Controcorrente - anno XVIII - n. 25 - lug.-ago. 1961

sità che nessuno si perdesse, anzi il bisogno dell'azi-011e continua e sotterranea perchè altri compagni venissero a dividere il pericolo, il travaglio della lotta clandestina, anche se era lunga, piena di pianto e di sangue, e in certi momenti pareva disperata. L'Albertina era ben sicura di andare avanti, si sentiva ogni giorno nel cuore una forza nuova, e con gli anni capiva meglio e di più che per l'idea tanto amata si potesse soffrire e morire. Soltanto oosl era preparato un domani che non poteva mancare. Il fascismo faceva guerre su guerre, errori su errori. L'Africa Orientale, la Spagna, e finalmente il conflitto enorme, pauroso. Il popolo intero fu gettato allo sbaraglio, l'esercito senza comando, mancante di tutto, dalle armi alle sca,:,pe, scaTaventato in avventure perdute, il territorio ferocemente percosso da bombardamenti indiscriminati. Una guerra disumana, priva di difesa, di assistenza, di riparo, ed era combattuta da tutti, le donne, i vecchi, i malati, i bambini. E morti, morti, morti, fuori e dentro l'Italia. Quando crollò il fascismo non s'accomodò niente. Anzi i tedeschi calarono nelle belle terre nostre, desiderate ed invase da che storia è storia, e i fascisti, diventarono repubblicani, la lugubre repubblichina di Salò. Ma qui il popolo disse •basta, e venne fuori col suo esercito: l'esercito partigiano. Subito la famiglia Girotti in massa si mobilitò. Questa volta Amedeo non pensava a disertare! Coi figli e nipoti entrò nelle formazioni si spostò a Castelmaggiore. L'Albertina rimase a Galliera, appartenente alla Brigata 2.a Palo. Da,pprima staffetta, poi organizzatrice e dirigente di un gruppo di partigiani. Erano contenti di averla a capo fil\Che se donna, tanto si dimostrò attenta, capace, intuitiva, provveduta malgrado la giovane età. Per tutta la durata della lotta partigiana, partecipò spesso ad azioni armate e sempre al lavoro necessario per la formazione, qualsiasi fosse il rischio e la fatica. Ormai s'avvicinava l'offensiva di primavera per cui ci si sarebbe finalmente liberati ... Dopo il lunghissimo inverno colmo di insidie, di torture, di scontri vinti e ,perduti, di bombardamenti, e ancora, s'intende, di morti, dicevamo: l'ultima stretta, co.rne la va la va, ma che sia finita questa guerra criminale, coi nemici da ogni parte. Il 22 marzo del '45 l'Albertina e sette od otto dei suoi decisero di assaltare e disarmare la caserma delle brigate nere di Sant'Agostino tristemente celebri per delitti eseguiti con estrema crudeltà. Era già quasi caldo, non pioveva, da tanto tempo, il marzo del '45 fu nella pianura padana particolarmente sereno e dolce. L'Albertina e i compagni andavano in silenzio sulle biciclette, appena appena il fruscio delle ruote nella polvere, a pochi metri non si sentiva. E neppure si vedevano le loro ombre, nella sera senza luna. In alto brillavano le stelle fitte, tra le lame dei riflettori che segnavano il ironte ancora fermo, ma in basso era buio. Arrivarono a Sant'Agostino, i partigiani si misero da •parte alla caserma, solo l'Albertina s'avvicinò alla porta senza più curarsi di far rumore. Bussò, una volta, due volte. Teneva la bicicletta in vista davanti a sè. Le rispose una voce "Cht è?" " Scusatemi se vi disturbo" - disse gentilmente l'Albertina - "ho una gomma a terra e sto lontano. Non ho trovato nessuno. Ml potrebbe prestare per un momento la pompa?" I.;a piccola cara voce di donna arrivò all'interno, chissà che cosa sperarono quelli della brigata nera, annoiati nell'astinenza del turno di guardia. Apersero la porta, videre in due la bella ragazza. Ma non ebbero tempo di ni'ente perchè la bella ragazza con la rivoltella sparò due colpi, prima all'uno poi all'altro, li colse nel •petto, caddero. In quel momento i partigiani stavano per slanciarsi all'azione, ma una terza " brigata nera" corse giù dalla scala agli spari, aveva una doppietta, mirò all'Albertina ancora visibile nel vano del battente, l'uccise sull'attimo con le due scariche. Gli altri militi si buttarono alla difesa; sotto la sparatoria furibonda i partigiani fecero appena a tempo a ,portar via il corpo dell'Albertina e a disfarsi nella notte. I fascisti venivano fuori sparando a ventaglio coi mitra. Per fortuna non presero nessuno, tanto lontano dal rifugio della porta non s'·azzaTdavano a muoversi. Ascoltarono. Non si udiva più niente, rientrarono e chiusero, e avevano quei due da medicare. Chissà se erano più da medicare. I partigiani riuscirono a seppellire I' Albertina nel cimitero di Galliera, e fu presa fuori dopo la liberazione. Ebbe un triste funerale allo scuro, clandestino, ma poi le fu fatto quello al sole con tanta gente dietro la bara, ~ uno sventolio di bandiere rosse. Renata Vigano' Al prossimo numero: EDERA DI GIOVANNI VIVA DU/lflNI - Roma, 9 marzo - Tre giovani accu,ati di furto per aver 1ot1ratto u..na corona di bronzo dal nionunieuto a Giaco,no ltfatteotti. sono ,tati auolli perch.è il /atto non. costituisce reato. Il 23 nove,nbre 1960 - in rot niomento politico parti .. colarniente ,lelicato - Alessanclro Puccinelli, Jtlauro Tulli e Sergio Tei si recarono al Lungotevere Arnaldo ,la Brescia e si inipadroniro!,o di una cor,on~a di !'ronzo che ornava il nion.rirnento nel punto esatto doue ,l ,leputato socialista Gr.acorn.o Matteotti ven.ne aggredito dai fascisti incaricati di ucciclerlo. Rinviati a giudizio_ per /urto aggra-.;ato, i tre giovani oggi sono co,nparsi tlinan:i ai giudici della V_ Se.::!one. Il Pubblico Ministero aveva chiesto dieci nit'si di reclusione per ognuno dr, ~u• nia i giudid, accogliendo la te•i dei difensori, hanno assolto gli imputati perche il fattd non costituisce reato. Ragazzate. AGOSTO 1961 23

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