impudenza di Prezzolini abbia passato ogni misura. E sono anche preoccupato che la ristampa, avvenuta negli ultimi mesi, dei suoi scritti già scomparsi su "La rivoluzione liberale" e su "La Voce", ed i saggi critici ultimamente pubblicati su questa seconda rivista, possano trarre in inganno qualche giovane, facendogli credere che il Prezzolini di oggi, collaboratore del "Tempo" e del "Borghese", sia lo stesso Prezzolini che, dal 1908 al 1914, diresse "La Voce" e fu poi amico di Gobetti. Ritengo, perciò, mio d-overe intervenire nella polemica, per dare una mano al bravo Felicani. LO STORICISMO DI UN PESCE IN BARILE Quello che fu l'atteggiamento di Prezzolinl nei confronti della " marcia su Roma" risulta chiaro dalla sua lettera del 7 dicembre 1922, riportata a IPP• 295-297 del volume: Le riviste di Piero GObetti, edito ora da Feltrinelli. Proprio nel momento In cui era ·più necessaria una riaffermazione di rigida Intransigenza, quando tanti giovani di tendenza democratica e liberale guardavano a!le loro guide spirituali per avere una Indicazione sulla strada da seguire, Prezzolmi scrisse a Gdbetti: A noi non sta, a. not non conviene, a noi non e' bello fa.re Politica.. O slamo etortcl, ed essere atorlcl slgntftca capi.re le ragioni dl tutte Je pe..rti: o siamo pollllcl ed esser Polltlcl stgntfica sostenere le ragioni della propria parte. Sia.mo storici? E allora addio a.nttfasclsmo netto, Io non capisco come cl si possa mettere contro il faaclsmo, se non s1 es.ce dalla constderazlone storie&. Il fa.sct,smo esiste e vince: vuol dire, per noi st<>ncJ, che ha ragioni sufdclenU per cio' (p. 294). E nove righe appresso: Clo' che &', e' raziona.te; e se vog,Uamo ca.pire la raziona.lita• e' neceaaa.rto non portarcene. fuori col desiderio, col sogno, con 1'1mpreca.zlone. CONTROCORRENTE - Febbraio 1962 5

6 La posizione di "storico", in questo caso, era allora la più comoda per non compromettersi e non aver seccature. Nella postilla su "La rivoluzione liberale", Gobetti rileva iron,camente la " curiosa deformazione dell'identità hegeliana di reale e razionale", intesa da Prezzolini "in termini che lo lasC'iavano fortemente dubbioso sull'idea che egli si era fatto di storia e di politica". Faremo proprio noi delle QUMtlOni dl legallta'? - proseguiva Prezzollnt - Il governo fascista. e' una nece.sal~a• storica. Esso risl)Onde a un movimento generale europeo; e' ripercussione della reazione generaJe; e Il sintomo de.I bisogno delle soci eta' occidenta.11 di sa.lva.rsl dal conru.stonJsmo, dal n1cht• Usmo, dalla dtsorganlzzaztone russa (che sono In Russia una necessita' storica; ma non da noi). 11 fa.aclsmo non ha, con Ja sua violenza, distrutto che quello che noi avevamo dtstrutto col pensiero ln venti anni di critica: la democrazia ltalla.na (pp. 294-295). Prezzolini - commentava ancora Gobetti - " non fa che accettare, sull'avvento del fascismo, i luoghi comuni della "Tribuna" e del "Mattino"". Per confonder le carte in tavola, Prezzolini assumeva poi la parte dell'uomo superiore, che, con olimpica serenità, guarda dall'alto il formicaio degli uomini in lotta feroce fra loro: Noi dobbiamo parlare agli lta.Jlani fondandoci su valori superiori a quelli della pratica e della pas.,lone politica, universali, umani. Pereto' non sa.remo contro un partito ma contro tutiU 1 partiti. Clo' non vuol dire che dobbiamo essere accomodanti. Saremo anzi sg,radevoll, e tanto plu' quanto cJ varremo d.l ragioni di cui I partiti di solito non si valgono, e di ragioni tratte da un mondo aJ quale i partiti non sogliono arrivare. Noi saremo contro ti fascismo, come saremmo stati contro U comunismo, per le sue deOclenze ldeall (p. 296). P-er essere "sgradevole" Prezzolini irrizi-ava subito la sua opposizione scrivendo che gli atti del governo fasc'ista gli parevano "in massima ottimi". (Si noti bene si ere allora a solo un mese e mezzo dalla "marcia su Roma"). Non ho mat creduto - aggiungeva - neppure per ur, momento, che Mussolini volesse fare La. pollUca Imperialista annunziata nel suoi discorsi ( ... ). Per li resto nessun ministero ha. forse ma! proposto o voluto con eguale energia. e rapldJt.a' riforme a noi care. Nessun ministero ha mal avuto una eguale volonta' di mostrare! liberista. Ne88un ministero e' plu' adat.to a risolvere 11 problema buro-- craUco. Nessun ministero e' plu' risoluto a liberarsi da spese lnutlll (p. 296). C'era, insomma, una volontà di rinnovamento e di miglioramento " che appariva chiara ad ogni persona imparziale". E lui "non poteva fare a nwno di approvarla". L'aspetto negativo del fascismo non era, per Prezzolin'i, l'abolizione delle libertà costituzionali; non erano l'olio di ricino, il