Discussioni MARCIARE AVANTI CONSIDERAZIONI GENERALI. - La risposta di Bruno Rizzi alla terza puntata del mio articolo " Marcia in avanti o andare a ritroso?", richiede una ribattuta parti• colareggiata. Nel discutere le questioni scaturenti dai nostri discorsi sul Congresso Socialista di Napoli, io parlavo chiaro. Consideravo l'autonomia come nociva al movimento socialista in Italia dal punto di vista che essa era favorita da tutti i maneggioni della politica reazionaria internazionale. Particolarmente nociva al movimento operaio maggioritario, il quale è confrontato da sedicenti organizzazioni nazionali " libere " che fanno da leccatrici al capitalismo. Nel discorrere vennero fuori altri aspetti del movimento socialista e della questione sociale che vuol risolvere. J ona sosteneva che una svolta a sinistra, portando il Partito Socialista al governo, avrebbe arrecato dei benefici al popolo italiano. Io ero del parere opposto e lo confutai. Rizzi, in un primo momento, criticò Jona, poi la sua critica si volse verso di me. Il "fine" a tengo della terza puntata voleva dire fine al mio articolo. Non altro. CONSIDERAZIONI PARTICOLARI. - Rimando i lettori ai miei precedenti articoli, perchè in sè stessi esaurienti. Giova però tener presente che la produzione in• dustriale massiocia ed i "costi minimi" non sono che questioni di relativa importanza. Esse, in sè stesse, •non possono assicurare agli uomini ed ai popoli il loro benessere. Gli Stati Uniti, per es., è un paese di produzione in massa, ma qui gli uomini, particolarmente i lavoratori salariati, sono ben lungi da essere contenti del loro stato o condizione. Nel sistema di produzione borghese la produzione massiccia benefica gli uomini per quel tanto che concerne i bassi prezzi del mercato. Questa produzione, però, benefica ad usura i capitalisti non solo perchè con essa realizzano costi minimi, ma anche perchè si avvantaggiano della domanda. Il benessere che Jona e Rizzi vedono in questa produzione è quindi illusorio. La produzione industriale massiccia, ed in questa è inclusa anche l'agricoltura, è il prodotto dell'economia monopolistica. I monopolii agiscono per ricavare dalla produzione il massimo rendimento possibile. Tutte le inchieste parlamentari e senato• riali statunitensi deplorano la tendenza dei monopolii agli alti prezzi, pur realizzando nella produzione costi minimi. E' assodato che l'economia produce a costi minimi, e che questi costi sono di scarso beneficio ai lavoratori salariati, che sono quelli che a me interessano. Essi non sono sufficientemente rimunerati per goderseli! Ditemi, Jona e Rizzi, di operai ben pagati, capaci di soddisfare i loro bisogni avvan34 taggiandosi dei costi minimi. Sono come le mosche ... bianche! Certo, la produzione massiccia dovrebbe occupare più braccia e in tal modo allargare il numero dei lavoratori nelle fabbriche e nelle industrie; ma che avviene oggi? Invece d'operai le fabbriche sono piene zeppe di macchine automatiche, che ·producono a costi minimi per il capitalista o capitalisti. Perchè gli operai ricevono sempre salarii minimi, essi non possono usufruire dei benefici dei costi minimi che eccezionalmente. Ma anche se i costi minimi potrebbero dippiù scendere, che cosa avviene di regola? Avviene che per realizzarli il capitalista deprimerà i salari dei suoi operai, perchè è certo che egli mai intaccherà il suo profitto. I capitalisti non si fanno mai scappare l'occasione per ricordare al pubblico dei consumatori che per ottenere sul mercato prezzi bassi bisogna ridurre le paghe dei loro schiavi. Tutta l'economia capitalista, sembra stvano, è predicata sulla mariolizia della classe borghese. Gli alti ed i bassi dei costi e dei prezzi generalmente subiscono l'influenza della domanda e dell'offerta anche in regime monopolistico. Essi non hanno che una indiretta relazione col benessere sociale. E' dunque assiomatico che ogni economia tende a produrre a costi minimi, ed io, caro Rizzi, non mi son fatto mai un "baffo" delle leggi economiche. Di queste se ne fanno tanti baffi grossolani finanche gli economisti borghesi, quando pretendono che il sistema d'economia capitalistica è il migliore possibile e che non v'è bisogno di andargli contro o di cambiarlo. In quanto alla questione morale, essa fu introdotta nella discussione da Rizzi. Io affermai che un'economia socialista può e deve essere morale, perchè non basata sulla frode, come l'economia capitalistica. Condivida o non il Rizzi l'idea d'una economia pianificata, è chiaro che un regime in via d'attuazione del Socialismo (Russia per es.>, non può fare a meno di essa. Gli stessi paesi basati sull'economia borghese incominciano a scimmiottare la pianificazione che fu introdotta in Russia per la sua industrializzazione. Vedi paesi sottosviluppati, come l'India. La questione d'autorità - Stato, amministrazione delle cose, è incidentale nella " costruzione socialista ". Marx ed Engels, dice Enrico Leone, in seguito all'esperienza storica delJa Comune di Parigi, affermarono nella Prefazione ad una nuova edizione del Manifesto dei Comunisti, che non bastava per il proletariato d'impossessarsi della macchina dello Stato per volgerla ai propri scopi. E commentando questo passo il Leone rilevava "il bisogno storico del proletariato di costruire un organo proprio, che si renda centro direttore della rivoluCONTROCORRENTE
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