Controcorrente - anno XVIII - n. 25 - lug.-ago. 1961

e i loro popoli non iP()tranno aspettarsi la manna che venga dal cielo ... con tutta probabilità, si orienteranno verso la Russia. L'On. Stevenson di ritorno dal suo soggiorno nell'America Latina ha dichiarato che "quei popoli erano convinti che il Presidente Eisenhower non era interessato allo sviluppo del loro paesi ma a investimenti americani per grandi profitti. Essi non erano d'accordo col comunismo ma lo accettavano convinti che solo esso avrebbe potuto risolvere i problemi della loro nazione. " Nel suo giro utflciale arrermò che la fallita Invasione di Cuba orientò quel popoli verso la Russia. Il pane in cambio della Libertà, non è desiderabile. Ma Pane e Libertà sono fini a se stessi e parte della felicità. MoltJ sono convinti che la pianta comunista germogliata nell'arido terreno capitalista ha dato i primi buoni frutti ma di conseguenza ha rami fradici e bisogna tagliarli. Essi rifiutano di fertilizzare l'arido campo che ha dato loro sangue e fame, essenza di schiavitù salariale. Kennedy ha affermato ad alta voce che difenderà i governi stranieri amici degli Status quo con le armi per soffocare rivolte dei loro popoli. Egli dà l'ultimo strappo all'originale americanismo, ma si illude se crede che riuscirà a salvare il sistema capitalista. La storia con lo sviluppo scientifico e tecnico dei tempi nostri non andrà a ritroso. I popoli non lo permetteranno. S. F. PIESCO Brockton, Agosto 1961 I nuovi italiani Caro Direttore, Permettetemi uno sfogo. Io sono stato uno di quelll che ha favorito l'emigrazione itallana. Ho parlato e ho scritto in suo sostegno per molti anni. Ho scritto a giornali, a istituzioni, a legislatori. Dico questo perchè non vorrei fosse frainteso quello che andrò dicendo. Ora gli italiani stanno venendo. Ogni giorno sono adottate facilitazioni perchè molti giovani possano emigrare. I politicanti di qui e d'Italia si danno da fare per rompere ogni eventuale resistenza. Nelle nostre colonie si nota la presenza dei nuovi venuti. Non nascondo che questi nuovi venuti sono stati per me una grande delusione. Se si deve giudicare da quello che si vede, l'Italia è tanto cambiatJa. Gli italiani non sono più gli stessi. Il fascismo ha agito sulle abitudini degli italiani come la grandine su un campo di grano pronto per il raccolto. I giovani che oggi raggiungono l'America, sono diversi dagli italiani della nostra generazione. Direi anzi che sono la negazione di quello che eravamo noi. Sembra siano predominati da un cinismi> a noi sconosciuto. Per essi l'Idealismo non esiste. L'unica cosa che sembra li Inte ressi è la fretta di accumulare denaro. Vogliono subito l'automobile. Vogliono subito la casa. Vogliono diventare ricchi in fretta. Le loro maniere di comportarsi sono vlllane ed -arroganti. Non conoscono le più elementari regole di cortesia e di rispetto per chicchessia ... Quando siamo venuti noi, li nostro comportamento era diverso. Eravamo poveri e meno Istruiti. Avevamo li desiderio di migliorare le nostre condizioni. Le condizioni di lavoro erano allora tanto diverse. Noi eravamo dotati di una buona volontà che è oggi completamente assente nei nuovi venuti. Appena appena riuscivamo a sbarcare Il lunario. Eppure ad O'llta di questi svantaggi, le nostre colonie erano ambienti In cui regnava l'armonia. Si era allegri. Ma quel che più conta eravamo interessati nel tener vive le tradizioni italiane di libertà che avevano appassionato i nostri padri. I nomi di Garibaldi, di Mazzini, di 42 Pisacane, di Oberdan, di Mameli ... servivano a tenerci occupati nei momenti di ricreazione. Si faceva a gara a ricordare le battaglie che i nostri nonni o i nostri padri avevano combattuto per liberare l'Italia dai nemici del popolo. Dopo pochi mesi dal nostJro arrivo trovavamo sempre un numero sutflciente di italiani proclivi a formare il Circolo di Studi Sociali o la società di mutuo soccorso. Era cosi possibile riunirsi e passare delle ore per scambiarsi vedute di Indole politica ed economica. Questo scambio di vedute cl costringeva a pensare all'Italia. Fu cosi che gli emigrati riuscirono a formare i gruppi che dovevano eventualmente portarci nelle unioni di mestiere. E' stato attraverso quest:o che fu possibile reclamare diritti e condizioni che dovevano portare al benessere di oggi. I giovani che oggi usufruiscono dei benefici risultati dalle nostre attività e dal nostri sacrifici, non sanno quanto sia stata dura la lotta per ottenere del rispetto e condizioni migliori. Essi non hanno un'idea delle condizioni esistenti cinquant'anni fa. Se non fosse stato per il nostro interesse nella disseminazione delle idee di emancipazione sociale e di progresso, gli italiani Insieme ai gruppi immigrati di altre nazionalità, sarebbero ancora considerati bestie da soma. Come allora. E' stato cosi che abbiamo potuto parlare dell'Italia, esaltandone storia e tradizioni. E' stato cosi che poco alla volta siamo riusciti a farci rispettare. Allora gli italiani non erano ben visti. Se gli italiani in tutte le parli d'America sono oggi considerati persone clviii, degni di stare aJla pari di qualsiasi altra comunità - invece che tutti membri della Mafia - è stato appunto per l'idealismo dimostrato dai pionieri e per la loro partecipazione attiva aJle manifestazioni che hanno contribuito a rendere significanti le espressioni di democrazia. Se si dovessero giudicare gli italiani e l'Italia attraverso coloro che formano l'emigrazione dei nostri giorni, si dovrebbe giungere a conclusioni molto diverse. SI CONTROCORRENTE

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