manganello, gli incendi delle Camere del lavoro e le stragi compiute dalle "squadracce": era la sua insufficienza di basi teoriche. Dove Il Casclsmo manca, e dove noi dobbiamo criticare e completa.rio Il fascismo, e prepa.ra.re clo' che ne prendera' 11 1>0810, e' ti lato del pensiero. Il fascismo non pensa. Il fascismo e• la politica di una generazione di sport e di guerra. Questo e' ll suo carattere, 11 suo merito, e Insieme la sua limitazione (p.296). Per colmare questa lacuna, per "completare il ~ismo ", Mussolini - era sottinteso - avrebbe dovuto chiamare uomini come il Nostro, " commesso viaggiatore in idee". II metodo dittatoriale, allora inaugurato, se fosse continuato a lungo - riconosceva anche Prezzolini - avrebbe portato alla "diseducazione completa" del popolo italiano; ma, nonostante questo riconoscimento, concludeva la lettera riprendendo i suoi vecchi temi solo per combattere gll incitamenti di Gobetti alla resistenza attiva: Il nostro compito e• di rlmaJ,er J)OChl, tra J)OCht,con PoChl, per preparare le poche persone che, dln• nanzl alla barba.rle che sale, eia sotto torme comuntste che fasciste, negatrici del pensiero, dell'Individuo, del1e llbert.a', della. personallta' umana, Papra.nno sa.Iva.re la clvtlta' contemporanea conservandola. con il sacrificio e la rinunzia personale; per 11 quale scopo oggi e' torse plu' tempo da. conventi che da rivoluzioni (p. 297). Come Prezzolini abbia mantenuto !impegno del sacrificio personale lo ricorderò tra poco: quello che qui ora importa rilevare è Il suo funambulismo dialettico, che gli consentiva di approvare tutto quelJo che il fascismo faceva, o prometteva di fare, nel momento stesso in cui lo accumunava al comunismo, nella negazione della libertà e della personalità umana; le sue pseudo giustificazioni filosofiche della sua stessa vigliaccheria e della vigliaccheria di tutti gli intellettuali che, dietro il comodo schermo della sintesi hegeliana degli opposti, credono di potersi sostituire al Padreterno per dar ra~ione sempre a chi vince; la sua furbesca "imparzialità" che - col contrappunto di critiche generiche, astratte, e perciò inoffensive - gli serviva a dar maggior risalto ai giudizi apologetici su MussoTini e il regime. Saranno queste le caratteristiche essenziali della propaganda fascista del Nostro anche negli anni successivi. " Bisogna consola.re.I - scrisse GobetU nella J)OStllla- pensando alla feroce stroncatura e alla beffa allegra che della lettera di Prezzollnl avrebbe fatto n direttore della " Voce " '' (p. 298). UN NAPOLEONE IDEALIZZATO DAL TAINE Nello stesso mese in cui fu assassinato Matteotti (giugno 1924), Prezzolini pubblicò -nelle "medaglie" di Formigglni-uno sperticato elogio del mandante dell'assassinio; un vero "doppio brodo"; nelle cinquantaquattro pagine di questo opuscolo in venCONTROCORRENTE - Febbraio 1962

tiquattresimo, infatti, si trova condensato tutto quello ohe è stato poi diluito nelle migliaia e migliaia di pagine delle innumerevoli biografie auliche, italiane e straniere, sull'Uomo della Provvidenza: E' possibile - cominciava Prezzolln1 - che un Itallano scriva oggi dl J.IU$SOl1nlstoricamente, senza retorica, senza Ira, senza p.reoccupazlonl, con animo libero? La maggioranza rtspondera' che no. Questo profilo Intende di mostrare che al'. Non si trattava di tenere una via di mezzo: si trattava di battere una via diversa: Si tratta di guardare 1n faccia a una ·• re&Jta' " e di giudicarla, quanto e' pcsslblle, lmpa.rzla1mente, senza. timore di parere servill o irrlverentJ. · Se il lettore avesse trovato anche delle critiche doveva tener presente che l'autore "non le aveva formulate nei giorni in cui Mussolini pareva liquidato ". Di questo avvertimento n'On c'era, in verità, alcun bisogno, perchè nessuno avrebbe potuto trovare, neppure se l'avesse cercata col lanternino, la più piccola critica. Nel profilo di Prezzolini Mussolini è presentato come l'Eroe, che segna con la sua volontà il corso della st'Oria; come il salvatore dell'Italia; come colui che ha sempre ragione. La situazione del nostro paese nell'immediato dopoguerra era sim'ile - scriveva Prezzolini - alla situazione della Francia alla fine del Direttorio, "per la quale Napoleone apparve e fu un salvatore" (p. 34). In un certo senso (Mussolini) e' un vero ttalla.no, un forte Italiano, un condottiere, come dicono gll slra.uiert, un uomo sul tipo del NaPoloone ldeallzza.to da Taine (p. 35). Anche le più sconcertanti contraddizioni del nuovo Nap'Oleone, anche le sue figure più cacine, confermavano, sotto la penna del suo agiografo, le insuperabili virtù dell'uomo politico mondiale (in corsivo nel testo). Nel 1924 m'Olti