Controcorrente - anno XVIII - n. 25 - lug.-ago. 1961

ma sarebbero rimasti degni del rispetto di se stessi sotto un regime libero? Sotto un regime libero nessuno è obbligato ad azioni che ripugnano alla sua coscienza: chi è opportunista è tale, perchè così fu fatto da madre natura. Sotto un regime dispotico, anche chi non commetterebbe viltà per temperamento innato, deve commetterle per compulsione esterna, contro la propria coscienza. Solo chi ha provato le angosce di certe scelte imposte dalla necessità ,può comprendere il dovere dì essere indulgenti verso certe abdicazioni". Nell'autunno del '32 tornò negli Stati Uniti impegnato dalla Yale University, nella città di New Haven (Connecticut) per cinque mesi. Mentre insegnava a Yale ebbe la notizia dell'amnistia concessa da Mussolini per commemorare il decennale della marcia su Roma. Egli polemizzò vivacemente sul "New York Herald Tribune" (18 nov. 1932) contro la "magnanimità del regime", che di fatto non era stato generoso coi fuorusciti e cogli antifascisti in galera - trasferiti dalle carceri aJle località di conii no-, ma solo col delinquenti comuni. Per provare la turlupinatura del decreto, che gli restituiva la cittadinanza e l beni confiscati, chiese a Bottai, presidente della Casa Editrice "La Voce", che gli fossero pagati l diritti di autore sulla sua "Rivoluzione francese" e sul suo u Mazzini ", indebitamente incamerati dall'amministrazione della Casa. E come già nel '26 Curzio Malaparte aveva replicato ad una analoga richiesta che "non solo l'amministratore fascista gli riconosceva li credito ... ma che aveva già messo a SU'l disposizione, senza aspettare gli wenti la intera somma ... dovutagli e restava In attesa di sue precise disposizioni per investire la somma in cartelle del Prestito del Littorio". (" La conquista dello Stato", anno III, n. 12, 1 dlc. '26), cosi il nuovo Presidente della "Voce" assicurava che la Casa avrebbe messo a "sua disposizione quella manata di denaro, che sembra essere la sua unica preoccupazione, nell'atto che le si restituiscono i diritti di cittadinanza. Ricordandosi dei suoi crediti materiali, piuttosto che dei suol debiti morali verso il suo paese, Ella dimostra, ancora una volta, la volgarità del suo animo". Naturalmente le 5.000 lire di diritti Bottai le tenne per sè. Nel '34 Ruth Draper, la fidanzata di Lauro De Bosis, istituiva nella Harvard Unlversity una cattedra di storia della civiltà italiana ed esprimeva il desiderio che il "dipartimento" designasse Salveminl a quell'u(flcio. Desiderio che il presidente della Harvard, Conant, esaudl. Salvemini si trasferl definitivamente in America. Raggiunro un minimo di sicurezza econo· mica, Salv-emini continuò a vivere modestamente, destinando ogni momento non impegnato nel lavoro e ogni centesimo non necessario per sopravvivere alla causa dello antifascismo, che era la causa del suo Paese. Purtroppo le sue note di fu-0ntScito si fermano al '34. Nè la sua modestia e la rettitudine gli consentirono, dopo il suo rientro in Italia, di rifarsi mai nel suo Insegnamento alle sue vicende dl esule. Del doveri assolti Salvemlnl riteneva opportuno non parlare. Ogni suo impegno fu sempre proiettato verso il futuro. Solo quest'opera postuma ha strappato Ln parte il velo di un periodo tanto intenso della sua vita, durante il quale con dignità e disinteresse contribui a ridare la libertà a tutti noi. Beniamino Finocchiaro ne "Il Mondo", Roma, 16 Agosto 1960. Giuseppe Garibaldi e la Comune (Lettera del 2 Maggio 1871 - contenuta nell'epistolario raccolto dallo Ximenes) " '!ti ei cari arnici, " Ciò che &pinge i parigini alla guerra è un sentintento tli giiutizia e di dignitéi un1a11a. è la grande Jantiglia nominata Coniun.e che vuole /are e niangiare la pi&&a• ladiera (1pecie di focaccia usata dai ni:z~ardi) 1en.za domandare il perme,,o a Pechino o a Berna; nor,, è giti il co111uni1mo come vogliono definirlo i neri detrattori del proletariato. cioè i partigiani tlel ai,terna, che con,iste nel rendere ricclti i poveri ed impooerire i ricchi. "Se in niia vita ave,ai avuto la fortuna di appartenere ad un.'auemblea che non /oue com,posta di q11e1ti para11iti che d'ordinario abbondano nelle aueniblee create tlai preti o meglio dalla ca11cre11a un1a11al· •e aveui, dico. assistito ad un. Parlame,,to co1npo1to J'uoniini 011e1ti, avrei, /ra l'a tre co1e, /atta la ,eguente propolta, tlella quale non è la prima volta ch'io parlo: " Unione completa delle na:zioni libere con un patto sociale di cui il primo articolo ,arebbe l'im.pouibilitti della gr,erra, e Ni-.zza capitale di qrtesta unione europea. " La posizione geografica della rro1tra cittti, il ,uo clim.a incom.parabile ed i vantaggi di ogni ,orta che eHa pre,enta, a,,ai più che un intimo egoisnto di campanile mi apingono a que,ta ,celta. "lo no,r. volli ,nai n1ani/e1tare la niia opinione 1ulla ,orte della mia terra natale, perchè non volli mai lrarla fra le braccia ,lei ,l , , • dal ,lf qua piuttosto c1'e dal ,li 16 del Jlaro. " J/i ringra.zio per ora della i:o,tra pre.zio1a ed a/fettuo&a ini:riativa. e spero che il vo1lro giornale torner6 mollo utile al nollro pae,e. J'o31ro: - C. Garibaldi". AGOSTO 1961 19 I 1 I 1

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