ricoroavano ancora che Mussolini nel 1919 e nel 1920 - prima di divenire il restauratore dell'ordine e il difensore degli interessi degli agrari e dei grandi industriali - nei suoi scritti e nei suoi pubblici discorsi si era ripetutamente proclamato anarchico rivoluzionario; aveva appoggiato la occupazione delle terre da parte des contadini; aveva chiesto il controno degli operai sulle industrie e l'espropriazione del grande capitale; aveva eccitato le folle a impiccare ai lampioni i bottegai affamatori ed applaudito il saccheggio dei negozi; aveva manifestato la sua completa solidarietà con gli estremisti che proclamavano scioperi per allenare il popolo alla rivoluzione e occupavano le fabbriche. Ma Prezzolini - scrivendo da "storico " - accennava a quei recentissimi antecedenti del suo Eroe solo ,per dire che, dopo la vittoria, " si trattava di sapere se il movimento di rivoluzione avrebbe avuto per insegna la falce e il martello della rivoluzione russa o la <bandiera nazionale". Che Mussolini sia stato qualche momento In torse dimostra. soltanto la sua senstbilta• politica (p.27). Perfino lo smacco di Corfù, del settembre del 1923, diveniva un pretesto per esaltare la " me-ravigliosa" ca,pacità che il duce aveva di adeguarsi prontamente alle circostanze. Lasciando Cor!u', deve avere avuto molto da. lottare con se stesso: Mussolini capo d'Italia con Mussolini capo del Fascismo. Bisogna rloonO&cergll questa non comune tacolta' e questa re.otto rara potenza (p. 44.). E che cosa non era capace di fare quel demonio? MuSSOillnl e' l'uomo della veloclta', del meccanismo, del caplta.ltsmo, che guida l'automobile, che vota. 1n aeroplano, che telegrafa a Spalla per te sue vittorie, che pone Io sport nell'orario d&I1a sua giornata; 11 prtmo uomo di Stato lta.llano, Insomma, che non sla In arretrato di almeno trent'anni con l gusti del proprio tempo (p. 37). La maledizione era che il " padrone d'Italia" non aveva trovato nel popolo italiano un "servitore" degno di lui. In Mussolini cl sarebbe la stoffa per 11 capo di un paese ptu' avanzato del nostro sulla via del progresso, meecanlco, Industriale e capitallsUco (p. 39). Era una "forza lanciata dentro il corpo dell'Italia": Questa fon.a si e' impadronita del comando del corpo. Ma te resistenze, le pigrizie, le diffidenze, le ribellioni, le coscienze offese sono troppe (p. 50). Qui era il vero dramma: gli italiani non offrivano all'artefice la materia prima adatta per forgiare la statua ln cui avrebbe potuto esprimere tutta la sua potenza creativa. Se avesse trovato un ambiente C'Onforme al suo genlo, un popolo che gli avesse ciecamente obbedito, come qualche anno dopo trovò Hitler ... probabilmente non sarebbe stata la Germania nazist.a a scatenare la seconda guerra mondiale. Ma Mussolini, purtroppo, doveva operare " in certe condizioni e con le forze che il paese gli offriva". Toocava al Paese dargli uomlnJ migliori: tocca al Paese offr1rgll gli uomini per un compito superiore, quale sara' 11 ritorno alla vita del pe.est plu' progrediti, ctvlll e legali (p. M). CONTROCORRENTE - Febbraio 1962 7

13 UNA VISIONE DI NICCOLO' MACHIAVELL'I Nello stesso mese in cui usciva il Benito M1issolini, il Paese offriva al "condottiero" quatfro sicari per sbarazzarlo di un oppositore troppo importuno. E l'anno successivo gli offri, tra gli altri, l'autore di quella "imparziale" biografia, da sistemare, con un lauto stipendio, presso l'Istituto per la Cooperazione Intellettuale di Parigi. Cominciavano i "sacrifici personali,, ... (Per difendersi dalle accuse, che gli vennero mosse negli Stati Uniti, di essere stato sempre un " compagno di viaggio " dei fascisti, Prezzolini affermò poi di aver ottenuto quel posto malgrado il voto contrario di Francesco Ruffini, allora rappresentante dell'Italia nella Commissione di cooperazione internazionale; ma Salvemini - nella lettera, pubblicata sul "Borghese" del l.o aprile 1952, alla quale farò più ampio riferimento nella seconda puntata di questa mia lunga istoria- dimostrò, in modo inconfutabile, l'assurdità di questa ridicola difesa). Nel 1927, per i tipi di Mondadori, uscì una biografia romanzata di Prezzolini - Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino - in cui si trovano frequenti allusioni all'Italia fascista, che non dovevano certo riuscire " sgradevoli" a Mussolini. A p. 61, ad esempio, Prezzolini prendeva la difesa della dittatura, scrivendo che ormai tutti "sappiamo che combattere per la libertà è una pazzia, che chiamiamo generosa per condiscendenza, ma che resta pazzia". Noi sappiamo che Il T1ranno non e' un uomo esecrando, ma spesso un povero e grande paziente, 11 quale deve prendere sopra di se' tutti I pecca.ti e la ml.seria del suol, per condurre I poJ)Oll la' dove non andrebbero se fosse loro detto dove vanno (p.62). (Che aspro sapore hanno queste parole a rileggerle oggi, dopo la guerra e la disfatta!). Noi sappiamo che I popoli son presi In certi momenti d&.l bisogno d'esaer comandati, e non vogllono pensare, ma obbedire, non discutere, ncn rUlettere, non porsi problemi, non tormentarsi, non avere dubbi, ma accettare clo' che altri risolve per loro oonto, e che allora un Tiranno e' uUle, necessario, benefico, provvldenz1a1o (p. 62). Ma il brano che i fascisti devono nver trovato più di loro gusto è il brano in cui Prezzolini descrive un'immaginaria visione di Machiavelli, quale finale delle immaginarie sue riflessioni su "quegli arbitrii che gli Italiani si ostinavano a chiamare libertà". Unire l'It.a.Jla, spenger le sette, privarla d'a.mblzlont e d'lnlmlclzle, non sarebbe toglierle m& renderle la llberta'. Anche se dovesse costare a qualcuno la vita (p. 173). (Questa ultima delicatissima allusione acquista un particolare significato se si ricorda che l'anno prima, il 6 aprile 1926, era morto a Cannes, in seguito alle bastonature fasciste, Giovanni Amendola, il quale, al tempo de "La Voce", era stato uno de1 più intimi amici di Prezzolini). Gl'Itallanl sono mat.tl - diceva 11 Machlavelll di PrezzoUnt - e con t matti sl adopera Il ba.atone o la fune. Bisogna legarU e bastonarli. Io vedo ventre 11castigamatti. E gli pareva davvero di vederlo venire In un turbine lontano, poi sempre plu' vicino, piu' nero, che oseura Il sole, toglie la luce, poi sradica, abbatte e schianta. Il ta.stlgamatti e' lungo o grosso, e• nero, e' nocchJuto. SI vede In mezzo al turbine turbinare. E' 11 centro e l'anima di quel turbine. Un poco lncll.nato sulla destra, va lngroesando a poco alla volta, e termina a cupolotto, mostrando ancora l'attacco del rami che son stati tagliati e gll hanno la.sciato gli occhi. E' un bastone rlmondo, o meglio e' l'asso di ba.stoni, l"' uomo nero '' del mazzo di carte, Il re del bastoni, u bastonlsslmo, Il manganello o ser Batacchio. Ser Batacchio mulina., turbina, fischia per aria. Minaccia. Po! batte dt punta e di flanoo, batte spalle, teste, chiappe, costole, ga.rnbe, batte e lascia hvldl, batte e rompe, batte e sfila, batte e am• mazza, fischia, mulina, tncombe su tutto e su tutti (p. lH). E dopo aver descritto, con un crescendo rossiniano, le bastonature generali, fatte con randelli di tutte le dimensioni e di tutte le forme, che " spianavano agl'Italiani le costole, gobbe e costure, spolveravano abiti e coscienze", Prezzolini terminava: E' un bacchettlo da materassa..l che leva e solleva, senza respiro e senza dbcemJmento. Ma alla. fine Il materasso e' di nuovo bianco e soffice e impuntito. L'Ha.Ila e• rifatta tutta tritata, spullzzata.. fiocco per fiocco passata per l'aria. L'unico commento appropriato potrebbe esser qui il ritratto di Amendola sul letto di morte. Anche Amendola aveva visto venire ser Bataoohio; ma non in una visione immaginaria, come il Machiavelli di Prezzolini; l'aveva visto sul serio una prima volta il 26 dicembre 1923, quando l'avevan lasciato esanime sul marciapiede in via Francesco Crispi, a Roma. Non gli era bastato. C'era voluta una seconda "bacchettatura da materassai", alla quale avevano generosamente provveduto un gruppo di baldi giovani, al comando del segretario federale di Lucca, sulla strada tra Mussulmano e Serravalle, il 21 agosto 1925. E quella "spolveratura della coscienza", invece di farlo rinsavire, gli costò la vita. Ernesto Rossi Da " Il Ponte " - Ottobre CONTROCORRENTE - Febbrato 1962

11.-Prezzoli"nui omsoenzapregiudizi" Nel fascicolo di ottobre del " Ponte " ho ricordato quella che fu la posizione di Prezzolini di fronte al fascismo durante i primi anni del " regime". In questa seconda ed ultima puntata ricorderò quella che fu la sua attività, quale propagandista del fascismo in America, a partire del 1930. Sul " Borghese" del l.o febbraio, del 15 febbraio, del l.o marzo e del l.o aprile 1952, nelle sue "memorie letterarie", Prezzolini rovesciò tutto il livore che aveva accumulato contro Salvemini durante gli anni della lotta antifascisùa, e lo accusò di averlo "denunciato ", durante la guerra, alle autorità americane, quale " agente di Mussolini". Tale denuncia- affermò Prezzolini -- non aveva neppur un'ombra di fondamento: egli si era comportato sempre semplicemente come si deve comportare un " uomo s-enza pregiudizi". Lo dico con sincero dispiacere e non con vanto: son troppo sincero, aperto e In buona fede. Non 90ltanto non ful un agente di Mussolini, ma non ebbi n~mmcno H modo di dire dl no. NKSuno me l'offr1' · CHIACCHERONI E REALIZZATORI Salvemini - sempre secondo Prezzolini - non aveva mai capito " che la politica è un'arte come la statuaria nella quale ci si sporc,a le mani; che la politica adopera la creta (qualcuno dice lo sterco) degli uomini, e chi vuol foggiare una statua con quella materia non può nemmeno adoperar i guanti". Un Politico deve tener conto delle fon:e reali della maggioranza degli uomini, che son l'ambizione, la vanita', l'avarizia, la cupidigia, la vendetta, l'lmbecUlita' e quindi deve anche 90ddlsfarle. La politica delle mani nette non e' ma.I durata e coloro che l'hanno tentata ha.n fatto falltmcnto. come Sa.lvemlnl. Questi l'aveva accusato di essere un agente fascista solo perchè lui, Prezzolini, aveva simpatia per gli uomini politici che non temevano di sporcarsi le mani pur di concludere qualcosa. Confesso che ho avuto ptu' ~lmpatla per 1 fuctatt che per gli antlfa.sclstl .. per la stessa ragione per cui avevo ptu• slmpalla per Lenin Chi' per Kerenakl ... Coloro che fanno ml piacciono plu' del chiacchieroni. E•, In me, un modo dl Interpretare la storia. Che cosa poi questi "realizzatori" elifettivamente realizzassero- se accrescevano i privile,gi dei Grandi Baroni o miglioravano il tenore di vita delle popolazioni sommerse nella miseria; se instauravano un regime di oscurantismo clericale e di terrore poliziesco o un regime che consentiva una più libera espressione della personalità umana; se scatenavano la guerra mondiale per brama di domini-o o cercavano d1 costruire un migliore ordine internazionale basato sul riconoscimento del diritto -- per Prezzolini era indifferente. Purchè " concludessero ". Una. cosa (fra le tante che Salvemlnl non captra• - preciso' - e' che nel mio cambiamento f'bbe molta lnfiuen2.a l'osservazione che feci della lncapaclta'. tnefflca.ela, Impotenza. di lui e del suo gruppetto. Fu allora che ml nacque una certa !!Impalla In corpo per I " birbanti ", che poi ho volentieri confessato, perche' almeno essi concludtWan qualche cosa. I " moralisti " come Salvemlnl eran buoni soltanto a protestare, eran " purissimi " come l'acqua, ma insipidi. Col criterio di " interpretazione della storia" adottato da Prezzolini si dovrebbero chiamare "chiacchieroni" anche Mazzin.i, Cattaneo, Ma,tteotti, Amendola, Rosselli e tutti gli altri "profeti disarmati "; si potrebbe dire " chiacchierone" anche Lenin se fosse morto prima del 1917; mentre sarebbero degni di simpatia, perchè "realizzatori", Mussolini, Hitler, Franco, Salazar e tutti gli altri criminali che abbiamo visto agguantare il potere, negli ultimi decenni, con mani più o meno lorde di sterco e di sangue, nel veocchio e nel nuovo mondo. Per arrivare a conclusioni di questo genere, per dare sempre ragione a chi ha successo soltanto perchè ha successo, non occorre, però, essere intellettuali e scomodare la signora Storia: basta prendere per guida il proprio tornaconto. E riesce, in genere, molto meglio a seguir questa guida un qualsiasi mercante di porci che un qualsiasi PrezzolinL Salvemini si trovava - scrisse Prezzo lini sul "Borghese " - nei riguardi dell'Italia, "nella posizione del marito che ha dovuto assistere allo stupro della moglie: certamente una posizione di protesta legale: ma il frutto del ventre non sarebbe stato loro, nonostante tutta l'illegalità del fattaccio. E l'Italia d'oggi non è certo figlia di Salvemini ". Questa ultima affermazione è purtroppo vera: l'Italia d'oggi è molto più figlia dei fascisti e dei preti di quanto non sia figlia di Salvemini e di chi la pensava come lui. Ma se c'è ancora in Europa un'Italia, unita nei suoi naturali confini, non è certo merito dei "realizzatori "; è merito dei "chiacchie·roni ", tipo Salvemini, che - con le loro proteste, con le loro denunce, con la loro Resistenza - quando è venuto il giorno del redde rationem, hanno permesso a tutte le persone in buona fede di distinguere la responsabilità del popolo italiano dalla responsabilità della banda di avventurieri che si era impadronita con la violenza del potere ed aveva portato il paese al disastro della disfatta. CONTROCORRENTE - Febbraio 1962 9

UN QUASI OMICIDIO Del resto - scrisse Prezzolini nelle sue memorie - i " moralisti" eran capaci di commettere ingiustizie eguali, se non peggiori, di quelle che commettevano i "birbanti". I flasclstt avevan dato olio di ricino e ammazzarono fisica.mente. Salvemlnl non esito' a calun• nlarml e cerco• di ammazza.rmJ mora.Imente in America. Non c'e• molta differenza. Anzi, se approfondiamo un poco l'analisi, si può riconoscere che non c'è alcuna differenza. Giovanni Gentile (" idealista attivo" anche lui), ci ha insegnato intatti (m Che cosa è il fascismo) che la forza materiale è un mezzo di persuasione come la forza morale, perchè "qualunque sia l'argomento adoperato - dalla predica al manganello- la sua efficacia non può essere che quella che sollecita infine interiormente l'uomo e lo persuade a consentire". Quale debba essere poi la natura di questo air,gomento - aggiunse 11 flloaofo, per far tener conto che gll argomenti possono essere ptu• o meno solidi - non e• materia dl discussione astratta. Quando Gentile scrisse queste righe, Dumini aveva già cercato di persuadere Matteotti, col suo pugnale, delle buone ragioni dei fascisti. Il 15 aprile 1944 un partigiano sgranò poi il caricatore del suo mitra sul filosofo del!"' atto puro" per persuaderlo delle buone ragioni dell'antifascismo. Se le sollecitazioni interiori, nell'uno e nell'altro caso, non portarono ad alcuna manifestazione esterna di consenso, fu solo perchè, in certe circostanze, un cadavere si comporta in modo diverso da un uomo vivo. Ma questa diversità può avere rilevanza nella vita pratica; non nel campo del pensiero. Prezzolini non corse mai il rischio di doversi difendere contro gli argomenti persuasivi ad<llperati da quel partigiano perchè, durante la guerra, se ne stette tranquillo, al sicuro, negli Stati Uniti, dove aveva anche assunto la cittadinanza americana. Nonostante la "denuncia" di Salvemini non fu neppure messo in un campo di concentramento. La FBI lo sottopose, nel 1941, a due interrogatori e fece una perquisizione nel suo domicilio. Dopo di che, giudicandolo un personaggio innocuo, non gli diede più seccature. Ma Prezzolini fece risalire alla "denuncia" di Salvemini quegli interrogatori e quelle perquisizioni e se la legò al dito: non perdonò più a Salvemini quello "spaghetto ". Dl!FESA A SCOPPIO RITARDATO La "denuncia" alle autorità americane fu, in realtà, costituita da un opuscolo di 24 pagine (intitolato: Le attività fasciste negli Stati Uniti> in cui Salve.mini firmando col proprio nome e cognome, ripetè nel 1941 tre soli dei venti capi di accusa esposti sei anni prima dalla rivista "Nation" di New York (sui fascicoli del 7 e del 17 novembre 1934, del 21 gennaio, del 16 febbraio e del 27 novembre 1935) per dimostrare che la Casa Italiana, diretùa da Prezzolini, invece di essere un centro di liberi studi aperto a tutte le correnti di pensiero, era un organo di propaganda fascista. Prezzolini non replicò quando uscirono quegli articoli nè quando usci quell'opuscolo. Solùanto a diciasett'anni di distanza dalla campagna fatta dalla rivista americana e ad undici anni dalla pubblicazione dell'opuscoletto, credè di aver trovato il momento e il luogo più opportuno per ritorcere le accuse e per vendicarsi. Nei quattro articoli sul "Borghese", Prezzolini riempi -come scrisse Salvemini nella replica - "un camion di corbellerie Inedite, pettegolezzi, lezioni di buoni costumi, cianfrusaglie, fìlosofofesserie e ciarpami dello stesso oalibro ", che non credo metta il conto di prendere ora uno per uno in esame. Chi volesse averne una conoscenza completa può trovare tutto questo carico di corbellerie nel libro L'Italiano inutile, in cui Prezzolini nel 1953 ha ristampato, con una sfrontatezm veramente più unica che rara, le sue "memorie ", mettendo in appendice anche la lunga reiplica di Salvemini e la sua controreplica. Nella replica pubblicata sul "Borghese" del 15 giugno 1952, Salvemini osservò che Prezzolini non aveva fatto conoscere al lettori delle sue memorie un particolare importante, e cioè che le accuoo contro di lui e contro la Casa Italiana eTano state mosse per la prima volta nel 1934 e nel 1935, sulla " Nation "; ricapitolò i venti punti portati dall'autorevole rivista per provare che la Casa diretta da Prezzollni era divenuta un pericoloso centro di propaganda fascista; e mise in rilievo che Prezzolini, nella sua difesa "a scoppio ritardato" aveva creduto di ,poter confutar~ soltanto quattro di quei venti punti, e con ciò aveva impliC'i.tamente riconosciuto la validità degli altri sedici capi d'accusa. Prezzolini rispose che aveva accennato alle accuse che gli erano stra.te mosse In America senza citare la fonte solo "perchè l'articolo era anonimo", e negò che Il suo silenzio potesse venire interpretato come un riconoscimento della verità di quanto la "Na,tion" aveva affermato su di lui: Ho rlsl)08to eu tutto - dtue - a cht d1 dovere; naturalmente Sa.lveminl ama la. cagnara, e crede che se uno sta zitto ammetta di aver torto. 10 CONTROCORRENTE - Febbraio 1962

Al rilievo della "Nation" che nella Casa Italiana non era consentita alcuna discussione, nella quale si potessero manifestare opinioni non favorevoli al fascismo, Prezzolini replicò buttando le cose in burletta: Magari gll studenti avessero voglia dt discutere qualche_ coea! anche Il tasclsmo. La "Nation" aveva anche detto che gli italiani in America dovevano obbedire ai consoli per av-ere la possibilità di tornare in Italia; e Prezzolini: Rldlcoltsslmo. Gli itallant di New York han sempre ratto a modo loro e nessun con.sole ha mal comandato a nessuno. QL1este aono lmmaglna.zlonJ della mente malata di Sa.lvemint. Maga.rl gli Italiani obbedissero a qualcuno. E cosi seguitando ... Per non abusare della pazienza dei lettori, riporto solo quello che rit_engo confermato dalla polemica Salvemini-Prezzolini, e che mi sembra di maggiore importanza per dimostrare quanto fosse molto più appropriata, nei riguardi di Prezzolini, la qualifica di "agente fascista" che la qualifica di "uomo senza pregiudizi". 1) Il rettore "liberale" della Columbia University, N. M. Butler - che chiamò Prezzolini a insegnare nella Società di studi italiani ed a dirigere la Casa Italiana, e che poi prese le sue difese contro la "Nation" - era uno dei tanti americani faciloni, ammiratori di Mussolini, che abbiamo conosciuto in Italia durante il fatidico ventennio. Quando arrivava a Roma veniva ospitato nei più lussuosi alberghi a spese dei contribuenti, era ricevuto con tutti gli onori dal "duce", e, al suo ritorno a New York, esaltava il regime fasc-ista, assicurando pubblicamente che "Roma era divenuta il centro di una attività intellettuale e politica quasi senza rivali". 2) Il presidente della Scuola Italiana era Dino Bigongiari, fascista dichiarato. 3) I mobili della Casa Italiana erano stati regalati dal " duce", su suggerimento datogli personalmente da Prezzolini. 4) C'era una regolare corrispondenza fra la Casa Italiana, l'Ammbasciata italiana a Washington, il Consolato generale italiano a New York e l'Ufficio dei fasci italiani all'estero. 5) Un ufficio che funzionava nella casa Italiana per curare la "educazione" degli italo-americani era diretto da un fascista dichiarato, Leonardo Corvello, e a coprire le spese di tale ufficio contribuiva il Consolato generale italiano di Nev.· York. 6) I generosi contributi degli italo-americani alla Casa Italiana venivano tutti da magnati fascisti, i quali li davano ponendo pubblicamente la condizione che la Casa facesse propaganda al regime. 7 Quando Prezzolini fu chiamato alla Columbia University, prima, nel 1927, come "professore in visita", e poi, nel 1930, come insegnante stabile, il "Carroccio", rivista ultrafascista di New York, si compiacque molto per l'opportuna scelta. 8) La Casa Italiana, diretta da Prezzolini, riceveva il console generale italiano al suono dell'inno fascista, presentava ministri e gerarchi fascisti in visita in America, organizzava le cerimonie per distribuire decorazioni fasciste. 9) Quando veniva in Italia, Prezzolini era ricevuto dal "duce", al quale "riferiva sulla attività della Casa Italiana" (vedi " Popolo d'Italia " del 15 luglio 1935). Nonostante tutto questo, Prezzolini non vuole ammettere che qualcuno possa oggi rinfacciargli di essere stato un " agente di Mussolini ". SIMPATIA PER LA TOSCANA Sorvolo sugli altri punti della polemica Salvemini-Prezzolini, e su molte ~!tre informazioni, che potrei portare da diverse fonti, per provare che la Casa Itahana era continuamente finanziata da Mussolini. Preferisco, invece, soffermarmi più a lungo su un punto della polemica, in cUi la replica di Salvemini ml parve Insufficiente, e che ritengo particolarmente importante per smentire, in modo inconf_utabile, l'affermazione l'atta da Prezzolini nella sua lettera del 15 luglio 1961 al direttore di "Controcorrente" (riportata sul "Ponte" dell'ottobre scorso) di non aver pubblicato mai neppur un avticolo di propaganda fascista, da quando venne nominato professore alla Columbia University (settembre del 1930) fino al 1945. Ora se lei cono8ce fatti che ml smenUscono - ha. :,çrltto Prezzo!lnl al direttore di " Controcorrente " - ml taccia fare una brutta figura. A questa sfida conviene rispondere con una precisa documentazione. Nella sopra citata replica del l.o aprile 1952, Salvemini ricordò che "nell'estate del 1933 Prezzolini aveva dato prova di esplicite simpatie fasciste in un articolo che la rivista americana Atlantica aveva riprodotto da un giornale italiano". La genericità delle espressioni usate in questa frase (" estate del 1933 ", Invece di settembre 1933; "rivista americana", invece di rivista italo-americana; "giornale italiano" inv-ece di "Lavoro fascista") fecero molto facilmente intuire a Prezzolini che Salv~mini aveva citato a memorià. Giocando sulla probabilità che Salvemini non avrebbe voluto perdere altro tempo per approfondire la ricerca, ed anche sulla improbabilità che - se avesse avuto tale intenzione - sarebbe riuscito a trovare in CONTROCORRENTE - Febbraio 1962 11

Italia la rivista "Atlantica", di cui da diversi anni erano cessate le pubblicazioni, Prezzolini ebbe la faccia di bronzo di controreplicare: Fal'So. li mio articolo era l'espressione dl am.m.Jrazlone e dl simpatia per l'lta.Ua e speclalmente per Ja Toscana, che rivedevo dopo cinque o set anni dJ lontananza. Alla 6ne dell'articolo era menzionato H fatto che avevo sentito le folle italiane ripetere " duce, duce ", un ratto storico che forse gU ltaHanl ricordano. Nulla di plu'. Io non ho mal chiamato ~lussollnt " Duce ", come faceva Roosevelt (per Ingraziarselo), ne' nelle mie lettere priva.te ne' pubblica.mente. Salvemini non aggiunse altro, sicchè Prezzolini rimase " padrone delle acque" e, riportando l'intera polemica in appendice al suo libro, potè dare al lettore l'iJnpressione di aver avuto su questo punto ragione. Malauguratamente per lui, dopo la sua lettera del 14 luglio scorso, ho avuto la insperata fo~tuna di trovare la collezione di "Atlantica" nella biblioteca della Oamera dei Deputati. Nel numero di settembre del 1933 questa rivista porta l'articolo "Impressioni di uno che ritorna in Italia", ricordato da Salvemini. L'ho ricopiato e l'ho subito inviato al direttore di "Controcorrente", che l'ha già riprodotto quasi integralmente nel numero dell'ottobre scorso. L'ITALIA SI EUROPEIZZA Per ragioni di spazio mi limito a riportare ora da "Atlantica" i brani del diario di Prezzolini che mi sembrano più interessanti: In data 17 giugno 1933 (quand'era ancora pesantissima l'atmosfera della grande crisi anche nel nostro paese) appena rientrato in Italia, Prezzolini annota: L'Ilall& sembra. li paese dell'abbondanza, del IU$SO, della tranqul11a sicurezza. La. " prosper1ty " ha rlvallcato l'Oceano? La.sciai a New York musi lunghi; trovo qui tacce allegre. Tutto in Italia andava in modo meraviglioso. Gli italiani, negli ultimi otto anni, erano diventati più giovani, più eleganti, più belli. Qui da noi e' un Irrompere di giovinezza, un'abbondanza di gente, una. bellezza di nuza cbe si afferma nell'uomo come nella donna. E vestono bene, meglio che a Parigi, gli uomini sopratutto. Il 20 giugno Prezzolini si ferma a Bologna: Visito la " Ca.sa dello Studente ", con sale, con lavabi, con mensa comune. Chi se lo sarebbe sognato al tempo di Stecchetti? Viaggiando in terza classe annota: Non soltanto le ferrovie vanno bene, e I treni sono In orario, come ml avevan gla' detto In America l viaggiatori venuti da.ll'Italla, ma c'e' un rispetto della roba., del bene pubblico, Ignoto un temP'); non tende stra.celate, non banchi tagliuzzati, non pareti coperte dl tscrlztonl amorose, OS<:ene, politiche o sempre maleducate. Sono aparltt gU '• Italtcae Pie.bis monumenta ". Il 22 giugno attacca discorso con un ferroviere che non voleva credere che in America le cose andassero cosi male: "mendicità per le vie, carità pubblica la sera, di pane e latte, per milioni di disoccupati, impiegati non pagati da due anni, scuole elementari chiuse in Stati estesi come tutta l'Alta Italia". In contrasto ml dice delle opere assistenziali che funzionano bene; e poi tutti 81 aiutano, e l'Italiano e• cascato dal mezzanino; non dal quinto plano, come quellt d'America. Sempre in treno, in terza classe; sente che "un bel tipo di toscano, forse imprenditore, che lavora nel Mezzogiorno, dice a un compagno: Se vedessi che buscherlo. SI rimette tutto a nuovo. E vtvevan come talpe. Ora tutte quelle topa.le vanno all'art.a. Non si riconosce plu'. Ancora in treno, il 24 giugno, un contadino racconta come venne accolta la notizia del "Patto a quattro" nel suo paese: 11 Patto della pace, dice 1ul, e anche il pievano dovette convenire che Mussollnt era l'apoatolo della pace, come 11 Papa. Il 26 giugno Prezzolini visita l'Esposizione della Rivoluzi·one: Il pol)OlO entra, guarda, saluta, eece. C'e' un gruppo dt contadini sardi, In coetume. Sa.ra' la prima volta che esal vedono. affermato In modo ufflc1ale, uno stile moderno. Att.ra.verso 11 Fasclsmo l'Ita.lta si europeizza. LA PIU' ORANDE RIVOLUZIONE SOCIALE Dooo aver parlato con un padre che aveva li figlio in un campeggio fascista Prezzolini annota: L'Opera Ba.11l1a, oserei dire, e' la piu' grande rivoluzione sociale che st sta compiuta tn Italia, da ae.:oll. Per la prima volta la 90Cleta' arriva a toccar del tasU al qua.li, ftn adesso, era arrivata •soltanto la mano della famiglia. Prezzolini viaggia anche un pochino in automobile: 12 CONTROCORRENTE - Febbraio 1962

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